domenica 31 luglio 2011

Libri


Questo piccolo libro contiene una miniera di informazioni riguardo il simbolismo dei sogni.Può essere letto come introduzione a dei libri più corposi,tipo i classici di Freud e Jung,oppure come libro da consultare velocemente quando si fanno sogni che è più complesso interpretare.Ogni capitolo ha un argomento,si spazia dai sogni che hanno come simboli gli animali,o le piante,o la natura,o eventi particolari,o cose,insomma si analizzano i simboli a 360 gradi,in maniera divulgativa ma molto incisiva.E' un libro che più che letto va assaporato poco a poco perchè denso di spunti interessantissimi.

Cinema


In un'America devastata da un conflitto nucleare, nel 2013, un solitario ex attore indossa la giacca di un postino morto, si autopromuove portalettere e distribuisce la corrispondenza abbandonata prima della guerra. A poco a poco la gente si sente rinascere, scrive, consegna le missive, nasce una specie di esercito di non-violenti che si muovono contro il crudele generale nazistoide Bethlehem. Rinasce il sentimento di patria e la voglia di legalità.Il film fu stroncato dalla critica e disertato dal pubblico ma è un buon film.Ha il senso epico dei film di Kostner che evidentemente si trova a suo agio in questa dimensione,anche se qui si mescolano un po' troppi elementi e alla fine la storia risulta un po' farraginosa e la pellicola troppo lunga.Buona l'interpretazione di Kostner,ottima quella di Will Patton nei panni del cattivo e di Olivia Williams nei panni di Abby.

sabato 30 luglio 2011

Cinema


Una giornata a Los Angeles in compagnia del detective della narcotici Alonzo.Inizia cosi la giornata del giovanissimo Jack Hoyt,che ha la speranza di fare bella figura ed entrare a far parte del team scelto di questo super agente,pluridecorato.Lo incontra in un bar malfamato e gli è al fianco in macchina durante i pattugliamenti,i sopralluoghi,gli inseguimenti,le indagini,gli interrogatori.La città non è solo uno sfondo ma è parte integrante della storia,e questa è una storia che ha il colore bituminoso dell'oscurità,l'olezzo insopportabile dell'inferno,il sapore amaro della corruzione,il suono improvviso della violenza cieca ed esplosiva.E' un film durissimo,spietato,che non lascia margini alla speranza,dove tutto è perduto e irrecuperabile,di una violenza a volte insopportabile,di una crudezza di linguaggio che solo nelle periferie malfamate delle megalopoli americane può essere usato,dove non esiste la luce perchè il buio dell'avidità con il suo manto oscuro copre le vite di tutti.Jack è lo sprazzo di luce,l'incorrotto,l'ingenuo,il puro,quello che alla fine lotterà a rischio della propria vita per smascherare il corrotto Alonzo,l'omicida Alonzo,il marcio Alonzo,il diabolico Alonzo.Più che un film la fotografia di come sia ridotta una parte di umanità,ed è una fotografia amara e sconsolante.Straordinarie le interpretazioni di Denzel Washington,nell'insolita parte del cattivo,e di Ethan Hawke,nel credibilissimo agente ingenuo e incorrotto.Dopo aver visto questo film qualunque altro action movie sembrerà mancante di una dimensione,risulterà bidimensionale,gli mancherà la disperazione che avvolge questa pellicola.

Leggende


Visitando i musei, capita di vedere raffigurato sopra vasi e sarcofa­gi un corteo di esseri fantastici che avanza al ritmo di una danza frenetica. Fanciulle eteree vestite di veli che volteggiano allegramente mentre percuotono timpani o stringono tra le mani lunghe bacchette avvolte in nastri svolazzanti, giovani aitanti dalle orecchie appuntite e piccole corna sulla fronte, esseri semicaprini che suonano la siringa e si muovo­no saltellando. Si tratta della rappresentazione di un universo che a noi appare remoto e sorprendente, arcano ed inquietante poiché nei personaggi che lo abitano e nei loro atteggiamenti si ravvisa qualcosa che è nello stesso tempo minaccioso e accattivante.Questo è l’universo di Dioniso, un dio enigmatico, che si presenta nelle sembianze di un efebo dai lunghi capelli inanellati, che gli scendono morbidamente fino alle spalle. Egli è il cuore di questo mondo arcano, che gli artisti e i poeti si sono sforzati di raffigurare e di cantare. Egli è un dio che appare tanto giovane poiché fra tutti gli dèi è forse il più vecchio, è un dio che nei canti orfici viene celebrato come l’ultimo re dell’universo poiché ne è stato il primo, e che a detta di Strabone è il più dolce degli dèi in quanto è il più terribile.


Tutta la dottrina dionisiaca poggia su due racconti sacri, che fanno capo al mito delle sue due nascite - la prima in cielo come Zagreo e la seconda come Dioniso in terra - e alle figure delle sue due madri, Persefone e Semele. Ma nonostante che i racconti siano due, due ma anche più i nomi e due le genitrici “Non c’è che un solo Dioniso!”, si trova scritto in un testo del III sec. d.C. nel Fayyum.

La più conosciuta e popolare delle storie ha per protagonista una giovane donna che si chiama Semele e le cui origini si fondono e si confondono con la sfera divina. In suo onore in Grecia vennero istituite feste triennali ed a lei furono consacrati templi e altari. Semele era figlia di Cadmo, il principe fenicio fondatore di Tebe. Egli è l’eroe che viaggia alla ricerca della terra promessa dall’Oracolo di Delfo, terra nella quale dovrà fondare una città straordinaria.

La Pizia gli aveva comandato di seguire una giovenca, che aveva su entrambi i fianchi l’immagine della luna piena. La giovenca si fermò in Boezia, e Cadmo, nel luogo dove l’animale si era fermato per riposare, fondò Tebe (“immagine del cielo e della terra” come racconta Nonno di Panopoli).

Cadmo nel suo viaggio aveva con sé una sposa di stirpe divina, a cui si era unito in matrimonio nell’isola di Samotracia, l’isola nella quale si celebravano i misteri dei Kabiri e dei Telchini. Questa sposa aveva un nome emblematico, un nome sul quale la natura della città da lui fondata pareva modellarsi: Armonia. Frutto di questa unione fu per l’appunto Semele, la vergine bellissima che, amata dal re degli dèi, concepì Dioniso.



Prima Parte

Cinema


L'arrivo nelle sale di un action thriller con le consuete star hollywoodiane, non fa più notizia, ma è una formula che continua a raccogliere discreti risultati al botteghino. Out of time di Carl Franklin, con Denzel Washington nella parte del poliziotto vittima di un complotto, ha il pregio di intrattenere lo spettatore nonostante numerosi buchi di sceneggiatura e improbabili sequenze al limite del credibile (ma in fondo è solo un film…). Siamo a Banyan, minuscola cittadina della Florida, dove Matt Whitlock, capo della polizia, ogni giorno svolge il suo lavoro, una routine senza particolari colpi di scena. Ultimamente la sua vita personale non brilla. Prima una separazione temporanea dalla moglie, promossa detective della Anticrimine, poi una relazione con Ann, sposata con un marito che spesso le usa violenza, e che scopre essere malata terminale. La morte improvvisa di Ann e del consorte in uno strano incendio, movimenteranno la sua esistenza: Matt è l'indiziato più probabile del duplice omicidio.
La buona interpretazione di Washington, e la luminosa bellezza di Eva Mendes, fanno dimenticare la storia che, nel suo incedere, assume volentieri risvolti poco verosimili animati da campi e controcampi di mestiere, che sostengono il ritmo del film. Alla fine, ci si chiede soltanto quanto il caso sia importante nella vita di ognuno di noi, poiché il destino distribuisce sul protagonista, nella prima parte, tutte le sfighe, nella seconda, tutte le fortune.

Serie tv


In questa quarta serie Dexter è un padre ed un marito, si è sposato con Rita alla fine della terza stagione ed è nato il piccolo Harrison. Si sono trasferiti in una stradina di villette, abitata da diverse famiglie. Nel contempo si scopre la presenza di un nuovo serial killer, che sarà soprannominato dall'agente Lundy "Trinity", in quanto per primo aveva pensato all'esistenza di questo assassino collegando diversi omicidi uguali, per la precisione 3 ogni volta (da qui trinity) che potevano essere collegati alla mano di una singola persona.L'omicidio di Lundy ed il ferimento grave di Debra sconvolgeranno la vita di Dexter che inseguirà e catturerà alla fine Trinity,ma troppo tardi,perchè nel frattempo quest'ultimo gli avrà massacrato l'amata Rita in una sequenza agghiacciante dell'ultimo episodio della serie.

Cinema


David Norris, un giovane uomo col vizio della politica, è candidato alla carica di senatore nello stato di New York. In vantaggio sul suo giurassico avversario, David punta tutta la sua campagna sulla freschezza dei suoi pochi anni e su uno spiccato talento oratorio. Ma una foto goliardica, pubblicata intempestivamente dalla stampa, compromette la sua vittoria, assicurandogli nondimeno la simpatia, la fiducia e il voto di Elise, una ballerina promettente incontrata per caso nel bagno degli uomini. Innamorati e perduti nel tempo di un bacio, David ed Elise si congedano per cercarsi e ritrovarsi lungo le strade e sugli autobus di New York. Quel loro amore tuttavia non è scritto nel libro del Presidente, una sorta di deus ex machina che decide il destino degli uomini. Elise non era prevista nel percorso esistenziale di David e dunque i guardiani del destino, agenti operativi del Presidente in giacca, cravatta e Borsalino, dovranno deviarla, aggiustando il tiro e garantendo un disegno più alto. Rivendicando il libero arbitrio, David sfiderà gli ordini superiori a colpi di testa e di cuore.
Frutto (probabilmente) di un acido ben fatto, Philip K. Dick vide dentro una primavera degli anni Settanta il Programmatore programmare le nostre vite sulla terra. Quell'esperienza diretta di ‘estasi' gli rivelò ‘la verità', ossia che gli uomini sono lo strumento per mezzo del quale si compie il disegno del Gran Burattinaio. Da un'altra esperienza, questa volta di creazione letteraria e in ogni caso allineata con quella mistica, nasce invece I guardiani del destino, racconto breve dell'autore americano trasposto sullo schermo da George Nolfi. Thriller sentimentale, I guardiani del destino combina momenti forti, tesi all'emozione adrenalinica, con sequenze chiuse in se stesse alla ricerca della commozione e della realizzazione di un amore splendido. Mentre Matt Damon combatte l'oscuro antagonista che lo spinge a battere un percorso voluto, il film solleva le ossessioni di Dick sulla necessità di distinguere la realtà oggettiva da quella soggettiva, sull'idea del complotto come trama ordita ai danni dell'individuo, sulla sorveglianza ossessiva esercitata dagli apparati di potere. Il titolo originale (The Adjustment Bureau) anticipa di fatto il passo che conduce il film, l'accomodatura verso l'esito desiderato per il protagonista da una presenza o ‘presidenza' superiore. L'entità ha un braccio di agenti armati di Borsalino che controllano scrupolosi che gli uomini si muovano lungo linee prestabilite senza compromettere l'esito finale, senza scrutare dietro la porta di un futuro prossimo. Ma David Norris non vuole prendere parte all'evento programmato, procedendo in direzione ostinata e contraria.
I guardiani del destino è l'ennesimo adattamento dickiano che prova a leggere la contemporaneità con uno sguardo che dalle sue pagine mutua i temi fondamentali (la crisi del soggetto, la sostanziale falsità delle nostre percezioni, la compresenza di realtà parallele, etc) mancandone l'anima diversamente da opere altre, influenzate dal suo mondo letterario senza esserne trasposizioni dirette (Memento, Se mi lasci ti cancello, eXistenZ). Senza avere meriti di innovazione estetica, nondimeno il thriller romantico di Nolfi (sceneggiatore di The Bourne Ultimatum) trova il suo punto di forza nel protagonista. Così I guardiani del destino è uno di quei film che vale la pena vedere solo perché. Solo perché c'è Matt Damon, stanato da Eastwood che gli ha tolto la maschera (Hereafter) e recuperato l'identità. Rimanendo fedele al concetto che il personaggio è azione e stringendo la mano della donna che ama, Matt Damon attraversa le porte di una New York ‘liquida' e segna il punto di passaggio: da attore del fare ad attore dell'essere. Così Nolfi svelando la matrice, svela il divo. Un divo bravo. Bravo sul serio.

