mercoledì 12 maggio 2010

Accadimenti


Quindici anni fa moriva una delle cantanti più brave,secondo me,che si siano mai viste e non solo in Italia.Una donna dolcissima e sfortunata che metteva l'anima in ogni sua interpretazione e per questo motivo resterà sempre nei cuori di tutti quelli che l'hanno amata.Mia Martini, pseudonimo di Domenica Berté (Bagnara Calabra, 20 settembre 1947 – Cardano al Campo, 12 maggio 1995), è stata una cantante italiana.

Artista riconosciuta come una delle voci più belle e significative della musica italiana, vantò una lunga carriera artistica che ebbe inizio nel 1963, semplicemente come Mimì Berté. Il maestro Carlo Alberto Rossi la volle lanciare come ragazza yè-yè; tuttavia, il successo che trovò in questa veste, sebbene lusinghiero per una debuttante, durò ben poco, e dopo alcuni anni di oblio riapparve sulle scene, nel 1971, col nuovo pseudonimo di Mia Martini.

Oltre la collina, il suo primo album (giudicato tra i migliori lavori mai realizzati da una donna), conteneva parecchie cover straniere, per l'epoca molto all'avanguardia per arrangiamenti, tematiche e cantato.

Successi come Piccolo uomo, Minuetto, Donna sola, Inno, Padre davvero, la consacrarono come una delle migliori interpreti degli anni settanta, decennio nel quale raggiunse una grande popolarità nazionale ed internazionale.

Nel 1982 partecipò al Festival di Sanremo con E non finisce mica il cielo ed è in quell'occasione che i giornalisti accreditati, volendole assegnare un riconoscimento, istituirono appositamente per lei il Premio della critica, che fu poi assegnato per ogni successiva edizione, fino a portare il suo stesso nome dal 1996.

La sua carriera e la sua vita privata furono segnate da una serie di maldicenze a sfondo superstizioso in seno allo stesso mondo dello spettacolo e addetti ai lavori che la ostacolarono ed emarginarono per diversi anni, portandola ad un ritiro dalle scene verso la metà degli anni ottanta.

Grazie al suo talento interpretativo, la cantante tornò alla ribalta riaffermandosi con un consenso ancora maggiore: nel 1989 partecipa al Festival di Sanremo col brano Almeno tu nell'universo, che divenne un classico. Negli anni novanta è ancora protagonista di altri successi come La nevicata del '56, Gli uomini non cambiano (presentati sempre a Sanremo) e Cu 'mmè, duetto con Roberto Murolo che rilanciò la canzone napoletana.

Morì a soli quarantasette anni per un arresto cardiaco, in circostanze mai del tutto chiarite legate al consumo di stupefacenti. Fu trovata priva di vita nella sua abitazione dopo almeno due giorni dal decesso.

Nel corso della sua carriera, durata ben trentadue anni, ha interpretato brani in lingua: italiana, inglese, francese, spagnola, portoghese, tedesca e greca. Nel suo repertorio troviamo influenze soul, atmosfere folk, blues e jazz.

Con la sua voce dal timbro ben riconoscibile, per potenza e impatto emotivo, cantò il meglio della canzone d'autore italiana ed internazionale, collaborando con alcuni tra i più grossi nomi del panorama musicale, non solo italiano. Per lei hanno scritto, tra gli altri, Biagio Antonacci, Claudio Baglioni, Lucio Battisti[16], Franco Califano, Mimmo Cavallo, Riccardo Cocciante, Paolo Conte, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Enzo Gragnaniello, Bruno Lauzi, Mango, Amedeo Minghi, Mariella Nava, Stefano Rosso, Enrico Ruggeri, Antonello Venditti. La stessa Mia Martini fu cantautrice.

Nacque a Bagnara Calabra (RC) il 20 settembre 1947, secondogenita di quattro figlie: la maggiore, Leda, nata nel 1945, le più giovani Loredana (1950) - anch'essa divenuta famosa come cantante - e Olivia (1957). Il padre, Giuseppe Radames Bertè (1921), professore di latino e greco, divenne in seguito preside di liceo, mentre la madre Maria Salvina Dato, scomparsa nel 2003, fu maestra elementare.

