Per la strade di Los Angeles, gli amanti di motori e velocità competono in gare clandestine, sfrecciando su automobili dalle carene fiammanti e dai carburanti pompati a protossido di azoto. Incaricato di indagare su un clan di rapinatori che trafugano camion in corsa, il giovane agente Brian O’Conner si addentra sotto copertura nel mondo delle corse illegali entrando in contatto con il nerboruto Dominic Toretto, un esperto meccanico ed eccezionale pilota. Dopo aver perso una corsa contro di lui, Brian riesce a metterlo in salvo dalla polizia e da quel momento si aprono per lui le porte del garage e della famiglia di Toretto, dove non proprio tutti sono bendisposti ad accoglierlo.
Point Break, dieci anni dopo. I giovani californiani ribelli danno espressione alla loro volontà di potenza non più sulle tavole da surf e tramite rapine a mano armata, ma a bordo di macchine da corsa truccate con cui disputano gare illegali e compiono saccheggi lanciati a tutta velocità. Per il resto, poco è cambiato, o meglio tutto. La storia del giovane poliziotto infiltrato che subisce il fascino del carismatico fuorilegge libertario, mostra come anche quando la partitura resta la stessa possa cambiare la musica. Sullo stesso scheletro narrativo di Point Break, Fast & Furious mostra nuova pelle e nuovi muscoli, molto più abbronzati e anabolizzati per assecondare le tendenze estetiche e i bioritmi adrenalinici dell'action negli anni Duemila. Rispetto al film della Bigelow, l’involuzione è evidente: svanisce completamente l'istinto di vita audace e temerario del personaggio di Patrick Swayze, così come la profondità del rapporto di fascinazione che lo lega a Keanu Reeves, a tutto vantaggio delle pulsioni ormonali, del desiderio primario di frenesia e concitazione delle sequenze d'azione. Al suo film-modello, Fast & Furious riserva lo stesso trattamento di restauro e modernizzazione che applica alle auto esibite: esemplari di macchine sportive più o meno recenti sottoposti al fulgore delle vernici metallizzate che tutto riflettono e alimentate da esplosioni di Nos che coprono ogni altro suono possibile. All'interno di questo regime del riciclo, quel che va perduto in attrazione superomistica dei surfisti-filosofi, viene compensato da qualche nozione di meccanica, un gergo di strada e continui movimenti di macchina che scivolano agili fra automobili in corsa e pugni sferrati. Così, più veloce che furioso, ed emanando più odore di gas che di gomma bruciata, il film scorre rapido e spedito senza prendere né rischi né curve troppo strette, come pilotato da un abile stuntman quale dimostra di essere il regista Rob Cohen, esperto in B-movie di riciclaggio estremo (Dragonheart; Daylight).
Con Fast & Furious ha la prontezza di cogliere un momento in cui la personalizzazione di motori e carenature diviene una pratica di esibizione di forza, al pari di muscoli e tatuaggi, e di saperne valorizzare l’aspetto spettacolare, adrenalinico, fracassone. Ci sono dentro tutti gli elementi di una cultura hip hop, che per quanto esteticamente rozza ed eticamente discutibile, possiede un suo ritmo e un certo spirito gaudente.
Nessun commento:
Posta un commento