martedì 3 novembre 2009
Accadimenti
Ieri sera,non perchè fosse la giornata demandata,ma perchè ne sentivo la necessità,sono andato in cimitero a trovare mio figlio Alessandro.Già il buio pesto,la bora che soffiava forte scuotendo tutto,il silenzio,tutto portava ad una atomosfera di raccoglimento.Quando sono li sono talmente preso da certe immagini che tutto ciò che accade fuori di me quasi non esiste.E' come se il tempo esterno venisse bloccato per quell'istante.Mi ritornano alla mente tutti quei momenti di quel terribile 31 dicembre.Mi ricordo le parole del primario e dell'anestesista,la visione del volto distrutto della madre,il suo corpicino avvolto in un lenzuolino bianco,che ho voluto vedere ad ogni costo,e che sorrideva,quasi a rassicurare il suo papà morto dentro.Come mi succede in tutte le situazioni terribili reagisco immediatamente con forza ed energia.Ma quando è superato il primo momento e tutte le persone intorno a me cominciano ad assimilare il dolore,ecco che per me avviene quella "spaccatura interiore" che provoca un dolore cosi intenso che quasi ti porta via l'anima.Credo che la perdita di un figlio sia uno dei dolori più insopportabili che possano capitare,perchè è qualcosa di definitivo e tu sei impotente.Ma anzichè staccare Alessandro da me per allontanare il dolore atroce io l'ho voluto legare per sempre alla mia vita,rendendolo partecipe di tutti i momenti,felici o infelici,che scandiscono il mio cammino.La sensazione di averlo accanto a me,come il terzo figlio è cosi potente da percepirla come reale.Papà sarà sempre vicino ad Alessandro,cosi come lo è a Federico e Luca.
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A volte, di fronte a certe verità, il silenzio vale più di mille parole.
RispondiEliminaQuindi non dico nulla...e intanto dò una carezza da parte di "qualcuno" a due gattini che hanno attraversato il loro ponte.