sabato 31 dicembre 2011

Pensieri


Ti ho conosciuto come idea.Ti ho cullato in me giorno per giorno dal momento che assaporavo la certezza della tua presenza.Ti ho visto muovere su un monitor ed ho tenuto in mano la fotografia del tuo esserci.Ti ho aspettato immaginando cosa avremmo potuto fare insieme,immaginando tutto quello che un padre può immaginare di suo figlio,tenerlo in braccio,dargli il biberon,cambiarlo,dormirci vicino,ridere assieme,giocare,tenerlo con le manine per fare i primi passi,vederlo divenire sempre più grande,sempre più indipendente,sempre più autonomo,vivendo il tempo con lui.Ti ho tenuto lo stesso in braccio perso nel tuo viso,che rimarrà per sempre tatuato negli occhi dell'anima.Ti abbraccio ogni volta che ti penso,ogni volta che ti dedico preghiere,ogni volta che ti porto fiori,ogni volta che rivedo il tuo sorriso,e non solo oggi che poteva essere un giorno di festa e invece è un giorno di infinita tristezza e desolazione interiore,ma sempre sempre sempre.Tuo Papà.

mercoledì 28 dicembre 2011

Pensieri


Le illusioni sono per l'anima quello che l'atmosfera è per la terra. Toglietele quella tenera coltre d'aria e vedrete le piante morire, i colori svanire.




Virginia Woolf, Orlando, 1928

Cinema


Kathy H. è una badante che affianca i pazienti durante le donazioni degli organi. In un lungo flashback ricorda l'infanzia e l'adolescenza trascorse nel college inglese di Hailsham, l'amicizia con Ruth e l'amore per Tommy. Durante quegli anni i protagonisti vennero informati da una tutrice che il loro destino era già stato pianificato. Kathy si presenta con l'iniziale del suo cognome: ‘H'. Questa mutilazione anagrafica (oltre che citazione kafkiana) prefigura già una privazione dell'identità. I tre protagonisti non accenneranno mai ad un'origine o ad un legame di parentela. Vivono questa condizione di orfani, assuefatti alla grigia e silente crudeltà di Hailsham, un college mengheliano che li riduce a polli da batteria per servire il progresso scientifico. Sono creature che non diranno mai ‘io'.
Il film è un thriller soffuso, cadenzato, con tinte fosche e angoscianti. Prevalgono tonalità grigie dalle divise collegiali alle mura degli ospedali. La scenografia firmata da Mark Digby (The Millionaire) è tutt'uno con lo stato d'animo e la condizione larvale della vita. L'unica vibrazione che scuote lo stato emotivo, destando sogni e desideri, è espressa dal ritornello di una canzone :‘Darling, hold me and never never never let me go'. Dalla penna di Kazuo Ishiguro, scrittore nato a Nagasaki e cresciuto nel Paese dove è avvenuta la clonazione della pecora Dolly, non poteva mancare un confronto con le conseguenze del progresso scientifico. Un confronto che diviene interrogativo sulla condizione umana, sull'omologazione, la libertà individuale e la pressione di un potere che vorrebbe livellare il pensiero. Il suo romanzo ‘Never let me go' al quale ha lavorato per quindici anni, anche se descrive un mondo parallelo dominato dalla clonazione, è tragicamente umano. Ci sono dentro gli interrogativi sulla scienza, sul senso dell'amore, dell'amicizia e dell'arte.
La regia di Mark Romanek (celebre autore di video musicali come ‘Bedtimestories' di Madonna o ‘Scream' di Michael Jackson) fedele alle intenzioni di Ishiguro, riesce a condurre l'esperienza reale e ordinaria della vita di un college inglese, verso un piano sempre più astratto e metaforico. La tragedia di questa lenta rassegnazione al destino è tramata con un'eleganza tipicamente nipponica, senza contrasti, atti di forza o ribellione. La scelta degli attori adulti è suggestiva oltre che ispirata. La coppia Ruth – Tommy (interpretata da una metafisica Keyra Knightley e uno stilizzato Andrew Garfield) è lunare e consunta. Entrambi sembrano emergere dal dolore dei dipinti di Munch, Kirchner e Kokoschka. Nessuno di loro metterà al mondo bambini perché ‘generare' è un atto creativo e la ‘creatività' è bandita dalle loro vite. Per questo c'è una sessualità triste, frustrata come quella immortalata dagli espressionisti. Si tratta di una prigionia psichica, più affilata e capillare di quella schiavistica, che non contempla la salvezza.
L'immagine dell'uomo che non può più mettersi in viaggio e cercare, è espressa dalla nave sdraiata sulla sabbia, arrugginita ed in-ferma. Una nave che non può più sperare l'orizzonte. Vale la pena vivere se l'identità è censurata? Cosa resta all'uomo se può fare a meno della creatività per rispondere ad una volontà estranea al cuore? Se perdiamo noi stessi a che vale il progresso scientifico? Veniamo consegnati alla morte se le idee si spengono, sembra svelarci sottovoce questo film esangue e magnifico,intenso e disperato.Pura bellezza.

Viaggi

Libri


Parla di due ragazzi, Yoko e Sugio, coetanei e cugini, ma reciprocamente innamorati. Un amore platonico nascosto alla vista di tutti fatto di silenzi e sguardi. I due si perdono di vista fino a incontrarsi di nuovo, adolescenti, su un treno, in tempo di guerra. Il treno e' talmente affollato che i due non si accorgono di essere accanto, e la folla li preme l'uno all'altra, schiena contro schiena. Sia lui che lei sentono provenire dalla schiena dell'altro un calore particolare associato ad un certo piacevole fastidio, e contemporaneamente nelle loro menti scaturisce la convinzione che l'altro abbia delle ali nascoste sotto i vestiti. Ricominciano a frequentarsi, senza mai fare parola di questa loro convinzione senza sapere che l'altro nutra la stessa idea sulla propria persona a riguardo di questa magica caratteristica fisica. Il pensiero che il proprio amato/a abbia le ali e' comunque un pensiero tristissimo perche', nel caso veramente le avesse, potrebbe volare via abbandonando l'altro per sempre.... riflessioni filosofiche e psicologiche sull'amore taciuto fino a che la guerra li separa, fino ad un finale terribile e sconvolgente. L'amore per metafora, vissuto nei silenzi e nella timidezza fino ad essere elevato a mito.Un piccolo gioiello dell'arte di narrare di Mishima.

Dipinti




Caspar David Friedrich - Paesaggio invernale con chiesa

Libri


Un bellissimo libro colmo di immagini di splendidi dipinti che illustra l'evoluzione artistica che importanti pittori del nostro secolo hanno trovato ispirati da questa caleidoscopica città.Dalle magie colorate di Pollock,vera incarnazione di arte moderna,a Basquiat che riprende cifre del passato con piglio moderno,un viaggio affascinante nell'arte e nel talento creativo.

Poesie


Il vino triste



La fatica è sedersi senza farsi notare.
Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate
e ritorna la voglia di pensarci da solo.
Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,
ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo
esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro
(l'uomo solo non può non pensare al lavoro)
ridiventa l'antico destino che è bello soffrire
per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano
a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.

Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,
pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque
può sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.
Può sbucare una donna e distendersi in strada,
bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo
come un tempo una donna gemeva con lui.
Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire
e la vita non è che un ronzio di silenzio.

A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite
e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe
che in quest'uomo trascorrono tiepide vene
dove un tempo la vita bruciava? Nessuno
crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze
su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,
e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo
giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.



Cesare Pavese

Canzoni

Cinema


Un barbiere ebreo è scambiato per Adenoid Hynkel, dittatore di Tomania, e in questa veste pronuncia un discorso umanitario. Satira penetrante e persino preveggente del nazifascismo in cui Charlot si sdoppia nel piccolo barbiere ebreo e nel dittatore Hynkel (Hitler): l'uno appare come l'immagine un po' sbiadita del vagabondo; l'altro ne è, per certi versi, il negativo. Primo film parlato di Chaplin. Da un dialogo ridotto all'essenziale (Charlot non può parlare) si passa, nel finale, all'invadenza della parola. Sequenze celebri: la rasatura al ritmo di una danza ungherese di Brahms; Hynkel che gioca col mappamondo; l'incontro tra Hynkel e Benzino Napaloni, dittatore di Bacteria. Anni dopo Chaplin espresse il suo dispiacere di averne fatto una commedia nella sua ingenua ignoranza di quel che veramente succedeva nella Germania nazista, ma il film è, comunque, una gioia da vedere ancora oggi.Un capolavoro assoluto del cinema,ed esempio massimo di come il cinema possa ergersi a denuncia feroce delle dittature,della stupidità degli uomini,e della violenza che può solo generare altra violenza.Immenso Chaplin.

