sabato 30 luglio 2011

Leggende


Visitando i musei, capita di vedere raffigurato sopra vasi e sarcofa­gi un corteo di esseri fantastici che avanza al ritmo di una danza frenetica. Fanciulle eteree vestite di veli che volteggiano allegramente mentre percuotono timpani o stringono tra le mani lunghe bacchette avvolte in nastri svolazzanti, giovani aitanti dalle orecchie appuntite e piccole corna sulla fronte, esseri semicaprini che suonano la siringa e si muovo­no saltellando. Si tratta della rappresentazione di un universo che a noi appare remoto e sorprendente, arcano ed inquietante poiché nei personaggi che lo abitano e nei loro atteggiamenti si ravvisa qualcosa che è nello stesso tempo minaccioso e accattivante.Questo è l’universo di Dioniso, un dio enigmatico, che si presenta nelle sembianze di un efebo dai lunghi capelli inanellati, che gli scendono morbidamente fino alle spalle. Egli è il cuore di questo mondo arcano, che gli artisti e i poeti si sono sforzati di raffigurare e di cantare. Egli è un dio che appare tanto giovane poiché fra tutti gli dèi è forse il più vecchio, è un dio che nei canti orfici viene celebrato come l’ultimo re dell’universo poiché ne è stato il primo, e che a detta di Strabone è il più dolce degli dèi in quanto è il più terribile.


Tutta la dottrina dionisiaca poggia su due racconti sacri, che fanno capo al mito delle sue due nascite - la prima in cielo come Zagreo e la seconda come Dioniso in terra - e alle figure delle sue due madri, Persefone e Semele. Ma nonostante che i racconti siano due, due ma anche più i nomi e due le genitrici “Non c’è che un solo Dioniso!”, si trova scritto in un testo del III sec. d.C. nel Fayyum.

La più conosciuta e popolare delle storie ha per protagonista una giovane donna che si chiama Semele e le cui origini si fondono e si confondono con la sfera divina. In suo onore in Grecia vennero istituite feste triennali ed a lei furono consacrati templi e altari. Semele era figlia di Cadmo, il principe fenicio fondatore di Tebe. Egli è l’eroe che viaggia alla ricerca della terra promessa dall’Oracolo di Delfo, terra nella quale dovrà fondare una città straordinaria.

La Pizia gli aveva comandato di seguire una giovenca, che aveva su entrambi i fianchi l’immagine della luna piena. La giovenca si fermò in Boezia, e Cadmo, nel luogo dove l’animale si era fermato per riposare, fondò Tebe (“immagine del cielo e della terra” come racconta Nonno di Panopoli).

Cadmo nel suo viaggio aveva con sé una sposa di stirpe divina, a cui si era unito in matrimonio nell’isola di Samotracia, l’isola nella quale si celebravano i misteri dei Kabiri e dei Telchini. Questa sposa aveva un nome emblematico, un nome sul quale la natura della città da lui fondata pareva modellarsi: Armonia. Frutto di questa unione fu per l’appunto Semele, la vergine bellissima che, amata dal re degli dèi, concepì Dioniso.



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