giovedì 31 ottobre 2013

Poesie













Sei
l’attimo più lucido
del giorno
più bello e atteso
quando ti ho nel cuore
e nel mio sguardo.
Il momento
che la mia vita
in piena
va, come un fiume
nel suo mare
per trovare tutti gli abissi dell’acqua.

Ogni giorno
ti perdo
e ti ritrovo
così, per gioco,
e tutto è sospeso
nel ritmo del tuo passo.

Omar Sakhri

Pensieri






Vorrei far capire che l'Anima non è il pensiero, e che la volontà non è diretta da esso, il che sarebbe una vera disdetta; pertanto il profitto dell'Anima non consiste nel pensare molto, ma nell'amare molto.



Santa Teresa d'Avila

lunedì 21 ottobre 2013

Dipinti












Sfogliando uno dei tanti libri che possiedo c'era l'immagine di questo quadro che mi ha fatto ripensare a quando lo vidi la prima volta.Questo è un dipinto del Caravaggio che si chiama "il Davide con la testa di Golia",e si trova nella bellissima Galleria Borghese,che chi è di Roma e ama la pittura e l'arte in generale conosce bene.Vedendolo dal vivo rimani impressionato,come tutti i quadri del Caravaggio dal contrasto tra luce e ombra,come sapeva dare forma ai corpi e agli oggetti semplicemente spostando il suo "faro"in un posto piuttosto che in un altro.Poi la vividezza e oserei dire "ruvidezza" delle immagini,come a sottolineare sempre la tridimensionalità delle sue figure,che non sono mai statiche ma sempre vive,vitali,sanguigne.A questo capolavoro sono state date tantissime interpretazioni,quella che secondo me si avvicina più alla realtà,conoscendo anche abbastanza la biografia della tormentata vita di questo genio nell'arte,meno nella vita,è quella che vuole che la testa sia un ritratto autobiografico dello stesso Maestro,mentre nei panni del Davide è ritratto uno dei suoi modelli amanti.La visione ci invita a considerare il modello come "possessore"della vita e delle facoltà mentali,delle emozioni,dei sensi,dell'artista(la testa come simbolo),e che decide in un certo momento di "recidere"con la sua crudeltà dovuta all'avvenenza,alla gioventù,a quella libertà di pensarsi onnipotenti che appartiene solo agli adolescenti.Si è molto detto e scritto sul significato simbolico della spada,come elemento sessuale,sia attivo che passivo,attivo nel recidere appunto la relazione per troppa passione e passivo nel fatto che la spada sia puntata verso il suo pube cosi da rimarcare il suo "potere" sessuale violento sul suo maestro.Caravaggio come tutti sanno era un uomo violento,rissoso,impulsivo,colpevole di omicidio,in lui la violenza era furia attraente e respingente allo stesso tempo,e questo sentimento ambivalente risulta in tutta la sua produzione,cosi sempre piena di sangue,teste mozzate,corpi dilaniati,sicuramente dovuta alla sua omosessualità,dove attività e passività recitano spesso ruoli mescolabili.

Canzoni

Psicologia










Uno dei più forti ostacoli all'intimità sono i segreti,quei pensieri che non si comunicano mai,apparentemente per non ferire il partner,ma che finiscono per ferire più di ogni altra cosa,perchè creano un filtro,una cortina pesante che attraversa ogni aspetto del rapporto,Ciò avviene perchè una parte della mia attenzione sarà sempre occupata a tener segreto il segreto,sarò sempre parzialmente assente,non potrò lasciarmi andare completamente per timore che il segreto esca fuori.Appunto perciò(e non tanto perchè sabotano la fiducia reciproca),i segreti lasciano profonde ferite nel rapporto,la sfiducia non è tanto la causa,quanto piuttosto la conseguenza di queste ferite.I segreti più ricorrenti sono:
i pregiudizi contro l'altro sesso;
i pregiudizi contro il proprio sesso;
l'amante fantasma;
il potere della vittima;
i bambini intesi come collante del rapporto.
Tutte le categorie di pregiudizi tendono a ridurre la gamma delle possibilità di reciproco adattamento dei partner,limitando sia la percezione che abbiamo di noi stessi,sia la percezione che abbiamo del partner.Il più grave tra questi è l'amante fantasma,cioè quando pensi che il tuo partner non sia quello che ci vuole per te,allora il rapporto diventa come una sala d'attesa in cui stai facendo quattro chiacchiere con una persona che hai incontrato per caso e che hai trovato abbastanza simpatica,in attesa che arrivi il treno,cioè il partner che desideri nelle tue fantasie.Avere un amante fantasma significa offendere incessantemente il tuo partner poichè lo consideri un partner di seconda scelta col quale passi il tempo mentre aspetti il "vero" amore.Spesso ciò che pone dei limiti ai nostri desideri non è affatto il nostro partner, ma solo una nostra voce interiore.In una coppia è importante parlare per risolvere i tanti dissidi e conflitti che si possono creare.ma benchè sembri tanto semplice in pochi lo fanno,la coppia media comunica sette minuti al giorno,sette minuti di comunicazione cosciente,in cui uno si sente ascoltato,il resto del tempo si riempie di fiumi di parole prive di consapevolezza,lungo i quali ogni frase è solamente ovvia,scontata.Il problema è che dimentichiamo una cosa basilare,per comunicare bisogna comunicare TUTTO.Per entrare nel flusso della vera comunicazione è importante sforzarsi di esprimere tutte le nostre emozioni e i nostri sentimenti.Solo se condividiamo ciò che è più prezioso per noi possiamo dire al nostro partner come stiamo veramente.Trattenere in noi ciò che pensiamo veramente,proviamo,sentiamo,solo per "non ferire" il partner significa infliggergli la più grande ferita,quella di trattenere insieme ai nostri impulsi la nostra vitalità e la nostra energia,che sono in assoluto le cose più preziose che possiamo condividere con lui.Reprimere ha anche un altro prezzo,ogni impulso non espresso dovrà essere rielaborato da qualche parte dentro di noi e ciò oltre a consumare energia mentale creerà offuscamento,confusione,quel senso di assenza che spesso notiamo nelle persone che parlano troppo senza comunicare le loro vere emozioni,cosa vogliono veramente.






