In quattro capitoli il film riassume gli ideali estetici e lo stile di vita cui si sono ispirati l'esistenza e l'opera di Yukio Mishima, il grande scrittore giapponese, che tragicamente si dette il suicidio il 25 novembre 1970, dopo aver sequestrato il comandante di una guarnigione ed aver arringato la truppa. "La bellezza", tratto dal romanzo "Il padiglione d'oro". Questo splendido esempio di architettura affascina in tal modo un giovanotto, da renderlo non solo balbuziente, ma anche incapace del più naturale atto dell'amore. Per essere finalmente libero ed uguale agli altri, il tempio dovrà essere distrutto. "L'arte", ispirato alla "Casa di Kioko". Osanu, attore assai compiaciuto di sé, è in disaccordo con la madre per questioni di denaro. A letto con la sua donna (Mitsuko), Osamu detesta il proprio corpo e pensa che solo lo sport gli consentirà di conseguire la perfezione fisica ed una compiuta bellezza: dopo di che non gli resterà che attingere il vertice con il suicidio. Ma cedendo alla donna (e con ciò verrà cancellato il debito della madre verso di lei) egli scoprirà che il proprio corpo è stato per sempre deturpato. "L'azione", dal romanzo "Cavalli in fuga". Isao è un giovane cadetto ed esperto di "kendo" (una delle arti marziali che impugna la spada), dedito anima e corpo al culto dell'Imperatore. Con i compagni egli decide di eliminare dalla Nazione il capitalismo che l'ha snaturata e degradata. Ma la cospirazione viene scoperta ed Isao con gli altri è torturato. Evaso dalla prigione, egli ucciderà un uomo politico, per poi suicidarsi in riva all'acqua, nel più puro stile della tradizione dei samurai. "Armonia tra penna e spada". Si realizza l'apice della attività artistica e letteraria di Mishima e l'atto conclusivo della sua vita di uomo d'azione, una vita praticamente votata all'idea dell'Imperatore e della Morte. Dopo essere penetrato, accompagnato da tre adepti del corpo militare da lui fondato, nella sede di un commando dell'esercito, Mishima arringa i soldati, richiamandoli alle più pure tradizioni della Patria ed alla più cieca fedeltà al Sovrano, reagendo al degrado dei costumi e della stessa società nipponica. Schernito dalla truppa e ritiratosi dal balcone nell'ufficio del comando dove il generale è stato imbavagliato ed i propri fedeli si sono asserragliati, Mishima si toglie la vita.
sabato 31 agosto 2013
Poesie
Io che non ho mai avuto un lavoro
che davanti a qualsiasi avversario mi sono sentito debole
che ho perso i migliori titoli per la vita
che appena arrivo in un posto già voglio andarmene (credendo che cambiarmi sia una
soluzione)
che sono stato anticipatamente rifiutato e preso in giro dai più adeguati
che mi accosto alle pareti per non cadere del tutto
che sono oggetto di scherno per me stesso che credetti
che mio padre fosse eterno
che sono stato umiliato dai professori di letteratura
che un giorno ho chiesto in che potevo aiutare e la risposta fu una risata
che non ho potuto mai mettere su casa, né essere brillante, né trionfare nella vita
che sono stato abbandonato da molte persone perché quasi non parlo
che mi vegogno delle cose che non ho fatto
che è mancato poco che mi mettessi a correre per la strada
che ho perduto un centro che mai ho avuto
che sono stato deriso da molti perché vivevo nel limbo
che non ho mai incontrato qualcuno che mi sopporti
che ho vissuto in modo che l’anno prossimo sarò molte volte beffato nella mia ridicola bizione
che sono stanco di ricevere consigli da altri più letargici di me («Lei vive fra le nuvole, impari, vivere, si svegli»)
che non potrò mai viaggiare in India
che ho ricevuto favori senza dare nulla in cambio
che mi lascio spingere dagli altri
che non ho una personalità né voglio averla
che tutto il giorno reprimo la mia ribellione
che non sono andato a fare la guerriglia
che non ho fatto nulla per il mio popolo
che non sono del FALN e mi dispero per tutte queste cose e per altre la cui enumerazione
sarebbe interminabile
che non posso uscire dalla mia prigione
che sono stato considerato inutile da tutte le parti
che in realtà non mi sono potuto sposare né andare a Parigi né avere un giorno sereno
che non voglio riconoscere i fatti
che blatero sempre sulla mia storia
che sono imbecille e più che imbecille dalla nascita
che ho perso il filo del discorso che svolgevo dentro me stesso e non ho potuto ritrovarlo
che non piango quando sento il desiderio di farlo
che arrivo sempre tardi
che sono stato rovinato da tanti vai e vieni
che ho bramato l’immobilità perfetta e la fretta impeccabile
che non sono quel che sono né quel che non sono
che alla fin fine ho un orgoglio satanico anche se a certe ore sono stato umile fino a guagliarmi a una pietra
che ho vissuto quindici anni nello stesso cerchio
che mi sono creduto predestinato per qualcosa d’altro fuori dal comune e non ho ottenuto niente
che non indosserò mai una cravatta
che non trovo il mio corpo
che ho percepito lampi della mia falsità e non ho potuto demolirla, spazzare via tutto e creare alla mia indolenza, dal mio
galleggiamento, mi ha deviato una freschezza nuova, e ostinatamente mi suicido a portata di mano
mi alzerò dal suolo più ridicolo che mai per continuare a burlarmi degli altri e di me stesso fino al giorno del giudizio finale.
