mercoledì 31 agosto 2011

Cinema


Kubrick ci ha lasciati proprio con questa sua pellicola,che non è il suo testamento spirituale,come molti hanno scritto,secondo me a sproposito,ma sicuramente segue il filo della sua opera in maniera lucidissima.La lucidità.Ecco il primo termine che mi viene in mente a caldo dopo aver rivisto la pellicola.Tutto è molto mentale,razionale,ragionato,freddo,nel film c'è una lotta continua tra la forza dei ragionamenti e il calore dei sentimenti,tra l'esattezza dei pensieri e l'irrazionalità delle passioni.Il tutto scandito da note di piano che,come in un film di Hitchcock,fanno aumentare di molto la tensione facendo apparire questo film come una sorta di giallo o thriller.Ma questa è solo una delle molteplici chiavi di lettura,e forse la meno profonda.Nel libro da cui è tratto,"Doppio sogno"di Schnitzler,si fa riferimento alla diversità del sognare,del desiderare,del fantasticare,del tradire,con la mente o con il corpo,da parte di un uomo e di una donna.La coppia viene intesa come somma di individualità ben distinte,come qualcosa che si miscela mantenendo però intatti gli ingredienti naturali.Ma poi non c'è mai azione,non c'è mai tradimento,non c'è mai "perdita",c'è dolore perchè anche il solo sentire il desiderio della tua donna su un altro uomo genera angoscia,cosi come il pianto di lei dopo che lui le ha raccontato la sua notte atipica.Ma poi la coppia decide di ricomporsi e non si sa se la "frattura"sia stata un terremoto o solamente un modo per conoscersi meglio,per indagare meglio le profondità delle rispettive anime.Ci sono molti corpi nudi ma è come vedere dei manichini,rispetto alle domande,alle angosce,alle paure,del protagonista,al fluire joyciano dei suoi pensieri.La fotografia è quasi obitoriale,descrittiva,mai calda,e giustamente sottolinea un aspetto inedito di new York,vista sempre come città sfavillante di luci.Qui è cupa,sulfurea,nebbiosa,fredda,pericolosa,misteriosa,esoterica.La genialità di Kubrick sta sempre nella sua originalità e nella sua "visione"profetica delle cose e delle persone.Straordinaria,per me,l'interpretazione di Tom Cruise,in un ruolo difficilissimo.Brava Nicole Kidman,ma non al meglio come in altri film.Non so se possa definirsi un capolavoro,ma sicuramente un film di riferimento sulla modernità,sui rapporti di coppia,sull'indagine psicologica delle persone e dei loro desideri,sicuramente si.

Canzoni




Per la Mia Scespirina.....

martedì 30 agosto 2011

Poesie


Io segno nelle notti di luna
strani tortuosi sentieri
cosparsi di odorose essenze luminose,
mentre odo risuonare antichi inni.
Cedo, allora, il passo a vecchie malinconie, certo di non poter ritrovare,
nei reconditi cubicoli della mia memoria,
che antichi sogni,
che simili apparirebbero a logori abiti,
che, un giorno,
fiammanti indossai con orgoglioso cipiglio,
mentre sogni eccitanti rendevano le notti
inquiete,
nell'estatico e allo stesso modo ingiurioso
tempo della mia ardua e accorata giovinezza,
quando, nelle nobili ed esaltanti estati,
orientali profumi riempivano l'aria
e le brezze provenienti dal lucido mare;
ma sono percorsi di breve durata,
ché tosto scompaiono alla vista
con il lento flettersi della luna,
finché stanca la mente,
non ponga se stessa
in un quieto
dormire.

Fotografia


Cinema


Rosie è una sceneggiatrice/produttrice sulla quarantina che lavora a una serie tv che sta cominciando a dare segni di stanchezza. L’arrivo di un nuovo e giovane caratterista predisposto all’improvvisazione, Adam, può risollevare le sorti del programma e anche quelle di Rosie. La quale, divorziata e con una figlia che comincia a provare i primi sommovimenti sentimentali dell’adolescenza, sente il rinnovarsi di una passione amorosa proprio per Adam che è molto più giovane di lei.
Il film della Heckerling ha subito un percorso produttivo decisamente complesso che ha fatto sì che un’opera originariamente destinata alle sale è invece stata distribuita home video nel momento in cui la Weinstein Company si è avvalsa dei propri diritti. Il film non è un capolavoro ma certo non avrebbe sfigurato nei cinema come commedia romantica con venature di satira di costume. Perché non si può certo dire che Michelle Pfeiffer (che è peraltro una delle attrici dal fascino ancora intatto) non abbia un’idea chiara dello scorrere del tempo. Così come emerge dal successivoChérie presentato alla Berlinale. Michelle gioca sul problema della passione in età relativamente avanzata e qui lo fa grazie a una spalla comica come Rudd e, soprattutto, alla presenza scenica diSaoirse Ronan nei panni della figlia Izzie che sente i primi ormoni in movimento sollecitati dal compagno di scuola Dylan. Mamma Rosie deve al contempo cercare di essere direttiva e modello per la figlia e capire cosa sta succedendo nei propri sentimenti che debbono valutare il contrasto tra la differenza d’età rispetto al nuovo partner.