Trascorse l'infanzia nel maceratese a Porto Recanati, sviluppando una propensione assoluta nei confronti della musica e del canto. Dopo parecchie serate come vocalist e concorsi per voci nuove, nel 1962 convinse la madre ad accompagnarla a Milano in cerca di un contratto discografico.

Carlo Alberto Rossi (autore e discografico di grande prestigio all'epoca) fu l'unico disposto a metterla alla prova, e dopo poco tempo decise di lanciarla come ragazzina ye-ye secondo la moda musicale del momento, facendole incidere nel 1963 col suo vero nome, Mimì Berté, i primi 45 giri per la CAR Juke Box.

A maggio del 1964 vinse il Festival di Bellaria, con Come puoi farlo tu; raggiunse una certa notorietà con Il magone. Seguì una certa attenzione da parte di giornali e tv, nonché un altro discreto successo, Ed ora che abbiamo litigato, presentato nel 1964 a Teatro 10.

I numerosi provini realizzati in quel periodo, in previsione di un album, rimasero nel cassetto per quasi trent'anni: Carlo Alberto Rossi auspicò una sua crescita musicale e la spinse a firmare per una casa discografica più grande, la Durium.

Nel 1966 uscì il 45 giri Non sarà tardi / Quattro settimane, ma l'interesse del pubblico fu piuttosto scarso. Inoltre quell'immagine fin troppo leggera e scanzonata era assolutamente inadatta alla giovane Mimì che già allora si ispirava alla vocalità di Etta James e Aretha Franklin.

Trasferitasi a Roma con la madre e le sorelle, tentò di emergere nuovamente assieme alla sorella Loredana e al suo amico Renato Fiacchini (successivamente Renato Zero), guadagnandosi da vivere con vari lavori, tra cui un impiego presso il sindacato dei cantanti.

Nel 1969 scontò quattro mesi di carcere a Tempio Pausania per possesso di droghe leggere durante una serata in discoteca, che all'epoca erano perseguibili al pari delle altre forme di stupefacenti. Conseguentemente venne anche bloccata la pubblicazione del 45 giri Coriandoli spenti, inciso qualche mese prima e destinato a rimanere inedito per oltre trent'anni (oggi uno dei dischi più rari in assoluto.

Nel 1970 partecipò come corista, insieme alla sorella Loredana e ai "Cantori Moderni" di Alessandroni, al disco Per un pugno di samba, inciso durante il suo soggiorno a Roma da Chico Buarque de Hollanda, di cui la cantante sarà sempre grande estimatrice. Il pianista Toto Torquati, convinse Mimì a tornare ad esibirsi affrontando un repertorio più congeniale al suo timbro vocale.

L'incontro con Alberigo Crocetta si rivelò determinante: il fondatore del Piper decise infatti di lanciarla subito in ambito internazionale attraverso un nuovo nome, "Mia Martini": Mia in onore di Mia Farrow, e Martini scelto fra i tre nomi italiani più famosi all'estero (spaghetti, pizza, e appunto Martini). Il look si fa più zingaresco, con i molti anelli e l'immancabile bombetta.

Nel 1971 esce per la RCA Italiana Padre davvero, il primo brano pubblicato come Mia Martini e registrato col complesso La Macchina. Il testo (di cui l'autore è Antonello De Sanctis) tratta, appunto, del conflitto generazionale tra un padre violento e una figlia che si ribella e sfoga tutta la sua rabbia, e viene subito giudicato "dissacrante" e per questo censurato dalla Rai. Ma l'interpretazione, assolutamente innovativa, riscuote comunque parecchio interesse, tanto da ottenere la vittoria al Festival di Musica d'Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio. Sul retro di questo primo 45 giri c'era Amore... amore... un corno, un altro brano d'impatto scritto da un giovanissimo Claudio Baglioni e da Antonio Coggio.

Lo stesso Baglioni scrive anche Gesù è mio fratello (pubblicata su 45 giri, inaugura il suo filone spirituale) e la profetica Lacrime di marzo (facciata B del precedente), canzoni che trovano posto anche nell'Lp Oltre la collina. L'album, il primo della cantante, pubblicato nel novembre 1971, è considerato tra i migliori lavori mai realizzati da una donna, nonché uno dei migliori della discografia d'autore. Oltre la collina è anche uno dei primi esempi di concept album italiani, il cui il filo conduttore sono la disperazione e la solitudine giovanile: l'LP affronta, infatti, tematiche quali la religiosità, la malattia ed il suicidio.

