martedì 12 luglio 2011

Poesie


La poesia non va misurata, ma vissuta, assaporata



Keating: “Ora aprite i vostri testi a pagina 21 dell’introduzione. Lei, Perry, vuole leggere il

primo paragrafo dell’introduzione, intitolato: “Comprendere la Poesia?”

Perry: “Comprendere la poesia di Johnathan Evans Prichard, Professore emerito. Per

comprendere appieno la poesia, dobbiamo, innanzitutto, conoscere la metrica,

la rima e le figure retoriche e, poi porci due domande: uno con quanta efficacia

sia stato il fine poetico e due, quanto sia importante tale fine.

La prima domanda valuta la forma di una poesia, la seconda ne valuta

l’importanza. Una volta risposto a queste domande, determinare la grandezza

di una poesia, diventa una questione relativamente semplice.

Se segniamo la perfezione di una poesia sull’asse orizzontale di un grafico e la

sua importanza su quello verticale, sarà sufficiente calcolare l’area totale della

poesia per misurarne la grandezza.

Un sonetto di Byron può avere valori alti in verticale, ma soltanto medi in

orizzontale, un sonetto di Shakespeare avrà, d’altro canto, valori molto alti in

orizzontale e in verticale con un’imponente area totale, che, di conseguenza, ne

rivela l’autentica grandezza.

Procedendo nella lettura di questo libro, esercitatevi in tale metodo di

valutazione, crescendo così la vostra capacità di valutare la poesia, aumenterà

il vostro godimento e la comprensione della poesia”.

Keating: “Escrementi! Ecco cosa penso delle teorie di J. Evans Prichard. Non stiamo

parlando di tubi, stiamo parlando di poesia, ma si può giudicare la poesia

facendo la hit parade. Gagliardo Byron, è solo al quinto posto, ma è poco

ballabile”.

Risatine divertite.

Keating: “Adesso voglio che strappiate quella pagina!: Coraggio, strappate

l’intera pagina”. Mi avete sentito, strappatele? Ho detto di strappatele! Coraggio,

strappatela. Molto bene, Dalton, anzi, sapete una cosa, è meglio che strappiate

tutta l’introduzione, voglio che sparisca per sempre, che non ne rimanga traccia

alcuna. Avanti, strappate. Vai con Dio J. Evans Prichard, professore emerito.

Strappate, strappate, rompete, frantumate, non voglio sentire altro che gli strappi

del professor Prichard, forza che poi attacchiamo tutto in bagno. Non è la

Bibbia, non andrete certo all’inferno”.

Richard: ”Questo è matto!”

Keating: “Coraggio, fate un lavoro accurato, che non ne rimanga niente”:

Richard: “Ma non si strappa un libro!”

Neil: “Strappa, strappa e strappa, dai!”

Keating: “Strappate, signori, strappate”.

Altri: “E dai…”

“Io strappo tutto il libro, è professore?”

“Ah, Ah…”

Mc Allister: “Ma che diavolo sta succedendo qui!”

Keating: “Non sento più strappi”:

Mc Al. “Signor Keating!”

Keating: “Signor Mc Allister!”

Mc Al. “Mi scusi, io non sapevo che fosse qui”:

Keating: “E invece”:

Mc Al. “Ah, allora, c’è, mi scusi”:

Keating: “Continuate a strappare, ragazzi. Questa è una battaglia, una guerra e le vittime

sarebbero i vostri cuori e le vostre anime. Grazie mille, Dalton. Armate di

accademici, che avanzano misurando la poesia, no, non lo permetteremo, basta

con i J. Evans Prichard. E ora, miei adorati, imparerete di nuovo a pensare con la

vostra testa, imparerete ad assaporare parole e linguaggio. Qualunque cosa si

dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo. Quello sguardo negli

occhi di Pitts dice che la letteratura dell’Ottocento non c’entra con le facoltà di

economia e di medicina, può darsi. E lei, Hopkins, è d’accordo con lui e pensa:

”È sì, dovremmo semplicemente studiare il professor Prichard, imparare rima e

metrica e preoccuparci di coltivare altre ambizioni”.

