sabato 16 luglio 2011
Accadimenti
Taijij è un piccolo villaggio di pescatori posto nella parte meridionale dell'arcipelago giapponese sulla punta che si estende nel Pacifico dove ogni anno, migliaia di cetacei vengono massacrati. Pochi vengono uccisi in alto mare ma i più sono convogliati in piccole baie dove vengono intrappolati e quindi uccisi. Ma non solo a Taiji anche a Iki, Ito, Futo e Izu.
Stiamo parlando dell'uccisione di circa 23.000 cetacei tra delfini, piccole balene e focene, che ogni anno puntualmente da ottobre a marzo avviene in questi piccoli villaggi di pescatori in Giappone.
La caccia funziona in questo modo: un certo numero di barche escono in mare ed aspettano di vedere i branchi di delfini. Dopo averli avvistati creano una file unica con le barche, in modo da impedire loro fuga in mare aperto e immergono in acqua dei tubi metallici sui quali martellano per creare una sorta di "muro di suono" in modo da disorientare i delfini provocando il panico e quindi lasciano loro una solo possibile via di fuga che è verso una piccola baia dove, dopo che sono entrati, viene chiusa con delle reti e quindi i delfini sono barbaramente massacrati a colpi di macete, lance e altre armi a lama.
Dei delfini catturati i più sono destinati alla macellazione per il consumo umano mentre i più "promettenti" vengono venduti ai parchi acquatici e ai circhi.
Perchè tutto questo? Secondo il Save Japan Dolphins questo massacro si compie per soddisfare una minoranza del popolo giapponese in quanto la carne di delfino non è nella cultura alimentare del popolo giapponese.
Inoltre sembra che i delfini siano considerati dei "parassiti" in quanto mangiano troppo pesce e come tali vanno sterminati, in pratica coloro che pertetrano questi massacri, i "pescatori", "ucciderebbero la concorrenza". In altre parole "uccidere i delfini è preservare i pesci del mare per il loro consumo".
Poi c'è da considerare un altro aspetto, ogni delfino venduto vivo per essere tradotto in cattività sembra che venga pagato intorno ai 150.000 dollari. Sembra anche questa una buona motivazione.
Ma a rendere ancora più drammatica la situazione una notizia pubblicata sul The Japan Times online dove si dice che nelle carni di questi cetacei sono state ritrovati mercurio e metilmercurio soprattutto nelle carni dei cetacei uccisi nei pressi di Taiji a livelli tali da dover essere considerati "rifiuti tossici".
Le persone intervistate hanno dichiarato che dalle analisi effettuate su campioni acquistati nei supermercati è risultato un tenore di mercurio 10 volte al di sopra dei minimi di legge e di metilmercurio 10,33 volte superiore e c'era una grande preoccupazione per il fatto che la carne di delfino venivano date come alimento ai bambini delle scuole (ulteriori dati si trovano sempre nel The Japan Times online ). A tal proposito sempre sullo stesso giornale, si parla dell'istituzione di un organismo statale per la tutela dei consumatori dove alla domanda al dirigente preposto su eventuali azioni connesse con la pesca del delfino e la vendita delle sue carni a Taiji, Prefettura di Wakayama dove i livelli di mercurio erano 30 volte superiore e di metilmercurio 16 volte superiore ai limiti di legge ha risposto che questa informazione era per lui una novità e che l'agenzia dei consumatori deve ancora stabilirlo per cui quando sarà informato, fornirà un risposta .... Restiamo in attesa.
Riguardo al fatto che vengono venduti per essere tradotti in cattività per essere destinati a circhi e parchi acquatici scrive la World Association of Zoos and Aquariums (WAZA) l'Associazione mondiale degli zoo e degli acquari nel suo codice per la protezione degli animali:
"Tutti i membri tenteranno di accertarsi che la fonte di animali sia limitata a quelli nati in cattività e questa sarà meglio se tra zoo e zoo. (...) Ciò non impedisce di ricevere animali derivanti da confisca o salvataggi. È riconosciuto che, di tanto in tanto, cè la necessità legittima per i programmi di allevamento di conservazione, programmi educativi o studi biologici di base, di ottenere gli animali selvatici. I membri devono essere sicuri che tali aquisizioni non avranno un effetto deleterio sulla popolazione selvaggia" e tra l'altro condanna la presa di animali e di altre risorse naturali dall'ambiente naturale che deve essere sostenibile e nel rispetto del diritto nazionale e internazionale e conformi con la politica dell'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, organizzazione non governativa internazionale con sede a Gland, Svizzera, è una delle più autorevoli organizzazioni in materia di conservazione della natura e l'unica organizzazione specializzata nelle tematiche dell'ambiente che ha un posto di osservatore nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite).
