lunedì 11 gennaio 2010

Poesie


Padre 

Una calda sorpresa

strinsi tra le braccia

una mattina d'inverno

e mai avrei pensato

che quel cucciolo di uomo

materia da plasmare

si trasformasse

cosi rapidamente

facendomi nascere di nuovo.

Sono stato padre

per spicchi di tempo

imparando un mestiere antico

travasando la mia anima

in un caldo corpicino

padre gioioso

e consapevole

di essere

una semplice

forma vuota

colmata solo

da una nuova vita.

5 commenti:

  1. Oggi vorrei raccontare una favola.

    E’ una fiaba molto semplice e un po’ strana perché non ha finale o meglio, forse è l’unica storia al mondo in cui il finale non dipende dal suo autore ma forse questo non è importante quanto la sua morale che è nella motivazione e nella decisione stessa di scriverla.
    E’ anche una favola che non vuole vendersi a tanti occhi perché è diretta ad un lettore unico e speciale che forse non la leggerà mai ma questo non è di pertinenza adesso perché sarà il tempo, come sempre, a stabilire il destino delle cose.

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  2. C’era una volta – e forse c’è ancora – una bambina che si chiamava Elle e che viveva in campagna con 6 atipiche nuvolette che però non erano quelle scure e brutte che portano pioggia ma del tipo bianco, soffice, quello che sembra batuffoli di ovatta nei cieli azzurrissimi e freddi d’inverno o in quelli limpidi e luminosi delle mattine d’agosto dopo un temporale d’estate.

    La bambina le chiamava anche stelline perché quando la guardavano i loro occhi erano luminosi più di tutti gli astri del firmamento messi insieme e per lei erano la luce nel buio di tutte le sere.

    Una mattina la bimba, che non aveva dormito molto bene e che anzi aveva anche pianto, scese dalle sue nuvolette e loro, che non la vedevano da tanto tempo con quell’espressione così triste sul viso, le corsero incontro e le si sedettero attorno a formare una sorta di cerchio magico.

    “Sono stata cattiva” esordì Elle

    “Cosa è successo, raccontaci” risposero le stelline che, avendo forma di gatti, erano per loro stessa natura molto curiosi.

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  3. “Ho conosciuto un bimbo” iniziò a narrare allora la bambina “è molto dolce e gentile. Non è della mia stessa città ma viene a trovarmi spesso con le sue parole e mi parla di tante cose belle; mi racconta delle persone che conosce, dei posti che ha visitato, dei suoi angioletti, di tutta una vita che, anche se non è tanto grande, è sempre piena di tutte quelle cose che altri bambini non hanno fatto o vissuto mai.”

    “Ma questo è bellissimo” disse allora una stellina “non dovresti essere triste ma gioire dell’incontro”

    “L’ho fatto” rispose Elle, “ho gioito per questa nuova conoscenza anche se all’inizio non mi fidavo e mi limitavo ad ascoltare i suoi racconti sorpresa dalle cose belle e brutte che gli erano capitate. Poi, un giorno, non so perché o forse sì, l’ho accusato di aver preso il diario di poesie ad un altro bambino”

    “Oooooohhhhh” risposero in coro i micini che erano nuvolette e che si chiamavano anche stelline. E intanto avevano portato le loro zampine anteriori sui loro occhi e musetti e scuotevano la testa come a dire “non si fa Elle, sei stata cattiva”

    “E perché hai detto questo?” chiese la nuvoletta bianca e grigia mentre nel frattempo annusava una foglia caduta dall’albero sotto cui il gruppetto si era accoccolato per confidarsi “L’hai visto con i tuoi occhi che faceva questa cosa vero?”

    “No” rispose la bambina “io ho visto tanti bimbi fare azioni non belle e poi farmi stare male e pensavo che anche lui prima o poi quella cosa l’avrebbe fatta”

    “E’ tipico degli umani” sentenziò la stellina che stava proprio accanto ad Elle con l’aria di chi sa come vanno questa cose.

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  4. E la bimba, consapevole di quella verità che le era appena stata ricordata, aggiunse “Lui mi ha scritto una piccola letterina; dice che l’ho deluso perché non ho voluto ascoltare cosa voleva dirmi per farmi capire che stavo sbagliando e che non era giusto essere andata via senza dargli la possibilità di dimostrami che il diario non solo non l’aveva preso ma l’aveva prestato a chi ne aveva bisogno. In più mi ha lasciato anche tante carezza da fare a voi.”

    “E’ proprio una cosa inesaudita” aggiunse la nuvoletta più piccola che, proprio perché piccola, ancora non aveva imparato a dire bene le parole difficili.

    “Inaudita” la corresse Elle.”Inaudita, lo so”

    “Tu gli hai chiesto scusa vero?” domandò una voce tra le sei.

    “Sì” rispose Elle “Io gli ho risposto e gli ho scritto che mi dispiaceva e che ero stata cattiva a pensare cose così brutte ma non so se lui sa che io gli ho scritto e se ha letto.
    E poi c’è anche dell’altro che devo dirvi, miei tesori. Una volta parlavamo di stelle come voi, lui mi ha raccontato tante storie e mi ha detto i nomi di molti degli angioletti che aveva incontrato nei suoi giorni ma quando ha chiesto a me di dire i vostri io ho risposto di no. Voi siete la cosa preziosa, il tesoro che fa parte di me come il mio sangue, come la mia anima e lui era mio amichetto solo da poco…non potevo dargli subito i nomi delle mie fragilità”

    “Vedi” cominciò allora la nuvoletta a strisce marroni e champagne che, in quanto più anziano era anche il più saggio del gruppo e che, conoscendo da tanti lunghi anni la bimba non riusciva proprio a credere che lei si fosse comportata così con chi non lo meritava.