domenica 20 ottobre 2013

Pensieri


Canzoni

Cucina









La pasta al forno alla doppia mozzarella è un primo piatto gustoso e sostanzioso, realizzato mescolando la pasta con il ragù, la mozzarella fior di latte e quella di bufala. Irresistibile con il suo cuore filante, la pasta al forno alla doppia mozzarella è un classico che non stanca mai e fa contenti tutti! Potete utilizzare i latticini che preferite, ma ricordate di scolare la pasta al dente affinché possa proseguire la sua cottura in forno!
PROCEDIMENTO
Preparate il ragù alla bolognese come descritto qui. Lessate la pasta in abbondante acqua salata, scolatela molto al dente e conditela con un mestolo di ragù in una ciotola capiente. Unite la mozzarella fior di latte sgocciolata e tagliata a pezzetti, il parmigiano e mescolate bene.
Cospargete il fondo di una teglia da forno del diametro di 22 o 24 cm con un mestolo di ragù. Versatevi metà della pasta, ricoprite con uno strato di mozzarella di bufala a fette e uno di ragù. Cospargete di parmigiano e ricoprite con la restante pasta.
Concludete con uno strato abbondante di ragù e poi di parmigiano. Sbattete le uova con un pizzico di sale, un cucchiaio di parmigiano e uno di latte. Versate il composto nella teglia, aiutandovi con una forchetta per distribuirlo in modo uniforme.
Infornate la pasta al forno a 200° per circa 20 minuti o fino a quando non si sarà formata la crosticina dorata in superficie. Lasciate intiepidire e servite.

Cinema













Per l'ex super cattivo Gru la vita è cambiata radicalmente. Ora nel suo orizzonte ci sono solo le tre dolci bambine che ha adottato e la conversione del laboratorio segreto dei Minion e del dottor Nefario in un'impresa legale di produzione di marmellate e gelatine. Per Nefario, però, la rinuncia alla cattiveria è un sacrificio troppo grande e, cuore e valigia in mano, se ne va al soldo di un altro padrone. Gru, invece, viene reclutato dalla vulcanica agente Lucy Wilde, della Lega Anti Cattivi, per fingersi il gestore di un negozio di dolciumi in un centro commerciale e smascherare così il criminale che sta per assoggettare il mondo ai suoi terribili scopi.
C'è tanto materiale narrativo dentro Cattivissimo Me 2, c'è la spy-story, la love-story, ci sono gli zombie, il vaudeville, c'è la bimba che vuole una mamma e il papà che non vuole che la piccola cresca. Un accumulo di materiale che, nonostante il montaggio sapiente, vivace ma non caotico, a tratti dà l'impressione di voler supplire con la quantità ad una qualità - quella dell'originale - difficilmente replicabile. Manca lo spettacolo di personaggi ebbri di egoismo come la madre di Gru o il viziato Vector, di fronte al quale il villain di questo capitolo appare decisamente più tradizionale e prevedibile. Manca, soprattutto, il dissidio interiore che lacerava il protagonista nel 2010, quando un tutù rosa, un paio di occhialetti rotondi e un berretto calato sugli occhi mettevano clamorosamente e improvvisamente in discussione la sua stessa natura e i principi sui quali si era costruito una carriera e un'esistenza, mescolando alla commedia un alto tasso di sentimento.
Eppure, nonostante queste mancanze si sentano, da cima a fondo, il secondo capitolo ha una forza comica irresistibile, una batteria inesauribile di gag e, ciò che più conta, una coerenza di fondo con il percorso precedente, pur presentandosi con gambe proprie, perfettamente in grado di sostenerne l'autonomia. Gru non è cambiato: è più fedele che mai alla scelta che ha fatto di dedicarsi alla paternità prima che al resto; e così non sono cambiate Margo, Edith e Agnes, che si sono limitate a crescere, ma non hanno smesso di unire le forze per offrire al padre ciò di cui ha bisogno, anche se ancora non lo sa.
All'interno di un quadro narrativo meno originale, e in gran parte ricalcato sulla sequenza del primo film, Cattivissimo Me 2 è dunque e comunque uno spettacolo che non annoia mai un minuto, che diverte senza se e senza ma, e ribadisce la felicità creativa delle coppie Chris Renaud-Pierre Coffin alla regia e Cinco Paul-Ken Daurio alla sceneggiatura.