Pensieri


Ecclesiaste 3



1 Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
9 Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?
10 Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. 11 Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine. 12 Ho concluso che non c'è nulla di meglio per essi, che godere e agire bene nella loro vita; 13 ma che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro è un dono di Dio. 14 Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c'è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di lui. 15 Ciò che è, già è stato; ciò che sarà, già è; Dio ricerca ciò che è già passato.
16 Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c'è l'iniquità e al posto della giustizia c'è l'empietà. 17 Ho pensato: Dio giudicherà il giusto e l'empio, perché c'è un tempo per ogni cosa e per ogni azione. 18 Poi riguardo ai figli dell'uomo mi son detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie. 19 Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. 20 Tutti sono diretti verso la medesima dimora:
tutto è venuto dalla polvere
e tutto ritorna nella polvere.
21 Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra? 22 Mi sono accorto che nulla c'è di meglio per l'uomo che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte. Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui?

sabato 24 dicembre 2011

Libri


Questo mini libro narra in maniera efficacia la persecuzione storica di quelle donne che,per diversi motivi,venivano definite streghe,attribuendo loro poteri soprannaturali e magici con intenti malefici e demoniaci.

Libri


Per gli antichi Egizi le forme di divinazione erano legate ai calendari dei giorni fausti e nefasti, il tempo era governato da divinità che potevano intervenire nella vita degli uomini. L'Egizio aveva come obiettivo la propria crescita spirituale e per ottenere tale meta svolgeva il suo percorso iniziatico collegando la realtà celeste e a quella terrestre.Un libro interessantissimo che rivela diversi aspetti della cultura e del livello di conoscenze elevato di questa civiltà.Il libro è corredato da carte molto ben disegnate e che rappresentano simbolicamente il percorso spirituale di una persona attraverso le immagini degli dei egizi.

Pensieri


Che questa vigilia di Natale vi veda cenare,brindare,stare in compagnia delle persone a voi più care e vi dia quel calore e quella gioia e sappia farvi vivere quell'atmosfera rarefatta e malinconica che l'immagine del fuoco di un bel caminetto sa dare.

giovedì 22 dicembre 2011

Pensieri


L'umano è l'unico animale che arrossisce, ma è anche l'unico che ne ha bisogno.

Serie tv


Questa seconda stagione è ancora più densa e corposa della prima con l'ascesa e la caduta della immensa figura di Tommaso Moro,filosofo,umanista,consigliere del re che,per rimanere fedele alla sua Fede,finisce per pagare il prezzo più alto,la vita.C'è l'ascesa e la caduta di Anna Bolena con tutta la sua corrotta famiglia,che può essere presa a simbolo di come la corruzione possa arrivare ai vertici di un Paese e provocare sconquassi epocali.Insomma tanti temi,tanti intrighi,tante passioni,in una serie davvero molto ben fatta e storicamente ineccepibile.

Cinema


Il piccolo Artù è sottratto ancora in fasce alla madre dal Mago Merlino per essere preparato alla grande impresa di estrarre Excalibur, la spada magica, dalla roccia. Artù ci riesce e viene proclamato re. Cinema di grande spettacolo che attinge al ciclo delle leggende medievali bretoni, in particolare al romanzo cavalleresco La morte Darthur (Storia di Artù e dei suoi cavalieri, 1469-85) di Thomas Malory, adattato da Rospo Pallemberg con l'irlandese Boorman. Girato in Irlanda. Musiche del sudafricano Trevor Jones, impasto di canti corali medievali, interventi al sintetizzatore elettronico con citazioni di Wagner e Orff.Un classico.Da sottolineare gli esordi di Gabriel Byrne e di Liam Neeson,due eccellenti attori già allora.

martedì 20 dicembre 2011

Poesie


Fine della fantasia




Questo corpo mai più ricomincia. A toccargli le occhiaie
uno sente che un mucchio di terra è più vivo,
ché la terra, anche all'alba, non fa che tacere in se stessa.
Ma un cadavere è un resto di troppi risvegli.

Non abbiamo che questa virtù: cominciare
ogni giorno la vita - davanti alla terra,
sotto un cielo che tace - attendendo un risveglio.
Si stupisce qualcuno che l'alba sia tanta fatica;
di risveglio in risveglio un lavoro è compiuto.
Ma viviamo soltanto per dare in un brivielo
al lavoro futuro e svegliare una volta la terra.
E talvolta ci accade. Poi torna a tacere con noi.

Se a sfiorare quel volto la mano non fosse malferma
- viva mano che sente la vita se tocca -
se davvero quel freddo non fosse che il freddo
della terra, nell'alba che gela la terra,
forse questo sarebbe un risveglio, e le cose che tacciono
sotto l'alba, direbbero ancora parole. Ma trema
la mia mano, e di tutte le cose somiglia alla mano
che non muove.
Altre volte svegliarsi nell'alba
era un secco dolore, uno strappo di luce,
ma era pure una liberazione. L'avara parola
della terra era gaia, in un rapido istante,
e morire era ancora tornarci. Ora, il corpo che attende
è un avanzo di troppi risvegli e alla terra non torna.
Non lo dicon nemmeno, le labbra indurite.



Cesare Pavese

Cinema



Nina è una ballerina del New York City Ballet che sogna il ruolo della vita e un amore che spezzi l'incantesimo di un'adolescenza mai finita. Incalzata da una madre frustrata, si sottopone a un allenamento estenuante sotto lo sguardo esigente di Thomas Leroy. Coreografo appassionato e deciso a farne una fulgida stella, Leroy le assegna la parte della protagonista nella sua versione rinnovata del “Lago dei cigni”. Sul palcoscenico Nina sarà Odette, principessa trasformata in cigno dal sortilegio del mago Rothbard, da cui potrà scioglierla soltanto il giuramento di un eterno amore. Eterea e piena di grazia Nina incarna alla perfezione il candore del cigno bianco e con difficoltà il suo doppio nero e tenebroso, che in una superba variazione ingannerà il suo principe e la voterà al suicidio. La ricerca ossessiva del suo lato oscuro e della consapevolezza della propria sessualità la condurranno verso una tempesta emozionale e all'incontro con Lily, insidiosa rivale in nero. Dietro le quinte Nina si strugge e si predispone a ‘doppiare' il suo cigno bianco.
Due anni dopo l'incarnazione radicale trovata in The Wrestler e nel campione in disarmo di Mickey Rourke, il cinema di Darren Aronofsky mette in schermo una storia speculare. Fondato sullo stesso semplice “teorema”, salire su un ring o sulle tavole del palcoscenico per esistere, Black Swan coglie questa volta la protagonista al debutto con la vita e nel ruolo della vita. Per essere, la Nina della Portman sarà obbligata a prendere un ascensore per l'inferno e a battersi col suo doppio fino a contemplarlo e a raggiungere con lui la perfezione. In aiuto del regista newyorkese interviene il balletto per antonomasia, un classico del teatro di danza, sintesi perfetta di composizione coreografica e lunare poesia tardo romantica, di chiarezza formale e inquietanti simboli psicoanalitici, che contrappone un cigno bianco (Odette) a un cigno nero (Odile) tra arabesque e attitude, tra fremiti nervosi di braccia e straordinari movimenti del corpo. E proprio tale prospettiva presta il fianco ad avvitamenti mentali, fluttuazioni interiori e metamorfosi corporali che mancano il segno, ostentando le smisurate ambizioni filosofiche dell'autore.
I rapporti spaziali-geometrici tra i protagonisti e l'architettura viva e in movimento creata dal Corpo di Ballo, perfetta rifrazione e moltiplicazione di Odette, ispirano Black Swan e fondano la sua storia senza limiti e confini di genere. Dramma, mélo, thriller e horror si combinano sullo spazio scenico (ri)creato da Aronofsky e diviso in poli d'attrazione positivi e negativi che si annullano al centro nel momento dell'estasi amorosa di Odette e del suo principe, di Nina e del suo coreografo.
Anche questa volta il regista mette al centro della scena un corpo, una donna alle prese con l'altro da sé, ossessione e oggetto di venerazione con cui cercare una possibile integrazione. Ma se a Mickey Rourke, saturo di carne e livido di pugni in faccia, è riuscita l'impresa del volo sul nero dell'epilogo, Natalie Portman fallisce la parabola e la verità del corpo, ricalcando la gestualità cignesca e crollando a terra.