Poesie


Sognai la mia genesi

Sognai la mia genesi nel sudore del sonno, bucando
Il guscio rotante, potente come il muscolo
D’un motore sul trapano, inoltrandomi
Nella visione e nel trave del nervo.

Da membra fatte a misura del verme, sbarazzato
Dalla carne grinzosa, limato
Da tutti i ferri dell’erba, metallo
Di soli nella notte che gli uomini fonde.

Erede delle vene in cui bolle la goccia d’amore,
Preziosa nelle mie ossa una creatura, io
Feci il giro del globo della mia eredità, viaggio
In prima nell’uomo che ingranò nottetempo.

Sognai la mia genesi e di nuovo morii, shrapnel
Conficcato nel cuore in marcia, strappo
Nella ferita ricucita e vento coagulato, morte
Con museruola sulla bocca che ingoiò il gas.

Scaltrito nella mia seconda morte contrassegnai le alture,
Mèsse di lame e di cicuta, ruggine
Il mio sangue sui morti temprati, forzando
La mia seconda lotta per strapparmi dall’erba.

E nella mia nascita fu contagioso il potere, seconda
Resurrezione dello scheletro e
Nuova vestizione dello spirito nudo. Virilità
Schizzò dal risofferto dolore.

Sognai la mia genesi nel sudore di morte, caduto
Due volte nel mare che nutre, diventato stantio
Nell’acqua salata di Adamo finché, visione
Di nuova forza umana, io cerchi il sole.



Dylan Thomas

Canzoni





Per la MIA bellissima in tutte le stagioni.....

Cinema


Tracce di sangue sulla neve.Un bambino vede un uomo dai tratti indiani fuggire di corsa e salire sul suo pick-up.Si avvicina al luogo da dove è scappato l'uomo e vede il corpo riverso e pieno di sangue di una bambina con un vestito rosso.Nel frattempo l'ispettore capo Jerry Black sta festeggiando il suo ultimo giorno di lavoro prima di andare in pensione.Appena gli giunge la notizia,con la sua squadra,molla tutto e si reca nel bosco per constatare oltre all'omicidio anche una brutale violenza sessuale.Si reca dai genitori che, disperati,chiedono al detective di promettere loro di prendere il colpevole,cosa che lui fa.Intanto l'identikit porta alla cattura dell'uomo che si era allontanato dal bosco visto dal ragazzino.E' un indiano ritardato che neanche capisce dove si trova,confessa l'omicidio ed ha precedenti per stupro,per la polizia è il colpevole ma mentre viene portato in cella ruba la pistola ad un poliziotto e si spara in bocca(straordinaria seppur breve l'interpretazione di Benicio del Toro).Black va in pensione ma non molla il caso convinto che lo stupratore non sia l'indiano.Attraverso ricerche,indagini,domande,scopre che c'è un omicida seriale che usa le stesse modalità e cerca sempre lo stesso tipo di tagazzine da stuprare ed uccidere.Decide cosi di appostarsi in una zona intermedia rispetto agli omicidi,si affitta una casa sul mare,si compra lo store del posto ed attende,paziente,meticoloso,vigile.La sua tenacia verrà presto ricompensata.Non svelo il finale perchè è degno di nota.Tratto da un romanzo di Durrenmatt il film ottimamente diretto da Sean Penn ne segue il percorso interiore,l'indagine psicologica,tutto è giocato sui silenzi,sulle atmosfere,sugli sguardi,sulle sensazioni impalpabili.Straordinario Jack Nicholson in un ruolo difficilissimo,e ottimi i camei fatti da Sam Shepard,Mickey Rourke,Vanessa Redgrave,Helen Mirren,una parata di attori magnifica.

Pensieri

No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa - da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza - e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. "La vita come mezzo della conoscenza" - con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere.



Nietzsche

venerdì 29 luglio 2011

Cinema


Jean è una fotografa, Thomas un poeta. Si sono innamorati in virtù della somiglianza tra i loro lavori, entrambi capaci di fermare il tempo, ma sembrano averlo dimenticato. Proprio quando il loro matrimonio si sta ormai arenando, un weekend in barca, sul luogo di un efferato omicidio avvenuto più di un secolo prima, li obbliga a fare i conti con un passato irrisolto e a liberarsi di un peso divenuto insostenibile.
Sullo yacht del fratello di Thomas e della sua nuova fiamma, la bellissima Adeline (Liz Hurley), Jean si appassiona alla storia di Maren, unica sopravvissuta alla tragedia, giovane sposa emigrata dalla Norvegia a Smuttynose Island, Nuovo Mondo, e ne rivive timori e tormenti attraverso la carta scritta e la memoria dei luoghi. Intanto, sull’assolato e pacifico legno dello yacht, due coppie e una manciata di omissioni bastano per instaurare una spirale di alta tensione, tanto più virtuosa perché costruita in uno spazio minimo, col solo ausilio dello sguardo di Sean Penn e di qualche frase lasciata al punto giusto (una notturna partita a shanghai ne è calzante ed esplicita metafora).
Inutile cercare un parallelismo perfetto tra la storia ottocentesca e quella contemporanea: la bellezza del film è tutta nello scarto. Ferma in mezzo al mare, nella condizione in cui è più facile perdere il senso del tempo, Jean mostra di non saper vivere il presente e si rifugia nel passato, ma la vita chiede il conto, dopo ore di stasi e impotenza, con un violento raptus che in pochi istanti cambia ogni cosa per sempre.
Carico, complesso, capace di mettere in scena una poesia bella e famosa con rara discrezione, Il Mistero dell’Acqua è un film spiazzante, che su un binario costruisce un mistery senza vero giallo e sull’altro fa emergere per indizi un dramma di cui non ha denunciato la presenza. La regista mescola le acque, dilata oltremodo il tempo ottocentesco e comprime bruscamente quello contemporaneo, nel rispetto del moto delle onde che, come ha già detto in Point Break, sono culla e tomba, immagine e somiglianza del destino. Ottime le interpretazioni di Sean Penn e della Mc Cormick,bellissima la fotografia.Intenso ed emozionante.

giovedì 28 luglio 2011

Pensieri


Il cristallo è anch’esso “quel cristallo” specifico e non un cristallo (una “cosa”) qualunque. È anch’esso perciò, ed ha, una individualità. I suoi sali precipita­no in un dato modo, i suo corpo si forma e si costruisce per celle, secondo quella specifica, prefigurata e fissa forma poliedrica e in quell’utero che è la soluzione satura ove i sali precipitano. Ed è questa la sua vita.

E così è per ogni altra “xosa”, per tutte le cose. Oltre e accanto alla faccia esterna apparizionale, accanto e oltre al corpo, vi è nell’uo­mo e in tutto l’universo e in tutte le “cose” una interiorità, un’anima per cui non sono cose ma esseri.

Gli Esseri si realizzano non nell’avere ma nell’essere; si esaminano, si studiano e analizzano, sì, non con i sensi comuni e con la razionalità e i principi e gli strumenti della scienza, come avviene e come è giusto che sia. Ma si conoscono col cuore, comprendendone l’anima. Solo così vi può essere un vero approccio agli “esseri” e alla “essenza”.

Essere vuol dire “essere se stessi”, realizzare la propria individualità e svolgere la propria funzione di cooperazione con tutte le restanti creature. E così, nella coralità di tutti questi esseri, di tutte queste anime, anche lo spirito del “mosaico” Terra e del “mosaico” universo vivono, cioè “sono”; e così si consegue la pienezza totale della creazione di Dio,

Per l’uomo comprendere questo, capire questo concetto di realizzazione corale, significa conquista ed espansione del proprio essere in una più ampia riflessione (e dimensione) dell’Essere. Significa autocomprensione, pre­sa di coscienza di sé e dell’Essere totale, illuminazione sempre più profonda, sentire sempre più profondamente la propria partecipazione al Tutto, a quello che l’induismo esprime con il termine Sat Cit Ananda, Esistenza, Coscienza, Beatitudine - che non sono tre cose, tre modi diversi ma sono un tutt’uno e sono l’Essere. Sat Cit Ananda si riferisce in primo luogo al Brahman, ma l’Atman è la stessa cosa del Brahman e l’uomo, che lo contiene nella sua interiorità, è chiamato a scoprirlo, a realizzarlo, ad esserlo lui stesso, ad essere vita spirituale.

Le essenze e gli Spiriti conoscono, anzi comprendono, “sentono” attraverso quella comprensione olistica che è l’illuminazione, l’intuizione, l’insight. Il raziocinare e il sillogismo, anche se servono e sono indispensabili nella vita, non si addicono allo Spirito. E si conoscono (le essenze e gli Spiriti) conoscendone l’anima.



Ma, tornando a noi e al nostro argomento, il Mito, le essenze e l’anima parlano delle proprie eterne esperienze e delle proprie emozioni e raccontano la propria vicenda non con la bocca, non con un discorso, non con una costruzio­ne logica di parole ma attraverso il sogno e i miti.

Il Mito è dunque il linguaggio dell’anima collettiva di un popolo, di una gente; il mito esprime il sentire di questa anima e come essa vive la propria vicenda e la propria avventura nel mondo. Il mito va inteso e compreso per comprendere le commozioni dell’anima e la vita dell’uomo interio­re. Il mito è un linguaggio corale perché esprime la vita archetipica dell’uomo, al di là del tempo e della spazio che invece inquadra la vita e le vicende concrete individuali. Il mito racconta in un eterno presente l’avventura della vita dell’uomo, la sua vicenda e le sue esperienze nel mondo, che sempre e sempre si ripetono.