Ho un segreto da confessarvi, avvicinatevi, avvicinatevi! Non leggiamo e

scriviamo poesie perché è carino, noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo

membri della razza umana e la razza umana è piena di passione. Medicina,

legge, economia, ingegneria, sono nobili professioni, necessarie al nostro

sostentamento, ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste

le cose che ci tengono in vita.

Citando Walt Whitman:

“O me o vita!

Domande come queste mi perseguitano.

Infiniti cortei di infedeli,

città gremite di stolti,

che v’è di nuovo in tutto questo?

O me o vita!

Risposta:

Che tu sei qui,

che la vita esiste e l’identità,

che il potente spettacolo continua

e che tu puoi contribuire con un verso”.

“Che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso”.

Quale sarà il tuo verso?”


Dal film "L'attimo fuggente"

4 commenti:

  1. Ciao Amore…

    È sempre bello il richiamo ad un film che ha fatto storia, che nella sua “morale della favola” ha la sponsorizzazione dell’impiego di metodi didattici e pedagogici basati sulla libertà delle persone e delle personalità, sull’individuale ed individualistica interpretazione della vita come espressione di sé stessi.
    E il passo da te citato, sul concetto libero di poesia, è davvero spettacolare, soprattutto se lo si rivive nelle immagini del film, nella gestualità convinta e coinvolgente di Robin Williams.

    Eppure questo tuo intervento mi ha dato veramente un gran lavoro da fare :) perché condivido il senso del film (realativamente a questo passaggio)ma fino ad un certo punto..

    Per prima cosa, tanto per convalidare certe tesi, ho cercato una serie di aforismi (riporto quelli che più mi hanno colpito) che hanno come oggetto la poesia e le sue definizioni
    Sono opinioni di persone autorevoli, più o meno note e che, in un certo senso, danno ragione alla “tua versione dei fatti” Stefano:

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  2. Noi tutti scriviamo poemi; il problema è che i poeti sono quelli che scrivono con le parole.
    (John Fowles)
    La poesia non è un'espressione... È il tempo di notte, dormire nel letto, pensiero di quello che realmente pensi, rendere il mondo privato pubblico, ed è questo che il poeta fa.
    (Allen Ginsberg)
    Nell'espressione delle emozioni, l'originalità merita grande considerazione... Le parole da usare, tuttavia, devono essere vecchie.
    (Fujiwara No Teika)
    Chi desidera capire il poema / Deve recarsi nella terra della poesia, / Chi desidera capire il poeta / Deve andare nella terra del poeta.
    (Wolfgang Goethe)
    La poesia è la rivelazione di un sentimento che il poeta crede che sia personale e interiore, che il lettore riconosce come proprio.
    (Salvatore Quasimodo)
    La poesia è il linguaggio naturale di tutti i culti.
    (Madame de Staël)
    La Poesia è adolescenza fermentata e pertanto preservata.
    (José Ortega y Gasset)


    La poesia dev'essere la naturale effusione dell'anima nostra.
    (Anatole France)
    La poesia non ha nulla a che fare con la versificazione. Consiste in ciò che si trova nel mondo, al di qua di quanto ci è permesso di osservare.
    (Renè Magritte)
    La casa della poesia non avrà mai porte.
    (Alda Merini)
    La poesia è la prova della vita. Se la tua vita arde, la poesia è la cenere.
    (Leonard Cohen)
    Ogni trovata narrativa è reale, ne potete star certi. La poesia è una scienza esatta quanto la geometria.
    (Gustave Flaubert)

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  3. Leggendo queste definizioni di poesia, pare che emergano questi concetti:

    la poesia è un linguaggio universale, comune a tutte le persone e le culture in quanto patrimonio della razza umana;

    la poesia è semplicità, è adolescenza,è maturità, è vecchiaia, è vita di tutti i giorni, è parlare un linguaggio che tutti possono riconoscere e capire e riprodurre

    la poesia è di tutti e aperta a tutti, tutti possono scriverne, usufruirne, berne, odorarne il senso.

