venerdì 17 settembre 2010
Dedicato a....
Ventisei anni fa,quasi alla stessa ora attuale,mi trovavo in un ospedale romano nel reparto di Ematologia.Li disteso c'era un mio amico d'infanzia,Mauro.Completamente calvo per via della chemioterapia,cosi bianco da sembrare un fantasma,uno scheletro che ti guardava senza forza,prosciugato di energie e di vita.Chiuse gli occhi pochi minuti dopo che io e Chiara,nostra amica di Università,arrivammo li.Intorno solo altri scheletri,molti occhi infossati,molti i bambini che si lamentavano per i dolori fortissimi,l'odore tipico degli ospedali che ti faceva girare la testa,non riuscivo a realizzare,a capire cosa stava succedendo,cosa era appena successo al mio amico.Immediatamente dottori ed infermiere tutti intorno,a noi che ci allontanano,ma lui non era già più tra noi.Aveva 20 anni.Dodici anni prima io e lui che stavamo tirando un pallone contro una serranda chiusa di un negozio.Ognuno cercava di tirare più forte e di fare più rumore,fino a che le persone che abitavano sopra cominciarono ad urlarci di tutto e scappammo via.Da li mai un momento separati.Sempre insieme.Abitavamo a 200 metri,bastava un fischio o un urlo e l'altro scendeva giù,a qualunque ora del giorno e della sera e qualunque cosa stesse facendo.Facevamo parte dello stesso gruppo,tutti ragazzini cresciuti per strada e uniti indissolubilmente.Giocavamo a pallone giornate intere,finendo spesso a fare a botte con la squadra avversaria,e poi tutti sotto la fontanella delle suore a lavarci il sangue per non fare vedere ai genitori che avevamo fatto a botte.Con Mauro dividevamo tutto,i dischi,i film,il pallone,le scarpe,i libri di storia,i giochi di ruolo,che lui creava da solo mostrando un talento pazzesco.Gli presentai pure io la ragazza della quale si innamorò perdutamente,ricambiato,e che purtroppo poi lasciò Roma per trasferirsi con i suoi in Puglia di nuovo.Ci perdemmo di vista durante le superiori e ci ritrovammo casualmente all'Università,stessa facoltà,stessa aula.Il tempo di preparare insieme i primi esami e la caduta nella malattia,la leucemia,arrivò fino alla estrema unzione,ma poi si riprese e noi ci scherzavamo sempre su,che sarebbe stato immortale e non sarebbe mai morto.Adorava la musica in special modo gli Stones.Nel suo ultimo compleanno gli regalai un loro disco e lui lo metteva sempre studiandoci,giocando a scacchi,leggendo,mangiando.Ora me lo ritrovavo li,immobile,nei miei occhi milioni di immagini,discorsi interminabili sulla vita e il destino,le ragazze,il futuro,la politica,i film,i quadri,le poesie,che già allora scrivevo e che poi lui appendeva sulla lavagna dell'aula dell'università dove facevamo lezione,con mia grande vergogna.Da li ho imparato che la morte ti sfiora sempre,è sempre in agguato,e a non dare mai per scontata la vita perchè basta un nulla e perdi tutto e quale privilegio sia poterla godere.Mauro questo privilegio l'ha potuto assaporare per pochi anni.Troppo pochi.Al funerale il nostro gruppo mise ognuno un po' del suo talento,che lui avrebbe apprezzato,Salvatore suonò un pezzo con la chitarra struggente,Roberto tappezzò di bellissime foto in bianco e nero di tutti noi insieme la chiesa,io lessi una mia poesia per lui,Chiara fece delle composizioni di fiori bellissime.Io ogni 17 settembre di ogni anno ascolto una canzone degli stones e lo ricordo....
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Sii sereno Amore...lo sai bene che tanto l'anima non muore mai.
RispondiEliminaUna carezza lieve al tuo dolore ricordato e rinnovato e a Mauro che ora starà vivendo comunque le sue altre vite chissà dove...