Cinema


Due senzatetto sono in fuga per le strade di New york. Ad un certo punto, presi dalla paura, si separano. Uno di loro viene raccolto, portato ad un Pronto Soccorso e qui, dopo aver manifestato strani sintomi tra confusione mentale e barlumi di lucidità, muore allimprovviso, senza che qualcuno si preoccupi di approfondire le cause del decesso. Solo il dottor Guy Luthan non si accontenta di vedere liquidato l'episodio come ordinaria amministrazione, è colpito in particolare da un cinturino che il barbone indossa e che fa riferimento ad un altro ospedale, e decide di indagare più a fondo. Luthan è un giovane medico in attesa di essere inserito in una importante equipe dell'ospedale dove lavora e tutto fa prevedere per lui una brillante carriera. Queste belle credenziali si incrinano di fronte all'insistenza con cui Luthan si ostina a cercare la verità suol barbone: interroga persone, entra in archivi riservati, nei programmi dei computer, verifica molte reticenze in colleghi ed amici, subisce intimidazioni, viene accusato di detenzione di sostanze stupefacenti. Ma poco a poco vengono alla luce i dettagli di un programma privato di ricerca condotto dall'illustre dottor Myrick. Il progrmma prevede la possibilità di restituire piena efficenza ai portatori di handicap attraverso il prelievo di tessuti di altri pazienti ormai in fin di vita. Il pericoloso esperimento viene smascherato, Luthan riprende il suo posto, ma il dilemma che si è trovato di fronte (offrire o no una speranza al malato?) resta irrisolto.Thriller abbastanza ben fatto con la coppia Grant Hackman che funziona davvero.Attenta come sempre la regia di Apted.

mercoledì 27 luglio 2011

Pensieri

La vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l'accenno di un sentiero.



Hermann Hesse

Cinema


Samantha Caine fa l'insegnante nella scuola di una cittadina di provincia, e tutti sanno che soffre d'amnesia. Viene aiutata da Mick, detective privato in difficoltà, a ricercare il proprio passato. I due vengono a trovarsi nel bel mezzo di una cospirazione ordita da settori deviati del servizo segreto americano e da un famigerato trafficante d'armi. Così viene a galla che Samantha non è stata sempre la mamma semplice e tranquilla che si è sempre creduto. In passato si chiamava Charly Baltimore ed era un'agente segreto di alto livello coinvolta in affari poco puliti del governo.Film ad alta tensione adrenalinica,tra Mission Impossible e Nikita ha scene d'azione a ripetizione senza lasciare tregua allo spettatore.Non importa lo script un po' leggerino e i dialoghi anche involontariamente comici,l'azione,come la protagonista,spazza via tutto.Ottima geena Davis e ottimo anche Samuel Jackson che da soli reggono tutto il film rendendo credibile anche l'incredibile.

Canzoni




Per Scespirina.....

Cinema


Stati Uniti, 2020. Si fa festa per la partenza del primo terzetto di astronauti diretto a Marte. Su una piattaforma orbitante Woody e Jim osserveranno il lavoro di Luke e della sua squadra. 13 mesi dopo solo Luke sopravvive a una tempesta di sabbia scaturita da una montagna che il gruppo voleva esplorare alla ricerca di acqua. Woody, sua moglie Terri, Jim e il tecnico Phil scendono sul pianeta quasi un anno dopo. Ma una serie di piccole falle conduce all'abbandono dell'astronave e al sacrificio di Woody. Su Marte i sopravvissuti trovano uno scarmigliato Luke che li conduce dinanzi a un'enorme scultura di un volto. Segno inequivocabile della presenza di un'altra civiltà. Non si deve raccontare molto di più della vicenda ma non ci si può esimere dal segnalare questo film come una pellicola di riferimento per gli amanti della fantascienza.Script ottimo,interpretazioni sublimi,regia attenta e puntuale del genio De Palma,un film che ti cattura sequenza dopo sequenza fino alla fine.

martedì 26 luglio 2011

Canzoni




Un fiore......

Cinema


Uno sprovveduto e sfortunato ragazzo di nome Slevin (alla lettera “cane rabbioso”), imperturbabile perché affetto da atarassia, dopo aver perso in un colpo solo il lavoro, la fidanzata e il portafoglio, si trasferisce a casa del suo amico Nick. In assenza del ragazzo, Slevin si ritrova coinvolto in un pericoloso scambio d'identità che lo costringerà per l’occasione a trasformarsi in uno spietato killer.
Durante il compimento dell’operazione il ragazzo si rivelerà però meno ingenuo del previsto, tenendo alto il significato del suo nome…
Il regista Paul McGuigan costruisce un godibile, incalzante gangster-movie dai toni ironici e giocosi, nel quale non mancano situazioni surreali, furbi ammiccamenti cinefili, personaggi contraddittori tipici dello stile tarantiniano cui il regista fa chiaramente riferimento (su tutti il duro dal cuore tenero Bruce Willis, qui come in Pulp Fiction alle prese con un orologio lasciato in eredità). Nonostante l’eleganza dello stile e della forma attentissima ai dettagli, McGuigan non riesce però a staccarsi troppo dalla lezioncina imparata pedissequamente, osando raramente in tocchi personali e calcando talvolta la mano con forzate citazioni cinefile, ritmi da videoclip e destrutturazioni narrative che troppo ammiccano alle costruzioni post-moderne propriamente tarantiniane.
Una sceneggiatura poco incisiva e originale per un film che sa di già visto e che trova il suo punto di forza nell’interpretazione degli attori: dall’imperturbabile spietato Willis al serafico britannico Kingsley, passando per un vendicativo Freeman e un’insolitamente sbarazzina Lucy Liu. Su tutti svetta il magnetico protagonista Josh Hartnett, novella icona della giovane Hollywood scapigliata.

Pensieri


Queste sue strutture così create dalla psiche collettiva e cristallizzatesi nella Tradizione non sono però forme materiali concrete realizzate nella materia dalla mano dell’uomo; sono invece forme ed espressioni di una sua azione diretta e sono quindi onoscenze dirette non sensoriali e operatività dirette psicocinetiche e ideo­plastiche. Il tutto, ripeto, strutturato in forme culturali conformi e coerenti con il pensiero strutturante di quel popolo ove insorge (e che poi ne fa un Mito) e dove quelle forme nascono. E’ sotto questo aspetto che il pensiero mitico interessa, infine, anche il parapsicologo e la parapsicologia, nel loro indirizzo antropologico-culturale.

Il Mito è il sogno collettivo di un popolo, ma questo sogno è la realtà di quell’altra dimensione. Il Mito non è un racconto o una favola, è sostanza ed è un tessuto; un tessuto del mondo psichico. Il mondo psichico vive del suo sogno, il sogno lì è la realtà e la sua vita. Come l’uomo vive le sue vicende impastate nella materia e di materia concreta), così l’universo psichico vive del suo sogno e questo si racconta ed è questa la sua vita. E’ questa la vita su quel piano.

L’uomo che si racconta il Mito in quel momento vive anche lui quella dimensione, ne sente la Potenza, sente la propria meschinità, la propria piccineria al confronto, ma sente anche che di quel più grande mondo egli fa anche parte. Così intreccia la sua vicenda terrena e microcosmica con quella macrocosmica del Mondo del Sogno; riempie la sua storia con quegli eterni vissuti e rivive negli eventi personali che gli accadono (rivive e trasferisce nei suo vissuti) quegli eventi mitici. Riempie la sua vita di queste Eternità e ne fa un Mito, crea il Mito.

Lo studioso poi ridiscende in giù, fa il cammino inverso (assai più prosaico) per interpretare il mito ritrovare in esso la vicenda umana e le istituzioni umane, al di là del sogno di cui sono state rivestite e con cui sono state tramandate e raccontate.

L’uomo e tutto l’Universo, come Giano bifronte – parleremo anche del mito di Giano - hanno due volti, due aspetti, due dimensioni esistenziali.

Un primo aspetto è quello esteriore dato dalla forma (cosiddetta “apparizionale”) con cui tutte le cose si manifestano all’esterno, cioè come le vediamo, le udiamo le sentiamo con i sensi normali. L’universo ci si presenta, sotto questo riguardo, come costituito da persone, cose e eventi quotidiani,; e dalle sensibilità ordinarie e materiali e dai modi normali di interrelazionarci tra di noi. Assistiamo così, allo spettacolo della vita ordinaria che si svolge nel mondo.

Ma vi è poi – secondo aspetto di Giano – la vita dell’anima e del sogno. E tutto nel mondo ha un’anima – nel senso che tutto è animato. Non solo l’uomo; e non solo gli animali. Anche le piante hanno, oltre al corpo, le proprie sensibilità e i propri modi di comunicazione; e così pure tutte le altre realtà esistenti, quelle che consideriamo “cose”, hanno altrettanto, insieme al proprio specifico corpo, le loro particolari sensibilità e reazioni, non sono certo “inanimate” come si ritiene: nulla nel mondo, nell’universo è inanimato. Le pietre (le cose, a prima vista, più “cose” di ogni altra, più apparente­mente inanimate di tutto) hanno termosensibilità e termoreazioni, per cui al freddo e al caldo si contraggono e si dilatano, e per queste modificazioni di struttura emettono anche rumori e suoni (e così, ad esempio, i colossi di Memnone in Egitto erano considerati “ani­mati” per i gemiti e i “canti” che emettevano al mattino a motivo della dilatazione termica nel passaggio dal freddo della notte al caldo del giorno, quando sorgeva il sole). L’acqua al di sotto di una certa temperatura si ghiaccia. I mari hanno le correnti, le maree, le onde che le ossigenano (acquisendo così quell’ossigeno che consente ai pesci di respirare con le branchie e di vivere). I vulcani eruttano lava e creano, con questa che prima si solidifica e poi si spacca e accoglie l’humus, le premesse e le condizioni per la successiva vita, vegetale all’inizio, quindi animale poi umana. Le nuvole percorrono il cielo e si sciolgono in pioggia, questa è la loro vita e così collaborano alla vita di tutto; e così via.


Il mito di Edipo e della Sfinge è uno dei più famosi e significativi miti elaborati dall'umanità. E' il simbolo dei grandi interrogativi che l'uomo si è sempre posto "chi sono?, da dove vengo?, dove vado?" e che sono sempre rimasti senza risposta.
Sono, queste azioni e reazioni, tutte forme di vita, la loro modalità di vita, i modi di vivere di quelle (cosiddette) “cose”. Perciò quelle che chiamiamo “cose” hanno anch’esse una vita loro specifica e relazioni con l’esterno, con gli altri esseri dell’esterno. L’universo è uno stupendo mosaico vivente, tutto in esso vive, e anche quello che nel nostro linguaggio materialista chiamiamo “ecologia” in realtà è la vita di relazione di tutte ciò che esiste, ed è la vita di quell’essere vivente che è la Terra, ipotesi Gaia. Tutto l’universo è vivente; e quello che chiamiamo “danno ecologico” altro non è che la patologia, la malattia, il danno alla vita di questo essere.