lunedì 29 agosto 2011

Canzoni

Cinema


Sandy ha quarant’anni, due figli e un marito. O, meglio, lo aveva fino a quando ha scoperto una sua relazione e ha deciso di lasciare la sua comoda vita fuori New York per trasferirsi nella Grande Mela. Ha trovato un lavoro in un network sportivo e casa sopra un Coffe Shop dove lavora Aram. Costui, ebreo venticinquenne, è stato da poco lasciato da una moglie francese interessata a lui solo per ottenere la Green Card. Aram e Sandy sono entrambi disillusi e hanno una famiglia sulle spalle (lei i figli e lui i genitori che gli fanno pesare le aspettative mancate). Aram si ritroverà a fare il babysitter ai figli di Sandy e tra loro nascerà un sentimento lento ma profondo,basato sullo stesso modo di vivere una relazione,lo stesso amore per i bambini,lo stesso modo di amare.E' una commedia che fila liscia liscia grazie soprattutto alla bravura e all'avvenenza della Zeta-Jones che da sola tiene tutto il film.Bravo l'attore che fa il ragazzo,con i suoi impacci e le timidezze di gioventù.

domenica 28 agosto 2011

Cinema


Un paparazzo interpretato da Banderas fotografa, durante il Festival di Cannes, una ragazza bellissima che sta cercando di mettere a segno un colpo clamoroso. La donna, la femme fatale (interpretata da Rebecca Romjin-Stamos), è immortalata sulla copertina del rotocalco. Alcuni gangster parigini la riconoscono come una persona, creduta morta, con cui hanno dei conti in sospeso. È arrivato il momento di regolarli. La bella donna inizia ad essere braccata e allora decide di coinvolgere nelle sue peripezie anche il fotografo che l'ha inguaiata.Trama esilissima per un presunto thriller che in realtà per difetti di scrittura e di interpretazione,,malgrado alla macchina da presa ci sia il grande De Palma,non riesce mai a decollare.Peccato perchè con una sceneggiatura più solida ed interpreti meno banalotti(Banderas è sempre più piacione e gigione e sempre meno attore,la Romjin è fuori ruolo,cosi come la Rasmussen),poteva venire fuori un buon film.Parigi si presta bene ai thriller,basta ricordare Frantic di Polanski,ma per una buon piatto ci vogliono buoni ingredienti e qui di buono c'era solo la regia,troppo poco.

sabato 27 agosto 2011

Canzoni

Accadimenti


Vorrei ringraziare tutte le persone che oggi,fin dall'alba,mi hanno fatto sentire addosso il loro affetto,la loro amicizia,il loro amore,con ogni mezzo,sms,mms,pacco,torta,telefonata,mail,regalo.Vi ringrazio dal profondo del mio cuore,commosso.......

Cinema


Questo film ha una doppia valenza per me.Primo perchè è la prima volta che mio figlio più piccolo va al cinema ad assistere ad uno spettacolo,e secondo perchè avviene in un giorno un po' speciale per me.Mentre il secondo aspetto è trascurabile,il primo è stato molto importante per me perchè mi ha fatto fare un tuffo nel passato di quando io da piccolo andavo al cinema e ricordo ancora oggi l'emozione di quello schermo,il buio,l'odore del cinema,le poltrone di legno,i dolcetti dopo,per me era una festa andare al cinema.E mi piacerebbe che mio figlio lo vedesse cosi questo giorno,come una festa che forse,un domani,gli rimarrà come ricordo,e magari potrà trasmettergli l'amore per il cinema,come è successo,tanti anni fa,a suo padre.Veniamo al film.Meno originale del primo ma decisamente più spettacolare,la pellicola si avvantaggia dell'esperienza della regista cinese che impregna di sequenze super spettacolari tutto il film rendendolo molto più scorrevole e assolutamente godibile sia dai più piccini che dagli adulti.Inoltre viene molto sottolineato l'aspetto taoista che è alla base del kung fu con numerosi simboli e con il simbolo stesso del Tao,la ruota con l'Yin e Yang in rilievo.Po è spassoso come sempre,qui alla prese con la sua origine,contrastato dal temibile Shen,il pavone bellissimo che inventerà un'arma micidiale per assoggettare tutta la Cina al suo potere.Fenomenale il lavoro dei creativi della Dreamworks che,secondo me,ha raggiunto i notevoli livelli di quelli dei concorrenti Pixar.Un piacere vederlo sul grande schermo,forse un po' meno su un televisiore seppur grande,ma in ogni caso un film che non annoia mai e che verrà visto e rivisto a ripetizione,come fu con il primo.

Canzoni




Per la Mia Regina.....

