sabato 23 ottobre 2010

Poesie


La Ballata Dei Cuori Pensanti.......di Beatrice Ricottilli(archivio di stato dell'Aquila)



Vi abbiamo visti li,mentre la notte cedeva dolore e tragedia ad un'alba livida e fredda....
come falene pronte a farsi catturare da uno scintillio di luce; a grappoli,succosi chicchi d'uva sbriciolati su un letto disfatto;sparsi qui e là,aggrappati a nuvole di polvere e alla speranza.
Con le mani nude,armate di audacia per strappare via la morte in agguato tra le macerie,congli amici cani,addestrai alla fiducia,per essere più forti,con il cuore di pane per sfamare il coraggio.Testimoni concreti e silenziosi di una città braccata,stanata,violentata da una forza titana e cieca,sconosciuta e matrigna che ha rubato e mietuto,separato ed oltraggiato,offeso....Falciato come in un campo di grano la spiga buona e quella malata;la spiga giovane e quella matura;reclinata,fresca o semplicemente pronta a diventare pane.
Vi abbiamo visti li,sul fronte di una guerra senza filo spinato,senz'armi e senza vincitori,quando noi eravamo sbalorditi e vaganti come anime in pena,spettatori e protagonisti di un film di orrore diretto da un ottimo,perfido regista.
Eravate li a liberare l'uomo da ciò che,fino ad un attimo prima,rappresentava la sua stabilità,la sua sicurezza,la sua appartenenza,e che,ancora lo avvicina come ogni animale a madre terra:la tana,il rifugio,la casa,diventata in un soffio di tempo prigione e sepolcro.
Alacri e impavidi,macchine di pace avete respirato cemento e amianto,morte e disperazione,senza lasciare che il tempo rubasse la speranza alla vita,tante vite,per giorni interi ed intere notte,noi li con i nostri sguardi spauriti appoggiati ai vostri per bere pace e coraggio da inesauribili fonti,e voi li,macchine di forza e di umiltà,anche quando riflettori di ipocrisia agitavano sul vostro lavoro fasci di luce falsa per catturare,fuori campo,la voce stridula dei potenti sparsa sul dolore a spendere parole vuote e vuote speranze,il vostro operoso silenzio ha saputo gridare giustizia al mondo.
Senza tripudio,senza gloria,senza frastuono,senza patria nè nome,semplicemente umanità,siete passati,angeli della morte e della vita,siete andati altrove,migrati come uccelli di passo,a coprire con ali possenti le miserie umane,lasciando un esempio concreto ed un senso alla tragedia:si annienta veramente la morte quando rimane viva la memoria,la memoria dell'uomo fatta di case e palazzi,ma anche di carte e pietre,archivi,biblioteche,monumenti,storia radici.
Lontano da voi,operai di speranza,costruttori di pace,rimangono trecento nomi a scuoterci,a chiamarci,a chiederci il conto ed il perchè;ad inchiodarci sulla croce delle nostre responsabilità,ognuno per sè,ognuno con la propia coscienza,quando ancora se ne ha.
Rimangono trecento nomi e uno.
Uno di voi,per sempre uno di noi vigile del fuoco,fratello e padre,collega e amico,cuore pensante che ha lasciato,in cambio di molte,la sua vita stessa al sole come un lenzuolo immacolato,vera bandiera di ogni patria,su cui poter scrivere questa storia cosi simile a quella di un martire o un santo e che invece appartiene semplicemente ad un uomo vero.
A lui,croce di umiltà,a tutti voi che ci avete lasciato con l'esempio concreto il senso vero della vita,della fratellanza e della solidarietà,ma soprattutto il raro dono dell'umiltà,le nostre piccole voci possono intonare un canto d'amore e di solida speranza.
Le nostre braccia troppo vuote e deboli per contenervi possono però stringervi con l'abbraccio che più vi rappresenta: L'abbraccio ideale,intenso,sincero,puro,veramente libero di una poesia.

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