L’albero non è (soltanto) il tronco, i rami, le foglie; queste sono solo le sue forme apparizionali esterne. Esso è innanzitutto l’Essere albero con la sua specificità e individualità, con la sua funzione cooperativa verso tutti i restanti esseri in quel “mosaico vivente” che costituisce l’universo. È un essere che vive, che si riprodu­ce e che, soprattutto, anima quel complesso materiato tronco-radici-foglie, attraverso cui vive – vive la sua anima.


Seconda Parte

Cinema


Ispirato ad una storia vera, 21 racconta le gesta di Ben Campbell, brillante studente del Mit che, per raggranellare i soldi necessari a pagarsi l'università, decide di unirsi a un gruppo scelto di cervelloni che ogni settimana, dotati di false identità, saccheggiano i casinò di Las Vegas grazie alla loro abilità nel gioco del Blackjack, guidati da Micky Rosa, un geniale e ben poco ortodosso professore, capace di elaborare un sistema infallibile per vincere, basato su segnali e conteggi matematico-probabilistici applicati al gioco. Le iniziali fortune fanno montare la testa a Ben che, invaghito della bella compagna di avventure Jill Taylor, si spinge sempre più in là, fino ad arrivare a superare il punto di rottura, rappresentato da Cole Williams, manager della security del casinò che non vede di buon occhio i continui successi di Ben…
Il casinò è uno dei luoghi meglio frequentati dal cinema: è stato teatro di numerosi film di successo e promana sempre un fascino particolare. Nonostante sia ispirato ad una storia vera (sembra incredibile, eppure è così, e il romanzo "Bringing Down the House" è lì a ricordarcelo), 21 strizza l'occhio in maniera più o meno smaccata alla trilogia di Ocean's, con al posto delle rinomate star guidate da Clooney, un gruppetto di giovani promesse con pochi soldi (nel film, ovviamente) e molto cervello. Il vero spettacolo però, prevedibilmente, si ha quando nell'arena scendono i sempre amabili Kevin Spacey (che si diverte come un matto) e Lawrence Fishburne che danno lezioni di stile e dimostrazione di consumato talento.Uno script preciso come un orologio svizzero,reso ancora più incisivo dall'ottima interpretazione del giovane Sturgess che non sfigura certo davanti a colossi recitativi come Spacey e Fishburne.Ottimo il finale,assolutamente originale e non prevedibile.

domenica 24 luglio 2011

Canzoni

Pensieri

Da quando ho imparato a camminare mi piace correre.



Nietzsche

Cinema


Dopo aver insistito numerose volte, Jake Huard (James Franco) realizza il proprio sogno di essere ammesso nella prestigiosa accademia navale di Annapolis. Tuttavia l'ambiente militare è ben diverso da come Jake se lo aspettava, tutto basato su rigide regole da rispettare e pregiudizi radicati. Particolarmente aspro è poi il rapporto con Cole (Tyrese Gibson), suo superiore. Tuttavia Jake non demorde, e per riuscire a diventare un ufficiale della marina, il giovane cadetto decide di entrare nella squadra di pugilato.Film che si inserisce nel genere detto "di volontà"ma non ai livelli di altri film che trattano lo stesso argomento(Ufficiale e gentiluomo è un'altra categoria),comunque godibile.

sabato 23 luglio 2011

Serie tv


Sulle tracce di un trafficante di droga nonché assassino seriale, Dexter si ritrova accidentalmente ad uccidere al suo posto Oscar Prado, fratello di un agente della polizia di Miami e dell'assistente pubblico ministero Miguel Prado. Il nostro eroe cercherà di porre rimedio a quanto accaduto, ma la vicenda avrà risvolti sorprendenti...

Miguel sarà il fratello maggiore che Dexter ha sempre voluto, senza contare che il nostro protagonista ha sempre questo ‘buco’ nella sua vita, aver ucciso suo fratello nel corso della prima stagione“.In questa terza stagione si scava nel passato del protagonista facendolo avvicinare da Miguel Prado che,inizialmente,gli fa sentire il senso dell'amicizia,della fiducia,del sentirsi capito e addirittura condividere lo "scopo"di Dexter,vale a dire liberare il mondo da spietati killer seriali.Ma poi tutto questo crollerà davanti alla sete di potere di Miguel e alla sua perdita di controllo e cosi Dexter sarà costretto ad eliminare anche lui,rimanendo solo con il suo "codice".

Poesie


Sono sapori di quel mondo quieto e sgomento,ingenuamente perso in una sola estate,in un
solo vecchio inverno,che in questo mondo diverso spande infido il vento.Ah quando un
tempo confuso si rifà terso nella memoria,nel vero tempo che sbanda per qualche istante,che sapore di morte...Non ne stupisco,se a questi istanti di disfatta e di veggenza,mi portano anni consumati in una chiarezza che non muta il mondo,ma lo ascolta nella sua vita,con inattiva ebbrezza.Felice te a cui il vento primaverile sa di vita;se hai scelto un'unica vita e,insieme più adulto e giovanile del tuo amico,sordo all'infinita stagione di cui cosi imbevuto vivi,sordo al Qualcosa che ti invita a
ritornare ai tristi,ai sorgivi sogni dell'esistenza,alla coscienza squisita che svela il mondo in brividi non umani,credi nel mondo senza altra misura che l'umana storia:
nei colori in cui fiammeggia la presenza di un Friuli espresso in speranze e dolori d'uomini interi,se pur fatti da orale rozza esperienza uomini,se pur con cuori duri
come le mani,e spinti a non parlare altra lingua che il troppo vivo dialetto,persi in
albe e vespri a lavorare la loro vigna,il loro campetto,quasi non fosse loro,a festeggiare le lucenti domeniche col petto pieno del buio delle vecchie campane.E quale forza nel voler mutare il mondo,questo mondo perduto in malinconie,in allegrie
pasquali,giocondamente vivo anche se muto!


Quadri friulani (Pier Paolo Pasolini) Terza parte

Canzoni

Cinema


Durante la guerra in Iraq, la parola "ostaggio" ha acquisito un significato particolare. Bruce willis e il regista Florent Emilio Siri in Hostage seguono un filone diverso dai film d'azione che trattano l'argomento. La rabbia di Mel Gibson in Ransom e la vendetta di Denzel Washington in Man on fire sono lontani dai drammi che affliggono Jeff Talley, interpretato da Bruce Willis. C'è qualcosa di nuovo, di insolito. C'è la debolezza di un uomo in crisi che decide di vivere tranquillo, senza più problemi.
Talley è un negoziatore, uno di quelli che parla e tratta con i sequestratori per indurli a rilasciare l'ostaggio. Purtroppo Talley, questa volta fallisce, e diventa autore e vittima di un dramma efferato. Da questo momento, il poliziotto che gestiva missioni impossibili, si ritira a ragione in un piccolo paesino, Bristo Camino, in cui non dovrebbe succedere niente se non la normale amministrazione di poliziotto di provincia. Il rapimento di una ricca famiglia risveglia improvvisamente il dolore del protagonista, che crolla nell'incubo quando vede coinvolta direttamente la propria.
Apparentemente un "action movie" classico, Hostage, grazie a una regia focalizzata sulle emozioni umane e sui dettagli (gli occhi sono un elemento chiave del film), e non privo di elementi spettacolari, mette in scena le difficoltà di un uomo nel superare un fallimento personale. L'interpretazione di Bruce Willis, più espressivo del solito, è incentrata di conseguenza sulle debolezze del protagonista più che sul solito "machismo" .
La prevedibilità della trama, a tratti poco credibile, non consente a Siri di realizzare un film di riferimento di genere, tuttavia evita alcune banalità e regala allo spettatore due ore di intrattenimento e di riflessione sull'importanza della famiglia.

Pensieri


Il Mito è il sogno con il quale l’anima di un popolo si racconta in chiave di affabulazione le eterne, ripetitive vicende che sperimenta e le profonde emozioni che vive, immerso com’è in un Universo e in un mondo che sente vivi e palpitanti attorno a sé. L’uomo cerca di comprendere questo Universo e questo mondo e, in questo tentativo, li anima di mille esseri, di mille creature fantastiche, che sono la personificazione delle sue espe­rienze, delle Forze immani con cui sente di dover convivere e che possono aiutar­lo o schiacciarlo, delle Passioni che sente potenti dentro di sé e che lo squassano, degli Eventi incomprensibili che è chiamato a vivere. Le domande “chi sono?” e “perché sto qua?” l’uomo se le è poste sempre.

Queste Forze, queste Passioni, questi Eventi vengono così “personificati” e vengono da lui vissuti animisticamente come Potenze numinose e Divinità, che egli non deve irritare ma con le quali deve invece convivere e che deve quindi rendersi amiche e propiziarsi.


La Terra dona nutrimento e fa vivere; misteriosamente da essa sgor­gano messi, animali che si riproducono, latte, frutta dagli alberi che lo nutrono, vino dall’uva e acqua che lo dissetano, piogge e fiumi che rendono fertile quella terra che tanto gli dà: ed ecco sorgere il mito della Grande Madre, che elargisce i suoi doni, a lui, suo figlio, o che può esserne avara.

Il Sole con il suo calore, con la sua luce illumina, scalda, fa matu­rare i frutti; se manca è la notte, è il freddo, è la fame: o la morte. Ed ecco il mito delle benefiche divinità uraniche e solari; e, a fronte, quello del mostro, del fratello negativo che lo divora o lo uccide la notte o nell’inverno.

E poi la Pioggia, che consente alla vita di nascere e crescere. La Morte, che fa scomparire le cose, che rapisce per sempre le persone care, che c’erano e ora non ci sono più, dove sono andate?: ed ecco Ade, il signore del regno sotterraneo, l’Invisibile perché tali diventano tutte le creature quando egli le prende, il Crudele e il Pauroso, perché così rapisce. Anche la vegetazione, figlia della Terra e di cui l’uomo vive, a un certo punto – d’inverno - scompare sottoterra: quindi il mito della figlia della Terra, Proserpina, rapita da un inesorabile re del sotterraneo. Gli Inferi infatti sono sotto terra, dove Proserpina è scomparsa, dove la vegetazione è discesa e dove ora vive con le sue radici. Ma non tutto può finire, la vegetazione a primavera ritorna, nulla può morire definitivamente; ed ecco anche il mito di Proserpina alla quale è concesso periodicamente di ritornare sulla terra, ma anche quello di Osiride, il dio risorto nell’altro mondo, perché morte per tutti i popoli ha significato in ogni tempo an­che resurrezione, rinascita a nuova vita, continuazione della vita altrove, su un al­tro piano.