Canzoni

venerdì 26 agosto 2011

giovedì 25 agosto 2011

Cinema


Per questo film voglio sperimentare una recensione scritta a quattro mani in modo da imparare a cogliere aspetti che magari a noi erano sfuggiti e che all'altra persona sono apparsi più evidenti e significativi.
L:Ultimamente ho visto un film.Si intitola" il mio nome è Khan",dove Khan,diffuso cognome mussulmano,va pronunciato "con l'epiglottide" come ripete sempre il protagonista a tutti coloro a cui si presenta,con quell'acca aspirata tanto tipica dell'idioma arabo.E' una pellicola del 2010 girata in India,diretta da Karan Johar e recitata da attori,secondo me,di notevole livello(Shah Rukh Khan,Kajol,Katie A.Keane,Kenton Duty,Benny Nieves),su cui spiccano il talento del protagonista,e a mio modesto parere,il ruolo breve ma fondamentale dell'attriche che interpreta il ruolo della mamma di Shah Rukh.In breve(ma forse non tanto!).Rizvan Khan è un ragazzo indiano di religione mussulmana cresciuto con la mamma ed un fratello.Fin da piccolo è affetto dalla Sindrome di Asperger per cui,oltre a temere il colore giallo e a provare fastidio o paura quando ode suoni troppo forti e improvvisi,ha difficoltà ad interpretare le emozioni di chi lo circonda e ad esprimere le proprie con le parole.Ci riesce benissimo invece scrivendo,lasciandosi andare a ciò che prova e facendo scorrere,sulle pagine bianche del racconto,le vicende della sua vita.La madre di Khan gli ha insegnato,concetto che gli resterà dentro al cuore per sempre e che farà di lui l'uomo di valore che poi tanti stimeranno,che nel mondo esiste solo una differenza tra le persone,quella che separa i buoni dai cattivi,tutto il resto è solo un amaro pregiudizio da cui ogni mente,ed ogni cuore,andrebbero sgombrati per sempre.Rimasto solo dopo la morte della mamma,Khan si trasferisce negli Stai Uniti,a San Francisco,dove il fratello,da sempre geloso del legame che Rizvan aveva con la loro madre,si è costruito una famiglia ed una carriera come venditore di prodotti cosmetici per donna.Khan,riconciliatosi con il fratello,viene da lui assunto come rappresentante e,accompagnato da una malattia che lo rende libero,agli occhi di sè stesso e del mondo,di dire sempre,a volte anche fin troppo lealmente,la verità a tutti quelli che conosce,inizia il suo peregrinare da venditore tra centri estetici e saloni di parrucchieri.Un giorno incontra una ragazza di nome Mandira,di etnia indù e lei,bellissima e solare,vede in Khan,malgrado la storica contrapposizione delle rispettive religioni di appartenenza,l'uomo da sposare e da amare per sempre.Mandira ha un figlio adolescente a cui è legatissima,e lentamente,anche il rapporto tra lui e Khan diventa profondo,tanto che Rizvan,nonostante la malattia gli crei spesso disagio nei rapporti interpersonali,gli si affeziona in modo totale e finisce per considerarlo e trattarlo come se fosse davvero suo figlio.Il tempo trascorre veloce e felice ma la tragedia è alle porte.Con l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 Settembre del 2001,cresce la fobia incontrollata dei cittadini americani verso la popolazione mussulmana, e a farne le spese,in un clima di generale terrore e paura,è il figlio di Mandira il quale,portando il cognome Khan,di origine mussulmana,viene aggredito per razzismo da alcuni suoi coetanei e,in seguito alle lesioni subite,muore.Mandira,distrutta dal dolore,addebita a Rizvan la colpa della scomparsa del suo amatissimo bimbo e,al termine di un litigio,gli urla di andare via e di lasciarla sola.Alla domanda di Khan(domanda che credo sia in grado di lasciare ogni spettatore ammutolito di fronte alla dolcezza ingenua e spontanea della sua essenza),:"Mandira,quando posso tornare?"lei risponde semplicemente "torna solo quando avrai detto al Presidente degli Stati Uniti che il tuo nome è Khan e che non sei un terrorista".Bisognava convincere il mondo che il cognome non fa di un uomo il male.La malattia di Rizvan,che lo porta ingenuamente a credere sempre possibile l'impossibile,o forse il suo amore per la moglie,o forse la sua sfida per tornare,lo portano cosi ad iniziare un peregrinaggio tra i tanti Stati del Paese al fine di incontrare il Presidente e di pronunciare al suo cospetto le parole di Mandira,le stesse che danno il titolo al film,mantenendo cosi la promessa fatta alla sua amatissima sposa.Non svelo il finale,lasciando cosi allo spettatore la curiosità se vedere il film per sapere se l'enorme forza di volontà di Rizvan lo porterà o meno a raggiungere il suo obiettivo.Personalmente,dire che ho adorato questo film fin dal primo momento è poco.Non è facile parlarne;ha una trama semplice e lineare ma allo stesso tempo l'ago della sua storia lega fili di vario colore unendo argomenti disomogenei che bbracciano tematiche molto diverse fra di loro.C'è praticamente tutto,ma il tutto,in questo caso,non diventa mai troppo.C'è l'handicap del protagonista,una malattia seria,una sorta di autismo dai tanti effetti sulla personalità del soggetto ma compensata dalla voglia di vita,dalla semplicità,dalla forza genuina e simpatica del protagonista;C'è l'insegnamento biblico(in realtà quasi universalmente riconosciuto da ogni religione),trasmesso dalla mamma di Khan a suo figlio,quello di crescere e di vivere credendo e praticando l'uguaglianza tra gli uomini,senza cedere a falsi condizionamenti dettati dal colore dell apelle,dal paese di appartenenza o dalla religione professata;C'è il ruolo delle donne,appartenenti ad etnie e religioni diverse(mussulmane la mamma e la cognata di Rizvan,indù la moglie,protestante una signora di colore conosciuta durante il suo "viaggio verso il Presidente"),ma ognuna con una forza interiore senza limiti,con un senso di giustizia,di fratellanza tra le persone,di compassione,di partecipazione e di dignità che nel film fa da sottofondo ad ogni vicenda restituendo alle donne,nel caso fosse mai stata loro tolta,quel ruolo di "Yin",di "parte femminile" che si realizza nel consigliare saggezza,e dolcezza insieme,allo Yang del mondo maschile,nell'essere sempre presente e nel coraggio di scegliere la strada più difficile e di seguirla fino in fondo;C'è il tema del terrorismo,usato dal regista come causa che porterà il protagonista ad affrontare un lunghissimo viaggio,geografico ma anche interiore verso sè stesso e che ,allo stesso tempo,non diventa solo una parte della trama ma resta li,con tutto il suo peso di dramma storico e politico del mondo intero,con tutti i suoi risvolti psicologici e tragici per la morte delle tante vittime innocenti,con tutti i suoi risvolti sociali per la nascita di una forma di guerra banale e razzista contro tutto ciò che è arabo,tutti coloro che sono mussulmani;C'è il senso del viaggio,dei grandi paesaggi,degli scenari mozzafiato vissuti attraversando un Paese che il regista vuol far conoscere allo spettatore esaltandone le contraddizioni sociali ma anche la magia dei suoi posti sconfinati e dei cieli dai mille colori;C'è il tempo degli incontri con le vite che appartengono ad altri e che si intrecciano a quella di Khan diventando parte delle sue scelte,come quella di seguire i precetti di un maestro atipico che quando Rizvan è ancora adolescente gli insegna il mondo superando i confini della malattia che lo limita o quella di interrompere il suo viaggio per prestare soccorso ad una cittadina alluvionata in cui vivevano persone da cui Rizvan era stato accolto e trattato come un figlio nel momento in cui più ne aveva bisogno;C'è il peso del dovere e delle promesse da mantenere,il richiamo a ciò che la nostra coscienza reputa giusto fare,come quello che suggerisce ad un semplice ragazzino di denunciare gli aggressori del figlio di Mandira,e questo malgrado il timore delle minacce subite,malgrado la paura che attanaglierebbe ogni adolescente legandolo ad un silenzio complice e salvifico che fa comodo;C'è il ritorno al mito dell'eroe,all'esaltazione di un uomo che agisce sul suo piccolo mondo autistico per cambiare quello tanto più grande che lo circonda,un uomo che,con la sua solidarietà,diventa un esempio da seguire,il paradosso che fa di un mussulmano non un nemico da combattere ma un cittadino americano che difende il suo Paese dai suoi fratelli di religione e che,salvando sè stesso,salva anche tutti gli altri.In questo film c'è il male e il bene che lo vince,sempre,in ogni situazione,in ogni ambito,in ogni occasione.C'è il buio e c'è la contrapposizione della luce che lo illumina ma non c'è mai un suggerimento di moralità forzata,un messaggio di etica banale e buonista che va necessariamente condivisa per non esere tacciati o accusati di cinismo futile.C'è l'applauso finale,la sfilata tra la gente che esulta ed esalta,che acclama un uomo che era pensato terrorista e che dimostra di essere l'opposto.C'è il trionfo dell'amore,di quello vero,speciale,unico,profondo,di quello che lega un'anima ad un'altra già nel momento della scelta,quando per la prima volta gli occhi e i sorrisi imbarazzati si incontrano e si innamorano,quando ancora non ci si conosce e il legame è solo un incipit in divenire.Il trionfo di quell'amore che si vuole costruire ogni giorno,e che,forte di sè stesso,affronta e vince ogni battaglia.Di quell'amore fortissimo che lega me alla persona che,questo film,me lo ha fatto conoscere ed apprezzare.Quella persona che io non voglio perdere mai.

