lunedì 4 luglio 2011

Serie tv


Rino è calabrese ma vive a Roma, nel seminterrato del palazzo in cui il padre fa il portiere. Già adolescente scrive testi e suona la chitarra e già da questo momento il padre non lo capisce, crede che chieda l'elemosina, lo manda in collegio e poi a fare il muratore. Ma la musica dentro di lui non si spegne.
Quando conosce Irene e s'innamora di lei, si accosta anche al teatro d'avanguardia e si lega a un nuovo amico, Michele, professore di italiano. Spinto dai due, Rino suona al Folkstudio, con due prostitute di borgata a fargli da coriste, e viene notato da Alfio Cerioni (Giorgio Colangeli), il discografico che gli pubblica il primo Lp.
Il successo non arriva subito ma quando arriva lo travolge e lo getta fra le braccia di una fan, Chiara (Laura Chiatti), sebbene Irene (l'ottima Kasia Smutniak) resti il grande amore. Nel 1978 lo vuole Sanremo e lui, roso dai dubbi, sale sul palco vestito da pagliaccio, guadagnando, ciò nonostante, il primo posto in classifica.
Ma i tempi cambiano, il contratto con la RCA lo ingabbia, Chiara torna ad allontanarlo da Irene, Rino ha sempre meno tempo per gli amici e riempie di alcool le serate vuote d'affetto. La riconciliazione col padre è un nuovo invito alla vita, ma quella che gli resta è troppo poca.
Prodotto da Claudia Mori per la Rai, Rino Gaetano-Ma il cielo è sempre più blu è una fiction in due puntate diretta da Marco Turco e scritta a dieci mani da un pool di bravi sceneggiatori. Di impianto biografico ma mai agiografico, racconta con freschezza e senza forzature la genesi delle canzoni più popolari di Gaetano, da "I love you Maryanna" a "Gianna" e "Nun te reggae più", da "Tu, forse non essenzialmente tu" ad "Aida" e "Mio fratello è figlio unico", e mette in scena l'estro e la diversità di un artista fra i migliori della canzone italiana, nato e rimasto figlio del portiere, incapace di stare "da una parte o dall'altra" come gli chiedono i tempi, ma capace di coraggiose denunce in versi e di ballate struggenti.
Claudio Santamaria aderisce intimamente al personaggio, lo fa proprio, si diverte e soffre con lui, canta i suoi pezzi con la propria voce. La regia di Marco Turco fa bene, dunque, a non lasciarlo un attimo, a seguirlo il più da vicino possibile, senza mai anticiparlo o pretendere di saperne più di lui della sua vita in fieri.
Il vero Rino Gaetano compare solo negli ultimi istanti, in una sequenza di immagini di repertorio che non è solo un omaggio ma anche la dichiarazione scoperta che tutto quello che è venuto prima è fiction, piacere dell'invenzione. Rino Gaetano-Ma il cielo è sempre più blu non cerca, infatti, la fedeltà alla lettera né l'aderenza alle immagini tramandate dalla Storia, ma fa vivere sullo schermo un personaggio che parla ai giovani di oggi più che ai nostalgici di ieri: né eroe né antieroe, come lo vorrebbero le anticipazioni pubblicitarie, ma un ragazzo tenero e tormentato, premiato dal suo talento e sconfitto dal suo destino.

3 commenti:

  1. Uhm, mio Ste, qui ti devo un po' contraddire: la fiction non è molto fedele alla vita di Rino. Innanzittutto Rino ci viene presentata come un figlio unico: della sorella (a cui era molto legato) non c'è neanche l'ombra. Negli ultimi fotogrammi del film ci viene descritto come un alcolizzato depresso, ma in realtà quando Rino morì era sereno: pochi giorni dopo avrebbe dovuto sposarsi con la fidanzata di sempre, che non credo fosse la Irene del film.

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  2. Ciao Giulia!La recensione non è mia ma è riportata,l'ho postata perchè secondo me la frase finale riassume in una riga la sua vita"premiato dal talento e sconfitto dal destino".All'inizio e alla fine della fiction è scritto chiaramente che per esigenze di spazio non è stato possibile approfondire aspetti della sua vita,per forza è stata fatta una scelta,se no ci volevano dieci puntate.Cosi la non menzione della sorella,cosi neanche la descrizione della sua morte nel finale(pochi sanno che la causa della morte di Rino fu la mancata accettazione in ben cinque ospedali della capitale che sicuramente portò alla morte per emorragia).Io invece apprezzo il fatto che non si sia fatta dell'agiografia,il santino,che siano stati mostrati anche i difetti dell'uomo Rino,anche se poi,per me,quello che conta è la sua opera,il suo talento,che a distanza di trenta anni dalla sua morte,è ancora vivo e profondo e attuale e inconfondibile e imitato.(Si si doveva sposare con la sua Amelia,la ragazza conosciuta tantissimi anni prima).Ultima cosa.Rino aveva scritto ai tempi del Folkstudio una canzone,che si chiama "La ballata di Renzo"e che narra la storia di un ragazzo che muore dopo un incidente d'auto perchè rifiutato da tanti ospedali,praticamente una sorta di profezia.

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  3. Si si, "La ballata di Renzo" la conosco bene: una sorta di previsione di ciò che poi gli sarebbe accaduto a distanza d'anni.

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