Il Mito è la creazione bellissima dell’Inconscio collettivo e lì vive co­me Archetipo. Le sue creazioni vivono come archetipi e tradizioni e come potenti e numinosi nel mondo psichico e nel piano psichico della Mente e del sogno collettivo di un popolo: per que­sto esso interessa, oltre allo studioso di mitologia e delle religioni anche lo psicologo. Ma altresì l’antropologo.

Il pensiero mitico culturale, che sorge dall’Inconscio collettivo, dà anche forma strutturale e sostanza ai fatti magici, cioè al paranorma­le culturale dei popoli. Sotto l’aspetto della forma strutturale li rende coerenti e allineati, li coordina con tutte le altre istituzioni (“strutture”) religiose, ideologiche, politiche, sociali, familiari di quel popolo. Interessa quindi l’antropologo culturale e il sociologo.

Questi “fatti magici” nel momento in cui avvengono mostrano che l’Inconscio collettivo è emerso con tutta la sua potenza cono­scitiva e creativa; e che, così insorto dal suo piano psichico a quello della manifestazione materiata, opera sul mondo circostante e lo struttura in modo conforme a sé e alla tradizioni; lo struttura, cioè, in “forme tradizionali”.


Prima Parte

Canzoni

Cinema


Garrett Blake, da quando sua moglie è morta, fa vita ritirata riparando e costruendo barche. Theresa Osborne è una ricercatrice del "Chicago Tribune", divorziata e con un figlio. Un giorno, facendo jogging, trova sulla spiaggia una bottiglia con un messaggio d'amore firmato "G". La donna resta colpita dal testo e, senza volerlo, fa nascere un caso giornalistico al punto di essere incaricata dell'individuazione del misterioso "G".Riesce ad individuare il posto dove vive Garrett ed intervistandolo finisce per innamorarsi della sua profonda sensibilità,per la sua dolcezza,rispettando sempre il dolore immenso di Garrett per la morte dell'amata moglie.Tutta la sua casa è piena dei suoi quadri,delle sue cose,è come se lei fosse ancora li,lui non ha ancora accettato la sua morte.Ma Theresa con la sua pazienza,con il suo desiderio di conoscere,con la sua semplicità,apre uno squarcio nel cuore ormai ibernato di Garrett.Lei lo va a trovare sempre più spesso fino a quando non gli dirà di essersi innamorata di lui e a quel punto lui non può che essere sincero dicendole che sta scoprendo di provare qualcosa di profondo per lei.I due iniziano una storia,sia pure a distanza,mentre lei lavora al giornale,lui finisce la promessa fatta alla moglie defunta,costruire la barca che insieme avevano ideato e progettato.Proprio prima del varo della nave Garrett scrive un'ultima lettera alla moglie Catherine spiegandole il sentimento che prova per Theresa,e proprio mentre esce con la sua barca per gettare il messaggio in mare dentro una bottiglia che il tempo comincia a cambiare e il mare vira in tempesta,rientrando vede una barca con una famiglia in difficoltà,riesce a tirare sulla sua il padre e il figlio ma la madre è rimasta in mare,cosi senza pensarci lui si tuffa per salvarla ma purtroppo non riuscirà a salvarla e a salvarsi.Theresa saputa la notizia dal padre di lui corre disperata nella sua casa e trova la copia della lettera che lui aveva scritto dove esprimeva tutto quello che sentiva per lei,dopo il dolore aveva trovato una nuova ragione di vita e si era di nuovo affacciato al mondo,purtroppo per lui per un breve ma intenso tempo.Un film tutto giocato sui sentimenti,sulle emozioni,sui pensieri,sulle sfumature,di una delicatezza unica,che induce a molteplici riflessioni chi lo guarda,riflessioni sul tempo,sulla vita,sull'importanza dell'amore,sul vivere lasciando fluire i sentimenti che ci attraversano liberamente,sul tralasciare le cose futili ed occuparci di quelle profonde,sul riuscire a trasmettere ad un'altra persona il proprio mondo interiore abbracciando il suo.Ottima l'interpretazione di kevin Costner nella parte di Garrett,strepitosa quella di Robin Wright Penn in quella di Theresa,eccellente la parte del padre di Garrett interpretata da Paul Newman.Un film davedere abbracciati alla persona amata in una sera di pioggia.

venerdì 22 luglio 2011

Canzoni




Per il mio Amore....

Cinema


John Hobbes (Denzel Washington) è un detective della squadra omicidi. Ha catturato un pericoloso assassino, Reese (Elias Koteas), e ha assistito alla sua esecuzione. Però, delitti con un modus operandisimile al suo continuano. Questo perché Reese era posseduto dal demonio Azazel, in grado di trasferirsi da una persona all’altra mediante il semplice tocco. In questo modo, anche disseminando indizi, riesce a evitare la cattura e sconcerta il pur determinato Hobbes. In cerca d’aiuto, questi arriva a Gretta (Embeth Davidtz), un’insegnante che, pur con la riluttanza dettata dalla paura, riesce a dargli le giuste indicazioni per capire cosa stia succedendo. Hobbes si mette alla caccia del demonio, con tutte le intenzioni di inchiodarlo. Costruito secondo le regole del thriller urbano, ma con un imprendibile demonio come serial killer, è un film che crea buone suggestioni e dosa con abilità indovinati colpi di scena, ma non trova una conclusione adeguata, preferendo, arrivato al punto cruciale, andare sul sicuro. Però l’atmosfera paranoica che Hoblit riesce a creare nel corso del film è notevolmente efficace e potenzia il crescendo che porta Hobbes alla disperata resa dei conti finale. Il personaggio di Hobbes, con l’attenta caratterizzazione e l’ottima interpretazione di Denzel Washington, salva il film dall’essere uno schematico thriller, cui la svolta soprannaturale concede diverse scorciatoie sulla logica. Tutto il cast è comunque di prima qualità, con un John Goodman ottimo in una parte per lui inconsueta e una piccola partecipazione, ben delineata, del James Gandolfini dei Sopranos.

Dedicato a....


Ieri è stata una giornata particolare,una di quelle dove il traguardo di una vita viene raggiunto,serenamente,malgrado tutto,i sacrifici,il dolore,i malanni,le perdite,i rimpianti.Il tempo scorre via ma a volte è più clemente e lascia lucidità mentale,indipendenza fisica,volontà di ferro,voglia continua di imparare e conoscere,una positività verso gli altri che è rara,l'impegno quotidiano a mettere sempre amore anche nei gesti più piccoli con tante attenzioni.L'abbiamo vissuto spontaneamente ma con la consapevolezza interiore del cammino fatto insieme,del legame fortissimo che ci accomuna,della conoscenza che non ha bisogno di parole,dell'amore che dà la vita a rischio della propria,dell'insegnamento quotidiano che è un travaso di anima,dei discorsi sul futuro fatti alle due di notte,delle trasformazioni esteriori che non hanno mai inciso sulla vicinanza interiore.Un percorso di Donna,con la D maiuscola,per il suo cuore,per la sua mente,per la sua forza di volontà,per la sua saggezza,per la sua positività,per la sua profonda interiorità.Un privilegio essere nato e cresciuto sotto la sua ala,un destino benevolo l'accompagnarla in questa fase della sua vita cercando di ricambiare,almeno in parte,quanto ricevuto.Auguri di cuore Mamma.

giovedì 21 luglio 2011

Cinema


Un serial killer uccide portando via ad ognuno un pezzo del corpo per ricostruire il corpo di Gesù.Su ogni corpo lascia un numero romano e cosi il detective Proudhomme è costretto a fare lo slalom tra cadaveri menomati,bibbie che danno significati diversi,fino a che durante un inseguimento viene ferito in maniera seria il suo fidato partner.Allora comincia una caccia spietata fino al cruento epilogo finale.Sulla scia di Seven un discreto thriller,ma inferiore al primo citato.Buona l'interpretazione di Lambert,mentre eccellente nella parte del serial killer Robert Joy,un attore di cui si sentirà molto parlare per me.

mercoledì 20 luglio 2011

Poesie


Non sono più silenziosi gli specchi
nè più furtiva l'alba avventuriera ;
sei, sotto la luna, quella pantera
che a noi ci è dato percepire da lontano.
Per opera indecifrabile di un decreto
divino ti cerchiamo invano;
più remoto del Gange e del Ponente
tua è la solitudine, tuo il segreto.
La tua schiena accondiscende la carezza
lenta della mia mano. Hai accolto,
da quella eternità che è già oblio,
l'amore di una mano timorosa.
Sei in un altro tempo. Sei il padrone
di un abito chiuso come un sogno.



A un gatto (Jorge Luis Borges)



A P. che ha attraversato per poco la luce della Terra e adesso ammirerà la luce del cielo,tra le stelle....

Accadimenti


Palermo, 19 luglio 2011 - Diciannove anni fa, alle 16,58 del 19 luglio 1992, un’autobomba allestita con oltre un quintale di esplosivo, trasformava in un inferno via D’Amelio a Palermo. Neanche due mesi dopo la strage di Capaci, questa volta la mafia aveva cancellato per sempre con il tritolo l’esistenza terrena del giudice Paolo Borsellino, l’erede naturale di Giovanni Falcone all’interno del pool antimafia.

Insieme al giudice persero la vita i suoi cinque agenti di scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. In poche ore immagini di una Palermo come l’Iraq fecero il giro del mondo mostrando gli effetti della potentissima deflagrazione, che oltre a lasciare sul terreno sei corpi straziati, rappresenta ancora oggi una cicatrice indelebile nella storia repubblicana del Paese.

Dietro via D’Amelio i contorni incerti e troppo sfumati di un mondo reticente, dopo 19 anni, a rivelare i nomi di quelli che furono i reali mandanti ed esecutori di un attentato tanto violento al cuore della magistratura. Rispetto alla strage di Capaci del 23 maggio 1992, sull’eccidio via D’Amelio è emerso qualcosa di diverso, legato al sospetto di un coinvolgimento di entità altre rispetto alla semplice Cosa nostra, e che piantassero le loro radici in ambienti istituzionali, o comunque a loro attigui. Su tutti il sistema deviato del SISDE.

Come più volte urlato da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, via D’Amelio è una "strage di Stato" la cui verità appare ancora lontana dal vedere la luce. Troppe versioni che hanno avuto l’unico effetto di rallentare il lavoro svolto dai magistrati della Procura di Caltanissetta che indagano oggi sulla strage. "Oggi non sappiamo che carcene delle corone di fiori dello Stato", ha detto Salvatore Borsellino.