Rafael Cadenas
Serie tv
Frasier è una sitcom statunitense prodotta dal 1993 al 2004, spin-off di Cin Cin. La serie racconta le avventure dello psichiatra radiofonico Frasier Crane, che vive a Seattle insieme al padre Martin, ex poliziotto andato in pensione, e a Daphne, fisioterapeuta e infermiera del padre, di cui Niles – fratello di Frasier, anche lui psichiatra – è invaghito.
Il ritmo della serie e le battute sarcastiche l'hanno reso uno degli show storici e più amati della televisione americana. Detiene il record di Emmy Awards vinti (37), di cui ben 5 (anch'esso un record) nella categoria miglior serie TV commedia (consecutivamente dal 1994 al 1998).Finalmente divertimento sano e intelligente senza volgarità,banalità e stupidità,una boccata d'ossigeno in mezzo a tanto grigiore comico.
Film
Visto con i miei figli.
Michael Wazowski ha sempre saputo che sarebbe diventato uno spaventatore e per questo, fin da quando era un piccolo mostro, ha coltivato con costanza il sogno di iscriversi alla Facoltà di Spavento della Monsters University. Peccato che, proprio quando il suo desiderio sta per realizzarsi, l'incontro con il prepotente James P. Sullivan, compagno di studi, rischia di mandare a monte i suoi piani. Non solo i due vengono cacciati dal corso, nonostante l'impegno profuso da Mike sui libri di testo, ma sono persino costretti a fare squadra: solo vincendo le Spaventiadi e la sfida ingaggiata con l'orrido rettore Tritamarmo, infatti, potranno sperare di essere riammessi e di diventare ciò che sentono di essere.
L'uscita di Monsters & Co. aveva rappresentato (e continua a rappresentare) una tale vetta nel panorama del cinema d'animazione e della stessa Pixar che era impensabile poter fare di meglio. Eppure, John Lasseter e i suoi sono riusciti nell'impresa intelligente di restituirci il piacere della compagnia di Mike e Sully senza metterli in competizione con loro stessi. Si cambia tempo, optando per il prequel, si rinnovano i personaggi (e alcune new entries sono notevoli), ma soprattutto cambia radicalmente il registro: dal filosofico e tenero incontro/scontro tra il mondo dei mostri e quello dei bambini, attraverso la porta del destino, a quello goliardico e avventuroso del college movie tinto di fantasy, di buon umorismo e di una goccia di retorica (la porta, infatti, non è più la soglia della conoscenza con l'Altro, ma l'elemento di un proverbio per cui, quando si chiude un'opportunità, se ne apre un'altra).
Se l'originale è il ritratto di una strana coppia, il prequel, che narra come ci si è arrivati, è più classicamente la storia di Mike, piccolo grande eroe, costretto a fare i conti con il proprio handicap (è un mostro che non fa paura) ma anche con la forza contagiosa che gli viene in soccorso dalla determinazione e dalla passione che la carriera di potenziale spaventatore ispira in lui. Un oggetto magico -il cappellino donatogli in età scolare da un impiegato alla Monsters Inc.- scatena letteralmente l'avventura, mentre le prove che l'eroe dovrà superare si confondono e sovrappongono con le prove delle Spaventiadi, ingegnosamente architettate da un duo di sceneggiatori in gran forma (gli stessi del primo capitolo, Gerson e Baird).
Il passaggio dalla regia a sei mani dei creatori di Toy Story alla direzione unica di Dan Scanlon (Cars) si sente, ma non penalizza oltremodo un film pieno di divertimento, che ha il suo fiore all'occhiello nell'ambientazione, mai così fantasiosa e accurata.
Pensieri
Si potrebbe fissare un prezzo per i pensieri. Alcuni costano molto, altri meno. E con che cosa si pagano i pensieri? Credo con il coraggio.
Wittgestein
Libri
Priore racconta la "verità" che ha intravisto tra le pieghe delle sue inchieste, ma che non si è potuta "certificare" attraverso le sentenze. E lo fa nell'unico modo in cui è possibile dare risposte alle sue domande - perché è successo? e perché proprio in Italia? - inserendo i fatti all'interno dei giochi internazionali. Riscostruisce le "guerre" combattute dall'Italia contro l'asse franco-inglese per l'egemonia nel Mediterraneo e per il controllo delle fonti di approvigionamento energetico nella fascia nordafricana e meridionale. E parla del ruolo della Cecoslovacchia, della Germania comunista e della Stasi, la regina delle intelligence, a cui era stata affidata dall'Urss una sorta di supervisione del terrorismo internazionale... Per poi ricostruire i rapporti altalenanti con Israele e la Libia, due nazioni decisive per capire anche i rapporti che l'Italia ha intrattenuto con Francia e Inghilterra.Un libro davvero sconvolgente,che fa comprendere meglio tanti misteri italiani vedendoli sotto una luce più ampia e meno ravvicinata....
