giovedì 4 agosto 2011
Cinema
Ispirato alla serie che ottenne un grande successo in tutto il mondo tra il 1984 e il 1994, il ritorno di Miami Vice firmato da Michael Mann si permette oggi ciò che la televisione di allora non poteva proporre al proprio pubblico. Quindi nella vicenda di Sonny e Tubbs, i due poliziotti abilissimi a infiltrarsi in un grosso giro di droga, inserisce violenza ad alta intensità di decibel e una storia di passione che non concede più che tanto alla vista ma offre comunque un buon grado di calor bianco. Michael Mann è un maestro accreditato del genere e con questo remake è consapevole di prendersi un bel rischio. Colin Farrell (bello e inespressivo più di quanto basta) e Jamie Foxx rilevano Don Johnson e Philip Michael Thomas. Senza la volontà di dare origine a copie conformi (a partire dalla scarsa eleganza degli abiti) ma anche con il piacere di misurarsi in un lavoro di coppia che distingue i caratteri ma non mira alle relazioni alla Buddy/Buddy. Ne esce un film fortemente marcato da Mann che però invece di rifare il serial (scelta peraltro condivisibile) rifà il proprio cinema. Quindi ancora una città con i toni virati sul rosso della notte (come in Collateral), ancora una magistrale sequenza (in apertura) girata in una discoteca in cui divertimento e violenza si sfiorano e sembrano non vedersi reciprocamente (sempre Collateral) e sparatorie in cui i colpi delle pistole esplodono come cannonate. C’è però la variante esotico-meticcia della presenza di Gong Li che fa la differenza. L’attrice resa famosa (non sappiamo quanto negli States) dai film di Zhang Yimou offre la sua bellezza matura e la sua professionalità al complesso personaggio di Isabella, donna del boss e business woman combattuta per amore. È grazie a lei che il film si consente un finale aperto che lascia spazio a un possibile sequel.
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