venerdì 22 luglio 2011
Cinema
John Hobbes (Denzel Washington) è un detective della squadra omicidi. Ha catturato un pericoloso assassino, Reese (Elias Koteas), e ha assistito alla sua esecuzione. Però, delitti con un modus operandisimile al suo continuano. Questo perché Reese era posseduto dal demonio Azazel, in grado di trasferirsi da una persona all’altra mediante il semplice tocco. In questo modo, anche disseminando indizi, riesce a evitare la cattura e sconcerta il pur determinato Hobbes. In cerca d’aiuto, questi arriva a Gretta (Embeth Davidtz), un’insegnante che, pur con la riluttanza dettata dalla paura, riesce a dargli le giuste indicazioni per capire cosa stia succedendo. Hobbes si mette alla caccia del demonio, con tutte le intenzioni di inchiodarlo. Costruito secondo le regole del thriller urbano, ma con un imprendibile demonio come serial killer, è un film che crea buone suggestioni e dosa con abilità indovinati colpi di scena, ma non trova una conclusione adeguata, preferendo, arrivato al punto cruciale, andare sul sicuro. Però l’atmosfera paranoica che Hoblit riesce a creare nel corso del film è notevolmente efficace e potenzia il crescendo che porta Hobbes alla disperata resa dei conti finale. Il personaggio di Hobbes, con l’attenta caratterizzazione e l’ottima interpretazione di Denzel Washington, salva il film dall’essere uno schematico thriller, cui la svolta soprannaturale concede diverse scorciatoie sulla logica. Tutto il cast è comunque di prima qualità, con un John Goodman ottimo in una parte per lui inconsueta e una piccola partecipazione, ben delineata, del James Gandolfini dei Sopranos.
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