Televisione

Su Twitter, suo ambiente naturale, l’esordio di Diego Bianchi in arte ‘Zoro’ alla guida di ‘Gazeboera molto atteso. E quando alle 23.40 di domenica sera, su Raitre è cominciato il programma, il social network più in voga del momento è diventato un grande gruppo d’ascolto collettivo, un dibattito in diretta della solita compagnia di giro che si cinguetta addosso 24oresu24 e ha creato un microcosmo ideale al riparo dalle incertezze dell’Italia di oggi.
Dopo la lunga gavetta sul web e la notorietà televisiva con “Parla con me” di Serena Dandini, Zoro ha quindi compiuto il grande passo e si è messo in proprio. Il rischio era enorme, perché stavolta non sarebbero bastati i video perfetti che raccontano la crisi italiana (e della sinistra, soprattutto). Stavolta c’era da gestire uno studio, gli ospiti, il ritmo di una trasmissione vera e propria.
Lo studio di 'Gazebo', il programma di Diego Bianchi in arte 'Zoro'
L’inizio, imballato e un po’ nervoso, ha fatto temere il peggio, e già su internet c’era chi diceva che “no, Zoro come conduttore non funziona” e via analisi cotte e mangiatesu quanto è difficile portare internet in tv e via cantando.
Poi, dopo il primo contributo video che raccontava, con la solita lucidità, la campagna elettorale low profile di Pier Luigi Bersani, Bianchi ha preso le misure del mostro televisivo e lo ha domato a modo suo. Più ritmo nell’interazione con gli ospiti e la romanità di Zoro che ha preso il sopravvento. “Troppo autoreferenziale, indigeribile sopra e sotto il raccordo anulare”, tuonavano dalle tastiere i critici televisivi guarda caso tutti milanesi. Strano e insopportabile il doppio standard che da sempre si usa analizzando la comicità televisiva: se Bertolino parla milanese va bene, se Bianchi “svacca” con il suo romanesco allora no, è provincialismo, è autoreferenzialità.
Il punto di forza di “Gazebo” è rappresentato ovviamente dai video di Zoro. Si è detto molto spesso, nei circoli mediatico-internettari, ma è bene ripetere che nessuno meglio di lui, negli ultimi anni, ha raccontato lo psicodramma perenne della sinistra italiana. Con le dovute proporzioni, è ilNanni Moretti dell’epoca di internet, con in più una simpatia strabordante e una evidente identificazione con quel “popolo della sinistra” che finalmente ha a che fare con un geniale e pungente cazzeggiatore e non con il solite intellettuale serioso e in giacca di tweed.
Internet in tv funziona o no, dunque? Non si sa, non si è ancora capito, su Twitter se ne discute ancora e tocca aspettare il responso della compagnia di giro cinguettante. Ma forse è meglio non chiederselo ed evitare anche di dare troppo importanza ai dati di ascolto. Per una volta, si potrebbe sperimentare e basta, senza farsi troppe domande. Gazebo è un esperimento di “cazzeggio” transmediale che sbarca in tv grazie a un barlume di lungimiranza del servizio pubblico (è tutto merito del neodirettore di RaiTre Andrea Vianello, per intenderci). Godiamocelo e basta. Magari senza analisi troppo intellettualoidi che non fanno altro che innescare lo psicodramma delracconto dello psicodramma. Cervellotici e tafazzisti sì, ma non esageriamo.

Canzoni

venerdì 18 ottobre 2013

Cinema











Gli astronauti Ryan Stone e Matt Kowalsky lavorano ad alcune riparazioni di una stazione orbitante nello spazio quando un'imprevedibile catena di eventi gli scaraventa contro una tempesta di detriti. L'impatto è devastante, distrugge la loro stazione e li lascia a vagare nello spazio nel disperato tentativo di sopravvivere e trovare una maniera per tornare sulla Terra.
Lo spazio non è più l'ultima frontiera, nel nuovo film di Cuaròn non c'è nulla da esplorare, si rimane a un passo dal nostro pianeta ma lo stesso la profondità spaziale continua a non essere troppo distante dalle lande desolate del cinema western, un luogo talmente straniante da confinare con il mistico, l'ultimo rimasto in cui esista ancora la concreta sensazione che tutto possa accadere, in cui si avverte la presenza dell'ignoto e quindi in grado di mettere alla prova l'essenza stessa dell'essere umani.
C'è tutto questo nel blockbuster con Sandra Bullock e George Clooney che Alfonso Cuaròn è riuscito a realizzare senza muovere un passo dalle convenzioni hollywoodiane, quelle che impongono l'inevitabile coincidenza dell'avventura personale con un mutamento interiore e il superamento del solito trauma radicato nel passato. Eppure dietro i dialoghi ruffiani e dietro una tensione obbligatoriamente costante (tenuta con una padronanza della messa in scena, tutta in computer grafica, che ha del magistrale ma non sorprende dall'autore di I figli degli uomini) non è nemmeno troppo nascosto uno dei film più umanisti di un'annata che ha visto il cinema statunitense proporre, a Cannes, anche la straordinaria storia di sopravvivenza individuale contro gli elementi (marittimi) di Robert Redford in All is lost.
La visione prettamente americana dello spazio, un luogo d'avventure in cui l'uomo deve combattere contro ogni avversità naturale, stavolta è fusa con quella promossa dallo storico rivale, il cinema sovietico degli anni '70, in cui lo spazio è il posto più vicino possibile alla metafisica, terreno di visioni interiori che diventano realtà e di incontro con il sè più profondo, fino a toccare anche l'idea di origine (o ritorno) alla vita di 2001: Odissea nello spazio in un momento di struggente bellezza, in cui il corpo di Sandra Bullock pare danzare con meravigliosa lentezza.
Per Cuaròn lo spazio può essere tutto questo insieme, allo stesso modo in cui il suo film può essere sia un blockbuster sia un'opera che cerca di toccare la profondità dell'animo umano, realizzata con una sceneggiatura densa di dialoghi e molto fondata sulla recitazione (come un film a basso budget) animata da una messa in scena interamente in computer grafica (da grande film di fantasia), un lungometraggio che più che essere di fantascienza pare d'avventura (nel senso classico del termine), in cui l'essere umano lotta in scenari naturali mozzafiato, nel quale anche solo un raggio di sole che entra dall'oblò al momento giusto può far battere il cuore.









