sabato 7 luglio 2012

Pensieri


Il mito del maschio patriarcale è quello del latin lover. Cambiare donna ogni notte. Ma è una sciocchezza perché la prima volta che fai l’amore con una donna non c’è conoscenza, intimità, complicità e non puoi certo raggiungere il massimo dell’orgasmo.
Se cambi donna ogni notte insegui il piacere mentale della conquista, hai vinto, hai fatto un altro punto, un’altra tacca sulla tua pistola.
Ma se vuoi veramente l’estasi dei sensi ti conviene cercare qualche cosa di diverso dalle avventure.
Non esiste nella nostra cultura la celebrazione dell’estasi della millesima notte d’amore. Quando conosci tutto di lei e lei di te.
Inoltre non esiste la coscienza del fatto che l’amore cresce.
La nostra cultura è incentrata sull’apparenza e l’edonismo, il valore di mercato di un bel corpo.
Ma i corpi invecchiano e quindi i maschi benestanti si dedicano a cambiar moglie appena alla consorte diminuisce la tensione epidermica e spuntano le rughe.
Nell’articolo precedente di questa serie di scritti esistenziali, ho cercato di evidenziare che la nostra cultura non mette l’amore al primo posto, perché ha paura della potenza “mistica” della cotta romantica capace di far impazzire i sudditi dell’Impero.
Ora vorrei invece parlare di come la negazione della crescita dell’amore sia un danno epocale.
Quando spuntano le rughe sul viso dell’amata, o quando ci si trova di fronte a qualche contrasto, la tendenza dominante è quella di rompere il rapporto.
Diversamente si comporta una persona che è convinta che un amore cresca e che sia capace di dare i suoi frutti migliori solo dopo molto tempo.
E non solo per quanto riguarda il piacere orgasmico.
Dopo 17 anni di amore con Eleonora, non solo mi rendo conto che la amo e la desidero ma mi accorgo anche del fatto che cresce qualche cosa di assolutamente pazzesco tra noi due.
Mentre sto scrivendo mi rendo conto che nella nostra cultura basata su soldi e potere non esiste neppure un nome preciso per questo sentimento.
Manca la parola.
Provo a spiegarmi. Io ho incontrato questa donna meravigliosa e bellissima e me ne sono perdutamente innamorato.
E in tutti questi anni abbiamo vissuto una serie di eventi a volte bellissimi, a volte veramente tragici. Tutte queste esperienze hanno creato tra noi due qualche cosa di fortissimo. Più forte addirittura dell’amore romantico. Perché sai che lei, al di là degli scontri, al di là dei disaccordi, è totalmente con te, dalla tua parte. E tu uguale.
So che qualcuno starà pensando che sono discorsi al miele, e magari farà anche un sorrisino ironico… Ma per me è così. Dire che io darei la vita per lei non è retorica, è un fatto certo come il sorgere del sole. E so che per lei è uguale. Lei è dalla mia parte, sempre e comunque. Magari in certi momenti di rabbia mi può anche insultare ma lo fa restando dalla mia parte. Sono cose che nei primi anni non possono succedere perché solo la fucina della vita può fondere e ricostruire la parte della tua anima che si unisce con lei.
Posso indicare questo stato con le parole solidarietàcomplicitàintesaaffiatamento, identitarismo (qualche cosa che ti dà reciproca identità), ma tutte queste parole non c’entrano quel che sto descrivendo.
E non esiste neppure una parola che definisca il contrario: l’idea che un uomo che resta per tutta la vita sia un po’ pirla e che si debba cambiare donna come si cambia auto per averne sempre una nuova fiammante.
Se sperimenti questo miracolo dell’amore poi ti rendi conto anche di un altro prodigio complementare. La donna che ami resta bellissima in eterno.
Quando faccio l’amore con Eleonora lei ha sempre 26 anni ed è stesa sopra un letto color avorio, in una camera di un alberghetto di Sciacca, con al di là della finestra solo il mare, e il suo corpo è fuoco liquido. E io non potrei amarla di più. Perché lei è la mia vita.


Jacopo Fo

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