S:Ci sono pellicole che vanno oltre la dimensione spazio-tempo,riescono ad oltrepassare i confini dell'animo umano dipingendo storie che rimangono impresse a fuoco nella memoria dello spettatore.Quelle che nel gergo degli sceneggiatori vengono chiamate "storie della volontà",dove il personaggio principale sfida tutto e tutti mettendo in gioco completamente sè stesso, è meravigliosamente rappresentata nella vicenda umana di Rizvan Khan,un bambino indiano affetto da una rarissima malattia che,se da un lato menoma alcune capacità del piccolino,dall'altra ne esalta la manualità creativa,tanto è vero che cresce riparando oggetti,abilità che poi risulterà preziosa nel corso della sua vita.Il punto di riferimento del piccolo Khan è la mamma,che cesella il suo animo aprendolo all'incontro con gli altri esseri,giudicandoli solo dall'energia,positiva o negativa che sia,dei loro cuori.La morte della madre lo porta ad iniziare la "vera avventura"della sua vita,in un Paese che non è il suo,gli Stati Uniti,dove vive il fratello,e li comincerà lavorando,girando,conoscendo persone e incontrando Mandira,una ragazza dolce e intelligente che si affeziona alla genuina semplicità e all'immenso cuore di Khan.Tra i due nasce un amore solido turbato solo,dopo la caduta delle Torri Gemelle,dall'uccisione del figlio di Mandira da parte di un gruppo di teppisti imbevuti dell'odio di quei giorni contro tutto ciò che è mussulmano.Questa tragedia porta Mandira ad allontanarsi da Khan,al quale non rimane altro che girovagare nell'immensità dei paesaggi americani sperando di vedere il Presidente e,come promesso alla sua Mandira,dirgli il suo nome e che non è un terrorista.Troverà sulla sua strada,come tutti gli uomini,il bene e il male,la donna di colore accogliente e premurosa che lo cura come un figlio,e il predicatore mussulmano che incita i suoi seguaci a combattere gli infedeli con la violenza.E' un film che è come un arcobaleno,ha vari colori ed ogni colore ha varie gradazioni di spettro,in un gioco di luce che si riproduce all'infinito.Ma il centro di questa luce,a mio avviso,è la tolleranza,il principio secondo cui riconoscere ed accettare gli altri per come sono dentro,per le loro capacità,per il loro cuore,per la loro creatività,dismettendo tutti quegli orpelli che purtroppo nella società odierna vengono considerati "metri di giudizio"di una persona.In questo il film è profondamente indiano,intriso di quella millenaria filosofia che tanto ha dato all'umanità e che dona all'essere umano la consapevolezza delle sue enormi potenzialità,sfruttabili solo se dentro di sè si ha la piena coscienza del proprio agire e pensare,malgrado il cammino sia sempre irto di difficoltà ed ostacoli.Straordinaria l'interpretazione di Shah Rukh Khan che non cede mai al manierismo o al macchiettismo,ma è perfettamente lineare con l'essenza del personaggio,cosi come di Kajol,attrice talentuosa del cinema indiano che sa disegnare l'essenza della femminilità nelle sue espressioni più positive quali la dolcezza,l'intelligenza,la sensibilità,la capacità di soffrire,di sacrificarsi,di donare amore.Caratteristiche che riconosco nella donna che amo e che,come me,è stata risucchiata in una torrida serata d'agosto,nella magia luminosa di questo film.