Pensieri


Cinema











Nella Los Angeles del 2154 l'umanità rimasta sulla Terra è un'unica grande classe operaia, che mescola criminali e lavoratori senza criterio, tutti tenuti a bada e dominati con pugno di ferro attraverso i robot da un'elite che da tempo è andata a vivere su una stazione orbitante intorno al pianeta chiamata Elysium. Su Elysium c'è la tecnologia per guarire da ogni malattia, c'è il verde, il benessere e il disinteresse per ciò che accade più in basso, sulla Terra, dove il resto dell'umanità lavora per mantenere la stazione.
Un giorno un operaio con precedenti penali ha un incidente nella catena di montaggio e viene esposto ad una quantità mortale di radiazioni. Gli rimangono più o meno 5 giorni di vita e l'unica tecnologia in grado di curarlo si trova su Elysium. Per arrivarci senza autorizzazione e senza essere abbattuto prima dell'atterraggio occorrerà fare accordi con i criminali. 
Quella della divisione netta tra una piccola fetta di popolazione ricca e dotata di qualsiasi privilegio, che mantiene uno stile di vita spensierato sfruttando il lavoro della massa di poveri, è una delle distopie cinematografiche più frequenti, una visione iperbolica del nostro presente proiettata in un futuro deteriore che ha contaminato tutto il cinema fin da Metropolis. E che proprio ad un regista come Neil Blomkamp sia stato affidato un film con una premessa così consueta è la pecca produttiva più grande del film. Nelle mani dell'autore di District 9 la storia è naturalmente sbilanciata verso il mondo dei poveri, ritratto con ammirabile dettaglio e mania per la creazione di meccanismi vessatori, scenari disperati e incubi operai, prelevati da un immaginario che poco ha a che vedere con la fantascienza ma pesca a piene mani dal cinema più realistico e sociale.
Purtroppo però Elysium nel portare avanti la sua storia di rivoluzione operaia e riconquista della giustizia a dispetto del progresso tecnologico non riesce a trovare il furore del film precedente, nè quell'equilibrio tra finzione e metafora del reale che avrebbe consentito di portare un passo più avanti l'usuale sottotesto sociale del cinema distopico. Solo le astronavi colme di disperati in cerca di salvezza che vengono abbattutte senza pietà prima di arrivare su Elysium, riescono ad essere un'immagine dotata della forza e dell'intelligenza che riconosciamo al regista sudafricano.
Semmai è più interessante la visione che Blomkamp ha della Los Angeles del 2154, totalmente bilingue (inglese-spagnolo), quasi uguale a quella contemporanea nelle tecnologie e nella moda (veicoli volanti a parte), colma di rifiuti come in Wall-E e non lontana per certi versi dalla fantascienza anni '60, quella dei robot ubiqui che sembrano pupazzoni inerti da fiera di paese. Andando a girare il suo antifuturo nelle vere baraccopoli del Messico, Elysium svela la vicinanza con l'oggi e come la parte più cara all'autore non sia la lotta per la conquista del benessere che i ricchi tengono per sè (ben rappresentato dalla possibilità di guarire da ogni malattia) o lo scontro fisico con i luogotenenti di Elysium presenti sulla Terra (che appare molto forzato nella sua lunghezza) ma sia invece lo sforzo disperato costituito dal sopravvivere e crescere nei ghetti o nelle periferie del pianeta, evitando come possibile l'ubiqua criminalità e inseguendo la vaga speranza di un domani migliore. L'epica di un futuro in cui tutto è andato male che è visivamente identico all'oggi.


Canzoni

domenica 13 ottobre 2013

Accadimenti











Barcolana 2013






Poesie








Temo un uomo di poche parole

 

Temo un uomo di poche parole

temo un uomo che tace

l'arringatore - posso superarlo

il chiacchierone - posso intrattenerlo

ma colui che pondera

mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno

di questo uomo diffido

 temo che egli sia grande.



Emily Dickinson





Canzoni

Accadimenti







La vivisezione moderna è nata nel 1800 in Francia con fisiologo Claude Bernard, che tra l’orrore di moglie e figlia sperimentava anche sul cane di casa. Ma per chi segue l’argomento, le due date cruciali da tenere a mente sono il 1937 e il 1947: fu allora, in quei due anni a cavallo della Seconda Guerra mondiale, che la sperimentazione animale trovò la spinta politica che le serviva per radicarsi estesamente nella pratica di laboratorio, nei bilanci della grande industria e nel senso comune delle società occidentali. Ed è a quegli anni che bisogna guardare per capire in che modo e perché la ricerca medica e tossicologica si sono inavvertitamente cacciate nel vicolo cieco in cui si trovano oggi. Lo racconta un bel rapporto intitolato Il Codice di Norimberga, da leggere e rileggere anche per la ricchissima bibliografia che lo correda, appena pubblicato a firma di tre medici e ricercatori americani: Ray Greek (presidente di Americans for Medical Advancement), Annalea Pippus (laureata in legge e psicologia) e Lawrence Hansen (nella top list del Journal of Alzheimer Disease per il suo contributo alla ricerca nel campo delle neuroscienze, materia che insegna alla University of California-San Diego School of Medicine di La Jolla).

La storia che ricostruiscono Greek e colleghi comincia nel 1937, quando negli Stati Uniti morirono 107 persone cui era stato somministrato un sulfamidico disciolto nel glicol etilenico, oggi più noto come ingrediente dei prodotti antigelo. Tali furono la paura e lo scandalo che in pochi mesi Washington promulgò una nuova legge, lo Us Federal Food, Drug and Cosmetics Act, che prescriveva di testare i farmaci sugli animali prima di commercializzarli.

Teatro degli eventi del 1947 fu invece l’aula del tribunale di Norimberga, dove gli Usa istruirono un processo contro 23 dirigenti di lager nazisti, 20 dei quali medici, chiamati alla sbarra non solo per aver gestito i campi di concentramento nel modo che sappiamo ma anche per aver eseguito una spaventevole serie di esperimenti sui prigionieri dei campi: per studiare gli effetti del freddo, dell’altitudine, delle bruciature da fosforo, del tifo, della malaria, del trapianto di ossa, dei sulfamidici. Questo “Processo ai dottori” (da non confondere con il primo e più noto processo a Goring, Hess e altri gerarchi nazisti tenutosi, sempre a Norimberga, qualche mese prima) si concluse con 7 assoluzioni, 9 condanne al carcere e 7 all’impiccagione. Ma il suo frutto più corposo e duraturo fu un codice di principi etici noto come Codice di Norimberga, che indica con quali criteri va fatta (o non fatta) la sperimentazione medica sull’uomo. E il cui assunto di fondo, lo stesso che informava lo Us Federal Food, Drug and Cosmetics Actamericano di dieci anni prima, era che sperimentare sugli animali fosse una alternativa vincente.