Pensieri


Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.





Johann Wolfgang Goethe, Götz von Berlichingen, 1773

Cinema



Jack Campbell sta per andare a Londra, è l'occasione della vita. Sara, la sua ragazza ha un brutto presentimento. Vorrebbe trattenerlo. Ma lui prende quell'aereo. Tredici anni dopo Jack è il re di Wall Street. Sta trattando una fusione di 120 miliardi di dollari. Naturalmente ha tutto, a cominciare da una Ferrari. La vigilia di Natale si imbatte in un nero apparentemente molto cattivo, che in realtà è un angelo: lo porta davanti a una certa casetta del New Jersey. Jack ha la possibilità di vedere la propria vita, come sarebbe stata se non avesse preso quell'aereo. Ha due bambini, sua moglie (innamorata) amici normali, vestiti normali (ha un sussulto quando vorrebbe comprarsi un "Ermenegildo Zegna da 2400 dollari), lavoro normale (vende gomme). A poco a poco si abitua, è felice. Rispunta il nero, Jack si sveglia, è ancora il re di Wall Street. Rispunta anche Sara, che senza di lui è diventata una manager isterica. Ma Jack ha conosciuto un'altra possibilità di vita. Tenterà di ricomporre.Film dolce-amaro sulle scelte e sul destino che fa riflettere bonariamente,perchè sempre di commedia si tratta,supportata dalle ottime interpretazioni di Cage e della Leoni.

sabato 17 dicembre 2011

Pensieri


L'imbecillità è una rocca inespugnabile: tutto quel che vi urta contro, si spezza.







Gustave Flaubert, Pensieri, 1915 (postumo)

Canzoni

Cinema



Due giovani maghi apprendisti, Robert Angier e Alfred Borden, vengono istruiti e seguiti da Cutter, un ingegnere illusionista ed ex mago, ma durante un numero in cui una donna viene legata e messa in una cassa di vetro piena d'acqua, qualcosa va storto e Angier incolperà l'amico dell'accaduto, tentando di vendicarsi. Inizia così un crudele gioco tra i due uomini su chi sia il migliore e la rivalità si trasformerà pian piano in ossessione.
Ambientato a Londra nell'età Vittoriana The Prestige segue da vicino il percorso che porterà Angier (Hugh Jackman) e Borden (Christian Bale) alla scoperta della massima illusione, "The New Transported Man", ovvero una sorta di teletrasporto. Non è semplice entrare nell'ottica dei due rivali perché sono uomini che amano la magia più di qualunque altra cosa e credono fermamente che il sacrificio sia il prezzo da pagare per un buon spettacolo. Eppure Christopher Nolan riesce a far prendere allo spettatore le parti dell'uno e dell'altro trasportandolo in un'altra epoca, nell'illusione più spettacolare, sulla scena e tra i giochi di prestigio, nella tana del grande scienziato Nikola Tesla (un David Bowie in forma e sempre incredibilmente convincente, specie nei panni dell'inventore un po' folle) fino alla rivelazione ultima.
La fotografia magica e le fantastiche scenografie fungono da ulteriore mezzo di trasporto verso l'ignoto, dove solo i volti conosciuti e rassicuranti degli attori non protagonisti (l'ingenua Rebecca Hall, la dolce Scarlett Johansson e il bravissimo Michael Cane che torna a vestire un ruolo simile a quello del Dr. Wilbur Larch ne Le regole della casa del sidro) riescono a portare un po' di sollievo durante la cavillosa esposizione dei fatti, come c'era da aspettarsi dal regista di Memento.

venerdì 16 dicembre 2011

Cinema


Dall'omonimo capolavoro del gangster-movie anni '30, un remake che rende onore al proprio ispiratore, qui magistralmente attualizzato ed ampliato nei contenuti. Ambientato a Miami, l'intreccio si dipana tra il mondo degli immigrati cubani e quello dei signori della droga della east-coast. Tony Montana, lo sfregiato, è uno tra i tanti "rifugiati politici" in territorio statunitense, sbarcati sulle coste della Florida in seguito all'apertura delle carceri cubane. Per i profughi la via più veloce per abbandonare la degenza economica è darsi al crimine, e Tony, non certo uno stinco di santo, non ci penserà due volte. Comincerà così per il gangster una rapida ascesa, che arriverà a vertiginose quanto pericolose altezze. Oliver Stone stende una sceneggiatura cruda, ritratto di un mondo fatto di polvere bianca e potere, pupe da sballo e disco-music elettronica: il mondo dei gangster anni '80, insomma. Grazie all'elegante mano di De Palma, l'opera danza sul ribaltamento del punto di vista: ci si scoprirà a simpatizzare per la mina vagante Tony, selfmade-boss scaltro e ligio al proprio, seppur deviato, codice d'onore. Montana, rozzo cubano di umili origini, incarna gli ideali del ghetto portandoli all'estremo, costruendo dal nulla un impero economico basato sull'illegalità. Un titanismo incurante di qualsiasi limite umano plasma la sfolgorante parabola del protagonista, vittima della propria fremente volontà di potenza. Il prodotto finale, lontano dalle ovattate atmosfere de Il padrino , è una feroce rilettura del capitalismo, dove il sogno americano si rivolta contro se stesso e la cultura del dollaro si affianca ineluttabilmente all'eccesso, preludio in tale contesto all'autodistruzione. Affiancato da una splendida Michelle Pfeiffer agli esordi, Al Pacino regala l'anima ad un antieroe leggendario, contribuendo a creare un'opera che traccia nuove e nette linee guida per il futuro del genere (e non solo). Sulle note di una emblematica "Push it to the limit", lo spirito del cinema si rinnova incarnandosi in un monumentale dramma corvino, serio candidato al titolo di gangster-movie stradaiolo definitivo.

giovedì 15 dicembre 2011

Libri


Da Abduction a Men in black, da Cerchi nel grano a Cabo Rojo, da Clarke a Roswell: oltre 600 voci riccamente documentate per conoscere storia, protagonisti, fatti e misteri dell'ufologia.Un libro davvero completo che,voce per voce,illustra tutto il panorama di questo mistero scandagliato con rigorosità scientifica e con prove documentali di prim'ordine.Molto interessante la parte critica che spiega come ci si può confondere nel riconoscimento di un UFO,dando spiegazioni scientifiche,ottiche,di suggestione o comunque pratiche che escludono la visione reale,che invece viene documentata con foto,documenti e rilievi per non avere dubbi.

Serie tv


Una serie davvero molto ben fatta che narra la leggenda di Re Artù,partendo da quando era piccolino fino alla sua incoronazione.Ruotano attorno a lui figure mitiche come quella di Merlino,qui interpretato da un ottimo Joseph Fiennes,da Morgana,che trama per strappare il trono a suo fratello,a Ginevra,che si divide tra l'amore per Artù e per Leontes,il campione del re,e poi Igraine,la vera madre di Artù,e tutte le sue gesta narrate all'interno del castello di Camelot,preso diroccato e trasformato in una magione degna di un re potente e saggio.

Cinema


Pochi giorni a Natale in una Londra dove l’amore è dappertutto. Dieci storie di ogni risma si intrecciano a formarne una sola: Hugh Grant è il nuovo Premier appena insediatosi e si innamora di una ragazza del suo staff; sua sorella (Emma Thompson) è convinta di essere cornificata dal marito (Alan Rickman) che in effetti è molto attratto da una collega, che già aveva fatto perdere la testa ad uno scrittore (Colin Firth), il quale fugge in Francia per dimenticarla e lì… Si avvicina il Natale, verso cui convergono tutte queste storie.Non è facile parlare d'amore al cinema affrontando l'argomento come base di un film che non voglia essere solo puro intrattenimento. Richard Curtis c'è riuscito grazie a un cast davvero ben selezionato e a una sceneggiatura che funziona. Due elementi di cui molte produzioni pensano di poter fare a meno.Una commedia di quelle di un tempo con una solida sceneggiatura,un cast eccellente e situazioni a ritmo continuo che non annoiano mai.

mercoledì 14 dicembre 2011

Dipinti





Caspar David Friedrich - sorgere della luna al mare

Serie tv


Una delle serie più dispendiose e più contrastate mai prodotte dalla televisione. Un doppio primato per The Kennedys, costata mesi di polemiche, voluta e co-prodotta da History Channel America (con Joel Surnow creatore di 24 come il regista Jon Cassar) e poi rifiutata perché il racconto senza omissioni di una dinastia che ha segnato la storia del Ventesimo secolo, appariva troppo sfacciata. «Sesso, mafia e droga, un assassinio politico postumo» avrebbero sentenziato Carolyn Kennedy figlia del presidente assassinato e Maria Shriver, una Kennedy anche lei, ex moglie di Schwarzenegger, che hanno fatto pressioni a che la serie fosse soppressa.