Ci sono le verità lacunose dell’ex ministro degli Interni Nicola Mancino; le verità dei pentiti; le verità dell’ex numero uno di Cosa nostra Totò Riina, che da dietro le sbarre continua a ripetere che a schiacciare il pulsante del detonatore non fu solo la mafia. O ancora ci sono le parole, i documenti, e le verità sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, riferite da Massimo Ciancimino. La cui credibilità, dopo il suo recente arresto, ha subito un durissimo colpo.

Infine c’è solo la verità annotata probabilmente dallo stesso Paolo Borsellino in quei 57 giorni di lavoro incessante tra la strage di Capaci e quella di Via D’Amelio. Una verità affidata a quell’agenda rossa sparita inspiegabilmente, o forse no, quel pomeriggio di 19 anni fa, e che da allora contribuisce ad alimentare un mistero che appare ancora lontano dalla soluzione.Restiamo Umani.

Canzoni

Cinema


Jack Stanfield è un esperto informatico che lavora per un colosso bancario occupandosi della sicurezza dei dati.Ha una vita assolutamente tranquilla,ottimo lavoro,famiglia unita,moglie amata,casa bellissima sul mare progettata dalla moglie architetta,tutto scorre perfettamente liscio.Ma ecco che sulla scena appare un giovane uomo d'affari che propone a Jack di lavorare per lui.Da quell'appuntamento comincerà l'incubo suo e della sua famiglia,perchè un gruppo di terroristi prenderà in ostaggio lui e la sua famiglia e farà della sua casa il luogo da dove far partira una colossale rapina,trasferire cento milioni di dollari da ricchi conti a conti precedentemente creati,solamente con pochi click del computer,senza sparatorie,spargimenti di sangue,inseguimenti,una cosa pulita e indolore.Peccato però che Jack è una persona solida e non ci sta ai ricatti dei criminali,cosi cerca di liberare,non riuscendoci,la sua famiglia,e poi,disperato,tenta di giocarsi un'ultima carta,vale a dire le sue conoscenze informatiche,per fregare i criminali proprio li dove si sentivano più forti.Un thriller molto ben congegnato e per niente banale,che tiene sempre lo spettatore con il fiato sospeso fino alla fine.Ottimo come sempre Harrison Ford,bravissima Virginia Madsen,ed eccellente Paul Bettany,un attore di sicuro avvenire.

Dedicato a....


Ieri è successo un bell'avvenimento,uno di quelli che dà gioia e felicità,e pertanto con questo piccolissimo inciso volevo fare le mie congratulazioni a Tiziano per il grande risultato conseguito,dopo enormi sacrifici,e i complimenti ad Anto e Luciano perchè penso che avere un figlio cosi in gamba sia tanto merito dei genitori.Auguro a Tiziano di intraprendere una brillante carriera professionale nel settore a lui più congeniale dove sono sicuro dimostrerà le sue enormi capacità come ha fatto negli studi.

Cinema


Un film particolarissimo e molto originale nel tema trattato:il rapporto che ognuno ha con la spiritualità.Viene osservata una tipica famiglia americana.Lui è il pater familias pratico,organizzato,che legge molto,che studia sempre,che è sempre informato,che attraverso la conoscenza cerca di alimentare la sua parte di spiritualità.Un modo anche per sfuggire la routine quotidiana e da questi interessi approderà alla curiosità per i campionati nazionali di ortografia ai quali iscriverà sua figlia piccola,e che sarà una sorta di "transfert"per trasferire su di lei questo "metodo"per raggiungere la propria armonia interiore.La madre ha sempre inseguito l'affetto dei genitori,mai ricambiato,e cosi vaga alla ricerca di cose luminose,che ruba anche in case altrui,per creare il proprio "altare votivo"ed avere un luogo dove ritrovare la pace interiore che nella vita quotidiana non riesce ad avere,tanto che alla fine si aggrapperà più a questa "realtà interiore"per sfuggire la quotidianità che asciuga l'anima.Il figlio più grande la sua spiritualità la ricerca frequentando un gruppo di buddisti,imparando l'arte della meditazione e dei mantra e trovando l'armonia con una ragazza che sta facendo la sua stessa ricerca spirituale.All'interno di queste ricerche,tutte interiori,si snodano conflitti,accuse,discussioni,si prova un senso di sfaldamento della famiglia che viene sempre ricomposto all'ultimo momento.E' tutto sempre in bilico,prevarrà il senso del collettivo,della famiglia,o la ricerca deve essere un percorso personale staccato dalla realtà?La sequenza finale dà la risposta a questa domanda sciogliendo tutti i dubbi e gli interrogativi che lo spettatore si pone e lo fa in maniera molto delicata e direi poetica.Un gran bel film,con eccellenti interpretazioni di Richard Gere e Juliette Binoche,ma anche dei piccoli Flora Cross e Max Minghella,che rivelano uno straordinario talento espressivo,soprattutto la Cross.

Comicità

Canzoni




Per la mia Scespirina.....ogni domanda ha sempre la sua risposta......

lunedì 18 luglio 2011

Poesie


C'è molto nel mondo che non muore
e molto che vive per perire,
che sorge e cade, sboccia per appassire.
Il sole di stagione, che dovrebbe conoscere il tramonto
fino al secondo della buia venuta
la morte avvista e avvede con terrore
nel fluido cielo la costola di un cancro.
Ma noi, rinchiusi nelle case del cervello,
Rimuginiamo su ogni pianta di serra
che sputi intorno le sue foglie senza linfa,
e sorvegliamo la mano del tempo che in eterno
scandisce il mondo,
chiusi nel manicomio imploriamo di respirare aria fresca.
C'è molto nel mondo che muore;
Il tempo non guarisce né risuscita;
Eppure, pazzi di sangue giovane o macchiati dagli anni,
siamo ancora restii a rinunciare a ciò che resta,
sentendo il vento sul capo che non rinfresca
e sulle labbra l'arida bocca della pioggia.


Dylan Thomas

Canzoni

domenica 17 luglio 2011

Serie tv


Questa seconda serie di Dexter porta una nuova sfida all'ematologo serial killer,la vicinanza dell'affascinante Lyla,donna dalla vita misteriosa che sembra penetrare nei meandri della doppia personalità di Dexter,arriva persino a sedurlo mettendo in crisi il rapporto di lui con la sua fidanzata,ma alla fine il comportamento ossessivo ed oscuro di Lyla fa capire a Dexter la verità e prendere una decisione decisiva.La seconda serie anzichè esere più blanda rispetto all'originalità della serie l arafforza ponendo sempre nuovi dubbi e prospettive e pericoli al protagonista,cosi le puntate sono sempre intriganti e mai noiose o scontate,cosa ormai diventata rarissima.

Canzoni

sabato 16 luglio 2011

Canzoni

Accadimenti


Taijij è un piccolo villaggio di pescatori posto nella parte meridionale dell'arcipelago giapponese sulla punta che si estende nel Pacifico dove ogni anno, migliaia di cetacei vengono massacrati. Pochi vengono uccisi in alto mare ma i più sono convogliati in piccole baie dove vengono intrappolati e quindi uccisi. Ma non solo a Taiji anche a Iki, Ito, Futo e Izu.



Stiamo parlando dell'uccisione di circa 23.000 cetacei tra delfini, piccole balene e focene, che ogni anno puntualmente da ottobre a marzo avviene in questi piccoli villaggi di pescatori in Giappone.


La caccia funziona in questo modo: un certo numero di barche escono in mare ed aspettano di vedere i branchi di delfini. Dopo averli avvistati creano una file unica con le barche, in modo da impedire loro fuga in mare aperto e immergono in acqua dei tubi metallici sui quali martellano per creare una sorta di "muro di suono" in modo da disorientare i delfini provocando il panico e quindi lasciano loro una solo possibile via di fuga che è verso una piccola baia dove, dopo che sono entrati, viene chiusa con delle reti e quindi i delfini sono barbaramente massacrati a colpi di macete, lance e altre armi a lama.

Dei delfini catturati i più sono destinati alla macellazione per il consumo umano mentre i più "promettenti" vengono venduti ai parchi acquatici e ai circhi.

Perchè tutto questo? Secondo il Save Japan Dolphins questo massacro si compie per soddisfare una minoranza del popolo giapponese in quanto la carne di delfino non è nella cultura alimentare del popolo giapponese.

Inoltre sembra che i delfini siano considerati dei "parassiti" in quanto mangiano troppo pesce e come tali vanno sterminati, in pratica coloro che pertetrano questi massacri, i "pescatori", "ucciderebbero la concorrenza". In altre parole "uccidere i delfini è preservare i pesci del mare per il loro consumo".

Poi c'è da considerare un altro aspetto, ogni delfino venduto vivo per essere tradotto in cattività sembra che venga pagato intorno ai 150.000 dollari. Sembra anche questa una buona motivazione.

Ma a rendere ancora più drammatica la situazione una notizia pubblicata sul The Japan Times online dove si dice che nelle carni di questi cetacei sono state ritrovati mercurio e metilmercurio soprattutto nelle carni dei cetacei uccisi nei pressi di Taiji a livelli tali da dover essere considerati "rifiuti tossici".

Le persone intervistate hanno dichiarato che dalle analisi effettuate su campioni acquistati nei supermercati è risultato un tenore di mercurio 10 volte al di sopra dei minimi di legge e di metilmercurio 10,33 volte superiore e c'era una grande preoccupazione per il fatto che la carne di delfino venivano date come alimento ai bambini delle scuole (ulteriori dati si trovano sempre nel The Japan Times online ). A tal proposito sempre sullo stesso giornale, si parla dell'istituzione di un organismo statale per la tutela dei consumatori dove alla domanda al dirigente preposto su eventuali azioni connesse con la pesca del delfino e la vendita delle sue carni a Taiji, Prefettura di Wakayama dove i livelli di mercurio erano 30 volte superiore e di metilmercurio 16 volte superiore ai limiti di legge ha risposto che questa informazione era per lui una novità e che l'agenzia dei consumatori deve ancora stabilirlo per cui quando sarà informato, fornirà un risposta .... Restiamo in attesa.



Riguardo al fatto che vengono venduti per essere tradotti in cattività per essere destinati a circhi e parchi acquatici scrive la World Association of Zoos and Aquariums (WAZA) l'Associazione mondiale degli zoo e degli acquari nel suo codice per la protezione degli animali:

"Tutti i membri tenteranno di accertarsi che la fonte di animali sia limitata a quelli nati in cattività e questa sarà meglio se tra zoo e zoo. (...) Ciò non impedisce di ricevere animali derivanti da confisca o salvataggi. È riconosciuto che, di tanto in tanto, cè la necessità legittima per i programmi di allevamento di conservazione, programmi educativi o studi biologici di base, di ottenere gli animali selvatici. I membri devono essere sicuri che tali aquisizioni non avranno un effetto deleterio sulla popolazione selvaggia" e tra l'altro condanna la presa di animali e di altre risorse naturali dall'ambiente naturale che deve essere sostenibile e nel rispetto del diritto nazionale e internazionale e conformi con la politica dell'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, organizzazione non governativa internazionale con sede a Gland, Svizzera, è una delle più autorevoli organizzazioni in materia di conservazione della natura e l'unica organizzazione specializzata nelle tematiche dell'ambiente che ha un posto di osservatore nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite).