Non è così, ma in quegli anni non era facile rendersene conto. ”All’epoca dei processi di Norimberga” – scrivono Greek e colleghi – “le conoscenze mediche erano assai differenti da quelle che abbiamo oggi. La struttura del Dna non era ancora stata spiegata, l’idea principale nella mente di chi lavorava allo sviluppo di nuovi farmaci era quella, concepita da Ehrlich tramite il Salvarsan, di un proiettile magico (l’idea che per ogni malattia, o quanto meno per ogni malattia infettiva, esiste una sostanza chimica capace di interagire con il singolo sito responsabile della malattia, e quindi di curarla senza danneggiare il resto dell’organismo), la sintesi moderna dell’evoluzione era una teoria nuova di zecca e gli animali e gli esseri umani sembravano essere più o meno identici, a parte l’anima, caratteristica esclusiva dei secondi. Non si realizzavano trapianti di organi, le malattie infettive erano ancora una delle principali cause di morte nel mondo sviluppato, i settori dell’etologia cognitiva e della cognizione animale non erano ancora nati e non si erano ancora scoperte le differenze tra i gruppi etnici e tra i sessi in relazione alla malattia e alle risposte ai farmaci. La fisica cominciava allora a liberarsi dalle catene del determinismo e del riduzionismo, ma la teoria del caos e della complessità erano di là da venire”. Era, insomma, un mondo diverso. Perciò “Va scusato chi, negli anni Quaranta, pensava che gli animali e gli esseri umani reagissero più o meno allo stesso modo ai farmaci e alle malattie”.

Oggi queste scuse non valgono più. Le nuove conoscenze nel campo della biologia evoluzionistica, della fisica, dell’etologia, le teorie del caos e della complessità, la critica al determinismo e al riduzionismo fanno piazza pulita di quelle certezze. Si è scoperto, per esempio, che tutti i mammiferi possiedono sì più o meno gli stessi geni (grosso modo si potrebbe costruire qualsiasi mammifero con i geni di un altro), ma che la diversa espressione e regolazione di questi geni inevitabilmente determina grandissime e imprevedibili differenze tra una specie e l’altra, a cominciare dagli enzimi che metabolizzano i farmaci: “Enzimi diversi metabolizzano farmaci diversi, metabolizzano gli stessi farmaci a velocità diverse e formano metaboliti diversi, ognuno dei quali influenza la tossicità e il dosaggio”.

Ecco spiegato come mai l’aspirina (Per_aspirin_ad_astra..)- rimedio miracolo per un’infinità di esseri umani da oltre cent’anni – danneggia, uccide o rende malformi la maggior parte dei piccoli delle specie animali. Ecco perché l’arsenico è velenoso per l’uomo ma innocuo per rospi, pecore e porcospini; perché gli scimpanzé non si ammalano di Aids, Epatite B e malaria; perché il cloroformio è innocuo per i ratti di sesso maschile ma cancerogeno per i ratti femmina…Ed ecco perché di tutti i farmaci sperimentali che hanno successo sugli animali, il 96% deve essere scartato nei successivi test clinici sull’uomo  perché tossico o inefficace o entrambe le cose (sì, avete letto bene: il novantasei per cento). Il Rapporto di Greek, Pippus e Hansen è ricco di spunti, esempi e spiegazioni di grande interesse e rimando alle sue pagine chi vuole approfondire l’argomento, come pure al delizioso video clip realizzato da The Magic Collective intitolato Vivisezione: alcuni dati.

Ora, di nuovo all’avanguardia, gli Stati Uniti hanno preso coscienziosamente atto della situazione avviando un progetto rivoluzionario il cui scopo è portare al superamento della sperimentazione animale, giudicata inaffidabile e dunque inutile, a partire dal settore della tossicologia. E’ un piano destinato a concludersi tra una dozzina d’anni o più: tanti ce ne vorranno – calcolano – non solo e non tanto per mettere a punto i metodi sostitutivi (molti dei quali esistono già o sono in via di realizzazione) quanto per creare una nuova generazione di ricercatori e sperimentatori liberi dai vecchi pregiudizi, capaci di utilizzare i nuovi mezzi di ricerca.

Immersa in un sonno catacombale, colpevolmente disattenta e ignara degli anni che passano e della conoscenza che si rinnova, l’Unione europea, invece, chiude gli occhi e prega che nessuno se ne accorga. La Direttiva 2010/63/UE sulla sperimentazione animale, approvata dal parlamento di Strasburgo tre anni fa, è un penoso collage di articoli tagliati a misura del grande business della vivisezione: incapace di guardare avanti, indifferente all’ecatombe di esseri viventi che si consuma in un fiume di denaro senza costrutto. Negli Stati Uniti sono le grandi istituzioni scientifiche a proclamare la necessità di una svolta radicale, per la protezione della nostra salute e dell’ambiente. Da noi con la raccolta di firme per l’Iniziativa europea Stop Vivisection, tocca ai singoli medici, scienziati e cittadini dei 28 Stati Europei alzare la bandiera del progresso etico e scientifico, per chiedere alle istituzioni di Bruxelles di farsi coraggio ed entrare anch’esse nel terzo millennio riscrivendo una direttiva che fa vergogna.