    Eppure anche questo è vero solo in parte.

    Perché la poesia non sempre è unicità, linearità, astrazione, improvvisazione, la poesia è anche studio, è tecnica, è metrica,è rimuginare sugli errori, è cercare maledettamente e caparbiamente le parole del verso giusto, è tendere alla perfezione di un’idea da esprimere, al modo migliore per renderla eterna.

    La poesia è imparare dai predecessori.

    Nessun poeta anglosassone può prescindere la sua storia dai versi di Shakespeare, o di Withman, o di Tennyson, così come un italiano da quelli di Dante o Boccaccio o Petrarca, così come nessun poeta può privarsi dello studio di Omero, di Saffo, Tirteo, o dei classici che hanno posto le basi per tutta la poesia del mondo.

    Ho trovato (Wikipedia è una fonte sempre disponibile :)) una cosa bellissima di Cesare Pavere (sbaglio o è un must della tua top ten?:) in cui lui stesso ammette, sia nel Mestiere di Vivere che in Lavorare stanca, quanto la lettura di altri autori, Withman o Sinclair Lewis, lo abbia portato ad apprezzare ed utilizzare una metrica più libera e meno ingabbiata in regole superate.

    Esistono milioni di studi alla Johnathan Evans Prichard, Professore emerito. :), milioni di pagine sullo stile, sui linguaggi poetici, sulla musicalità dei versi, sulla rima, sul rispetto degli spazi e dei tempi, sulle tecniche di lettura e di scrittura poetica. Esiste il metodo crociano, quello goldoniano, i metodi a “inventario” e le regole fisse del componimento haiku…

    Non possiamo ridurre la poesia a mera estemporaneità del nostro sentire o del nostro vedere.
    Ogni autore, ognuno di coloro che noi sentiamo e sappiamo essere poeta con la P maiuscola ha interpretato un proprio stile che resta costante al di là della crescita e del cambiamento personale e professionale ma questo stile è frutto di notti trascorse a leggere e STUDIARE classici, a interpretare testi di altri autori, a cavarne il meglio per ripeterlo e superarlo.
    Anche i cantanti usano tecniche precise di composizione e le loro poesie seguono i dettami e le regole del rigo musicale.

    Ovviamente non è sempre così, tanti poeti lo sono magari esclusivamente “di cuore”, esprimono un talento che non è maturato su libri o basato su rigidi schemi compositivi ma credo sia un’eccezione nel mondo assai selettivo della poesia mondiale.

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  4. Ciao Amore Mio,

    credo che il talento,espresso in tutte le forme di creatività artistica,abbia bisogno di ambedue gli elementi da te sottolineati,vale a dire sia la tecnica e sia la spontaneità.Il talento creativo è un dono che certe persone hanno ma non credo basti questo per dire che si è poeti,o pittori,o scrittori,o scultori.Bisogna applicarsi,studiare,osservare,sperimentare,sudare,gioire,piangere,disperarsi,prima di vedere il frutto del proprio talento emergere nella sua bellezza e completezza.Lo studio poi è assolutamente necesario in certe discipline,come la recitazione per esempio,non credo basti essere degli Dei a recitare se poi la tecnica è scarsa e l'approccio al testo è scadente.C'è anche un terzo elemento,oltre alla tecnica e al talento,che secondo me è di vitale importanza per qualunque artista:l'osservazione.La capacità di osservare,comprendere,annusare,percepire la realtà che ci circonda è qualcosa di fondamentale che poi viene traslato nelle opere,piccole o grandi che siano,di ogni artista,senza l'osservazione non si riesce a catturare lo spirito del tempo,a decifrare gli avvenimenti,ed è tipico dei grandi artisti attraverso l'osservazione e il talento e lo studio addirittura anticipare gli eventi,lo stile,la realtà,i modi di fare arte,di pensare,di vestire,di suonare ecc.E forse tra tutti gli artisti il poeta è quello che riesce meglio ad essere questa sorta di antenna emotiva e a stilare una sintesi del pensiero e della sensibilità del suo tempo.

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