Mia Martini ottiene anche l'attenzione di Lucio Battisti, che esprime il suo stupore dinanzi all'insolita vocalità, e la vuole nel suo unico special televisivo Tutti insieme, in cui Mia canta dal vivo Padre davvero... in versione censurata.

Nel 1972 arriva la consacrazione vera e propria. La Martini lascia la RCA per seguire Alberigo Crocetta alla Ricordi di Milano, dove riesce ad incidere Piccolo uomo (testo di Bruno Lauzi). Nonostante il pessimismo del compositore Dario Baldan Bembo, che voleva affidare il brano ad un'interprete più nota, Mia giunge al vertice della hit parade vincendo il Festivalbar.

In autunno presenta alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia il 45 giri Donna sola, che si rivelerà il più venduto della rassegna e verrà premiato con la Gondola D'Oro.

Inoltre, il secondo Lp Nel mondo, una cosa dove spiccano la struggente Valsinha di Vinicius De Moraes, Madre, cover di John Lennon, e Amanti, viene premiato dalla critica come miglior LP del 1972.

Nel 1973 esce il capolavoro Minuetto scritto da Franco Califano e Dario Baldan Bembo, in assoluto il suo 45 giri più venduto. Bissa la vittoria al Festivalbar, ex aequo con Marcella Bella che spopola con Io domani.

Ottiene l'ennesimo riscontro commerciale anche con il successivo LP dal titolo Il giorno dopo, in cui scopre Antonello Venditti che firma Ma quale amore, interpreta fra le altre un brano di Maurizio Fabrizio dal titolo Dove il cielo va a finire, nonché La malattia, sul tema allora insolito (e censuratissimo) della tossicodipendenza.

I suoi dischi escono in vari paesi del mondo: registra i suoi successi in francese, tedesco e spagnolo, ottenendo consensi significativi anche all'estero, in particolare in Francia, dove viene paragonata ad Edith Piaf.

Nel 1974 Mia Martini è considerata dalla critica europea la cantante dell'anno.

Esce l'LP È proprio come vivere, in cui Mia firma Agapimu, con un testo curiosamente in greco. Inno ed ... E stelle stan piovendo vengono estratte come facciate A di uno stesso 45 giri, e infatti entrambe entrano in classifica. Le tematiche sono quelle dei successi precedenti, e cioè l'inquietudine, l'insicurezza e i sentimenti giovanili, resi particolarmente credibili dalla sensibilità della cantante.

Nel mese di ottobre riceve dalla Ricordi il Disco d'oro per il milione di dischi venduti negli ultimi tre anni.

Nel 1975 la Rai manda in onda il suo primo special intitolato semplicemente "Mia", con la partecipazione di Lino Capolicchio e Gabriella Ferri. Contemporaneamente il 45 giri Al mondo registra una buona entrata in classifica.

Riceve il Premio della Critica Europea a Palma de Mallorca per il brano Nevicate, estratto dall'LP Sensi e controsensi, uno dei più amati dall'artista, in cui compare anche Volesse il cielo di Vinicius De Moraes, registrata in presa diretta con un'orchestra di sessanta elementi.

In estate esce su 45 giri una cover di Nicole Croisille intitolata Donna con te ("Une femme avec toi"), con cui la Martini partecipa al Festivalbar, riscuotendo un'ottima accoglienza, ma viene esclusa dalla serata finale poiché gli ultimi appuntamenti radiofonici e televisivi che l'avevano riguardata, erano stati giudicati dalla Rai sufficienti per la sua promozione.

Viene proclamata miglior cantante donna dell'anno dal referendum "Vota la voce", indetto dal popolare settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, e in televisione è una dei protagonisti della "Compagnia stabile della canzone" con Gino Paoli, Gigliola Cinquetti, Riccardo Cocciante e Gianni Nazzaro.

Proprio per i continui trionfi, la Ricordi obbliga Mia Martini a incidere canzoni di esclusiva edizione dell'etichetta stessa: dal momento che con quella voce, anche le canzoni più banali potevano diventare successi, nella logica dei discografici, non era necessario ricercare materiale estraneo all'etichetta, per generi e autori.