Conoscere e riconoscere simboleggia il ritorno a valori “sani” che l’uomo dimentica sulla via della perdizione e quindi dell’autodistruzione. Soggiogato da vizi e libero accesso a tutto cio’ che non porta nulla di buono, se non viene trasformata in un’espesrienza positiva dalla quale ripartire! Riportato in natura, mi chiedo dove pensiamo di arrivare, una volta che avremo egoisticamente distrutto tutto il “BELLO”e “L’ESSENZIALE” che ci circonda.

E la European Association for Aquatic Mammals (Associazione europea per i mammiferi acquatici) scrive che la EAAM condanna la pesca dei delfini in Giappone. Riconoscono il fatto che le diverse culture usino specie diverse a scopo alimentare tuttavia, la crudeltà delle uccisioni ed il completo disprezzo per la sostenibilità di tale caccia è del tutto inaccettabile in quanto mostrano una forte mancanza di rispetto per il patrimonio naturale di tutti e per il benessere di migliaia di animali.
Personalmente considero il popolo giapponese altamente civilizzato e l'unica cosa che mi viene da pensare è che non sia informato su quanto avviene. Leggo che le notizie appaiono su qualche giornale ma in lingua inglese ... ma appariranno anche in lingua giapponese? Condanniamo quanto viene fatto ma non condanniamo un intero popolo per le azioni, molto probabilmente, di alcune persone che non è possibile definire con nessun aggettivo.

Natura


Nella classe Asteroidea (Phylum echinodermi) ritroviamo quel vastissimo gruppo di animali, molto familiari a tutti, comunumente conosciuti come stelle marine o stelle di mare.
Si tratta di circa 1500 specie che vivono soprattutto nei fondali sabbiosi, fangosi e rocciosi, soprattutto lungo le coste.

Ad eccezioni di pochi esemplari che vivono nelle acque salmastre, le stelle di mare sono animali che vivono nelle acque marine di tutto il mondo.

Non si può parlare di vita sociale nelle stelle di mare. Una forma di interazione intraspecie può essere considerata l'emissione dei feromoni da parte degli adulti per attirare le larve e farle stabilire nelle loro immediate vicinanze anche se non si può in alcun caso parlare di cure parentali.

Essendo un gruppo così vasto anche la morfologia è estremamente vasta. Ritroviamo infatti stelle di mare che vanno da poco meno di 2 cm ad 1 m di lunghezza anche se la maggior parte degli esemplari sono di 12-24 cm.
I colori sono molto variabili infatti ritroviamo stelle di mare di colore rosso, arancione, verde, blu, viola e combinazioni di diversi colori.



La caratteristica delle stelle di mare è che hanno un corpo centrale dal quale si sviluppano in genere 5 braccia anche se possono arrivare ad averne fino a 40, di lunghezza variabili da molto brevi a molto lunghe (in alcuni esemplari sono talmente ridotte da sembrare dei cuscinetti).

Nella parte inferiore del disco centrale (quella a contatto con il terreno) si trova la bocca dalla quale partono una serie di canali che arrivano alle parti estreme delle braccia. Nella parte superiore del disco si trovano invece l'ano ed il madreporite (che è un'apertura dell'apparato acquifero posta in posizione opposta alla bocca nella parte alta del disco chiamata anche piastra madreporica che corrisponde anche a una delle piastre genitali) attraverso il quale il liquido del sistema acquifero comunica con l'esterno e si irradia fino alle 5 o più punte estreme delle braccia.
Lungo le braccia delle stelle di mare sono situati i pedicelli ambulacrali che sono gli organi adesivi, tattili e di locomozione che sporgono all'esterno con una ventosa terminale e delle vescicole che consentono la locomozione.

Lo scheletro interno è formato da ossicini calcarei.



Lungo le braccia si trovano le ramificazioni dell’apparato digerente; del semplice sistema nervoso, che non è centralizzato; del sistema che distribuisce le sostanze nutritive ed il sistema riproduttivo.

Nelle stelle di mare i sensi del tatto, dell’olfatto e del gusto sono ben sviluppati. Inoltre la maggior parte delle specie è fornita di macchie fotosensibili alle estremità delle braccia, grazie alle quali risponde agli stimoli luminosi.

La superficie esterna può essere liscia, ricoperta di spine, tubercoli o creste.

Le stelle di mare sono considerate dei veri e propri predatori ad alto livello. Si nutrono di prede che si muovono lentamente nell'acqua quali gasteropodi, bivalvi, crostacei, anellidi ed altri invertebrati. In pratica afferrano la preda a poi rovesciano lo stomaco al di fuori del corpo per farlo aderire sugli animali predati, secernano gli enzimi necessari alla digestione e poi aspirano la sostanza decomposta.

Riescono ad aprire senza grossi problemi le valve dei bivalvi ai quali aderiscono con le ventose poste nelle braccia (sui pedicelli), nutrendosi poi dell'animale che si trova all'interno.

Molte stelle di mare si nutrono del plancton che aderisce al corpo che fanno arrivare alla bocca attraverso un sistema di ciglia poste in tutto il corpo.

Le stelle marine sono animali che presentano sessi separati (anche se esistono pochi casi di ermafroditismo): sia gli spermatozoi che le uova vengono deposti in acqua dove si fecondano.

In alcune specie le uova fecondate sono protette dalla madre sul fondo del mare.

Dalle uova nasce una larva chiamata bipinnaria che ha la particolarità d'avere una simmetria bilaterale (a differenza di quella della forma adulta che è simmetria pentaraggiata). La bipinnaria nuota liberamente e si nutre di plancton.

Dopo un certo lasso di tempo si ha la larva bipinnaria che si trasforma in una seconda forma larvale chiamata brachiolaria con cinque piccole braccia (comincia a rassomigliare alla forma adulta). Anche questa forma larvale di stella di mare nuota liberamente nell’acqua fino a quando si ferma sul fondo marino, perde le braccia e subisce la metamorfosi finale diventando una stella di mare adulta con le 5 (o più) braccia definitive.

Sembra che le larve siano attirate da feromoni emessi dagli adulti che le permettono di non disperdersi ma di rimanere vicine al genitore anche non fornisce cure parentali.

Le larve sono considerate plancton e quindi come tali hanno numerosissimi predatori mentre le stelle di mare adulte non hanno in pratica nemici naturali in quanto considerate poco appetibili e poco nutrienti ad eccezione del Hyperoodon ampullatus un cetaceo che le include nella sua dieta.

Le diverse specie di stelle di mare non sono minacciate di estinzione.

Le stelle di mare sono dei veri e propri predatori ed in alcuni casi sono considerate dannose in quanto ad esempio danneggiano i letti delle ostriche oppure possono essere talmente numerose da danneggiare le barriere coralline (ad esempio la specie Acanthaster planci, foto al lato) o le colonie di molluschi bivalvi in genere.

I membri appartenenti alla classe Asteroidea sono strettamente imparentati con gli Ophiuroidea, avendo ritrovato antenati comuni con cinque braccia legate ad un disco centrale (sinapomorfia).

Le stelle di mare hanno la capacità di rigenerare parti del corpo mancanti, come le braccia, ed in alcune specie rappresenta anche un sistema di riproduzione asessuata: un individuo intero si rigenera a partire da un singolo pezzo del genitore.

Leggende


Dell'epoca in cui il mito era storia, si racconta che nella lontana città di Argo, regnasse il re Acriso, figlio di Abante e di Ocalea, assieme alla sua sposa Euridice (o Aganippe secondo altri) e alla loro figlia Danae.

La tragica storia di re Acriso ebbe inizio quando si recò a Delfi per consultare l'oracolo perchè, non riuscendo ad avere figli maschi, era preoccupato per la sorte del suo regno non sapendo a chi dover lasciare i suoi possedimenti. Il responso dell'oracolo fu travolgente in quanto gli predisse che non solo non avrebbe avuto figli maschi ma che un giorno sarebbe morto per mano di suo nipote, il futuro figlio di sua figlia Danae.
Il re, terrorizzato dalla profezia, fece rinchiudere la figlia in una torre dalle porte di bronzo sperando in questo modo che non fosse avvicinata da nessun uomo.

Ma Zeus che dall’alto dell’Olimpo seguiva le vicende dei mortali, impietosito dalla sorte toccata alla giovane fanciulla ed invaghitosi di lei, entrò nella sua cella sotto forma di pioggia di gocce d’oro e concepì con lei quello che un giorno sarebbe diventato uno dei più grandi uomini dell’antichità: Perseo .

Re Acriso, scoperta la gravidanza della figlia che fu costretta a confessare le origini divine del figlio, nonostante la paura e la grande rabbia, non ebbe il coraggio di ucciderla ma aspettò che il bambino nascesse, per rinchiudere entrambi in una cassa che abbandonò alla deriva in mezzo al mare. La loro sorte sarebbe stata sicuramente segnata se Zeus non avesse sospinto la cassa verso le rive dell’isola di Serifo, nelle Cicladi, dove il pescatore Ditti la trovò e una volta aperta, si accorse che la donna ed il bambino erano ancora vivi. Immediatamente li portò dal re Polidette, suo fratello, che li accolse nella sua reggia.

Passarono gli anni e Perseo, circondato dall’amore della madre, cresceva forte e valoroso. Danae, che la maturità aveva reso ancora più bella, era diventata oggetto dei desideri del re Polidette che cercava in tutti i modi di convincerla a sposarlo ma Danae, il cui unico pensiero era il figlio, non ricambiava il suo amore. Polidette allora cercò di averla con l'inganno: finse di voler sposare Ippodamia, figlia di Pelope e chiese ai suoi amici di fargli come dono nuziale un cavallo a testa. Perseo, che non possedeva e non poteva comprare un cavallo per donarlo al re, si scusò e disse imprudentemente che gli avrebbe procurato qualunque altro dono.



A quel punto Polidette, gli chiese di portargli la testa della Gorgona Medusa questo nella speranza che morisse nell'impresa in quanto mai nessun mortale era riuscito in una simile avventura ed in questo modo la madre, priva dell'unico conforto della sua vita, avrebbe ceduto e l'avrebbe sposato.

