Un uomo.
Alexandros Panagulis (in greco Αλέξανδρος Παναγούλης), noto anche con il diminutivo di Alekos (Αλέκος) (Glyfada, 2 luglio 1939 – Glyfada, 1 maggio 1976) è stato un poeta e politico greco.
Secondo figlio di Athena e Vassilios Panagulis, fratello minore di Giorgios Panagulis, anch'esso vittima del regime dei colonnelli e fratello maggiore di Eustathios, altro uomo politico.
Studia al Politecnico nazionale di Atene (Metsovio) dove si laureò in ingegneria elettronica, quindi diventa ufficiale dell'esercito greco.
Spirito libero e democratico, Panagulis ancora adolescente entra nel settore giovanile dell'Organizzazione giovanile dell'Unione di Centro (O.N.E.K.), partito guidato da Georgios Papandreou senior che in seguito cambierà nome in Gioventù Democratica Greca (E.DI.N)
Dopo il colpo di stato del 21 aprile 1967 entra nella resistenza contro il regime militare guidato da Georgios Papadopoulos: per questo diserta durante il servizio militare a causa delle sue convinzioni democratiche e fonda l'organizzazione Resistenza Greca.
Si auto-esilia a Cipro per concepire un piano d'azione e, una volta rientrato in madrepatria pianifica, con i suoi stretti collaboratori, il tentativo di omicidio del dittatore Papadopoulos il 13 agosto 1968 vicino a Varkiza. L'attentato fallisce e Panagulis, autore materiale del piazzamento degli ordigni che non si innescarono al passaggio della limousine del dittatore, viene arrestato.
Giudicato dai tribunali militari il 3 novembre 1968, venne condannato a morte il 17 novembre 1968 e conseguentemente trasportato all'isola di Egina per l'esecuzione. Ma grazie alle pressioni della comunità internazionale e delle sue amicizie la sentenza non viene eseguita, e così il 25 novembre 1968 Panagulis viene tradotto nelle prigioni militari di Boiati.
Panagulis rifiuta subito l'offerta di collaborazione che la Giunta gli proponeva, e per questo fu sottoposto ad atroci torture fisiche e mentali. Il 5 giugno 1969 evade per la prima volta di prigione; dopo essere stato arrestato tenta nuovamente di scappare scavando un buco nel muro della cella ma viene immediatamente scoperto.
Per punire questa sua "scarsa disciplina" viene quindi condotto provvisoriamente alla caserma di Goudi prima di essere riportato, un mese dopo, alla prigione di Boiati, dove fu chiuso in isolamento totale in una cella costruita appositamente per lui. La cella era una stanza seminterrata di due metri per tre con una piccola anticamera.
Nei tre anni e mezzo passati nella "tomba", questo il soprannome dato alla cella, tentò più volte di evadere nuovamente senza successo. Riuscì inoltre a non cadere nel baratro della pazzia prendendosi continuamente gioco delle guardie e del direttore del carcere e resistendo stoicamente ad ogni umiliazione e pestaggio. Rifiuta un permesso per raggiungere il capezzale del padre morente e, in seguito (1973), di beneficiare dell'amnistia generale concessa dal regime dei colonnelli ai detenuti politici a seguito delle pressioni internazionali. Questo per evitare di dare al regime della Giunta una distorta immagine di democrazia agli occhi della stampa occidentale.
Durante l'estate successiva, il 21 agosto, viene finalmente liberato, grazie all'amnistia. Il giorno successivo conosce la scrittrice e giornalista fiorentina Oriana Fallaci che diventerà la sua compagna di vita. Si esilia di nuovo, questa volta a Firenze, in Italia, nella casa di campagna della Fallaci, per dare una nuova forza alla resistenza
Nel 1974 la Giunta abdica e vengono indette elezioni democratiche. Panagulis, piuttosto restio a partecipare alla politica dei partiti, comprende che per continuare la sua azione deve entrare in parlamento, e per questo si presenta alle elezioni del novembre 1974 con l'Unione del Centro - Nuove forze (E.K. - N.D.). Diventa presidente dell'E.DI.N (3 settembre) e due mesi dopo viene eletto deputato di Atene per il rotto della cuffia.