In particolare, l'album Un altro giorno con me, pubblicato nell'autunno del 1975, risulta assai più commerciale dei precedenti: la Martini - molto contrariata dalla situazione - in questo caso aveva avuto la possibilità di incidere pochissimi brani, tra quelli che le interessavano davvero. Da segnalare, Questi miei pensieri e Milho verde, riproposte dal vivo fino agli anni novanta, ma anche Veni sonne di la muntagnella.

Nel 1976 avrebbe dovuto partecipare al Festival di Sanremo col brano L'amore è il mio orizzonte, poi ugualmente pubblicato dalla Ricordi.

In primavera la RCA le propone un'ottima offerta contrattuale che prevede, tra l'altro, l'assoluta libertà di scelta in fatto di repertorio: la cantante, che già da tempo meditava l'abbandono della sua casa discografica, decide di rescindere anticipatamente il contratto con la Ricordi, dove le tensioni erano ormai divenute insanabili. Ma l'etichetta milanese cita in tribunale la cantante per inadempienza contrattuale, ottenendo il sequestro di beni e guadagni, e solo successivamente il pagamento di un'altissima penale.

L'ingaggio alla RCA vede Mia Martini come artista di punta dell'etichetta-satellite Come Il Vento, in cui la cantante sembra ritrovare l'ambiente ispirato di cui ha bisogno.

Il nuovo album Che vuoi che sia... se t'ho aspettato tanto alterna momenti di tensione melodica a brani più di tendenza. Partecipano autori all'epoca ancora sconosciuti come Amedeo Minghi (Ma sono solo giorni), Pino Mango, poi semplicemente Mango (con Se mi sfiori), mentre la maggior parte dei pezzi sono firmati dal chitarrista Memmo Foresi (Noi due, Fiore di melograno, In paradiso, Una come lei). La title-track è invece un'altra canzone d'amore opera di Dario Baldan Bembo, e viene pubblicata anche a 45 giri (sul retro Io donna, io persona). Spicca anche Preghiera, scritta da Stefano Rosso, posta a conclusione del disco. Gli arrangiamenti sono firmati da Luis Enriquez Bacalov.

Per il lancio dell'album, che ottiene un discreto successo, la RAI realizza a colori uno special omonimo per la regia di Ruggero Miti, e trasmette in radio un concerto in esclusiva.

In estate si esibisce in alcuni dei palchi italiani ed esteri più esclusivi, dalla Bussola di Viareggio allo Sporting Club di Montecarlo. Intanto, la Come il Vento provvede alla commercializzazione del singolo e dell'album in vari paesi europei e in Canada. A fine anno registra anche un recital per la televisione francese.

Proprio in Francia viene notata da Charles Aznavour: l'istrionico cantautore e attore francese la vuole accanto a sé in un grande recital all'Olympia di Parigi, tempio sacro della musica in Francia, dove la Martini debutta con grande successo. Lo spettacolo viene replicato anche al Sistina di Roma, con una ripresa televisiva.

Nel 1977 viene scelta per rappresentare l'Italia all'Eurofestival con Libera, singolo che viene inciso in varie lingue e pubblicato in paesi come Spagna, Inghilterra, Canada, Giappone, e parecchi altri, dove riscuote un buon successo malgrado il piazzamento non esaltante conseguito alla rassegna europea (13° posto).

Registra Per amarti, un brano scritto da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio (gli stessi che anni dopo firmeranno la celebre Almeno tu nell'universo).

Realizza l'omonimo album Per amarti, nel quale collabora per la prima volta col cantautore Ivano Fossati (che partecipa ai cori, canta in Un uomo per me, scrive la canzone Sentimento e il testo italiano di Se finisse qui, versione italiana di Give a little bit dei Supertramp), dando inizio a un sodalizio artistico e un legame sentimentale decisivi per la sua vita e la sua carriera.

L'album, uscito anche in Spagna, Francia e Giappone, contiene anche Ritratto di donna, con cui vince il premio della critica al World Popular Song Festival Yamaha di Tokyo.

Nel pieno della storia d'amore con Fossati, la sua attività è ora contraddistinta da un nuovo e più autentico spirito di lavoro e da un esclusivo interesse artistico, che la porta a valutare i progetti che le interessano davvero, a prescindere dal prestigio che possano recarle:

«Nel corso di questi anni ho finito per impersonare il tipo della cantante sofisticata per pochi eletti, che cantava all'Olympia e che sembrava snobbare il pubblico che le aveva dato il successo, per ricercare chissà quali traguardi più elevati... Non è vero niente di tutto ciò...».

