sabato 30 ottobre 2010

Libri


"Non sono riusciti a ripartire.Non ce l'hanno fatta.Ma non è stato per la tempesta.Non è stata soltanto la tempesta.Sei stato tu?Forse.E perchè?Perchè non potevo più restare qui da solo".Una distesa sconfinata di ghiaccio.Il blizzard,il vento polare che soffia spazzando via tutto.Un pugno sparuto di uomini che decide di conquistare quella landa desolata dove nessun umano ha mai messo piede.L'Antartide,90° parallelo.45° sotto zero.Una sfida impossibile.Camminare ore e ore nel nulla senza nessun riferimento,con la neve che ti arriva fino alla vita,trainando slitte pesantissime,accompagnati solo dal freddo insopportabile e dai pensieri.Un gruppo capitanato da Scott,uomo abituato alle sfide,al comando,a non arrendersi mai,alla responsabilità pesante del gruppo,a studiare i percorsi fumando la pipa.A varie tappe si avvicinano al punto più estremo della Terra,rimarranno in cinque a tentare quell'impresa,pronti a tutto,a non vanificare gli sforzi immensi che li hanno portati a superare l'insuperabile,a vincere il freddo intenso,i propri pensieri rivolti alle case,alle famiglie,alla normalità,a dominare la fatica,i piedi e le mani congelate,a dormire nei sacchi a pelo fradici,ad avere i vestiti talmente inzuppati dall'acqua da rimanere attaccati al corpo.Arrivando troveranno la bandiera norvegese,preceduti da Amudsen e il suo gruppo e questo segnerà dentro i cinque esploratori che trascineranno nel viaggio di ritorno,con le slitte,il peso della sconfitta,il sapore amaro di aver lottato inutilmente.Moriranno uno per uno,non riuscendo a raggiungere,per poche miglia,il primo punto creato con vettovaglie e il poco combustibile rimasto per riscaldarsi.Quando li ritroveranno,completamente congelati,mesi dopo,troveranno i diari.Atkinson li leggerà ripercorrendo mentalmente gli ultimi momenti di vita del gruppo e occupandosi personalmente di creare il tumulo di ghiaccio che sarà la tomba degli sfortunati esploratori.Camminando verso il 90° parallelo ogni esploratore aveva la percezione,la forte sensazione,quasi fisica,di avere accanto un altro uomo,c'era qualcuno con loro,tra loro,che li ha seguiti dall'inizio della spedizione alla fine."Non te ne andrai Atch.Non te ne andrai cosi facilmente anche se prima o poi tornerai a casa.Ma da qui non te ne andrai mai più".Chiunque abbia il privilegio di leggere questo capolavoro resterà li,accanto a quegli indomabili coraggiosi e continuerà a leggere dentro di sè,pagina dopo pagina,questo prezioso manoscritto.

3 commenti:

  1. Era proprio qui che volevo portarti Amore mio, dopo di me e ancora una volta insieme a me.

    In questo libro, nelle sue pagine, nelle sue emozioni, nelle sue parole, nei suoi attimi di gelido polo sud che però, nel lettore, diventano calore bollente del cuore e dell'anima.

    Nella bravura indescrivibile di Filippo Tuena, nella sua capacità di immaginare, individuare e scavare i pensieri gioiosi e insieme disperati dei protagonisti e, romanzandoli, renderli davvero loro; nella magia di un'avventura che ti conquista attimo dopo attimo, tanto fortemente e profondamente da riuscire a farti confondere e fondere con la figura del terzo uomo, da sentirti un pò il loro narratore, la loro speranza, il loro compagno di entusiasmo, la loro vita e la sopravvivenza del loro ricordo alla fine di tutto.

    Un libro omaggio e un libro capolavoro.
    A perenne memoria di tutte le volte in cui l'essere umano, spesso con l'aiuto imprescindibile dei suoi amici animali, ha sfidato i propri limiti per dimostrare di poter andare oltre.

    RispondiElimina
  2. Il terzo uomo molti lo hanno interpretato come la Morte,e dal dialogo che nel mio commento ho inserito appositamente si potrebbe avvalorare questa tesi.Per me invece può essere interpretata questa figura come l'occhio di Dio,che tutto vede e tutto conosce del destino degli uomini,nè conosce i pensieri,gli atti nobili,le miserie,le debolezze,le speranze,le illusioni,e non può far altro che seguire pazientemente l'evolversi del cammino di ogni uomo...

    RispondiElimina
  3. Io non sarei così definitiva.

    Piuttosto direi che la Morte è solo una parte del terzo uomo.Quell unica presenza/essenza che può sopravvivere a tutto e tutti e quindi assistere ai nostri affanni e narrarli rimanendo integra in sè stessa.

    Ma mi piacciono molto anche altre possibilità.

    Io ho pensato allo spirtio delle montagne che segue un pò guardingo e un pò curioso l'andare di quegli strani esseri umani che si avventurano alla scoperta di chissà cosa;

    o ancora (anche se quello di Scott era tra i primi tentativi di conquiesta del Polo) le anime unite di tutti quelli che erano passati di lì prima di lui e vi erano morti e che in un certo qual senso vogliono dar forza e coraggio a chi ritenta la loro avventura;

    o ancora alla voce dello scrittore che ridà vita a certi eventi e li rivive arricchendoli di nuovo probabili eventi;

    o alla concentrazione del lettore che accompagna i protagonisti nel loro viaggio e li segue fin lì dove loro riescono ad arrivare.

    RispondiElimina