domenica 28 febbraio 2016
Cinema
Nel 1935 Yip Man è il vanto di Fo Shan in virtù della sua perizia inarrivabile nelle arti marziali e in particolare dello stile wing chun da lui istituzionalizzato. Quando i giapponesi occupano la città, lo spirito di battersi per il piacere di farlo e per amore del kung fu svanisce di fronte all'ondata di violenza scatenata dagli uomini del generale Miura. Ma per Miura non è sufficiente, deve sconfiggere i cinesi - incarnati nel loro simbolo Ip Man - per ribadirne l'inferiorità.
Ip Man non è, come potrebbe sembrare, il nome di un nuovo supereroe (e va pronunciato man e non men) ma in un certo senso non siamo molto lontani dalla verità. Questo uomo semplice e riservato, questo sereno padre di famiglia innamorato delle arti marziali e reinventore dello stile wing chun, ha restituito dignità a una Cina offesa, brutalizzata, umiliata durante la seconda guerra mondiale dalla barbarie della dominazione giapponese.
Quando Yip Man accetta la sfida del generale Miura e ne fa polpette incarna la rivalsa di un grande paese ferito nell'orgoglio ma mai domo, grazie alla forza di chi sa apprezzare i valori della vita umana contro chi abusa del talento, sia esso la conoscenza delle arti marziali o la potenza di una nazione, per farne violenza a scopo militare.
E chi meglio di Donnie Yen con la sua tecnica strabiliante per incarnare il maestro e regalarci duelli in serie, uno coreografato meglio dell'altro, come ai tempi belli in cui se la vedeva con Jet Li in Once Upon a Time in China 2? Wilson Yip, veterano del cinema di Hong Kong (Bullets over Summer, Juliet in Love) che ha da tempo smesso di sperimentare, si mette al servizio della sua star senza curarsi minimamente della verosimiglianza della ricostruzione e girando sequenze che sono poco più di scene di raccordo tra un'esibizione e l'altra del buon Donnie; e così c'è spazio per un Simon Yam impacciato uomo d'affari o per un Lam Ka-tung poliziotto come comprimari di Yip Man.
Per Donnie era duplice la scommessa, visto che il metro di paragone obbligato è costituito da uno degli ultimi illustri discepoli del vero Yip Man, ossia nientemeno che Bruce Lee, anche lui profeta del wing chun; basterebbe la scena del bastone con cui Yen/Yip tiene a bada Louis Fan e Wong You-nam per rendersi conto che la scommessa è stata ampiamente vinta.
Emanuele Sacchi
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