mercoledì 21 settembre 2011

Cinema


Un gruppo militare in missione in Bolivia disobbedisce agli ordini della CIA per salvare dei bambini da un bombardamento preordinato. Questi però verranno comunque uccisi e la colpa sarà fatta ricadere su di loro, creduti morti nel medesimo "incidente". In realtà il gruppo cerca di ritornare in patria e rimettere a posto le cose. L'obiettivo ora diventa scoprire chi ha tentato di fregarli e come potersi riprendere la propria vecchia vita assieme all'onore infangato.
Nonostante una serie impressionante di somiglianze con il film della serie tv A-Team, The Losers viene dall'omonima serie a fumetti DC (divisione Vertigo per la precisione) e non nasconde in alcun modo le proprie origini. Banalmente prologo ed epilogo traboccano di fermo immagine con variazioni grafiche nello stile del fumetto originale, mentre con più genio la direzione e lo spirito generale della pellicola cercano di ricreare le dinamiche che più funzionavano su carta. Nel tripudio di film tratti da fumetti che questi ultimi anni ci stanno regalando,The Losers appartiene alle produzioni meno strombazzate, quelle che prendono le mosse dai fumetti più di nicchia e, come spesso capita, sperimenta un modo di adattare il formato "comic" al formato "film" decisamente più audace.
Il risultato è un'opera stilisticamente molto legata alle iperboli dell'action movie che da John Woo aTimur Bekmambetov hanno conosciuto una progressiva banalizzazione, Sylvain White tuttavia rimette in gioco queste stesse carte con rinnovati ardore e sapienza, dimostrando di conoscere bene il limite da non superare anche in uno stile che sembra non conoscerne. Il suo furore estetizzante travolge qualsiasi plausibilità, come si conviene, ma riesce anche a trovare in più di un'occasione momenti di insperato ritmo e originalità, in cui l'azione è funzionale all'estetica dei corpi (e della macchina da presa) in movimento, senza mai sfociare nell'autocompiacimento fine a se stesso. The Losers è un film dinamico e gaudiente che abbraccia moltissime semplificazioni e banalità a favore di un divertimento epidermico, immediato e fieramente spensierato.
Non è infatti solo lo stile della messa in scena a guardare ad un certo modo di fare fumetto, anche il disegno delle psicologie, le relazioni tra personaggi e ancora di più il modo in cui è raccontata la storia di perdizione e redenzione del vendicativo gruppo, a guardare molto al modo in cui si fa intrattenimento di rapido consumo nell'industria fumettistica. Ancora una volta però interpretando la traduzione da tavola a pellicola in maniera spudorata, The Losers (e per questo va reso merito alla scrittura di Peter Berg, il quale originariamente doveva anche essere regista del film) riesce a regalare sprazzi di stimolante anticonvenzionalità, come con la caratterizzazione del villain di turno, in bilico tra stereotipo e parodia ma sempre in grado di mantenere fede al suo ruolo.

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