Dunque sotto accusa le ricostruzioni troppo romanzate dei protagonisti: Jfk che si sarebbe buttato in politica per accontentare le ambizioni di un padre padrone; Jacqueline Bouvier, sua moglie, anche lei vittima di genitori dispotici. E poi l’abuso di medicinali da parte di tutti e due fino a far dire: «Gran parte della serie sembra girata in farmacia» e ancora le allusioni esplicite ai contatti con la mafia del vecchio patriarca e la passione per il sesso del Presidente con scene in piscina senza veli con una simil Marilyn, più macroscopiche inesattezze storiche. Tutto questo avrebbe portato la messa in onda americana al terzo record, quello degli ascolti.Il cast è di quelli da prima fila visto che nei panni di Jfk c’è Greg Kinnear (C’è posta per te), Katie Holmes è Jackie (moglie di Tom Cruise e protagonista di Dawson Creek) e Barry Pepper (La venticinquesima ora) è Bob Kennedy. «Ci siamo basati su documenti storici - così Surnow ribatte alle accuse - ovviamente le conversazioni private non le potevamo sapere ma tutte le decisioni prese nella Sala Ovale, comprese quelle circa la crisi dei missili di Cuba, sono provate. La nostra miniserie ha gli ingredienti del grande dramma; ambizione, gelosia, lealtà e intrighi. E questa fu la famiglia Kennedy». Anche Kinnear ne è entusiasta: «Jfk fu veramente una persona complessa. All’inizio ero molto intimidito dal ruolo anche se capivo la grande opportunità che mi si dava. Ho scoperto quanto poco noi americani sappiamo della storia di quegli anni, perciò devo dire grazie anche per il fatto che per sei mesi ho avuto quotidianamente lezioni di storia».

Pure Katie Holmes si è innamorata del suo ruolo. «Jackie doveva essere madre, moglie e first lady. Lottò duramente per proteggere e sostenere la propria famiglia e facendo così ha sostenuto anche il nostro Paese. Non dimentichiamo che fu un’artista e promosse le arti, parlava molte lingue e fece diventare la Casa Bianca un luogo di interesse storico. Diventò editrice e aiutò molti scrittori poi diventati famosi. Fu un’icona di stile perché aveva innato il senso dello stile. Io mi sento molto fortunata ad interpretare una donna tanto dinamica».Una serie che indaga più il privato che il pubblico e proprio per questo risulta più accattivante e originale.

Poesie


Sogno



Ride ancora il tuo corpo all'acuta carezza
della mano o dell'aria, e ritrova nell'aria
qualche volta altri corpi? Ne ritornano tanti
da un tremore del sangue, da un nulla. Anche il corpo
che si stese al tuo fianco, ti ricerca in quel nulla.

Era un gioco leggero pensare che un giorno
la carezza dell'aria sarebbe riemersa
improvviso ricordo nel nulla. Il tuo corpo
si sarebbe svegliato un mattino, amoroso
del suo stesso tepore, sotto l'alba deserta.
Un acuto ricordo ti avrebbe percorsa
e un acuto sorriso. Quell'alba non torna?

Si sarebbe premuta al tuo corpo nell'aria
quella fresca carezza, nell'intimo sangue,
e tu avresti saputo che il tiepido istante
rispondeva nell'alba a un tremore diverso,
un tremore dal nulla. L'avresti saputo
come un giorno lontano sapevi che un corpo
era steso al tuo fianco.
Dormivi leggera
sotto un'aria ridente di labili corpi,
amorosa di un nulla. E l'acuto sorriso
ti percorse sbarrandoti gli occhi stupiti.
Non è piú ritornata, dal nulla, quell'alba?



Cesare Pavese

Cinema


Dalla tragedia di Shakespeare è stato tratto questo film,davvero molto bello,che narra l'instillare di Iago nella mente del suo capo,il moro di venezia,il tarlo della gelosia,trasformandolo da amante focoso e devoto alla sua regina Desdemona a feroce accusatore ed omicida della stessa.Il film tiene alta la grandezza di scrittura grazie a delle eccellenti interpretazioni di Branagh,un fenomenale e ambiguo Iago,a Lawrence Fishburne,grandissimo Othello,alla jacob,la dolce e onesta Desdemona.Uno di quei classici che riconcilia con il cinema e con l'eccellenza della scrittura.

Canzoni

Cinema


Dispiace dare pollice verso ad un film dei fratelli Coen che ci hanno abituato a piccoli gioiellini cinematografici,ma con questo film hanno fatto,per me,un grande buco nell'acqua.L'intenzione era quella di fare una sorta di remake de "La signora omicidi" portata nel Sud degli States,con tutto il corollario di blues,cori gospel,moralismo ossessivo ecc.Purtroppo quello che poteva essere uno spunto interessante viene mortificato da una sceneggiatura banalissima,fatta di un turpiloquio continuo,di gags assolutamente anonime,e di mancanza totale di originalità,a parte la parte finale che ha uno catto d'orgoglio mostrando quello che poteva essere e non è stato con questa pellicola.Peccato.

domenica 11 dicembre 2011

Cinema


Jeffrey Wigand è un bravo papà ed un bravo marito; fa il ricercatore, ma lavora per una major dell'industria del tabacco statunitense. Quando viene licenziato, e la sua situazione economica si fa difficile, decide di testimoniare contro i suoi ex-datori di lavoro, colpevoli di mentire sulla composizione chimica delle sigarette in commercio.
Lowell Bergman è invece un cronista d'assalto, che prepara i servizi per il famoso programma 60 Minuti della CBS; idealista, cerca di convincere Wigand a concedergli un'intervista. Ma andare contro le multinazionali del tabacco si rivela un vero calvario: fra trappole giudiziarie, minacce e ingiustizie, la multinazionale fa di tutto per screditare l'immagine del testimone-chiave, rendendo pubblico il fatto che non ha pagato gli alimenti alla ex-moglie e che è stato anche accusato di taccheggio. Ma Bergman e Wigand non si scoraggeranno e lotteranno fino alla fine...Grandissime interpretazioni di Pacino e Crowe che,con l'aiuto di un eccellente Plummer fanno di questo film un piccolo classico nel suo genere.

Canzoni





Per la mia pasta crema.....

