lunedì 23 agosto 2010

Accadimenti


Ultimo rapporto di Save The Children: almeno 50.000 i bambini sfruttati

Scritto da Alessandra Rebecchi Lunedì 23 Agosto 2010 12:21

Il dato è molto grave: nel lasso di tempo tra il 2000 e il 2008 oltre 50.000 minori, vittime di tratta e sfruttamento, hanno ricevuto assistenza e aiuto, e quasi un migliaio di loro sono finiti sotto programmi specifici di protezione.

Questi i dati emersi dall'ultimo dossier di Save The Children, dedicato alle "nuove schiavitù" e redatto per la Giornata in Ricordo della Schiavitù e della sua Abolizione, che ricorre oggi.





Le nazioni maggiormente interessate alla tratta a scopo di sfruttamento sessuale sono la Nigeria, la Romania, la Moldavia, l'Albania e l'Ucraina, anche se questi Paesi sono fonte di preoccupazione anche dal lato dello sfruttamento lavorativo: una soluzione al problema potrebbe venire da una maggior presenza sulle strade di unità di sicurezza pubblica, che possano aiutare e orientare i minori, senza far pesare loro il fatto di essere parte di un'azione illecita.

In Italia i minori a rischio sono per le più ragazzi dai 12 ai 17 anni, non accompagnati, e fuggiti da realtà difficili come quelle della Nigeria, Afghanistan o della Romania. Questi ragazzi vivono in condizioni estreme, e pur di non dover tornare indietro e rivivere la situazione originaria sono costretti a prostituirsi, spacciare, elemosinare o, quando va bene, lavorare in nero.

I minori non accompagnati registrati nel nostro Paese sono 4.466, ma contando che la maggior parte di loro quando arriva non viene in contatto con le comunità di accoglienza, non viene censito dal Comitato Minori Stranieri, perciò, corre anche i maggiori rischi. Di questi, circa 2500 sono stati seguiti da Save The Children, e sono per lo più ragazze sfruttate sessualmente.

Per quanto riguarda le attività illegali quali furti e spaccio, ne sono coinvolti i minori rumeni e nordafricani, il più delle volte minori di 14 anni, per cui non perseguibili penalmente.

Molti di questi ragazzi poi non si fermano in Italia, ma ci considerano solo un Paese di transito per raggiungere il nord Europa.

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