Narra la leggenda che Medusa una delle tre Gorgoni (Medusa, Euriale, Steno), l’unica alla quale il fato non avesse concesso l’immortalità, era un tempo tra le donne più belle. Invaghitasi di Poseidone, aveva fatto con lui l’amore nel tempio d'Atena. Quest'ultima profondamente irritata dall’affronto subito, aveva trasformato la fanciulla in un orribile mostro: le mani le aveva trasformate in pezzi di bronzo; aveva fatto comparire delle ali d’oro e ricoperto il corpo di scaglie; i denti erano diventati simili alle zanne di un cinghiale; i capelli erano stati trasformati in serpenti ed al suo sguardo aveva dato la capacità di trasformare in pietra chiunque la guardasse negli occhi.
Narra Ovidio nelle Metamorfosi (IV, 799-801): "La figlia di Giove si voltò e si coprì con l'egida il casto volto, ma, perchè quell'oltraggio non restasse impunito, mutò in luride serpi i capelli della gorgone".

Mentre di lei scrisse Dante Alighieri nel IX canto dell’inferno (51-57): "Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso: che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi, nulla sarebbe del tornar mai suso".

L’impresa che stava per affrontare non era facile e sicuramente non sarebbe riuscito a superarla se Atena ed Ermes non fossero accorsi in suo aiuto. La prima gli donò uno scudo lucente e ben levigato, attraverso il quale guardare riflessa la Gorgona ed evitare così di essere pietrificato dallo sguardo; il secondo una spada con cui decapitarla in quanto le sue squame erano più dure del ferro.

Tali armi non erano però ancora sufficienti per riuscire nell’impresa, così i due dei gli suggerirono di farsi donare dalle Ninfe i calzari alati per volare veloce nel regno di Medusa, l’elmo di Ade che rendeva invisibile chi lo portasse ed una sacca magica nella quale riporre la testa di Medusa, una volta tagliata in quanto i suoi poteri non sarebbero venuti meno con la morte ed i suoi occhi sarebbero stati ancora in grado di pietrificare.

Riuscire a trovare la dimora delle Ninfe non era semplice in quanto nè Ermes nè Atena ne erano a conoscenza e pertanto suggerirono a Perseo di recarsi presso le tre Graie per estorcergli con una stratagemma la preziosa informazione.
Erano queste sorelle delle Gorgoni e non avevano mai conosciuto la giovinezza in quanto nate vecchie. Avevano il corpo di cigno e possedevano insieme un solo dente ed un unico occhio che si scambiavano vicendevolmente per mangiare e vedere. Perseo, arrivato nella loro dimora, si nascose e attese che una di loro si togliesse l’occhio dalla fronte per passarlo ad una sorella e glielo rubò, rifiutandosi di restituirlo se prima non gli avessero indicato la via per arrivare al regno delle Ninfe. All’intimazione le tre sorelle, terrorizzate dall’idea di restare cieche obbedirono, e così Perseo poté raggiungere le Ninfe che gli donarono la bisaccia, i calzari alati e l’elmo di Ade.



Così equipaggiato volò nell'isola dove dimoravano le tre Gorgoni (Steno, Euriale e Medusa) che trovò addormentate. Forte dei consigli di Ermes e d’Atena si avvicinò a Medusa, nel paesaggio desolato di uomini e animali che il suo sguardo aveva pietrificato, camminando all’indietro e guardandola riflessa nello scudo lucente. Non appena le fu vicino vibrò il colpo mortale che tagliò di netto la testa mentre i serpenti tentavano in tutti i modi di avvolgerlo nelle loro spire.
Presa la testa la ripose immediatamente nella bisaccia mentre dal sangue che sgorgava copioso nacque Pegaso il magico cavallo alato che divenne il suo fedele compagno.

Le sorelle della vittima cercarono in tutti i modi di inseguirlo ma grazie all’elmo di Ade che lo rendeva invisibile e al magico Pegaso, riuscì a sfuggire, volando via veloce come il pensiero da quell’isola tetra e nefasta.

Disse Ovidio di Pegaso: "Fu terra il ciel e furono piedi le ali".

Approdò per riposare nella regione dell’Esperia, dove regnava il titano Atlante. Era questo molto sospettoso e diffidente nei confronti degli estranei in conseguenza di una profezia secondo la quale il suo regno sarebbe stato distrutto da uno dei figli di Zeus. Inavvertitamente Perseo (che non sapeva della profezia) gli rivelò la sua origine divina e all’apprenderla, Atlante cercò di ucciderlo. Il giovane, sorpreso dalla sua reazione fu costretto a difendersi in una lotta impari contro il Titano fino a che, aperta la bisaccia dove teneva la testa di Medusa, pose fine al combattimento in quanto Atlante iniziò a pietrificarsi trasformandosi in un’alta montagna.

Racconta Ovidio nelle Metamorfosi (IV 650-662): "Gli mostrò l’orribile testa della Gorgone. Altlante si mutò quasi all’istante in un’alta montagna: boschi diventarono la sua barba e le sue chiome, cime le spalle e le braccia; quello che prima era la testa, divenne la vetta del monte; rocce divennero le ossa; cresciuto in tutte le sue parti, si ingigantì in una immensa mole …."

Narra pertanto la leggenda che da Atlante prese origine il sistema montuoso omonimo e poiché era molto alto, si affermò che Atlante reggesse sulle sue spalle la volta celeste.

Perseo, ancora sorpreso da quanto era accaduto riprese il suo volo verso casa, percorrendo una terra arida e desolata, senza accorgersi che alcune gocce di sangue fuoriuscivano dalla bisaccia che conteneva la testa di Medusa che cadendo nel terreno davano origine a tanti serpenti velenosi i quali in seguito avrebbero popolato per sempre il deserto.
Volava ora Perseo sopra le terre degli Etiopi quando intravide una bellissima giovane fanciulla nuda incatenata ad uno scoglio. La fanciulla era Andromeda figlia del re d'Etiopia Cefeo e della sua sposa Cassiopea. La giovane donna scontava una colpa commessa dalla madre che stimolata dalla vanità si era dichiarata più bella delle Nereidi (ninfe del mare). Quest’ultime, capricciose e maligne, offese da tanta presunzione, avevano chiesto vendetta al loro protettore Poseidone che aveva inviato in quelle terre, dalle oscure profondità marine, un mostro che devastava tutto ciò in cui si imbatteva. Consultato l'oracolo di Ammone per sapere che cosa si potesse fare per placare l’ira delle dee, il responso fu che Cassiopea offrisse sua figlia Andromeda all’orribile creatura marina. Perseo, sdegnato da una simile sorte, si offrì di mutare il destino della fanciulla, combattendo il mostro e mettendo quindi fine alla maledizione in cambio della mano d'Andromeda. Il re Cefeo, accettò l’offerta e così Perseo, salito in groppa a Pegaso, si portò alle spalle del mostro calando dal cielo come un’ombra per tentare di trafiggerlo. Più volte era sul punto di essere sopraffatto fino a quando, aperta la sacca, prese la testa di Medusa che rivolta verso il mostro lo pietrificò all’istante.

Finita la lotta, mentre Perseo liberava Andromeda, delle Ninfe del mare incuriose, rubarono un po’ del sangue che fuoriusciva dalla testa di Medusa che a contatto dell’acqua marina si trasformava in coralli. Da quel momento i fondali marini furono deliziati dalla presenza di questi straordinari echinodermi.




Perseo, prima di lasciare il luogo della lotta innalzò tre altari uno ad Ermes, uno ad Atena ed uno a Zeus e dopo aver fatto ciò con Andromeda, il re Cefeo, Cassiopea e tutto il popolo che aveva assistito alla lotta, si incamminò verso la reggia dove si diede subito inizio al banchetto nuziale tra Perseo e Andromeda, in un clima di grande allegria. Ma le disavventure non erano ancora finite. Infatti, fece ingresso nella sala del banchetto Fineo, fratello del re Cefeo, promesso sposo d'Andromeda. Questi, reclamava Andromeda pur avendone perso il diritto nel momento in cui aveva lasciato che la stessa andasse in sacrificio al mostro. Nella sala nuziale si scatenò una cruenta lotta. Fineo, con l’aiuto di molti alleati iniziò a combattere contro Perseo che stava per essere sopraffatto dalla moltitudine dei nemici quando, aperta la sacca magica, mostrò la testa di Medusa che ancora una volta portò la morte ai suoi nemici, pietrificandoli uno dopo l'altro.

Stanco e sconfortato da tanti lutti che aveva arrecato, Perseo e Andromeda decisero di lasciare la terra degli Etiopi per ritornare a Serifo, dalla madre Danae dove arrivarono appena in tempo per salvarla dalla morte alla quale il re Polidette l’aveva condannata perché continuava a non ricambiare il suo amore. Il re, messo di fronte alla testa di Medusa, fu pietrificato all’istante.
Ora che Polidette era morto, madre e figlio potevano finalmente fare ritorno alla loro terra natale, Argo, per riconciliarsi con re Acriso, verso il quale gli anni avevano oramai cancellato il risentimento. Perseo, messo a capo della città di Serifo Ditti, riconsegnati i calzari e l’elmo alle Ninfe e la spada ad Ermes e dopo aver donato la testa di Medusa ad Atena che la poneva come trofeo in mezzo al suo petto (foto al lato), con la madre e Andromeda salpava alla volta di Argo mentre il magico Pegaso volava via verso l’Olimpo.

Re Acriso, padre di Danae, saputo dell’arrivo del nipote e di sua figlia, per paura dell’antica profezia fuggì via dal suo regno e riparò a Larissa in Tessaglia.

Sembrava che finalmente il triste destino di Perseo di portare morte e distruzione fosse finito ma così non era.

Oramai famoso in tutte le terre conosciute, fu invitato a partecipare in Tessaglia a Larissa a delle gare sportive e mentre lanciava il disco, la potenza impressa allo stesso fece si che questo andasse oltre gli spalti, per colpire uno sfortunato spettatore che altri non era che re Acriso che si era mischiato tra la folla. Scoperta la triste fine toccata al nonno al quale Perseo, nonostante tutto voleva bene, triste e sfiduciato fece rientro ad Argo ma non accettò di diventare re anche se gli spettava di diritto ma cambiò il suo trono con quello di Tirinto che apparteneva al cugino Megapente che fu lieto dello scambio in quanto molto più vantaggioso per lui.

Negli anni che seguirono Perseo regnò in pace e con saggezza fino alla fine dei suoi giorni, fondando tra l’altro il regno di Micene così chiamato perchè un giorno potè dissetarsi presso un ruscello che era sgorgato miracolosamente da un fungo (mycos = fungo).

Perseo ed Andromeda ebbero molti figli tra cui i più famosi furono Alceo che ebbe come figlio Anfitrione la cui moglie Alcmena ebbe da Zeus, il mitico Eracle; Elettrione, Stenelo e Gorgofone.

Alla morte di Perseo, la dea Atena, per onorare la sua gloria, lo trasformò in una costellazione cui pose affianco la sua amata Andromeda e la madre Cassiopea la cui vanità aveva fatto si che i due giovani si incontrassero. Ancor oggi, alzando lo sguardo verso il cielo, possiamo ammirare le tre costellazioni a ricordo della loro vita e soprattutto del grande amore dei due giovani.