Cinema


Conquistata Bagdad è ora il momento di trovare quelle armi di distruzione di massa che hanno scatenato il conflitto. L'ufficiale Roy Miller è a capo di una delle molte squadre che ogni giorno si recano nei siti indicati dalla CIA come probabile nascondiglio delle famigerate armi senza trovare nulla, ma diversamente da altri desidera saperne di più. Entrato in possesso grazie alla soffiata di un contatto locale di un libretto che indicherebbe i luoghi dove si nasconde il Generale Al Rawi (il Jack di Fiori secondo il mazzo di carte fornito dal governo e probabilmente l'unico uomo a conoscere la verità sulle armi di distruzione di massa) ma obbligato a non procedere dai suoi superiori, decide di trovarlo da solo e salvarlo dai suoi colleghi che, invece che interrogarlo, vogliono ucciderlo.
Occorre dirlo subito: Green zone è un film sulle motivazioni dietro la seconda guerra in Iraq tanto quanto The Bourne ultimatum è un film sui problemi della perdita di memoria, ovvero ben poco. Sebbene la trama ruoti intorno alla scoperta dell'assenza delle armi di distruzione di massa da parte di un soldato stanziato in Iraq, lo stesso il nuovo film della coppia Greegrass/Damon trova la sua vera ragione d'esistere nel modo in cui rivendica per se stesso lo statuto di genere. Se infatti United 93, la precendente incursione di Greengrass nel cinema d'attualità, mirava a raccontare fatti e situazioni che conosciamo ma il cui svolgimento possiamo solo ipotizzare (le dinamiche che hanno portato allo schianto a terra del terzo aereo coinvolto negli attentati dell'11 settembre 2001), questo nuovo film non pretende di insegnarci niente che non conosciamo già ma anzi si appoggia ad un finale già noto (le armi di distruzione di massa non ci sono mai state) per riscrivere le regole del cinema d'azione militare.
Rifiutando qualsiasi patente di indagatore delle realtà politiche Greengrass parte da fatti assodati e non scava oltre, si appoggia al libro "Imperial life in the Emerald City" di Rajiv Chandrasekaran per piegare i fatti alle esigenze del cinema spionistico e sceglie la via più difficile di tutte. Al centro della storia infatti non c'è più un superuomo come Jason Bourne ma un militare addestrato come tanti altri, animato da un senso patriottico e morale superiore a quello dei suoi colleghi che sono lì per eseguire ordini, il quale agisce fuori dagli schemi per arrivare ad un uomo che può rivelargli la verità nascosta dal governo prima di quelli che lo vogliono uccidere. Nulla di più classico e nulla di più innovativo.
Fin dalla prima sensazionale sequenza che dal micro (una riunione di loschi iracheni) subito proietta la storia nel macro (il susseguente bombardamento che di colpo illumina la notte) Green zone è cinema in mobilità mai domo, girato con il consueto stile caoticamente controllato di Greengrass. Come gli altri che prima di lui hanno portato sul grande schermo il conflitto iracheno, Greengrass vuole scendere nelle strade ed entrare nei vicoli peni di calcinacci ma diversamente da altri più che al video sceglie di appoggiarsi all'audio (una colonna sonora costante che si mischia a rumori di fondo scelti, mixati e organizzati con una precisione meticolosa per rendere la tagliente tensione della guerriglia di strada) trovando così il vero specifico filmico della nuova guerra.
Aggiornando le più classiche dinamiche del cinema d'azione americano, l'interesse del film passa in fretta dal contesto geopolitico alle frasi con le quali i personaggi si minacciano, ai colpi sparati, alla tensione degli inseguimenti (fantastico quello a tre!) e alle motivazioni che animano i comprimari, solitari quanto i protagonisti, nella loro lotta privata, sganciando così l'opera dalla contingenza attuale per proiettarla nell'Olimpo del grande cinema.

domenica 4 dicembre 2011

Canzoni

Pensieri


Colui che ha una grande ricchezza in sé stesso è come una stanza pronta per la festa di Natale, luminosa, calda e gaia in mezzo alla neve e al ghiaccio della notte di dicembre.







Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851

Poesie


La casa




L'uomo solo ascolta la voce calma
con lo sguardo socchiuso, quasi un respiro
gli alitasse sul volto, un respiro amico
che risale, incredibile, dal tempo andato.

L'uomo solo ascolta la voce antica
che i suoi padri, nei tempi, hanno udito, chiara
e raccolta, una voce che come il verde
degli stagni e dei colli incupisce a sera.

L'uomo solo conosce una voce d'ombra,
carezzante, che sgorga nei toni calmi
di una polla segreta: la beve intento,
occhi chiusi, e non pare che l'abbia accanto.

E' la voce che un giorno ha fermato il padre
di suo padre, e ciascuno del sangue morto.
Una voce di donna che suona segreta
sulla soglia di casa, al cadere del buio.




Cesare Pavese

Cinema


Nel 1738, a Parigi, in condizioni disagiate, nasce Jean-Baptiste Grenouille. Fin da bambino, dotato di un olfatto molto sviluppato, Jean-Baptiste va alla ricerca di tutti gli odori del mondo. Una volta cresciuto, lavora nel negozio del profumiere Baldini, dove apprende tutti i segreti delle spezie e delle essenze. La sua ossessione, però, rimane quella di riuscire a distillare e conservare il profumo delle donne. Questo incubo lo farà diventare un assassino.
Sottoforma di Kolossal europeo, Tom Tykwer, seguendo il romanzo di Süskind del 1985, immagina gli odori, i profumi con i frammenti di immagini, seguendo ciò che dice Baldini, "Ogni profumo racchiude tre accordi. L'accordo di testa, di cuore e infine di base". Ogni volta che Jean-Baptiste annusa, odora, le sequenze si frammentano, fin dal momento della sua nascita. Il regista costruisce una visione di un mondo settecentesco, putrido e illibato, nauseante e profumato, senza tuttavia farci mai provare l'esperienza di annusare. I liquidi, i corpi, la pelle sono il modo in cui "Il profumo" si manifesta, e nello scorrere i 147 minuti di durata, alcuni tempi morti, anche per gli amanti del romanzo, risultano pesanti e infiniti, ma il finale illumina e l'orgia universale condita dalla colonna sonora sinfonica è una fotografia meravigliosa, sublime di cosa l'amore possa arrivare a rappresentare. L'imperfezione è dell'uomo, la violenza è del mondo. L'amore, invece, appartiene a ognuno di noi, che lo vive a modo proprio, anche quando il male prende il sopravvento.

Cinema


Dopo aver conosciuto suo padre soprattutto via radio attraverso i racconti delle sue avventure dai quattro angoli del pianeta, Tom Popper è cresciuto ed è diventato a sua volta un padre assente per i suoi due figli. La sua principale preoccupazione è il suo lavoro come agente immobiliare di lusso e la possibilità di diventare il quarto presidente della società più importante di Manhattan. Impegnato ad acquistare il celebre Tavern on the Green di Central Park per ottenere l'agognata promozione, Popper apprende che suo padre è morto durante una spedizione in Antartide e che gli ha lasciato in eredità un gruppo di pinguini. La convivenza con i pennuti non si rivela affatto semplice, ma ancor meno semplice pare il tentativo di liberarsene.Un ottimo e garbato film per famiglie,di quelli di una volta,fatta di gag e battute fulminanti,mischiate a sequenze fantasiose esilaranti come per esempio il super attico trasformato in una sorta di polo nord o la sequenza all'interno del museo.E come un direttore d'orchestra a dirigere il tutto un Jim Carrey finalmente sobrio e supportato da una buona sceneggiatura che può esaltare le sue grandi doti di interprete,non solo comico.

Cinema


Tratto dalla storia vera di Kathy Bolkovac (Rachel Weisz), un ufficiale di polizia americana che accetta un lavoro nelle forze di pace nella Bosnia del dopo guerra. Le sue illusioni di partecipare alla ricostruzione di un paese vengono ben presto distrutte quando si scontra con la pericolosa realtà di un mondo corrotto e pieno di intrighi, dove regnano le società di vigilanza private e il linguaggio contorto delle diplomazie multinazionali.Un film durissimo e che denuncia la scandalosa tratta degli esseri umani,in questo caso povere ragazze ucraine che con il miraggio di un lavoro vengono portate in Bosnia e li vendute a criminali che le usano nei bar per arricchirsi.La Weisz regge tutto il film sulle sue spalle e lo fa alla grande,con la determinazione dell'onestà e dell'incorruttibilità in un mondo dove regna solo il Dio denaro e dove la vita vale meno di un pugno di terra.

sabato 3 dicembre 2011

mercoledì 30 novembre 2011

Scienza


Antoine-Laurent de Lavoisier (Parigi, 26 agosto 1743 – Parigi, 8 maggio 1794) è stato un chimico francese. Enunciò la prima versione della legge di conservazione della massa, riconobbe e battezzò l'ossigeno (1778), confutò la teoria del flogisto, ed aiutò a riformare la nomenclatura chimica. Lavoisier viene spesso indicato come il padre della chimica moderna.