mercoledì 24 agosto 2011

Poesie


Figure immaginarie
che germina l'anima
per vederle partire
in un mare di sogno.

Siamo legati alla vita
da sottilissime vene
come ad un mare pauroso
che sempre abbuisce.

Ci levighiamo colla speranza sottile
di conoscere le cose a fondo,
di traghettare sulle nostre spalle
l'ombra della nostra morte
sull'altra riva

ed essere cosi
immutabili ed eterni
al livello desiderato.


Lorenzo Calogero (1910-1961)

Canzoni



Per la Mia Amata Scespirina.....

Libri


Uno scrittore in cerca d'ispirazione si reca a Parigi sperando che la Ville Lumiere possa far rinascere in lui la voglia del racconto,la sfida della pagina bianca,l'eccitazione e la fatica della costruzione di una storia appetibile per il suo pubblico.Si imbatte casualmente in un caffè in un musicista piuttosto malandato assistendo ad una scena di un litigio tra amanti.Da qui parte un "viaggio" dello scrittore all'interno soprattutto di sè stesso in un gioco di specchi con la storia fantastica che suo malgrado lo vede protagonista.Viene risucchiato in un omicidio avvenuto 40 anni prima e il desiderio di scoprire le motivazioni e le circostanze di tale omicidio passionale lo porteranno a perdersi in una Parigi cupa e nebbiosa,misteriosa e antica.Come in altri suoi libri Tuena usa il racconto come un pretesto per indagare il fluire del tempo seguendo l'esempio di proustiana e borgesiana memoria,e attraverso la figura dei "fantasmi"cercare di oltrepassare il "limite"dell'essere umano per eccellenza vale a dire quello della morte,della propria finitezza."Ma che cos'è la morte se non la vera e unica eccezione della nostra vita.Il caso che appare una sola volta,e che non concede prove generali o repliche".Il titolo rimanda appunto all'occasione dello scrittore di avere un "contatto"con i fantasmi protagonisti della storia del passato,soprattutto con la bellissima e affascinante Blanche,che nei suoi fugaci incontri con lui lo aveva letteralmente stregato con il suo charme,ma il contatto non avviene e lo scrittore malinconico annota:"L'occasione,la dea rapida e silenziosa che non avvisa,passa accanto e vola via".E' un vagare dello scrittore molto simile a quello di Adele Hugo nel capolavoro di Truffaut,fantasma vivente perso nell'occasione d'amore della sua vita che ha un'unica destinazione,la follia,il distacco da sè.Qui questo distacco è solo momentaneo,ma ha l'intensità dei frammenti d'eternità che lasciano il segno per più esistenze.Un libro assolutamente originale e bellissimo,perfetto nei meccanismi e che vi prenderà per mano accompagnandovi in tantissime riflessioni su voi stessi,come succede solo ai grandi libri.

Cinema


Ogni tanto ci si imbatte in una commedia d'altri tempi,dove le situazioni,i dialoghi,lo script soverchiano di gran lunga l'ambientazione risultando un concentrato di fuochi d'artificio sia nei dialoghi che nelle situazioni create.E' il caso di questo film brillante,grazie anche ad una accoppiata di attori straordinaria e assolutamente ben amalgamata come la Streep e Baldwyn,assecondata da uno Steve Martin esilarante come sempre.Certe sequenze sono davvero spassose,come quella della chat con la webcam o quella dei dolci fatti nel negozio,i dialoghi sferzanti e a parte quelche piccolo neo il tutto scorre con assoluta gradevolezza e divertimento.Consigliato a chi amava le commedie con la coppia Hepburn-Tracy.

Canzoni

martedì 23 agosto 2011

Poesie


Non da questa collera

Non da questa collera, anti-culmine dopo
Che il rifiuto paralizzò i suoi fianchi e il fiore zoppo
Si curvò come una bestia a lappare il fiotto solitario,
In una terra cinghiata dalla fame,
Ella riceverà una scorpacciata d’erbacce
E potrà generare quelle mani viticce che palpo
Attraverso i tormentati, due mari.
Dietro il mio capo un quadrato di cielo s’affloscia
Sul sorriso circolare lanciato da amante ad amante
E la palla dorata rotola via dai cieli;
Non da questa collera, dopo
Che il rifiuto rintoccò come campana sott’acqua, il suo sorriso
Potrà generare quella bocca, dietro lo specchio,
Che brucia lungo i miei occhi.