Nel 1978 conclude la tournée con Aznavour, rinunciando al rinnovo del contratto per portare il recital in Inghilterra; sfuma, dunque, la realizzazione di un album insieme, e viene bloccata la pubblicazione di un altro Lp destinato al mercato anglosassone a causa della fine del rapporto con la Come Il Vento.

Mia Martini passa alla Warner e in estate pubblica il primo 45 giri: Vola di Ivano Fossati, preludio di una seconda e ben più importante collaborazione che si concretizza in Danza, album di grande spessore considerato tra i suoi migliori in assoluto, con testi e musiche sempre di Fossati. Canto alla luna e soprattutto La costruzione di un amore rimarranno a lungo nel repertorio dell'artista, così come l'omonima Danza, scelta per promuovere l'album e uscita su 45 giri nel 1979.

Ma i rapporti con Fossati si complicano, e in seguito a ciò sfuma una sospirata collaborazione con Pino Daniele che prevedeva la realizzazione di un intero album.

Nel 1981, dopo un anno sabbatico, segnato da una difficile operazione alle corde vocali, che ne modifica leggermente il timbro e l'estensione in favore di una voce più roca, Mia è decisa a proporsi anche come cantautrice, presentandosi con un look più discreto e maschile, lontano anni luce da quello eccentrico degli anni settanta.

Realizza per la DDD di Roberto Galanti l'album Mimì: dieci brani quasi interamente scritti da lei e registrati tra Londra e gli USA con gli arrangiamenti di Dick Halligan.

I risultati sono sorprendenti e variano le atmosfere musicali: degne di nota Parlate di me, Sono tornata e Del mio amore. Vengono estratti due singoli (E ancora canto e Ti regalo un sorriso, con cui partecipa al Festivalbar) e il progetto ottiene un buon successo.

Nel 1982 arriva il vero rilancio discografico con la prima partecipazione di Mia al Festival di Sanremo, dove interpreta ancora una canzone scritta da Ivano Fossati, intitolata E non finisce mica il cielo. La qualità di un brano del genere, spesso destinato a non raggiungere il podio, viene comunque riconosciuta dai giornalisti con il prestigioso Premio Della Critica, istituito appositamente per lei.

Dopo la sua morte, il premio della critica verrà intitolato in suo onore "Premio Mia Martini".

Nello stesso anno scrive uno dei suoi testi in assoluto più validi, Quante volte, su musica e arrangiamento soft-funk di Shel Shapiro, che produce l'Lp Quante volte... ho contato le stelle.

Inizialmente il 45 giri di Quante volte viene distribuito in poche migliaia di copie, ma dopo il suo ingresso in hit-parade, la DDD si affretta a ristamparlo con una copertina differente. Quante volte entrò in classifica anche in Germania, motivo per cui ne venne registrata anche una versione tedesca, rimasta inedita.

Nell'album, che la cantante dedica al padre, compaiono altri brani firmati dalla stessa Mimì: Stelle, Bambolina (proposta su singolo l'anno dopo) e il testo di Vecchio sole di pietra su musica di Fossati (episodio del tutto eccezionale nella carriera di quest'ultimo, abituato a scrivere testi e musiche delle sue canzoni). Fra gli altri autori compaiono anche Riccardo Cocciante, Mimmo Cavallo (col quale aveva già intrapreso una collaborazione due anni prima), e Gianni Bella (di cui riprende Nuova gente con testo di Mogol), oltre all'affezionato Maurizio Piccoli che firma Solo noi, retro del singolo Quante volte.

Sul finire del 1983 decide di ritirarsi dalle scene, a causa delle dicerie sorte circa dieci anni prima e divenute insistenti proprio nei primi anni ottanta, che legavano la sua fama ad eventi negativi.

La stessa Mia Martini anni dopo dichiara in merito a questo periodo: «La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C'era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch'io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all'assurdo, per cui decisi di ritirarmi.»