Nato il 26 agosto 1743 a Parigi, Antoine Laurent Lavoisier frequentò il Collège des Quatre-Nations dal 1754 al 1761, studiando chimica, botanica, astronomia, e matematica. Chimico, naturalista, agronomo, economista ed esattore delle imposte, Lavoisier delineò, a partire dagli anni sessanta del secolo, con una serie ininterrotta di ricerche, una nuova rivoluzionaria immagine della chimica. La sua prima pubblicazione di chimica apparve nel 1764. Nel 1767 lavorò su uno studio geologico dell'Alsazia-Lorena. Venne eletto membro dell'Accademia francese delle scienze nel 1768 all'età di 25 anni. Nel 1771, sposò la tredicenne Marie-Anne Pierrette Paulze, che divenne nel tempo una sua collaboratrice scientifica, tradusse opere dall'inglese e illustrò i suoi libri. A partire dal 1775 servì nell'"Amministrazione delle polveriere reali", dove il suo lavoro portò a miglioramenti nella produzione di polvere da sparo e all'introduzione di un nuovo metodo per la preparazione del salnitro.
Alcuni dei più importanti esperimenti di Lavoisier esaminarono la natura della combustione. Attraverso questi esperimenti, dimostrò che la combustione è un processo che coinvolge la combinazione di una sostanza con l'ossigeno. Dimostrò anche il ruolo dell'ossigeno nella respirazione di animali e piante, così come nell'arrugginimento del metallo. La spiegazione data da Lavoisier alla combustione rimpiazzò la teoria del flogisto, la quale postulava che i materiali, quando bruciano, rilasciano una sostanza chiamata flogisto. Scoprì inoltre che l'aria infiammabile di Henry Cavendish che chiamò idrogeno (dal greco "formatore d'acqua"), si combinava con l'ossigeno per produrre una rugiada che, come riportò Joseph Priestley, appariva essere acqua. Il lavoro di Lavoisier era parzialmente basato su quello di Priestley, ma ad ogni modo, egli cercò di prendersi il merito delle scoperte di quest'ultimo. Questa tendenza ad usare i risultati di altri senza riconoscerlo e quindi trarre le proprie conclusioni, si dice che fosse stata una caratteristica di Lavoisier. In Sur la combustion en general, del 1777 e in Considérations Générales sur la Nature des Acides, del 1778, dimostrò che l'"aria" responsabile della combustione era anche fonte di acidità. Nel 1779, chiamò questa parte dell'aria "ossigeno" (dal greco "formatore d'acido"), e l'altra "azoto" (dal greco "senza vita"). In Reflexions sur le Phlogistique, 1783, Lavoisier mostrò che la "teoria del flogisto" era inconsistente.
Gli esperimenti di Lavoisier furono tra i primi esperimenti chimici veramente "quantitativi" ad essere condotti. Egli dimostrò che, anche se la materia cambia il suo stato con una reazione chimica, la quantità di materia è la stessa all'inizio e alla fine di ogni reazione. Bruciando fosforo e zolfo nell'aria, dimostrò che il prodotto pesava più della materia iniziale e il peso acquisito era stato preso dall'aria. Questi esperimenti fornirono la prova per la legge di conservazione della massa (in una reazione chimica la massa dei reagenti è esattamente uguale alla massa dei prodotti). Lavoisier investigò anche sulla composizione dell'acqua, e battezzò i suoi componenti come ossigeno e idrogeno. Assieme al chimico francese Claude-Louis Berthollet e ad altri studiosi, Lavoisier ideò una nomenclatura chimica, ovvero un sistema di nomi che serve da base al sistema moderno. Descrisse il tutto nel suo Méthode de nomenclature chimique (Metodo di Nomenclatura Chimica, 1787). Questo sistema viene ancor oggi largamente usato, compresi i nomi di acido solforico, solfati e solfiti. Il suo Traité Élémentaire de Chimie (Trattato di chimica elementare, 1789), è considerato il primo moderno libro di testo di chimica, e presentava una visione unificata delle nuove teorie della chimica, conteneva una chiara enunciazione della "legge di conservazione della materia",[2] e negava l'esistenza del flogisto. Inoltre, Lavoisier chiarificò il concetto di elemento come sostanza semplice che non può essere scomposta da nessun metodo conosciuto dell'analisi chimica, e concepì una teoria della formazione dei composti chimici a partire dagli elementi. In aggiunta stilò una lista di elementi, o sostanze, che non potevano essere scomposte, che includeva ossigeno, azoto, idrogeno, fosforo, mercurio, zinco, e zolfo. La sua lista, comunque, includeva anche luce e calorico, che credeva essere sostanze materiali.
I contributi fondamentali di Lavoisier alla chimica, furono il risultato di uno sforzo conscio di far rientrare tutti gli esperimenti all'interno di una singola struttura di teorie. Egli stabilì l'uso consistente della bilancia chimica, usò l'ossigeno per rovesciare la "teoria del flogisto", e sviluppò un nuovo sistema di nomenclatura chimica, che sosteneva che l'ossigeno era un costituente essenziale di tutti gli acidi (il che si rivelò in seguito vero nella maggior parte dei casi). Per la prima volta la nozione moderna di elementi viene impostata sistematicamente; i pochi elementi della chimica classica fecero strada al sistema moderno, e Lavoisier elaborò le reazioni nelle equazioni chimiche che rispettavano la conservazione della massa (si veda ad esempio il ciclo dell'azoto).
Creò anche la prima rivista di chimica specializzata, le "Annales de chimie".

Di importanza fondamentale nella vita di Lavoisier fu il suo studio della legge. Questo lo portò a un interesse per la politica francese e, come risultato, poté, all'età di 26 anni, divenire un Fermier Général (in pratica, un esattore in appalto di vari tipi di tasse). Nello svolgere questa attività cercò di introdurre riforme nel sistema monetario e fiscale francese. Mentre lavorava per il governo, aiutò a sviluppare il sistema metrico decimale, per garantire l'uniformità di pesi e misure in tutta la Francia. Essendo uno dei 28 esattori francesi che non avevano lasciato precipitosamente il territorio nazionale, Lavoisier poté essere catturato e processato come traditore dai rivoluzionari nel 1794 e ghigliottinato assieme al suocero e gli altri colleghi a Parigi, all'età di 51 anni. Il suo principale accusatore fu il rivoluzionario e chimico dilettante Jean-Paul Marat (1743 - 1793), al quale Lavoisier aveva in precedenza rigettato la domanda di accesso all'Accademia delle Scienze. Paradossalmente, Lavoisier fu uno dei pochi liberali nella sua posizione. La sua importanza per la scienza venne espressa dal matematico torinese di origine francese Joseph-Louis Lagrange che si dolse della decapitazione dicendo:
« Alla folla è bastato un solo istante per tagliare la sua testa; ma alla Francia potrebbe non bastare un secolo per produrne una simile. »

Canzoni

Poesie


Risveglio




Lo ripete anche l'aria che quel giorno non torna.
La fìnestra deserta s'imbeve di freddo
e di cielo. Non serve riaprire la gola
all'antico respiro, come chi si ritrovi
sbigottito ma vivo. E' finita la notte
dei rimpianti e dei sogni. Ma quel giorno non torna.

Torna a vivere l'aria, con vigore inaudito,
l'aria immobile e fredda. La massa di piante
infuocata nell'oro dell'estate trascorsa
sbigottisce alla giovane forza del cielo.
Si dissolve al respiro dell'aria ogni forma
dell'estate e l'orrore notturno è svanito.
Nel ricordo notturno l'estate era un giorno
dolorante. Quel giorno è svanito, per noi.

Torna a vivere l'aria e la gola la beve
nella vaga ansietà di un sapore goduto
che non torna. E nemmeno non torna il rimpianto
ch'era nato stanotte. La breve finestra
beve il freddo sapore che ha dissolta l'estate.
Un vigore ci attende, sotto il cielo deserto.




Cesare Pavese

Pensieri


Sapere è soffrire, e soffrire dà sapere.






(Eschilo)

Comicità


Ho capito di essere invecchiato quando al mio compleanno tutti gli invitati si sono messi intorno alla torta per scaldarsi le mani.





George Burns

Dedicato a....


Oggi è una giornata speciale per me e la mia famiglia perchè è il compleanno di mio nipote,che per me è un po' un terzo figlio visto che l'ho visto nascere e crescere,l'ho tenuto in braccio per una notte intera quando aveva un mese in un Capodanno fatto di biberon e film in continuazione,lui buono a dormire tra le mie braccia,un'emozione incredibile.Poi vederlo muovere i primi passi,portarlo al mare,fare i giri in bici con lui sul seggiolino raccontandogli di pirati,navi e tesori nascosti.Adesso che anche lui è papà,e di una splendida bimba,sta trasferendo quell'amore ricevuto alla sua cucciola,in una catena di bene che il tempo rafforza sempre di più.