Dylan Thomas

Canzoni



Per la mia amatissima Scespirina

Pensieri


Grazie Amore Mio

Canzoni

domenica 14 agosto 2011

Pensieri

In ricordo di un angioletto.....Un abbraccio ad Anto e Luciano....

mercoledì 10 agosto 2011

Poesie


Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano,
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano,
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte,
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.

Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell'aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.



Cesare Pavese



Per la Mia Scespirina,radice indistruttibile dell'albero del nostro Amore,il Tempo vaga consapevole di non avere alcun effetto su di te,protetta dagli Dei della Bellezza e della Sapienza......

sabato 6 agosto 2011

Poesie


QUALCHE PAROLA SULL'ANIMA

L'anima la si ha ogni tanto,
nessuno la ha di continuo, per sempre.
Giorno dopo giorno,
anno dopo anno,
possono passare senza di lei.
A volte nidifica un po' più a lungo,
sole in estasi e paura dell'infanzia,
a volte solo nello stupore dell'essere vecchi.
Di rado ci dà una mano in occupazioni faticose,
come spostare mobili, portare valige
o percorrere le strade con scarpe strette.
Quando si compilano moduli,
si trita la carne,
di regola ha il suo giorno libero.
Su mille nostre conversazioni
partecipa ad una,
ed anche a questa non necessariamente,
poiché preferisce il silenzio.
Quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno, alla chetichella.
E' schifiltosa,
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque,
e lo strepito degli affari la disgusta.
Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi,
è presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.
Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.
Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.
Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.
Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi siamo necessari a lei,
per qualcosa.


Wislawa Szymborska

Canzoni

Cinema


Il più lungo processo per crimini della storia degli Stati Uniti giunge sullo schermo ad opera di un grande Vecchio del cinema americano: Sidney Lumet. Dopo anni di indagini la polizia riuscì a incriminare 20 membri della famiglia Lucchese con 76 capi d'imputazione. Il processo durò 21 mesi (1987-88) in un'aula in cui erano presenti 20 imputati con 19 difensori. Perché questa disparità? Perché il mafioso Jackie Dee DiNorscio (già condannato a 30 anni) non solo rifiutò di collaborare con la Giustizia ma decise di difendersi da solo. La sua incultura mista a uno spirito caustico e a una assoluta identificazione con la lealtà dovuta alla famiglia trasformò questo dibattimento in un evento. Il regista di film che rimangono nella storia del cinema giudiziario e poliziesco, con la libertà che è propria dell'età inoltrata si interessa a questo caso e ne trae una tragicommedia che ribalta i ruoli. Sin dall'inizio si fa il tifo per i cattivi (grazie anche a un Vin Diesel strepitoso).

giovedì 4 agosto 2011

Serie tv


In questa quinta serie Dexter si trova a dover affrontare un duplice problema:l'essere seguito da un ex poliziotto pagato da un detective collega di Dexter,e il venire a contatto con una terribile organizzazione di persone insospettabili dedita al sequestro,alla violenza sessuale e all'uccisione di giovani e avvenenti ragazze di Miami.Fino all'ultima sequenza dell'ultimo episodio si segue il protagonista con il fiato sospeso a dover affrontare questa duplice minaccia,e soprattutto ad essere scoperto da una vittima della gang ed iniziare con lei un percorso di vendetta che li porterà a condividere il segreto di Dexter.

Cinema


Gracie ha sedici anni, tre fratelli maschi e un padre che pensa solo al calcio. Quando il fratello Johnny, suo unico alleato in famiglia, muore improvvisamente in un incidente stradale, la ragazza decide di voler prendere il suo posto nella squadra di calcio del liceo e si sottopone ad un duro allenamento, osteggiata da tutti, in casa e fuori.
Il mio sogno più grande si basa su fatti realmente accaduti all'attrice Elisabeth Shue (qui nel ruolo della madre di Gracie) e a suo fratello Andrew, co-interprete e produttore; nasce dunque sulla spinta di una forte determinazione e di questa determinazione tratta, affidandosi alla grinta della giovane Carly Schroeder.
L'interpretazione degli attori è il punto di luce del film, poiché supera e riscatta i limiti della sceneggiatura rendendola guardabile, ma quando la prima sequenza fa già prevedere il finale, il problema non è da poco. Percorrendo una strada standard e lineare, qui si mira solo a raggiungere il "goal" e si perde completamente di vista la dinamica del gioco e lo spettacolo dovuto. Nessuno sforzo nell'intreccio, ma nemmeno il coraggio di far esplodere in superficie i confronti tra i personaggi della famiglia, che sono quanto di meglio il film riesce a far intuire.
Nella sua personalissima elaborazione del lutto, prendendo il posto del fratello per avere l'attenzione che non ha mai avuto, Gracie non aiuta solo se stessa ma dà un motivo per continuare a vivere al padre e, facendosi problema, tiene unita la famiglia nel momento in cui la disintegrazione è pericolosamente prossima. Se gli attori non ci mettessero del loro, in particolare "papà" Mulroney, tutto ciò si risolverebbe in qualche battuta scandita senza sottotesti, come un comunicato stampa, e nel doloroso (per gli spettatori) slogan, per cui basta volerla intensamente e ogni cosa diventa possibile.
Nel pieno rispetto di una storia che probabilmente ha avuto per i suoi autori il significato necessario e terapeutico che ha per la protagonista della finzione, resta il fatto che la pellicola di Davis Guggenheim (marito della Shue), malauguratamente sceneggiata da due donne (Lisa Marie Petersen e Karen Janszen), butta alle ortiche decenni di femminismo. Se in Sognando Beckham il calcio era la metafora che celava la vera posta in palio, cioè l'integrazione, qui si corre terra terra, senza un salto né una rovesciata (di senso) e l'ambientazione fine anni Settanta non è di scusa.
Gracie lotta con tutte le sue forze per prendere il posto di un uomo, venir trattata in tutto e per tutto come un uomo, imparare a prenderle e a darle (!), e mai nessuno, mentre il copione si avvia verso il suo (troppo) naturale epilogo, si sogna di sottolineare che il suo essere donna fa la differenza, oltre che il film.