    “Voi umani pensate che per essere felici basta guardare con gli occhi e sentire con le orecchie; che i rapporti sono materia da stringere tra le mani perché se così non fosse tutto sembrerebbe evanescente come aria;dovete toccare per credere che le cose esistano davvero altrimenti per voi non vale la pena coltivare quella cosa. E invece non è così. C’è un vedere e un sentire che si realizzano con il cuore, una sensibilità ed un intuito che noi gatti conosciamo benissimo perché fa parte di noi e perché le nostre 7 vite ci permettono di affinarle col tempo. Così, se pure siamo per natura diffidenti e sospettosi e amiamo la libertà, abbiamo anche imparato a capire dalle piccole cose quali sono le situazioni e gli esseri di cui possiamo fidarci.Certo, nessuno ha la certezza che quella sensazione sia necessariamente giusta e tante volte anche noi possiamo essere tratti in inganno ma ti assicuro, piccola Elle, che se sei sincera ed impari ad ascoltare ciò che la tua anima ti sussurra, non sbaglierai facilmente perché lei sa riconoscere le affinità e sa come viverle.”

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  5. Passarono settimane, ore, forse persino minuti interi di profondo silenzio.




    La bambina, che nel frattempo aveva pensato un po’ con gli occhi chiusi, sembrava un po’sorpresa ma non delle parole di nuvoletta saggia perché a quelle, poiché lui viveva in casa con lei da tanti, tantissimi anni, c’era già abituata ma nello scoprire che a volte seguire il cuore non è sbagliato e che ogni giorno è diverso dal precedente, sebbene non lo sembri; ogni mattino nuovo è un incontro da vivere con l’intensità delle cose importanti, senza preoccuparsi di come andrà a finire quando sarà arrivata la sera.

    Bisogna scegliere con attenzione e non fidarsi di ogni bimbo o bimba che si incontra ma nemmeno chiudersi ed evitarsi così la magia delle emozioni che ci fanno stare bene.

    “Non solo devi dirgli i nostri nomi” continuò la stellina più grande “ma anche spiegargli che dietro ad ognuno c’è una storia, una motivazione”.

    “Dovrai dirgli che io, Fred, mi chiamo così perché ho le zampine anteriori un po’ storte tipo ballerino di tip tap alla Astaire, cosa che ovviamente mi onora non poco e che JJ significa JunyJunior perché ha le macchioline bianche e nere identiche a quelle della mamma Juny e che Juny ha avuto questo nome perché l’hai incontrata per caso in un giorno di giugno, mentre tu eri sul balcone di casa e lei ti guardava da giù con gli occhi azzurri come il cielo. Inoltre, dovrai specificare, per onorare la sua virtù, che Perlina non è una femminuccia ma un bellissimo maschietto color grigio e a tratti bianco come una splendida perla preziosa dai riflessi argentei e che Floppy, la piccola di casa, è una monella che corre sempre avanti e indietro per il giardino e poi si arrampica sugli alberi, anche quelli alti alti, come una scimmietta e si aggatta su un ramo come una vedetta curiosa”

    La bimba sapeva che avrebbe fatto così; quelle nuvolette erano sicuramente un po’atipiche perché non si è visto mai che delle stelline parlassero in lingua umana e poi così bene ma lei sapeva che poteva fidarsi perché era molto raro e quasi impossibile che il loro sentire sbagliasse comportamento.

    Elle sapeva che era il momento di chiedere scusa ancora al bimbo che non l’aveva mai trattata male ma che anzi le aveva dimostrato affetto e fiducia.

    “E se questo no dovesse bastare?” chiese. “Potrei regalargli le mie matite colorate”

    “Non serve rispose Rossini” il gatto a cui Elle era legata forse un po’ più di tutti, quello che le saliva in grembo quando lei era triste e che quando la guardava con i suoi grandi occhi verdi era come accarezzarle l’anima e anche oltre, perché nessuno la conosceva come lui.

    “Se lui non verrà più a trovarti vorrà dire che non lo meritavi ma importante ora è fare la cosa giusta che poi non sempre è la più grandissima e immensa che tu possa fare ma quella che fa capire quanto sei convinta del tuo errore e quanto sei disposta a donare di te per chiedere scusa”

    “Allora lo farò” rispose Elle mentre si incamminava decisa verso casa.

    Si guardò indietro.

    Il cerchio si era sciolto.

    Perlina e Floppi, i due piccoli, avevano ripreso a rincorrersi a e a giocare a nascondino tra i fiori e le piante del grande giardino;
    Juny e la figlia JJ si raccontavano cose da nuvolette femminucce e Fred, che come gatto di casa si era concesso uno strappo alla vita casalinga per far parte del gruppo di consulenza, era lì godersi il profumo dell’erba bagnata in una ritrovata giornata di sole.

    Solo Rossini era rimasto a guardare la bimba come solo lui sapeva fare.
    Era l’approvazione finale che lei stava aspettando.

    L. ti chiede scusa.

    Fred, Rossini, Juny, JJ, Perlina e Floppy ti ringraziano per le carezze.

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