sabato 23 luglio 2011
Pensieri
Il Mito è il sogno con il quale l’anima di un popolo si racconta in chiave di affabulazione le eterne, ripetitive vicende che sperimenta e le profonde emozioni che vive, immerso com’è in un Universo e in un mondo che sente vivi e palpitanti attorno a sé. L’uomo cerca di comprendere questo Universo e questo mondo e, in questo tentativo, li anima di mille esseri, di mille creature fantastiche, che sono la personificazione delle sue esperienze, delle Forze immani con cui sente di dover convivere e che possono aiutarlo o schiacciarlo, delle Passioni che sente potenti dentro di sé e che lo squassano, degli Eventi incomprensibili che è chiamato a vivere. Le domande “chi sono?” e “perché sto qua?” l’uomo se le è poste sempre.
Queste Forze, queste Passioni, questi Eventi vengono così “personificati” e vengono da lui vissuti animisticamente come Potenze numinose e Divinità, che egli non deve irritare ma con le quali deve invece convivere e che deve quindi rendersi amiche e propiziarsi.
La Terra dona nutrimento e fa vivere; misteriosamente da essa sgorgano messi, animali che si riproducono, latte, frutta dagli alberi che lo nutrono, vino dall’uva e acqua che lo dissetano, piogge e fiumi che rendono fertile quella terra che tanto gli dà: ed ecco sorgere il mito della Grande Madre, che elargisce i suoi doni, a lui, suo figlio, o che può esserne avara.
Il Sole con il suo calore, con la sua luce illumina, scalda, fa maturare i frutti; se manca è la notte, è il freddo, è la fame: o la morte. Ed ecco il mito delle benefiche divinità uraniche e solari; e, a fronte, quello del mostro, del fratello negativo che lo divora o lo uccide la notte o nell’inverno.
E poi la Pioggia, che consente alla vita di nascere e crescere. La Morte, che fa scomparire le cose, che rapisce per sempre le persone care, che c’erano e ora non ci sono più, dove sono andate?: ed ecco Ade, il signore del regno sotterraneo, l’Invisibile perché tali diventano tutte le creature quando egli le prende, il Crudele e il Pauroso, perché così rapisce. Anche la vegetazione, figlia della Terra e di cui l’uomo vive, a un certo punto – d’inverno - scompare sottoterra: quindi il mito della figlia della Terra, Proserpina, rapita da un inesorabile re del sotterraneo. Gli Inferi infatti sono sotto terra, dove Proserpina è scomparsa, dove la vegetazione è discesa e dove ora vive con le sue radici. Ma non tutto può finire, la vegetazione a primavera ritorna, nulla può morire definitivamente; ed ecco anche il mito di Proserpina alla quale è concesso periodicamente di ritornare sulla terra, ma anche quello di Osiride, il dio risorto nell’altro mondo, perché morte per tutti i popoli ha significato in ogni tempo anche resurrezione, rinascita a nuova vita, continuazione della vita altrove, su un altro piano.
Il Mito è la creazione bellissima dell’Inconscio collettivo e lì vive come Archetipo. Le sue creazioni vivono come archetipi e tradizioni e come potenti e numinosi nel mondo psichico e nel piano psichico della Mente e del sogno collettivo di un popolo: per questo esso interessa, oltre allo studioso di mitologia e delle religioni anche lo psicologo. Ma altresì l’antropologo.
Il pensiero mitico culturale, che sorge dall’Inconscio collettivo, dà anche forma strutturale e sostanza ai fatti magici, cioè al paranormale culturale dei popoli. Sotto l’aspetto della forma strutturale li rende coerenti e allineati, li coordina con tutte le altre istituzioni (“strutture”) religiose, ideologiche, politiche, sociali, familiari di quel popolo. Interessa quindi l’antropologo culturale e il sociologo.
Questi “fatti magici” nel momento in cui avvengono mostrano che l’Inconscio collettivo è emerso con tutta la sua potenza conoscitiva e creativa; e che, così insorto dal suo piano psichico a quello della manifestazione materiata, opera sul mondo circostante e lo struttura in modo conforme a sé e alla tradizioni; lo struttura, cioè, in “forme tradizionali”.
Prima Parte
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