Cinema


Addio a Ken Russell, messia selvaggio “Vedete, io non devo essere esuberante, erotico e barocco – quella orribile vecchia parola – se il soggetto non lo richiede”.

“Il cattolicesimo è un misto di bigotteria e inganno di se stessi e di tante stranezze, contraddizioni e perversità quante se ne possono immaginare, una religione molto confusa, piena di gente confusa. Anche se la chiesa mi ha attaccato da tutte le parti, e forse io sono in errore più dei cattolici, ciò non di meno considero i miei film come un’intensa affermazione di fede”.

Rino Mele, Ken Russell, Il Castoro Cinema, La Nuova Italia, 1975, p. 7-9.

Valentino, una delle sue pellicole tutto sommato più sobrie, gira intorno a una splendida festa di morte. Intorno al feretro del divo italiano, amanti e amici, antagonisti di una vita, donne che piangono, tutti insieme in un circo dal folle tocco russelliano. E’ questa la prima immagine a venire in mente alla notizia, stamattina, della scomparsa di Ken Russell, nato a Southampton 84 anni fa. Prima pilota della Raf, ballerino e fotografo, infine regista per la Bbc di alcuni lavori che hanno fatto la storia della televisione inglese (tra tutti Dante’s Inferno su Dante Gabriel Rossetti e The Debussy Film sul compositore francese, entrambi interpretati dal prediletto Oliver Reed), è stato uno dei cineasti europei più influenti e rivoluzionari degli anni Settanta grazie a un buon numero di pellicole segnate da uno stile inconfondibile. Visionario. Non c’è un nome per cui l’aggettivo sia più appropriato.

Autore dei più inattendibili e irresistibili biopic musicali della storia del cinema (i migliori sono: L’altra faccia dell’amore, La perdizione e Lisztomania), è raffinato narratore di albionico aplomb e messia selvaggio di un “cattivo gusto” che ha molti proseliti e pochi precursori. Col tempo ha perso smalto, come succede ai più grandi, ma il fuoco arde ancora sotto qualche stato di allucinazione, sopra un umore gothico, dietro alle fantasie di una bella di giorno col volto di Kathleen Turner. Più vicino a Erich von Stroheim che a Federico Fellini, ha continuato a lavorare anche una volta caduto nel dimenticatoio dei grandi produttori, girando pellicole semiprofessionali, brevi video, strampalati documentari. Chi voglia avvicinarsi alla sua opera recuperi almeno il capolavoro Donne in amore, da D.H. Lawrence, lo scandaloso I diavoli, dal romanzo I diavoli di Loudon di Aldous Huxley, Il boy friend, deliziosa fantasia ballerina, e il pirotecnico Tommy, tratto dall’omonima opera rock degli Who.

Accadimenti


Magri, la scelta privata di un intellettuale rigoroso La didascalia della vignetta di Ellekappa era caustica: “Pci: nuovi attacchi di Lucio Magri”. Solo che, in quei giorni di turbinosi congressi, all’inizio degli anni ottanta, per illustrare la battuta erano raffigurati un paio di sci. Non gli attacchi politici, dunque, ma quelli degli scarponi, intesi come simbolo di sospetta mondanità vacanziera, illustravano bene un certa diffidenza contro l’aura di eresia che nel cuore dell’apparato comunista aveva accompagnato tutta la vita del leader comunista e co-fondatore de Il Manifesto.

Quel sarcasmo era il retaggio di una diffidenza che spesso si sposava con l’ammirazione, e che subito dopo confliggeva con lei, senza possibilità di mezze vie: amato e odiato, ma sempre al centro della scena, alla sinistra della sinistra. Un uomo, tante vite, un filo di coerenza apparentemente irregolare ma rigorosamente geometrico che faceva da spina dorsale a una biografia tanto ricca quanto complessa: alla sinistra della Dc negli anni Cinquanta, poi alla sinistra del Pci negli anni Sessanta (fino alla radiazione collettiva con gruppo de Il Manifesto nel 1969), poi alla destra dell’ultrasinistra con il Pdup, e poi di nuovo alla sinistra del Pci grazie alla ricomposizione della diaspora (evento inedito nella storia comunista) caparbiamente voluta insieme a Berlinguer nel 1984, poi a sinistra del Pds, per poco nei primi anni Novanta, poi alla destra di Rifondazione nel 1995 quando nasce il governo Dini. Anche qui un ricorso: lui che aveva drammaticamente rotto con il gruppo de Il Manifesto nel 1979 sul nodo della sinistra di governo, si ricongiungeva con il suo giornale-famiglia, 16 anni dopo, sempre sul nodo del governo. In contrasto con Fausto Bertinotti che voleva far cadere Prodi, lui diventava il padre nobile della scissione dei Comunisti unitari che piangevano in aula – come fece Marida Bolognesi – per far nascere il governo Dini. “Baciare il rospo”, titoló il Manifesto, e quel giorno Lucio, con il suo impasto dolente di pessimismo e volontà disse: “É bellissimo”.

Eppure se volevano insultare Magri, nella caserma austera di Botteghe Oscure, in quegli anni di serrata battaglia politica fra destra e sinistra, per un ventennio, gli dicevano: “Abbronzato!”. Perché é vero: Magri era bello, molto bello, con il ciuffo corvino poi imbiancato, prima dall’argento, poi da una neve precoce. Aveva gli occhi azzurri che tendevano al blu, un viso regolare che a molti ricordava quello di Gary Cooper, Lucio aveva fama di grande seduttore, aveva avuto una storia d’amore con Marta Marzotto che aveva suscitato scandalo fra i puritani del politicamente corretto, e – é vero – spesso era anche abbronzato. Ma era soprattutto un intellettuale rigoroso, ideologico nel senso utile del termine, un dirigente politico forgiato nella generazione dei grandi carismi, approdato al comunismo venendo dalla Dc nei primi anni Cinquanta, traghettato verso una vocazione rivoluzionaria dalla febbre della rivoluzione possibile indicata da Lenin, attraverso quel pastore di cattolici comunisti che era il futuro padre del compromesso storico, Franco Rodano. Lucio Magri é morto due giorni fa, da suicida assisitito, in Svizzera, per scelta volontaria. É morto dopo aver provato due volte a togliersi la vita, é morto senza conversioni in punto di morte, in modo opposto al suo grande rivale (anche in amore) Renato Guttuso che scrisse contro di lui una preghiera per Marta Marzotto che iniziava con “Ave Martina” e finiva con un perfido “E liberaci dal Magri amen”. Era anche questa la sinistra del Novecento, un impasto di ideologia e passioni sentimentali.

Magri é morto con un gesto dissacrante e dirompente da grande laico, con un gesto privatissimo, custodito nel cuore protetto di una comunità di amici e compagni frequentata per una vita: Valentino Parlato, Rossana Rossanda, Famiano Crucianelli, e poi Luciana Castellina. Anche Luciana era stata sua compagna prima di essergli amica, nel tempo in cui chi l’aveva vista passeggiare – bellissima – insieme a Jane Fonda nei corridoi del quotidiano di via Tomacelli, si era convinto che anche quella epifania potesse essere una incarnazione delle speranze del Sessantotto. Sull’anno indimenticabile Magri aveva scritto un libricino per le Edizioni De Donato, quelle in brossura arancione, Considerazioni sui fatti di maggio, che sarebbe stato il suo personale manifesto di adesione alla scuola di Francoforte, fra Marcuse e Adorno. Ma Magri non era un orecchiante di provincia, era un intellettuale di sinistra che respirava il fermento europeo, e fra le cose di cui andava orgoglioso c’era l’aver scritto per Tempi moderni, sotto la committenza di Jean Paul Sartre.

Lucio è morto con un suicidio privatissimo, custodito fino all’ultimo come un segreto, morto con disposizioni testamentarie rigorose e sobrie, niente funerale pubblico, solo una cerimonia familiare a Recanati, e gli amici più stretti convocati a casa per attendere insieme la notizia definitiva, con un rito privato che oggi suscita polemiche ridicole e giudizi moralistici bigotti. Comunque vada, e qualsiasi cosa si pensi, é morto con un gesto che ci interroga e riscrive un frammento dei nostro costume.