Pertanto, organizza al teatro Ciak di Milano due concerti-evento con musicisti di prim'ordine, in cui registra l'album Miei compagni di viaggio: Mia Martini ripercorre le tappe più importanti della sua crescita musicale attraverso le cover di autori a lei particolarmente cari, tra cui John Lennon, Kate Bush, Randy Newman, Vinicius de Moraes, Fabrizio De André, Francesco De Gregori e Luigi Tenco. Ai cori di un brano piuttosto emblematico come Big yellow taxi di Joni Mitchell partecipano anche Loredana Berté, Ivano Fossati, Cristiano De André, e l'amica di sempre Aida Cooper, vocalist di talento. Il concerto si chiude con il significativo brano Ed ora dico sul serio ("...Non vorrei cantare più") di Chico Buarque.

Nel 1985, la DDD prova un ulteriore ed ultimo tentativo per rilanciare la carriera di Mia Martini cercando di farla partecipare al Festival di Sanremo con Spaccami il cuore, un pezzo scritto da Paolo Conte, che però viene scartato dalle selezioni, come ennesimo episodio di ostracismo. Il brano viene comunque stampato su 45 giri, ma in poche migliaia di copie. Sul retro, un'altra composizione della stessa Mimì intitolata Lucy, in cui emerge il contrasto tra il Sole e la Luna intesi nel significato simbolico che assumono all'interno dei Tarocchi (vecchia passione dell'artista), unitamente ad una filastrocca tradizionale calabrese nel dialetto di Bagnara Calabra, per l'occasione musicata.

Mia Martini si chiude in se stessa, ritirandosi nella campagna umbra. Per sopperire alle notevoli difficoltà economiche, continua comunque ad esibirsi in località di provincia, accompagnata da gruppi non sempre all'altezza della sua professionalità.

Nel 1989, alcuni dei discografici che l'avevano seguita all'inizio (Lucio Salvini e Giovanni Sanjust in particolare) potranno convincerla ad un grande rientro.

La canzone Almeno tu nell'universo scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972, quasi in contemporanea a Piccolo uomo, e depositata nel 1979 era tuttavia rimasta inedita, anche in seguito al desiderio di Lauzi di affidarla solamente a Mia. Grazie all'interessamento di Adriano Aragozzini, allora direttore artistico del Festival di Sanremo, Mia Martini può gareggiare con questa canzone.

L'interpretazione suscita gli entusiasmi del pubblico e le vale per la seconda volta il Premio della Critica: un assoluto trionfo che pone fine a un altro dei tanti periodi bui, ogni volta superati con un consenso sempre maggiore.

«Erano sette anni che non potevo più fare il mio lavoro, per cui ho avuto dei momenti di grande depressione. E in quel momento ho sentito "fisicamente" questo abbraccio totale di tutto il pubblico, l'ho sentito proprio sulla pelle. Ed è stato un attimo indimenticabile.

Il successo di Sanremo la incoraggia ad intraprendere una vera nuova tournée e ad incidere per la sua nuova casa discografica, la Fonit Cetra, un nuovo Lp dopo tanti anni, intitolato semplicemente Martini Mia. Si tratta di un lavoro realizzato a tempo di record, che racchiude canzoni come Notturno e Donna, scritta due anni prima da Enzo Gragnaniello.

Il cantautore napoletano aveva conosciuto Mimì in una delle sue serate e ne era rimasto molto colpito, al punto da scrivere in brevissimo tempo il primo di una lunga serie di brani che la cantante inciderà a partire dal suo ritorno sulle scene, ricambiando un'enorme ammirazione.

Nel 1989 Donna viene scelta anche come secondo singolo e presentata al Festivalbar, dove le viene consegnato il Disco d'oro per le oltre 100.000 copie vendute del suo album.

Nel 1990 bissa al Festival di Sanremo, il successo dell'anno precedente interpretando con la consueta classe un testo di Franco Califano, La nevicata del '56, per cui riceve ancora una volta il Premio della Critica.

Canta in duetto con Claudio Baglioni in Stelle di stelle, che uscirà nell'album Oltre (1990).

Sempre nello stesso anno, pubblica l'album La mia razza (il brano omonimo è stato scritto da Fabrizio De André), un lavoro in cui la Martini spazia dalla melodia (Un altro Atlantico, che doveva portare a Sanremo), ai ritmi etnici (Danza pagana di Mimmo Cavallo) e latini con Chica chica bum di Carmen Miranda, precedentemente cantata a Fantastico.

