mercoledì 22 settembre 2010

Poesie


La tregua e la tempesta



In questa sera in cui il cielo appare

di un’originale sfumatura grigia,

eccezionalmente fragile, pesante,

quasi slealmente gelosa di mostrarci

per l’ennesima volta il più grande

grido del tramonto,

mi chiedo a gran voce chi sono.

Voi, che scorgete semplice incoscienza

sul mio volto, abbiate un minimo

di riguardo anche per uno come me

che non conosce pace alcuna,

in nessun momento, e si ritrova

a guardare sempre avanti, avanti,

finché la meta appare sempre

più lontana e vaga.

Ne ho bisogno per vivere.

Tutto ciò che fino ad ora

ho veduto e conosciuto,

mi è infatti mortale.

Quale strana malattia mi affligge?

Sempre se di malattia si tratta.

Rivoglio indietro il mio sorriso

prima che soffochi nella pena.

Ogni giorno più solo del precedente,

ogni ora più lontano.

E voi, che pensate a cosa

regalarmi per il mio

prossimo compleanno.

Vi confido che mi accontenterei

tranquillamente di una remota isola da abitare,

in cui il bosco possa essere

la mia unica casa, la natura

la mia unica amica,

il sole l’unica scuola

e il canto del mare mio unico maestro.

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