Vanna Brocca  "Il Fatto quotidiano"

Serie Tv











Non so come mai Mediaset abbia potuto trasmettere questa serie tv in prima serata,visto l'argomento e le scene che vi sono rappresentate,io che detesto la censura l'avrei trasmessa in seconda serata perchè le immagini che appaiono sono davvero cruente anche per chi,come me,è abituato a vedere serie tv o filmati molto choccanti.La serie è tratta dal libro più oscuro di Thomas Harris "Red Dragon",che è quello dove si evidenzia bene l'entrata in scena del Dr.Hannibal Lecter,qui in veste di solido e famoso psichiatra che l'FBI decide di reclutare per fare dei profili di serial killer che ancora non sono riusciti a catturare.Viene aggiunto alla squadra Will Graham,un sensitivo che insegna come fare profili psicologici all'Accademia dell'FBI a Quantico.Sembrerebbe il classico insegnante un po' nerd,sbadato,trasandato,sempre con la testa tra le nuvole,incapace di avvicinarsi in alcun modo a pericolosi criminali.E invece la sua mente,le sue "visioni",riescono a farlo entrare nella scena del crimine e a mettersi nei panni dell'omicida,in questo modo riesce a ricostruire delitti che mai si sarebbero potuti scoprire,per le loro dinamiche,per i frammenti non trovati e che lui sa dove sono e che sono spesso decisivi per le indagini,insomma via via diventa una risorsa sempre più preziosa per il bureau.Will e Hannibal sembrano le menti giuste per poter capire e conoscere il modus operandi di qualunque serial killer,e in effetti nei primi casi riescono perfettamente,fino a quando..Tralascio il resto della trama che risulterà avvincente a chi avrà la curiosità di vederla questa serie,ma ci sono aspetti di questo format che reputo molto affascinanti,come per esempio la fotografia,gli effetti digitali,anche se nelle puntate a mio avviso se ne abusa un po' troppo,le interpretazioni,Fishburne e Mikkelsen su tutti,l'eleganza e la raffinatezza di Hannibal che con l'aiuto dell'interpretazione di questo meraviglioso attore riesce a rendere credibile quella doppiezza,estremo controllo e smisurata violenza,che solo gli psicopatici riescono a generare in loro stessi.Le puntate singole cosi hanno nomi di pietanze o di sapori,perchè Hannibal è un cannibale,cucina e mangia le sue vittime,ma qui questo aspetto è solo un frammento della personalità muliebre del dottore.La sua capacità di avere sempre il controllo delle situazioni,fino quasi alla fine,è solo scalfita dalla incredibile capacità intuitiva di Will,che grazie al suo talento spiazza sempre Hannibal creando un legame tra loro profondo,purtroppo basato sulla devianza mentale.Una serie ottimamente scritta e messa in video,raffinata ed elegante,forse appunto troppo cruenta in certe immagini e un po' macabra nei simbolismi,ma anche molto vicina alla realtà dei veri serial killer,ai loro disturbi dissociativi,ai loro modi di procedere,ai meccanismi mentali che fanno si che una persona possa non avere più il controllo della sua mente e quindi delle sue azioni,e chi ha una minima conoscenza di criminologia sa quanti di questi casi purtroppo siano piene le cronache.

Canzoni

Pensieri


Scienza

sabato 12 ottobre 2013

Serie Tv







Il dottor Jack Gallagher (Chris Vance) è uno psichiatra dai metodi poco ortodossi, direttore del reparto psichiatrico del Wharton Memorial Hospital di Los Angeles. Gallagher ha sviluppato la misteriosa abilità di entrare nelle menti dei propri pazienti e vede il modo in cui loro percepiscono la realtà, cosa che gli permette di scoprire quale potrebbe essere la causa della loro condizione. Questa prospettiva dei casi permette a Gallagher di fornire bizzarri trattamenti ai propri pazienti, che spesso finiscono per generare incomprensioni e conflitti con il suo capo, la dottoressa Nora Skoff, che in passato aveva avuto una relazione con Gallagher. Jack inoltre avrà a che fare, oltre che con i pazienti con Veronica Hayden-Jones, ambiziosa e sexy psichiatra, sua rivale ed il collega Carl Belle, che sotto l'aspetto amichevole nasconde un profondo odio nei suoi confronti. Altri personaggi fissi della serie sono i due tirocinanti dell'ospedale: il latin lover Arturo Suarez, e Chloe Artis, il cui orientamento sessuale la rende immune alle avances di Arturo.Anche questa seria aveva molte frecce al suo arco,il tema affascinante della psichiatria,il metodo di cura rivoluzionario ed anticonformista del dottore,gli intrighi e i giochi di potere all'interno di un ospedale,e invece anche questa serie non ha avuto seguito,un peccato perchè poteva essere molto interessante in quanto ben scritta,strutturata e recitata.








Poesie








Riflessi di mani,
percezioni di pelle,
retrogusto di sensazioni vissute
deja-vu
Reminiscenza obnubilata,
come nella nebbia fitta
composta di frizzante umidità.
Antico sapore che mi era riparo,
ora sono nomade.



 Mariella Buscemi



Canzoni

Pensieri









Grande Dea, Spirito e Materia, Origine e Concretizzazione di tutte le cose, mi presento a Te con umiltà ma senza umiliazione, a testa alta, consapevole di essere uno dei mezzi con i quali Ti manifesti e porti avanti il Progetto della Vita.
Nel corso dei millenni ho attraversato tutte le esperienze umane : il tradimento e il perdono, la paura e la temerarietà, la lotta e la resa, la salute e la malattia, l'ira e la calma, la pena e la gioia, la nascita e la morte. Ho dato e ricevuto Amore, pur se nascosto nel rifiuto e nel dolore. Ho detto "presente" anche quando il mio corpo e la mia anima erano pieni di lividi e di ferite.
So che tutto questo fa parte del cammino terreno, che tutti percorriamo a tentoni, perciò lascio andare ogni giudizio e senso di colpa. Me ne assumo però la responsabilità. rivendicando così il potere di imparare dagli errori non solo miei e di costruire nuovi paesaggi ricchi di tutti i colori dell'arcobaleno, liberi dalla fame, dall'ignoranza e dall'ingiustizia per me e per il mondo.
Madre che sei in me e sei me, oggi, in cui tutto sta cambiando lasciandoci smarriti, sento la Tua chiamata a un combattimento fondato non su armi e violenza, ma sulla Tua forza immane e invincibile che è determinazione, carisma, Luce, Amore, Pace.
Ti prego dunque di alzare la Tua voce così che io possa udirla anche nel frastuono della vita odierna, e di animare ogni mio gesto, ogni parola e ogni mio pensiero.
Ti ringrazio dal profondo di tutto il mio essere.



