martedì 20 agosto 2013

Film






Lo scopo del cinema è sempre stato quello di emozionare lo spettatore,ma solo poche pellicole riescono a farlo aggiungendo un tocco di spiritualità alla storia.E' il caso dei film dell'indiana Deepa Metha,che pur vivendo ormai da anni in Canada,ha mantenuto intatte nel suo cinema le prerogative della sua cultura,vale a dire una profonda religiosità e una critica fortissima a certe forme di assoggettamento del mondo femminile,schiacciato da regole troppo ferree ed ormai obsolete.In questo film,che conclude una trilogia dedicata agli elementi,terra,fuoco e appunto quest'ultimo acqua,la bambina Chuya rimasta vedova viene mandata dal padre in una casa per vedove,un posto squallidissimo dove vige la ferrea regola della sopravvivenza.Queste donne emarginate,isolate,disprezzate da tutti,sono in pratica condannate ad una vita di stenti e miseria,allontanate da qualunque forma di umana felicità.Ciò che fa sopportare loro quella triste sorte è la solidarietà che si instaura tra loro e la profonda fede di altre.Viene fuori un'umanità variegata,come se quella piccola casa rappresentasse la metafora dell'intera India.L'acqua ovviamente è rappresentata dal fiume sacro Gange,ed è in effetti il vero protagonista del film,sulle sue rive nascono amori,vengono fatte preghiere,vengono sparse ceneri di defunti,il fiume concede e toglie nel suo eterno scorrere.Appena la felicità sfiora la casa con l'innamoramento della più giovane delle donne per il dolce e intellettuale Narayan,ecco che tutto si chiude,dove c'era la luce dell'amore primeggia il buio della crudele verità della prostituzione,cui era costretta la giovane donna,che scoperta,per la vergogna decide di uccidersi proprio nel Gange.Solo Chuya,destinata anche lei ad un futuro di prostituta,viene salvata da un'altra delle donne,che l'affida a Narayan che segue Gandhi nel suo pellegrinaggio all'interno del paese.E' uno di quei film che ha profumi,colori,che scatena tutti i sensi,che rende un'India non da cartolina,non occidentalizzata,ma vera e reale,con le sue enormi contraddizioni,le sue infinite povertà,le sue crudeli tradizioni,ma anche ricca di una profondità spirituale difficilmente viva in altri luoghi.





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