Cinema


Ispirato alla serie che ottenne un grande successo in tutto il mondo tra il 1984 e il 1994, il ritorno di Miami Vice firmato da Michael Mann si permette oggi ciò che la televisione di allora non poteva proporre al proprio pubblico. Quindi nella vicenda di Sonny e Tubbs, i due poliziotti abilissimi a infiltrarsi in un grosso giro di droga, inserisce violenza ad alta intensità di decibel e una storia di passione che non concede più che tanto alla vista ma offre comunque un buon grado di calor bianco. Michael Mann è un maestro accreditato del genere e con questo remake è consapevole di prendersi un bel rischio. Colin Farrell (bello e inespressivo più di quanto basta) e Jamie Foxx rilevano Don Johnson e Philip Michael Thomas. Senza la volontà di dare origine a copie conformi (a partire dalla scarsa eleganza degli abiti) ma anche con il piacere di misurarsi in un lavoro di coppia che distingue i caratteri ma non mira alle relazioni alla Buddy/Buddy. Ne esce un film fortemente marcato da Mann che però invece di rifare il serial (scelta peraltro condivisibile) rifà il proprio cinema. Quindi ancora una città con i toni virati sul rosso della notte (come in Collateral), ancora una magistrale sequenza (in apertura) girata in una discoteca in cui divertimento e violenza si sfiorano e sembrano non vedersi reciprocamente (sempre Collateral) e sparatorie in cui i colpi delle pistole esplodono come cannonate. C’è però la variante esotico-meticcia della presenza di Gong Li che fa la differenza. L’attrice resa famosa (non sappiamo quanto negli States) dai film di Zhang Yimou offre la sua bellezza matura e la sua professionalità al complesso personaggio di Isabella, donna del boss e business woman combattuta per amore. È grazie a lei che il film si consente un finale aperto che lascia spazio a un possibile sequel.

mercoledì 3 agosto 2011

Poesie


Distesi sulla sabbia

Distesi sulla sabbia, l’occhio al giallo
E al grave mare, beffiamo chi deride
Chi segue i rossi fiumi, scava
Alcove di parole da un’ombra di cicala,
Ché in questa tomba gialla di rena e di mare
Un appello al colore fischia nel vento
Allegro e grave come la tomba e il mare
Che dormono ai due lati.
I silenzi lunari, la marea silenziosa
Che lambisce i canali stagnanti, l’arida padrona
Della marea increspata fra deserto e burrasca
Dovrebbero curarci dai malanni dell’acqua
Con una calma d’un unico colore.
La musica del cielo sopra la rena
Risuona in ogni granello che s’affretta
A coprire i castelli e i monti dorati
Della grave, allegra, terra in riva al mare.
Fasciati da un nastro sovrano, sdraiati,
Guardando il giallo, facciamo voti che il vento
Spazzi gli strati della spiaggia e affoghi
La roccia rossa; ma i voti sono sterili, né noi
Possiamo opporci alla venuta della roccia,
E dunque giaci guardando il giallo, o sangue
Del mio cuore, finché la stagione dorata
Non vada in pezzi come un cuore e un colle.


Dylan Thomas

Cinema


Un gruppo armato di ispirazione nazista non esita a contaminare, in nome della propria ideologia,una regione del Montana con un virus mortale. Fortuna vuole che proprio in quella zona lavori Wes McClaren, un ex immunologo dell'esercito che ha preferito lasciare il suo lavoro per fare il medico condotto.TRAMA LUNGANella cittadina di Ennis, nel Montana, è scoppiata un'epidemia causata da un virus orribile di cui non si riesce a trovare l'antidoto. A fronteggiarsi ci sono il dott. Wesley McLaren, che vive con al figlia Holly di otto anni (la madre è morta), e Floyd Chisolm, un duro a capo della milizia locale, che addossa al governo la responsabilità del virus. Wesley e Floyd parlano a lungo, e Floyd dice che gli uomini della milizia sono gli unici veri patrioti in grado di portare la sicurezza. Wes rivela di aver trovato la cura contro il virus, tramortisce Floyd e fugge con Holly. Mentre si allontana dalla città, Wesley è preso da convulsioni e sviene. Disperata, Holly corre al fiume, raccoglie fiori bianchi e rossi e, dopo aver preparato l'infuso, forza il padre a berlo. Wesley si riprende e comunica via radio la cura ai militari. Poco dopo arriva la squadra speciale antirischio biologico e comincia a raccogliere i fiori. Wesley e Holly tornano verso la città, insieme ad Ann, la ragazza indiana che aveva rivelato la ricetta dei fiori, e a suo nonno. Ann corre incontro a Wesley e finalmente lo abbraccia sotto una nevicata di fiori rossi e bianchi che ricoprono tutte le strade.Steven Seagal sarà pure un non grande attore ma i film d'azione che fa sono sempre ben confezionati e garantiscono un'ora e mezza di svago,per chi ama il genere ovviamente.