Prosegue quindi, come deputato, la caccia ai politici che avevano collaborato con il regime dittatoriale lanciando contro di loro numerose accuse. Poco dopo la sua elezione rompe con la leadership del suo partito dopo aver chiesto invano l'epurazione di un suo componente dopo averne accertato la complicità con il vecchio regime. Era riuscito infatti ad ottenere in modo rocambolesco dei documenti dell'ESA (i servizi segreti ellenici) che provavano i rapporti di collaborazione tra alcuni politici e la Giunta, primo tra tutti Evangelos Averoff, il quale, essendo Ministro della Difesa e quindi capo di un esercito ripulito solo in parte dai generali corrotti, aveva un potere maggiore del Presidente della Repubblica.
Deluso, ma deciso, dà le dimissioni dal partito ma conserva la sua poltrona nel Parlamento greco come indipendente. Mantenne le sue accuse entrando quindi in conflitto aperto con il Ministro della difesa, ed altri.
Col passare del tempo soltanto la Fallaci resta al suo fianco in questa battaglia. Per mesi è oggetto di pressioni e di minacce di morte, le quali aumentano dopo l'inizio delle pubblicazioni del dossier relativo agli agenti di sicurezza del regime dei colonnelli in un giornale ellenico, su iniziativa dello stesso Panagulis.
La notte tra il trenta di aprile ed il 1º maggio 1976, a Glyfada, sua città natale nei dintorni della capitale, Panagulis rimane vittima di un misterioso incidente automobilistico in viale Vouliagmenis. L'inchiesta ufficiale affermerà che si era trattato soltanto di un errore dello stesso Panagulis, la cui vettura era finita nello scivolo di un'autorimessa. Erano giunte a conclusioni ben diverse le perizie degli esperti italiani, i quali avevano parlato di un incidente provocato ad arte tramite speronamento da due automobili di grossa cilindrata.
Secondo la Fallaci ed altri uno degli esecutori materiali dell'omicidio andava riconosciuto in Michele Steffas, militante di sinistra con un passato di pilota professionista in Canada. Questo si era presentato spontaneamente alla polizia il 3 maggio come testimone dei fatti, sostenendo la tesi dell'errore umano. Verrà in seguito condannato a pagare una multa per omissione di soccorso, ma le sue responsabilità non verranno mai provate.
Il suo funerale, svoltosi nella cattedrale di Atene il 5 maggio, divenne la più grande manifestazione di popolo della storia greca.
Quel giorno infatti giunse ad Atene circa un milione e mezzo di persone, i quali resero particolarmente difficoltoso lo svolgimento delle esequie e la sepoltura. Durante la cerimonia la gente in piazza urlava "Zi zi zi" ("Vive vive vive").
Eroe della democrazia che contribuì all'isolamento internazionale del regime dei colonnelli, Alessandro Panagulis fu definitivamente eliminato dalla lotta politica solo con l'incidente mortale che privò il paese delle verità di cui lui era a conoscenza e che avrebbero probabilmente portato la Grecia a fare altre scelte ed altri percorsi.
Panagulis fu quotidianamente oggetto di torture atroci durante tutta la sua detenzione. Il suo auto-controllo, la sua disciplina, la sua determinazione per difendere le sue convinzioni e il suo senso dell'umorismo gli servirono di scudo contro le violenze fisiche e mentali.
Nella prigione di Boiati ha scritto i suoi poemi migliori sulle pareti della sua cella o su pezzi microscopici di coperta, spesso con il suo stesso sangue (in alcuni momenti della prigionia gli fu impedito di tenere con sé carta e penna). Molti dei suoi poemi sono a tutt'oggi ancora sconosciuti a causa della dittatura; tuttavia riuscì a far uscire alcuni scritti dalla sua prigione in vari modi, altri li ha riscritti a memoria.
Mentre era ancora in prigione fu pubblicata a Palermo nel 1972 la sua prima collezione sotto il titolo Altri seguiranno: poesie e documenti dal carcere di Boyati con una nota introduttiva del politico italiano Ferruccio Parri e di Pier Paolo Pasolini. Per questa collezione Panagulis ha ricevuto il Premio Viareggio Internazionnale.
Dopo la sua liberazione fu pubblicata a Milano la sua seconda collezione sotto il titolo Vi scrivo da un carcere in Grecia, con un'introduzione sempre di Pasolini. La pubblicazione in italiano fu successiva ad altre sue pubblicazioni in greco quale la raccolta chiamata La vernice (H Bogia)