lunedì 9 luglio 2012

Cinema




Avete presente Gioventù bruciata? Il film di Nicholas Ray del 1955 narrava la storia di un ragazzo ribelle che arrivava in una nuova città, incontrava una ragazza, disubbidiva ai genitori e sfidava una gang locale. Qualcuno deve aver fatto un calco della trama perché esistono circa un milione di film simili, ambientati nei mondi più disparati - dal balletto alla boxe. Il terzo capitolo di Fast and Furious non è da meno. Dopo un incidente avvenuto durante una gara di macchine, Sean Boswell (Lucas Black) rischia di finire in riformatorio, ma viene invece spedito dalle autorità dal padre, che vive a Tokyo. Sui banchi di scuola incontra Neela e fa amicizia con Twinkie (Bow Wow) che lo introduce nel giro di gare di drifting, dove il re indiscusso dello "sbandamento in curva con il controllo del sovrasterzo" è proprio l'uomo di Neela, D.K. (Brian Tee), capo di una banda legata alla mafia giapponese. Sean non perde occasione per sfidarlo, ma non conoscendo le tecniche del drifting perde, distruggendo la macchina. Per ripagarla dovrà lavorare per Han (Sung Kang) che a sua volta è uno degli uomini di D.K.. Han però prende a cuore le sorti del ragazzo e gli diventa amico, insegnandogli in poco tempo tutto quello che c’è da sapere sul drifting. Ambientato in una Tokyo decisamente underground, e ricco di momenti altamente adrenalinici, The Fast and the Furious: Tokyo Drift fa accelerare i battiti cardiaci a ritmo di musica e di motori rombanti. Sia chiaro: a parte le gare, le macchine preparate, e le feste piene di belle ragazze, la pellicola offre ben poco (pur riservando una sorpresa finale). Ma non è detto che ogni film debba insegnare qualcosa o divenire simbolo di una generazione, come nel caso di Gioventù bruciata. Chi sceglie di vedere The Fast and the Furious: Tokyo Drift potrebbe volere anche solo distrarsi per un'ora e trentasette minuti e sentire il brivido dell'alta velocità, senza provarla sulla propria pelle.

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