Canzoni

Cinema


Ritorna l'agente federale Samuel Gerard (T.L. Jones), antagonista di Harrison Ford in Il fuggitivo (1993), nato negli anni '60 nella serie TV “Il fuggiasco” dove aveva il volto di Barry Morse in caccia di David Janssen. Qui insegue un detenuto nero (W. Snipes), sospettato senza colpa di due omicidi, che si rivela ex agente della CIA. S'intromettono spie cinesi e c'è un complotto politico che fa capo all'ONU. È il solito cinema all'americana, tutto rovesciato sulle acrobazie (78 nomi di stuntman o cascatori), sugli effetti speciali, sulla grandiosità meccanica dello spettacolo. Allucinante disastro aereo che si conclude nelle acque del fiume Ohio.Bravissimi gli interpreti su tutti Tommy Lee Jones,ma oltre l'azione c'è ben poco.

Leggende


Secondo Nonno di Panopoli, Zeus aveva scelto Semele per dare una seconda nascita a Dioniso, affinché gli uomini potessero beneficiare del­la mistica bevanda, cioè del vino..Secondo certi racconti, Zeus offrì alla fanciulla una coppa dentro la quale era disciolto il sacro cuore di Dioniso e la fanciulla, bevendo questa pozione, era rimasta incinta del potente dio. Ella subito sentì crescere dentro di sé una forza immane, che la spingeva a correre lungo le pendici erbose del Citerone e le riempiva l’anima di qualcosa di indefinibile, di arcano. La potenza del figlio, che portava in grembo, si era impadronita di lei e le infondeva un sentimento “musicale”. Era una fiamma divina che si traduceva in musica e si risolveva nel ritmo di una danza frenetica, perfetta e terribile, leggiadra e travolgente. Era Dioniso che si manife­stava con la forza del “dithirambo”», era l’universo dionisiaco che si attuava tramite Semele, perché Semele era la prima delle baccanti.

Si racconta che Hera, sposa di Zeus nell’Olimpo, spinta dalla gelosia, abbia convinto la figlia di Cadmo, Semele, a chiedere a Zeus suo amante qualcosa che non avrebbe mai dovuto desiderare, a voler vedere ciò che a nessun essere mortale era concesso di vedere: Zeus al culmine del suo splendore divino.

E così a Semele accadde ciò che accade all’anima degli iniziati nel momento in cui ricevono la più alta delle iniziazioni: restò folgorata.Fu come se il fulmine di Zeus l’avesse investita, diventò cenere, ma dalle sue ceneri il re degli dèi raccolse il proprio figlio, Dioniso, e lo cucì all’interno della propria coscia.

Pausania racconta che un pilastro spezzato coperto di edera, all’in­terno di un temenos, testimonia l’evento. Quello sarebbe stato il posto nel quale sarebbe avvenuta la folgorazione di Semele, quello era il pun­to in cui si venerava “Dioniso Perikionios”, Dioniso circondato da colonne. A questa versione si attiene il primo inno omerico, nel quale si narra di come Zeus abbia generato il figlio sulla cima di una montagna sacra, situata oltre la Fenicia, nei pressi delle terre d’Egitto e del fiume Nilo. Il nome della montagna è Nysa, e questo nome lo troveremo in tutte le varianti dell’infanzia di Dioniso.


Apollodoro racconta che Dioniso, rinato nuovamente dalla coscia di Zeus, venne affidato da Hermes alle Nynfe di Nysa. In questa versio­ne Nysa non è più in Egitto ma si trova in Asia. In Diodoro non si parla della nascita dalla coscia di Zeus ma si dice che Hermes affidò il bambino alle cure delle Nynfe di Nysa, luogo questo che egli colloca tra la Fenicia e il Nilo. Nel ventesimo inno omerico, si narra che il fanciullo viene alle­vato in un antro odoroso, che si apre sulla valle di Nysa, e che a nutrirlo sono le Napee, cioè le Nynfe di quella valle profumata e selvosa. Per altri autori, Nysa è un isola lontana, posta nell’occidente estremo, un’i­sola che ha le rocce scintillanti color della porpora. E questo ci ricorda il sole purpureo che secondo Virgilio illumina i “Campi Elisi”. Così che questo nome “Nysa” viene a essere una costante, il che significa che è un elemento basilare della teologia dionisiaca. H. Jeanmaire ritie­ne che si tratti del femminile della parola indoeuropea “nysos”, il cui significato potrebbe essere tradotto con “sacro” o “divino”. Ad ogni modo il fanciullo, figlio del re degli dèi, pare non possa restare nella comune realtà umana. Egli deve essere collocato in un luogo speciale, aldilà di ogni frontiera conosciuta, in una dimensione sovrumana. Nella maggior parte dei racconti a condurcelo è Hermes, la guida delle anime, una delle poche divinità a cui è concesso scendere negli abissi dell’Ade.