Conoscere e riconoscere simboleggia il ritorno a valori “sani” che l’uomo dimentica sulla via della perdizione e quindi dell’autodistruzione. Soggiogato da vizi e libero accesso a tutto cio’ che non porta nulla di buono, se non viene trasformata in un’espesrienza positiva dalla quale ripartire! Riportato in natura, mi chiedo dove pensiamo di arrivare, una volta che avremo egoisticamente distrutto tutto il “BELLO”e “L’ESSENZIALE” che ci circonda.
E la European Association for Aquatic Mammals (Associazione europea per i mammiferi acquatici) scrive che la EAAM condanna la pesca dei delfini in Giappone. Riconoscono il fatto che le diverse culture usino specie diverse a scopo alimentare tuttavia, la crudeltà delle uccisioni ed il completo disprezzo per la sostenibilità di tale caccia è del tutto inaccettabile in quanto mostrano una forte mancanza di rispetto per il patrimonio naturale di tutti e per il benessere di migliaia di animali.
Personalmente considero il popolo giapponese altamente civilizzato e l'unica cosa che mi viene da pensare è che non sia informato su quanto avviene. Leggo che le notizie appaiono su qualche giornale ma in lingua inglese ... ma appariranno anche in lingua giapponese? Condanniamo quanto viene fatto ma non condanniamo un intero popolo per le azioni, molto probabilmente, di alcune persone che non è possibile definire con nessun aggettivo.
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Grazie per aver postato questo articolo Amore.
RispondiEliminaSai quanto personalmente sia coinvolta da certi tipi di argomenti e quanto sia importante divulgarli, così come tutti gli approfondimenti che trattano persone che speculano sulla vita di altri esseri (leggasi animali).
Purtroppo Stefano, ahimè per le tue convinzioni assolute su certe culture,alcuni comportamenti non risparmiano nemmeno la filosofia del rispetto e profondamente spirituale del popolo nipponico.
L'OIPA (l'Organizzazione Internazionale per la Protezione Animale) denuncia da anni la barbara uccisione dei delfini perpretata dai pescatori giapponesi con la tacita approvazione del Governo che giustifica, come fonte di ricerca scientifica, il massacro di mammiferi protetti.
Riporto un articolo di qualche anno fa (2009) che testimonia la battaglia, non solo di sensibilizzazione ma attiva, avviata proprio dall'OIPA per stoppare questa pratica riprovevole e ingiustificabile.
Come hai giustamente scritto anche tu Amore, il popolo nipponico non sempre è a conoscenza delle pratiche disumane utilizzate dai loro compatrioti nelle battute di caccia ai delfini e questo esclude una loro complicità nel massacro.
Tuttavia la circolazione delle informazioni ormai è garantita a qualiasi livello e nemmeno le barriere geografiche nazionali fanno opposizione alla diffusione di verità scomode su prassi che vanno assolutamente conosciute e combattute, sia dall'esterno che, in particolar modo, dal dentro di dove vengono generate.
VERITÀ SVELATA CONTRIBUISCE
RispondiEliminaAD AIUTARE I DELFINI DI TAIJI (GIAPPONE)
(OTTOBRE 2009)
Come ogni anno, in questo periodo i branchi di delfini vengono spinti dai pescatori nella baia vicino al villaggio di Taiji, centro costiero a sud di Osaka in Giappone. Il segreto più totale circonda Taiji: la baia è protetta da transenne, sbarramenti e posti di blocco, i visitatori non sono benvenuti e gli intrusi vengono accolti da minacce e insulti.
Vige inoltre il divieto categorico di scattare fotografie: il mistero riguarda i delfini uccisi per la loro carne o catturati per essere poi venduti ai delfinari al prezzo di $150.000 per animale.