L'album racchiude anche Io e la musica di Amedeo Minghi, Domani più su, firmata da Enrico Ruggeri e Dodi Battaglia dei Pooh, e altri tre brani di Enzo Gragnaniello.

Nel 1991 pubblica Mi basta solo che sia un amore, una raccolta delle sue canzoni d'amore più belle in versione originale, unitamente all'inedito Scrupoli, sigla dell'omonimo programma televisivo.

Ma nello stesso anno si dedica soprattutto ad un progetto molto ambizioso: tiene dodici concerti in cui canta canzoni sue e di altri cantautori in versione jazz (Vola, Pensieri e parole di Battisti, Gente distratta di Pino Daniele, unitamente ad altri classici del genere arrangiati da Maurizio Giammarco). In quest'occasione registra l'album Mia Martini in concerto (da un'idea di Maurizio Giammarco), "boicottato" dalla Fonit Cetra che ne stampa solamente ventimila copie.

Il suo amore per la città di Napoli è testimoniato da un'altra grande esperienza musicale, quella del duetto col grande Roberto Murolo nel successo Cu' mme' (ancora di Enzo Gragnaniello), sempre del '91.

Nel 1992 è di nuovo in gara al Festival di Sanremo con un altro dei suoi più grandi successi, Gli uomini non cambiano, su testo di Giancarlo Bigazzi, fra autori più prolifici della musica italiana. Data per super-favorita dalla stampa durante la settimana della kermesse, in extremis le viene assegnato il secondo posto, mentre a vincere sarà Luca Barbarossa.

Nello stesso anno pubblica Lacrime (ultimo Disco d'oro della sua carriera), che entra in classifica anche in Germania, risultando uno dei suoi album più venduti grazie anche ai brani firmati da Biagio Antonacci (Il fiume dei profumi), Mimmo Cavallo (Dio c'è), Enzo Gragnaniello (Scenne l'argento), e Maurizio Piccoli con la sua Uomini farfalla, in cui gioca sul tema dell'omosessualità.

Il secondo posto sanremese le consente di rappresentare di nuovo l'Italia all'Eurofestival, che quell'anno si svolse in Svezia. In quest'occasione presenta un brano dal titolo Rapsodia, che viene incluso nell'omonima raccolta Rapsodia - Il meglio di Mia Martini, con i suoi brani più noti in versione rimasterizzata, più due tracce live registrate durante il concerto Per aspera ad Astra, che prevedeva la realizzazione di un home video, pubblicato postumo dalla Polygram (sua nuova etichetta discografica).

In un primo momento Mia è esposta a una grande attenzione mediatica soprattutto per essere "la cognata di Borg" (l'ex-tennista svedese che Loredana Bertè sposò nell'89). Successivamente dà il meglio di sé suscitando gli entusiasmi e gli elogi degli svedesi[30], apparendo ben lontana dal temperamento di Loredana, e chiudendo con un buon 4° posto.

Ed è proprio in questo periodo che recupera il rapporto con la sorella dopo anni di silenzi e di profonda incomunicabilità. Loredana ha, nel frattempo, divorziato e si prepara ad un ritorno da cantautrice, incoraggiata proprio dalla sorella, che accetta di duettare con lei nel brano Stiamo come stiamo, presentato al Festival di Sanremo 1993.

Ma quello che poteva essere l'evento musicale dell'anno, in realtà non riesce a convincere le giurie, anche a causa delle continue tensioni fra le due sorelle nei giorni della rassegna canora. Ad ogni modo Stiamo come stiamo verrà definita una "canzone assolutamente splendida sul disagio nei nostri tempi"[31] e verrà ripresa dalla Martini in versione solista nella tournée estiva. Inoltre, sempre nello stesso anno, Mia Martini e la sorella riproporranno il duetto anche nel primo live di Loredana, Bertex - Ingresso libero.

Sempre nel 1993, incide Vieneme, ancora in collaborazione con Enzo Gragnianiello e Roberto Murolo, che non riesce a bissare il grande successo di Cu' mmè.

Successivamente la Polygram la obbliga a presentarsi alle selezioni per il Festival di Sanremo 1994.

La canzone E la vita racconta viene scartata, ma in questo caso era la stessa Mia Martini a non essere convinta del brano. Ad ogni modo la notizia suscita un certo clamore, tanto che Claudia Mori propone il proprio ritiro dalla kermesse canora in favore della Martini: ovviamente il regolamento non consente una simile sostituzione, che comunque la cantante non avrebbe accettato, pur apprezzando il gesto della collega.

