mercoledì 3 agosto 2011

Leggende


Secondo Nonno di Panopoli, Zeus aveva scelto Semele per dare una seconda nascita a Dioniso, affinché gli uomini potessero beneficiare del­la mistica bevanda, cioè del vino..Secondo certi racconti, Zeus offrì alla fanciulla una coppa dentro la quale era disciolto il sacro cuore di Dioniso e la fanciulla, bevendo questa pozione, era rimasta incinta del potente dio. Ella subito sentì crescere dentro di sé una forza immane, che la spingeva a correre lungo le pendici erbose del Citerone e le riempiva l’anima di qualcosa di indefinibile, di arcano. La potenza del figlio, che portava in grembo, si era impadronita di lei e le infondeva un sentimento “musicale”. Era una fiamma divina che si traduceva in musica e si risolveva nel ritmo di una danza frenetica, perfetta e terribile, leggiadra e travolgente. Era Dioniso che si manife­stava con la forza del “dithirambo”», era l’universo dionisiaco che si attuava tramite Semele, perché Semele era la prima delle baccanti.

Si racconta che Hera, sposa di Zeus nell’Olimpo, spinta dalla gelosia, abbia convinto la figlia di Cadmo, Semele, a chiedere a Zeus suo amante qualcosa che non avrebbe mai dovuto desiderare, a voler vedere ciò che a nessun essere mortale era concesso di vedere: Zeus al culmine del suo splendore divino.

E così a Semele accadde ciò che accade all’anima degli iniziati nel momento in cui ricevono la più alta delle iniziazioni: restò folgorata.Fu come se il fulmine di Zeus l’avesse investita, diventò cenere, ma dalle sue ceneri il re degli dèi raccolse il proprio figlio, Dioniso, e lo cucì all’interno della propria coscia.

Pausania racconta che un pilastro spezzato coperto di edera, all’in­terno di un temenos, testimonia l’evento. Quello sarebbe stato il posto nel quale sarebbe avvenuta la folgorazione di Semele, quello era il pun­to in cui si venerava “Dioniso Perikionios”, Dioniso circondato da colonne. A questa versione si attiene il primo inno omerico, nel quale si narra di come Zeus abbia generato il figlio sulla cima di una montagna sacra, situata oltre la Fenicia, nei pressi delle terre d’Egitto e del fiume Nilo. Il nome della montagna è Nysa, e questo nome lo troveremo in tutte le varianti dell’infanzia di Dioniso.


Apollodoro racconta che Dioniso, rinato nuovamente dalla coscia di Zeus, venne affidato da Hermes alle Nynfe di Nysa. In questa versio­ne Nysa non è più in Egitto ma si trova in Asia. In Diodoro non si parla della nascita dalla coscia di Zeus ma si dice che Hermes affidò il bambino alle cure delle Nynfe di Nysa, luogo questo che egli colloca tra la Fenicia e il Nilo. Nel ventesimo inno omerico, si narra che il fanciullo viene alle­vato in un antro odoroso, che si apre sulla valle di Nysa, e che a nutrirlo sono le Napee, cioè le Nynfe di quella valle profumata e selvosa. Per altri autori, Nysa è un isola lontana, posta nell’occidente estremo, un’i­sola che ha le rocce scintillanti color della porpora. E questo ci ricorda il sole purpureo che secondo Virgilio illumina i “Campi Elisi”. Così che questo nome “Nysa” viene a essere una costante, il che significa che è un elemento basilare della teologia dionisiaca. H. Jeanmaire ritie­ne che si tratti del femminile della parola indoeuropea “nysos”, il cui significato potrebbe essere tradotto con “sacro” o “divino”. Ad ogni modo il fanciullo, figlio del re degli dèi, pare non possa restare nella comune realtà umana. Egli deve essere collocato in un luogo speciale, aldilà di ogni frontiera conosciuta, in una dimensione sovrumana. Nella maggior parte dei racconti a condurcelo è Hermes, la guida delle anime, una delle poche divinità a cui è concesso scendere negli abissi dell’Ade.

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