Stefano





Libri










Quando ci si imbatte per caso,ammesso che esista il caso, in un libro affascinante come questo, lo stupore dell'incontro recita un ruolo importantissimo. Immagini di trovare un libro di riflessioni filosofiche,oppure delle meditazioni più o meno sagge di un eccellente scrittore,e invece ti imbatti in un testo che è tutt'altro,un testo che originariamente serviva a portare a conoscenza di chi cominciava ad esercitare la professione di avvocato,o di chi lo era già,le tecniche di interrogatorio dei testimoni durante i processi.tecniche che ovviamente avevano avuto largo sviluppo ed impiego soprattutto nei paesi anglosassoni.Ed infatti il testo è pieno di inglesismi,termini tecnici che però hanno la meravigliosa sintesi di quella lingua.Cross examination per esempio,che non è altro che la tecnica per controinterrogare un testimone.Viene spiegato cosa fare e non fare,cosa dire e non dire,come avere una strategia per cercare di portare il testimone dalla propria parte o come,nel caso opposto,cercare di limitare i danni, quando il testimone è troppo attendibile,limitando l'interrogatorio a sfiorare solo alcuni aspetti.Un lavoro fortemente tecnico ma soprattutto psicologico,e il suo fascino è proprio li,con la spiegazione effettiva della teoria riportata a stralci di processi veri,ovviamente omettendo i nomi degli imputati e dei testimoni.Cosi l'esempio non rientra più nella scialba e noiosa teoria,ma prende vivida forma perchè visibili sono gli errori,visibili sono i punti a favore,come visibilissimi sono i risultati finali.Ne viene fuori un quadro non solo interessantissimo di un pezzo del processo,cioè la fase dibattimentale, e quindi anche un modo di applicare la giustizia,la deontologia di un professionista,le scelte che fa,il suo livello di informazione e preparazione al processo,all'escussione dei testi,al saper maneggiare la "materia"diritto con cura e responsabilità, ma soprattutto un'indagine sui meccanismi mentali sia di chi interroga che di chi è interrogato,viene analizzata con fine arguzia la diversità dei ruoli,la pressione esercitata ed esercitabile,tutte quelle sfumature che fanno la differenza tra un avvocaticchio e un professionista esperto e collaudato.Non è un libro per addetti ai lavori,anzi,lo stile è quello inconfondibile dello scrittore,chiaro e lineare,mai noioso o prolisso.E' indicato a tutti coloro che sono affascinati dal mondo giuridico e dal processo in particolare,o anche dalle tecniche per riuscire a giungere ad uno sprazzo di verità.Difatti il libro inizia con uno splendido esempio,porta il film Rashomon,capolavoro di Kurosawa,dove una vicenda viene mostrata nel racconto di quattro persone diverse,ognuna con il suo punto di vista e la sua verità inconfutabile,ma la verità può sopportare tante angolazioni? La verità non è mai oggettiva ma sempre soggettiva,ci dice l'autore,e soprattutto bisogna avere l'umiltà per sapere che non è mai univoca ma ha più lati di un diamante,ed è proprio per questo motivo che le tecniche di interrogatorio servono per scavare,per cesellare,per sottrarre materia grezza e giungere ad un manufatto,proprio come uno scultore davanti al suo blocco di marmo.






Canzoni

Serie Tv








Il 6 ottobre 2009 tutte le persone in ogni angolo del mondo perdono i sensi per 2 minuti e 17 secondi. In questo periodo di tempo, ognuno vede il proprio futuro in una premonizione (un flashforward, appunto): 2 minuti e 17 secondi del 29 aprile 2010 (o del 30 aprile, a seconda del fuso orario). A Los Angeles, l'agente federale Mark Benford vede se stesso investigare proprio sul flashforward, analizzando i dati raccolti su una grande lavagna, un mosaico di foto, nomi, piste. Nel presente, questo suo ricordo lo aiuterà ad iniziare un'investigazione su cosa ha causato e cos'è stato il flashforward che ha mostrato il futuro a tutto il mondo. Mark, così come i suoi amici, i suoi colleghi e la sua famiglia, deve confrontarsi con la sua premonizione e interrogarsi sulle possibilità che il futuro si avveri o meno.Vengono a scoprire un complotto mondiale di alcuni mercenari coadiuvati da scienziati senza scrupoli.La serie era molto ben fatta e recitata molto bene,originale,peccato che ad un certo punto mettesse troppa carne al fuoco,tra spie,doppie spie,complotti,delusioni  e searazioni familiari,era troppo confusionaria.Però secondo me poteva essere continuata,i personaggi erano credibili e terminare cosi senza dare un seguito alla storia per me è stato un vero peccato,valeva la pena per la qualità del format proseguire.


lunedì 7 ottobre 2013

martedì 1 ottobre 2013

Serie Tv






Dopo il successo ottenuto nel mondo dalla prima stagione, torna su Sky I Borgia la serie-scandalo, scritta da Tom Fontana, che racconta la torbida storia di una delle famiglie più potenti del Rinascimento italiano sullo sfondo delle crude lotte politiche, dinastiche, tra gli Stati e tra le grandi famiglie d’Europa nel pieno del Rinascimento.

