domenica 14 marzo 2010

Accadimenti


ROMA - Si delineano con maggior chiarezza ruoli e circostanze dietro la sparizione di Emanuela Orlandi, la figlia di un impiegato del Vaticano della quale non si sa più nulla dal 28 giugno 1983. Dopo la notizia di un primo indagato, Sergio Virtù, indicato come l'autista di Enrico "Renatino" De Pedis, il boss della Banda della Magliana ucciso a Roma il 2 febbraio 1990, la scoperta di altri due nomi finiti nel registro degli indagati: Angelo Cassani, 49 anni detto "Ciletto", e Gianfranco Cerboni, 47 anni noto come "Giggetto". L'ipotesi di reato presa in esame nei loro confronti, così come per Virtù, è quella di sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato dalla minore età e dalla morte dell'ostaggio. 

Secondo quanto accertato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Simona Maisto, "Ciletto" e "Giggetto" avrebbero pedinato Emanuela Orlandi e, forse, proceduto materialmente al sequestro. Entrambi, con diversi precedenti penali alle spalle e tuttora a piede libero, sono stati interrogati oggi ed hanno respinto le accuse. Cerboni ha anche negato di essere soprannominato "Giggetto". Secondo l'ipotesi di lavoro degli inquirenti, i due non facevano parte della Banda della Magliana, ma gravitavano intorno al boss Giorgio Paradisi, morto nel 2006 per tumore, e già braccio operativo di De Pedis. Facevano parte, insieme con una terza persona che deve ancora essere identificata, di una sorta di gruppo di manovali al servizio di Paradisi. A loro gli inquirenti sono risaliti tramite le dichiarazioni della supertestimone Sabrina Minardi, ex amante di De Pedis, e di vari collaboratori di giustizia. Cassani e Cerboni hanno ammesso oggi di aver conosciuto Paradisi negli anni Ottanta, ma ribadito di non aver avuto nulla a che vedere con il caso Orlandi. Intanto i legali dei familiari di De Pedis, Maurilio Prioreschi e Lorenzo Radogna, alla luce delle notizie trapelate sugli sviluppi dell'inchiesta giudiziaria, si sono rivolti ai giornalisti per domandare come mai la Minardi "se è così attendibile come ritiene la Procura di Roma non sia stata ancora iscritta a registro indagati, avendo la stessa confessato di aver partecipato quantomeno al presunto sequestro".

LA SORELLA, NOI NON CI SIAMO MAI ARRESI - "Noi non ci siamo mai arresi. Ci fa piacere che anche gli investigatori dopo 26 anni ancora continuano a lavorare. Non posso che ringraziarli". Lo dice Natalina Orlandi a proposito dei due nuovi indagati nell' inchiesta sulla scomparsa della sorella Emanuela. "Gli inquirenti - sottolinea - cercano di arrivare alla verità, così come vogliamo arrivarci noi. Gli sviluppi dell' inchiesta dimostrano che è possibile. Noi non possiamo che essere spettatori e sperare che tutto si concluda. Dopo tanti anni sarebbe giusto". La sorella della ragazza vaticana dice che questa vicenda deve rappresentare un esempio per tutte le famiglie di persone scomparse. Natalina Orlandi, che è vicepresidente dell' associazione Penelope che riunisce appunto i parenti di chi risulta svanito nel nulla, spiega: "In questo momento penso a loro. A Mirella Gregori, scomparsa a Roma pochi mesi prima di Emanuela... per lungo tempo i due casi furono collegati. Sono amica della sorella Antonietta, anche lei aspetta notizie da 26 anni. Ma sono tante le storie, diverse ma accomunate dallo stesso dolore. Quasi per tutte, all' inizio si è parlato di allontanamento volontario. Poi si scopre che non è così ".

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