I pescatori giapponesi, dopo aver avvistato i branchi, iniziano a battere violentemente su barre di acciaio parzialmente immerse in mare creando così una barriera sonora che spinge gli animali all’interno della baia. Le mattanze sono cruenti: i delfini vengono fiocinati, bastonati e uccisi, il loro sangue colora il mare della baia. I delfini sopravvissuti alla crudele mattanza vengono venduti agli operatori degli acquari.
In tutto il mondo quest’anno è stato diffuso un documentario, con le immagini filmate dal gruppo americano “Ocean Preservation Society” (OPS), con la collaborazione della coalizione “Save Japan Dolphins”.
Richard O'Barry, ex addestratore del famoso delfino Flipper, con l’aiuto di Louie Psihoyos, fotografo con 20 anni di esperienza al National Geographic, sta diffondendo in tutto il mondo, il documentario “The Cove” ovvero “La Baia” al fine di svelare la strage di questi mammiferi marini. Le immagini del video hanno sconvolto l’opinione pubblica mondiale e quella degli stessi giapponesi, spesso inconsapevoli di cosa si nasconde dietro i pezzi di pesce pulito, lavato e confezionato che trovano sugli scaffali dei negozi e nei supermercati.
Il video è stato realizzato tramite telecamere nascoste tra gli alberi e registrazioni subacquee (Kirk Krack e la moglie Mandy-Rae Cruickshank, 8 volte campionessa mondiale di free diving, si sono immersi nelle profondità per posizionare le telecamere), dopo Richard e Louie non avevano ottenuto l'autorizzazione dalle autorità locali per effettuare le riprese “alla luce del giorno”.
Quando Kathy, uno dei delfini che interpretò il ruolo di Flipper, morì tra le sue braccia, O'Barry distrutto dal dolore, si rese conto quanto sia sbagliato catturare ed addestrare questi animali, dal 1970 il suo impegno è per la difesa e per la protezione dei mammiferi marini.
In Giappone la carne di delfino viene utilizzata a scopi alimentari umani, ma secondo alcune recenti analisi la carne di questi animali contiene percentuali di mercurio tali da causare gravi danni, probabilmente irreparabili, in età evolutiva. Spesso la carne viene anche venduta, con l’etichetta “carne di balena” (più ricercata e più costosa).
L’OIPA aveva rinnovato l’appello al Giappone, chiedendo che sia messa la parola fine a questo brutale massacro.
La prima battuta di pesca del 2009, iniziata con una settimana circa di ritardo a causa della presenza dei mezzi di comunicazione a Taiji, si è conclusa con un «bottino» di 100 delfini.
RispondiEliminaQuest’anno si è verificato un evento senza precedenti, come ci confermano O'Barry e la “Ocean Preservation Society” nei loro aggiornamenti: dei cento delfini catturati, i 30 esemplari saranno tenuti in cattività, mentre gli altri 70, invece della morte, potranno ritrovare la libertà in mare.
I pescatori hanno ammesso che questa decisione è stata provocata dall’indignazione pubblica.
Ove prima regnava il mistero delle acque rosse che nascondevano infiniti orrori, ora c’è una voce: la nostra. La strada per la vittoria è ancora lunga, ogni risultato è fragile e temporaneo, ma quest’anno abbiamo fatto la differenza: i media giapponesi hanno dedicato spazio alla vicenda dei delfini, il documentario “The Cove” sarà tradotto in giapponese per agevolarne la diffusione, le proteste dei media hanno ritardato l’inizio della caccia e con gli occhi puntati su Taiji è stato rotto il muro del silenzio.
Paola Ghidotti
OIPA International Campaigns Director
Credo che davanti a questi argomenti l'ignoranza non basti più come alibi.Se miei concittadini fanno qualcosa di riprovevole io lo denuncio,se il governo del mio paese asseconda pratiche giudicate internazionalmente illegali io lo denuncio,e se questo non basta io non assecondo una schifosa speculazione economica sulla pelle di animali indifesi e senza colpa.Sono quindi d'accordo con tutte le associazioni che denunciano tali pratiche indecenti e sensibilizzano attraverso campagne informative più gente possibile fino a che questa barbarie cessi del tutto,definitivamente.
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