Realizzata con un budget stellare di oltre 2 milioni di euro a episodio, uno dei più alti mai impiegati per una coproduzione europea, I Borgia è stata venduta in circa 90 territori nel mondo, tra cui USA e Regno unito, e trasmessa con successo in numerosi paesi. Porta sul piccolo schermo la vera storia dei Borgia, da secoli l’emblema della famiglia feroce e corrotta, simbolo dei sette vizi capitali, sulla cui leggendaria vita si sono sbizzarriti scrittori e registi. Un affascinante vortice di violenza, lussuria, politica, fede, incesti, tradimenti e redenzioni in sintonia con la violenza delle dinamiche politiche dell’epoca, che ha per protagonista una dinastia capace di dominare la scena politica italiana del XV secolo, l'epoca di Leonardo e Michelangelo, di menti illuminate e fervore intellettuale senza precedenti.

Ma anche l’epoca di Machiavelli, dell’illegalità dilagante, di guerre incessanti e indicibile depravazione. Al centro del potere c’è il Vaticano, arbitro dei conflitti tra regni e imperi e, al centro del Vaticano, un solo uomo, Rodrigo Borgia, interpretato da uno strepitoso John Doman (“Copland”, “E.R”, “The Wire”, “Mystic River”, “The Company man”). Dotato di grande senso politico, spinto dall’ambizione di rendere più grande la sua famiglia, difendere lo Stato della Chiesa dalle mire dei grandi Stati e da una forte smania di potere non scevra da sincera passione per il Papato e la fede cattolica (fu tra gli iniziatori della costruzione della Basilica di San Pietro), dapprima trama per diventare Papa. E, una volta eletto con il nome di Alessandro VI, diventa sinonimo di determinazione e spietatezza, mentre sull’Italia si allunga l’ombra minacciosa dell’esercito francese e di Carlo V e le potenze iniziano a lottare per il dominio del Nuovo mondo. Il suo pontificato è ricordato come uno dei capitoli memorabili della storia della Chiesa Cattolica.

Padre-padrone a capo di una famiglia animata da tanti conflitti e da una schiera di figli illegittimi, Rodrigo Llançol Borgia ne favorì due: la sensuale e crudele Lucrezia e Cesare giovane uomo assetato di potere e spinto da una natura oscura e violenta a compiere qualsiasi atrocità. Ma nella corte di Rodrigo Borgia emergeranno molti altri personaggi ambigui che tramano nell’ombra per ottenere dei favori. Sugli altri spicca Giulia Farnese, interpretata dall’italiana Marta Gastini (“The Rite”): è l’amante di Papa Alessandro, sua consigliera e fautrice di alleanze, raggiri, lotte senza quartiere per il controllo del cuore e della mente del Papa. Al debutto in Italia la prima stagione de I Borgia è stata la serie più vista sui canali Sky Cinema nel 2011, con una media di esordio di quasi 310mila spettatori medi e quasi 580mila spettatori medi settimanali.

Il sipario della prima stagione de I Borgia, conclusasi con l’assassinio di Giovanni, cala su un Rodrigo vacillante, incapace di superare il lutto per la perdita del figlio, mentre la sua amante Giulia Farnese è lontana da Roma così come i suoi figli Cesare e Lucrezia. Con dichiarata dovizia di particolari storici, grazie allo studio di documenti dell’epoca condotto dallo showrunner Tom Fontana, la seconda stagione riprende le vicende a partire dal 1494, otto mesi dopo la morte di Giovanni Borgia e si focalizza sull’ascesa al potere di Cesare, mentre Papa Alessandro VI, che sembra aver perso il controllo delle cose Vaticane, dovrà riuscire a mantenere saldo il suo potere.

Nel secondo capitolo de I Borgia il pubblico viene definitivamente traghettato nel Rinascimento, nuovi personaggi storici entrano nella serie e, per la prima volta, si muovono in Italia, nei luoghi in cui gli avvenimenti si sono svolti realmente. Machiavelli, Michelangelo, Leonardo Da Vinci, i grandi pensatori del’epoca, uomini simbolo del Rinascimento, incroceranno la loro vita con i membri della famiglia Borgia. Oltre a Rodrigo e a Giulia, il cardinale Cesare Borgia (Mark Ryder) e Lucrezia (Isolda Dychauk). Le riprese della seconda stagione sbarcano dunque in Italia, a Roma, nei luoghi che hanno realmente ospitato la famiglia Borgia, nelle stanze dei palazzi, nelle chiese e tra i paesaggi della Città Eterna, che hanno fatto da sfondo agli intrighi e alle ambizioni della più potente famiglia Rinascimentale.

Per il creatore Tom Fontana, il cui intento è dichiaratamente quello di raccontare le vicende de I Borgia «come nessuno aveva osato prima», questa potente famiglia è «l'equivalente delle famiglie mafiose: le dinamiche e le motivazioni sono le stesse e la serie cerca di rendere i personaggi il più possibile contemporanei».

PERSONAGGI
Rodrigo Borgia
Diventerà Papa Alessandro VI, restando un patriarca ossessionato dal potere, insieme uomo di chiesa e padre dei tanti figli avuti da donne diverse. È più avvezzo a spargere sangue che acqua santa.

Giulia Farnese
Amante di Rodrigo e sposata con Orsino Orsini Migliorati. Il suo ruolo di amante del Papa la rende molto potente e la pone in continua competizione con Lucrezia, per vincere i favori di Rodrigo.

Lucrezia Borgia
Unica figlia di Rodrigo, viene strumentalizzata dal padre per il suoi obiettivi e promessa di continuo in sposa a uomini diversi, finché, divenuta una bellissima donna, non impara ad usare con astuzia la sua bellezza.

Cesare Borgia
Il figlio più giovane e più dotato. È intelligente e affascinante, diviso tra fanatismo religioso e un incontrollabile desiderio di violenza.

Vannozza Cattanei
Per lungo tempo amante Rodrigo e madre di Lucrezia, Giovanni e Cesare. Anche se non condividono più il letto, lei è ancora la sua confidente.


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