Ecco perché questa scelta privatissima, al pari di quella impulsiva e ribelle di Mario Monicelli, giá oggi dispiega la sua forza politica, il suo impatto dirompente su un’opinione pubblica attardata e cloroformizzata in medioevali dispute sul fine vita, nel cuore esangue di una sinistra che fatica a confrontarsi con l’idea della morte. Una idea oggi ridotta a puntello di piccole identità ideologiche nella contesa politicista fra i cosiddetti laici e i cosiddetti cattolici.

Un’idea che il gesto di Magri rimette improvvisamente in discussione. L’elettrochoc di questo suicidio é un effetto che certo Lucio non aveva come obiettivo primario, impegnato come era a combattere contro la depressione che lo aveva investito dopo la morte della sua amatissima moglie Mara, la donna che – come ha raccontato in uno struggente pezzo su La Repubblica Simonetta Fiori – era il suo cordone ombelicale con il mondo. Ma era sicuramente una conseguenza che aveva previsto. Lucio Magri veniva combattuto – anche politicamente – con lo stereotipo del radicalchicchismo, evocato anche ieri con una punta di veleno da Fabrizio Rondolino, ma raccontato con i canoni di oggi sembrava un campione di sobrietà. Lo inseguiva una boutade intelligentemente velenosa della Marzotto: “Si sentiva in dovere di andare a letto con chiunque: era bello, intelligentissimo e infelice. Forse perché ce l’aveva con il mondo. Rimproverava al mondo intero il suo sogno di essere al fianco di Che Guevara”.

Ma il Magri che ho conosciuto io non aveva traccia di questo velleitarismo: era burbero, scrupoloso, appassionato, e piombava nelle riunioni di Cominform, un giornalino della sinistra antimassimalista finanziato dai comunisti unitari per fare le sue analisi: “Cerchiamo di leggere la fase in cui ci troviamo, altrimenti non si capisce nulla”. Era inseguito da questa fama libertina, ma faceva le notti in bianco per divorare i saggi di Hobsbawn, esigendo altrettanta celeritá: “Avete letto Gente che lavora? “. Il Manifesto fu il giornale à la page di una generazione, ed era anche – si direbbe oggi – un modello di casting: Pintor la fantasia, la Rossanda il cuore, la Castellina il senso dell’avventura, Parlato il pragmatismo istrionico e lui l’ideologia.

In politica la sinistra radicale mancó un quorum nel 1972 incontrando il sarcasmo di Pajetta: “Hanno sommato tre partiti per fare un prefisso telefonico”. Ma nel 1979 il Pdup centró il quorum con l’ 1,5 e chi c’era ricorda: “Quella sera Lucio Pianse”. Anche negli ultimi anni lo potevi incontrare alla Camera con la sua divisa di sempre, jeans e sigaretta perennemente incollata alla dita. E poi sì, la giacca. Diceva di sé di essere “un archivio vivente in soffitta”, ha scritto un libro bellissimo, Il sarto di Hulm che racconta la sua battaglia politica lunga una vita, in cui Magri spiega che Mara gli aveva chiesto di finirla prima di morire. Quel sarto secondo Brecht si era schiantato al suolo cercando di volare. Da domani – di certo – andrà a ruba. L’ultima volta l’ho visto a Montecitorio il giorno della fiducia a Monti. Come va? Gli ho chiesto: “Malissimo, grazie”. Lui era fatto così.



Luca Telese

Internazionale


Si era comportato male all'asilo, per questo il piccolo Bastien, tre anni, è stato chiuso nudo in lavatrice da suo padre Christophe Champenois che ha poi avviato la macchina. Il piccolo è stato ritrovato dalla madre Charlene congelato e ormai senza vita. Un orrore che si è consumato nella cittadina di Germigny-l'Eveque nella Seine-et-Marne. Entrambi i genitori sono stati immediatamente arrestati, lui, 33 anni, per assassinio di minore, lei per non aver impedito la tragedia. Secondo quanto riportano i vicini la madre sarebbe corsa con il bimbo in braccio ormai morto a chiedere aiuto dicendo che era caduto per le scale.Leggere questa notizia mi ha letteralmente choccato,essendo padre di famiglia,immagino quel povero bambino e immagino quella povera bambina nel vedere il fratellino ucciso dalla furia omicida di un essere inqualificabile,che spero passi il resto dei suoi giorni in carcere,anche se questo non riporterà sulla terra quell'angioletto.

A raccontare la verità era stata invece la figlia Maud di cinque anni che aveva visto il fratellino essere tirato fuori già morto dalla lavatrice. La ragazzina aveva cercato di parlare a Bastien e il padre l'aveva aggredita. Secondo i racconti di Maud non era la prima volta che Bastiene veniva punito in questo modo: questa volta però il castigo della lavatrice è risultato fatale.

lunedì 28 novembre 2011

Cinema


New York, 1985. A Wall Street l’unica cosa che conta è il potere del denaro. Giovani e rampanti yuppies, laureati nelle business school più prestigiose del mondo speculano in borsa con l’unico obiettivo di guadagnare molto e subito. Bud Fox (per gli amici Buddy) è un brillante ed anonimo broker pronto a tutto per raggiungere la gloria. “Il successo si condensa in pochi attimi” è questo il motto di Buddy e quando l’occasione gli si presenta non se la lascia sfuggire. Il suo destino cambierà drasticamente dopo l’incontro con il cinico e spregiudicato finanziere d’assalto Gordon Gekko, idolo dei “ragazzi” di Wall Street. Molto presto il giovane broker capirà con chi ha a che fare, e come in borsa ad immense fortune guadagnate in poche ore si susseguano rovinosi fallimenti, anche nella vita di Buddy alla sua avidità seguirà la rovina. "Gekko il grande", lo squalo del New York Stock Exchange, non si fermerà davanti a niente e a nessuno per raggiungere il suo scopo: "fare soldi". I sogni di Buddy verranno infranti e si dissolveranno come i numeri delle quotazioni che appaiono sui monitor di Wall Street.

Il film è uno spaccato del mondo della finanza negli anni ottanta, intriso di yuppismo, avidità e immoralità. Il personaggio incarnato abilmente da Michael Douglas rappresenta l'archetipo del rampantismo degli anni 1980, che idolatra il libero mercato e ne sfrutta le più evidenti incongruenze. È un tipico "self-made man", che si è fatto largo da una scadente università in modo duro e spietato, il tipico squalo dell'alta finanza, un uomo che vuol essere larger than life e decanta Sun-Tzu come vademecum nella vita e negli affari.

Il monologo sull'avidità, pronunciato dallo stesso Gekko nel corso del film, esprime al meglio i connotati del personaggio e di una certa America, quella reaganiana, che Stone mette impietosamente in mostra.

La caratterizzazione data da Michael Douglas (vincitore di premio Oscar, Golden Globe e David di Donatello per questo film) al personaggio di Gekko, finanziere spietato e disinvolto arrampicatore sociale, è un'icona della cinematografia contemporanea, e per gli amanti del mondo della finanza è un guru della speculazione mobiliare-immobiliare, al punto che la prestigiosa rivista statunitense Forbes ha dedicato una pagina a questo illustre, seppur fittizio, personaggio (ispirato probabilmente a Carl Icahn).Un grande film.

Comicità


ACCIDENTI

Bestemmia odontoiatrica.



ACULEO

Persona priva di posteriore.



BACILLO

Effusione tra due germi.



BANCOMAT

Istituto di credito manicomiale.



CASSATA

Fesseria siciliana.



CELLULARE

Telefonino per comunicare tra microorganismi.



DISSENTERIA

Attacco di opposizione.



DOMENICANO

Frate festivo



EVIRATA

Tragico incidente velistico.



FOCA MONACA

Animale destinato all'estinzione.



GRAVIDANZA

Ballo di nove mesi.



LIRA

Moneta sonante.



MOTOSEGA

Atto erotico dei motociclisti.



NEONATO

Bambino a luce soffusa.



OVAZIONE

Mestruazione di successo.



PAPARAZZO

Missile del Vaticano.



PARTITO

Luogo di destinazione dell'arrivista.



ROGNONE

Grosso problema da risolvere.



SANTO PROTETTORE

Magnaccia beatificato.



TABBACCAIO

Amico di Tabbattizio.



TOP SECRET

Roditore misterioso.



VAGINA

Condotto che unisce l'utero al dilettevole.



ZINGARELLI

Vocabolario per nomadi.




Orazio & Paolo