Nel corso del 1994 passa ad un'altra casa discografica, la RTI Music, con cui termina di incidere il nuovo album (iniziato con la precedente etichetta) che si intitola La musica che mi gira intorno. La Martini rilegge con grande forza interpretativa quelle canzoni che molti dei suoi autori preferiti avrebbero scritto in un momento di grande amore, o di grande fragilità, a prescindere dal loro impegno politico sociale: Fabrizio De André (Hotel Supramonte), Francesco De Gregori (Mimì sarà), Zucchero (Diamante), Vasco Rossi (Dillo alla luna), Lucio Dalla (Stella di mare) Eugenio ed Edoardo Bennato (Tutto sbagliato baby), e naturalmente Ivano Fossati con ben tre pezzi (La canzone popolare, I treni a vapore, e La musica che gira intorno, su cui gioca il titolo dell'album).

A confezionare il tutto un inedito di Mimmo Cavallo (Viva l'amore), che è anche il brano trainante del disco.

La musica che mi gira intorno era solo il primo di una serie di progetti improntati alla rilettura di vari autori e generi musicali, che l'artista non ha avuto il tempo di realizzare: dai classici napoletani (un disco che si sarebbe dovuto chiamare Napoli Mia) a quelli più moderni di Pino Daniele (autore da lei amatissimo, che aveva volutamente tralasciato nell'ultimo album per dedicargli un capitolo discografico a sé), fino al tributo a Tom Waits.

Nel marzo del 1995, due mesi prima della sua morte, Mia Martini annuncia al suo fan club Chez Mimì, di voler realizzare un album dedicato completamente alla luna, dal titolo Canto alla luna (brano del 1978 scritto per lei da Ivano Fossati e pubblicato nell'album Danza). I brani che quest'album doveva racchiudere sono i seguenti: Canto alla luna, Dillo alla luna, Verde luna, Luna rossa, Blue moon, Luna bianca e due inediti ancor'oggi come Alla luna, scritta appositamente per lei da Franco Fasano e Luna sciamanna, scritta da Mimmo Cavallo.

Per il 1996 era prevista anche una collaborazione con Mina, che Mia Martini ha definito "la più grande artista che abbiamo in Italia". Entrambe erano legate da un rapporto di amicizia e stima, più volte confermato dalla Martini nel corso degli anni. Sarà proprio Mina, a pochi mesi dalla scomparsa della collega, la prima cantante a dedicarle un omaggio discografico nell'album Pappa di latte, dove è inserita una sua personale versione di Almeno tu nell'universo.

Da mesi la cantante soffriva di un fibroma all'utero, per questo motivo assumeva dei farmaci anticoagulanti.

Il 14 maggio 1995, dopo giorni di silenzio, il suo corpo senza vita viene ritrovato nell'appartamento in Via Liguria 2, a Cardano al Campo (VA), dove si era trasferita per essere più vicina al padre, il quale risiede tutt'ora a Cavaria con Premezzo insieme alla seconda moglie.

La Procura di Busto Arsizio aprì un'inchiesta e dispose l'autopsia. Secondo il referto del medico legale, la morte dell’artista è avvenuta per un arresto cardiaco, causato da un'overdose di stupefacenti. Il 17 maggio il corpo venne cremato, e successivamente il caso fu archiviato.

Ai suoi funerali, svoltisi alle 16.30 del 15 maggio a Busto Arsizio, nella chiesa di San Giuseppe presso viale Stelvio, presero parte centinaia di suoi fan, addirittura quattromila persone secondo fonti della Questura di Busto Arsizio, persone dello spettacolo e colleghi del panorama musicale. La salma venne cremata, per volontà dell'artista. Per volontà del padre, invece, le sue ceneri si trovano nel cimitero di Cavaria con Premezzo.

Nel maggio 2009 la sorella Loredana, in un'intervista a Musica leggera , svela nuovi possibili retroscena sulla morte della sorella, nella quale il padre avrebbe potuto avere un ruolo.

1 commento:

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    http://scrittoricreativi.forumcommunity.net/

    Grazie e a presto.

    ps. ovviamente l'invito è esteso anche ai tuoi amici :)

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