venerdì 27 luglio 2012

Poesie






Che allegria, vivere
e sentirsi vissuto.
Arrendersi
alla grande certezza, oscuramente,
che un altro essere, fuori di me, molto lontano
mi sta vivendo.
Che quando gli specchi, le spie,
mercurio, anime brevi, confermano
che sono qui, io, immobile,
serrati gli occhi e le labbra,
chiuso all'amore
della luce, del fiore e dei nomi,
la verità transvisibile è che cammino
senza i miei passi, con altri,
là lontano, e lì
sto baciando fiori, luci, parlo.
Che esiste un altro essere con cui io guardo il mondo
perchè sta amandomi con i suoi occhi.
Che esiste un'altra voce con cui io dico cose
non sospettate dal mio gran silenzio;
ed è che anche mi ama con la sua voce.
La via - che slancio ora! -, ignoranza
degli atti miei, che lei compie,
in cui lei vive, duplice, sua e mia.
E quando lei mi parlerà
di un cielo scuro, di un paesaggio bianco,
ricorderò
stelle che non ho visto, che lei guardava,
e neve che nevicava nel suo cielo.
Con la strana delizia di ricordare
di aver toccato ciò che non toccai
se non con quelle mani
che non raggiungo con le mie, tanto distanti.
E spogliato di sé potrà il mio corpo
riposare, tranquillo, morto ormai. Morire
nell'alta certezza
che questo viver mio non era solo
il mio vivere: era il nostro. E che mi vive
un altro essere di là della non morte.

Pedro Salinas

2 commenti:

  1. Il mio poeta preferito :)

    Un'altra...

    Sono così convinto
    della trasparenza in quel che vivo,
    che la luce, la pioggia e il cielo sono
    le forme in cui ti schivi,
    vaga interposizione fra te e te,
    che non sono mai solo
    se la luce del giorno mi sembra la tua anima,
    o quando illuminandosi le stelle
    mi raccontano cose che tu pensi.
    Quella goccia di pioggia
    che cade sulla carta
    non è una macchia livida, fiorita dall'azzardo,
    quando una vaga e diffusa violetta
    che tu mi invii dall'aprile che vivi.

    E poi, quando i contatti della notte,
    massa di oscurità, solida massa,
    vento, rumori, giungono e mi toccano
    rimango immensamente
    stupito di vedere
    che il braccio che ti tendo non ti stringe,
    e che ancora ti ostini
    a non mostrarti tutta
    vicina come sei, dietro ogni cosa.
    E sebbene tu palpiti
    in ciò che è più vicino, io devo credere
    - solo perché il tuo corpo non si vede -
    nella vaga finzione d'esser solo.

    Pedro Salinas

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