Film
Visto con i miei figli che si sono molto divertiti!
Turbo non è come le altre lumache. Non ha paura del bambino della casa nel cui giardino vive con la comunità di suoi pari, non è soddisfatto del lavoro alla piantagione di pomodori e non ama la filosofia di fuga da ogni problema che propugnano le altre lumache, lui sogna le corse automobilistiche, la velocità e il brivido della conquista dei sogni più sfrenati, come gli insegna il suo idolo: il pilota Guy Gagné.
Un giorno un incidente lo avvicinerà ai suoi sogni. Finito sul cofano di una macchina da corsa sarà risucchiato nel motore e immerso nella Nitro iniettata per fare da propulsore. Da quel momento Turbo diventa l'unica lumaca al mondo in grado di muoversi alla velocità di una macchina da corsa.
Film come Turbo alimentano la storia della Dreamworks come una di continui inseguimenti e di complessi d'inferiorità. Se lo studio d'animazione guidato da Jeffrey Katzenberg è stato capace di grandi colpi e ottime idee come Kung fu panda, I Croods e Dragon Trainer, è anche indubbio che molto spesso si sia rifugiato in film come Turbo, che sembrano guardare con ammirazione le trovate della rivale Pixar.
La storia della lumaca che non voleva essere come le altre, che insegue un sogno apparentemente inconciliabile con la propria natura, che ha una figura di riferimento in grado di alimentare la propria aspirazione e che finisce per far parte di quell'ambiente cui aspirava nella più paradossale delle maniere, ricorda molto da vicino la parabola di Ratatouille senza averne però la potenza e la forza gentilmente eversiva, mentre alcune trovate (il bambino malvagio poi punito, il ritrovarsi soli davanti a un ristorante) ricordano quelle di Toy Story.
In anni in cui il cinema d'animazione è cresciuto fino a tracimare dai confini dorati in cui l'aveva rinchiuso il monopolio Disney, per conquistare più pubblici, più riconoscimenti e più significati, Turbo è un atto di pigrizia, un cartone pensato per essere canonico e non stupire (caratteristiche che potrebbero tuttavia dargli il successo al botteghino), immaginato per piacere al pubblico più infantile senza fare lo sforzo di soddisfare anche le domande e i bisogni che questo non è in grado di esprimere e ripiegato su un immaginario molto banale, ovvero quella tipica traduzione che i cartoni per l'infanzia fanno delle dinamiche del mondo umano nella "società" dei personaggi usati, in questo caso la società delle lumache descritta secondo i canoni della nostra.
Fermo restando che il gradimento da parte del pubblico d'elezione di questo tipo di cinema, i bambini, segue spesso strade che Turbo batte con cognizione di causa e proprietà di linguaggio (non stupire in nessuna maniera è una di queste), rimane il fatto che avendo ormai scoperto che i cartoni, pur mantenendo il loro potenziale d'intrattenimento, possono lasciar passare in maniera sottile idee e valori più raffinati e complessi di quelli di una volta, è difficile tornare indietro e guardare con la medesima benevolenza operazioni più semplicistiche e vecchio stampo.
Poesie
Non dovresti conoscere la disperazione
Non dovresti conoscere la disperazione
se le stelle scintillano ogni notte;
se la rugiada scende silenziosa a sera
e il sole indora il mattino.
Non dovresti conoscere la disperazione seppure
le lacrime scorrano a fiumi:
non sono gli anni più amati
per sempre presso il tuo cuore:
Piangono, tu piangi, così deve essere:
il vento sospira dei tuoi sospiri,
e dall'inverno cadono lacrime di neve
là dove giacciono le foglie d'autunno:
pure, presto rinascono, e il tuo destino
dal loro non può separarsi:
continua il tuo viaggio, se non con gioia
pure, mai con disperazione!
Emily Bronte
Film
In una zona montuosa del Missouri, fra le più sinistre profondità situate nel cuore degli Stati Uniti d'America, l'adolescente Ree tiene sulle proprie spalle l'intera gestione della famiglia. Da quando la madre si è ammalata e il padre è stato arrestato per produzione e spaccio di metanfetamine, Ree è l'unica che possa occuparsi dei due fratelli più piccoli, accudendoli e, letteralmente, procacciandogli il cibo. Un giorno, lo sceriffo della zona bussa alla porta per annunciarle che il padre è uscito di prigione garantendo la loro proprietà come cauzione e che se non risponderà al mandato di comparizione, la casa verrà confiscata dalla polizia. Ree si mette così sulle tracce del padre all'interno di un universo di reietti, di disperazione e di loschi trafficanti che cercano di non far emergere la verità.
Gli allori del Sundance prediligono le storie ai margini e cingono solitamente la testa del film più programmaticamente lontano da quell'America radical-chic dipinta dal circuito mainstream. Winter's Bone è un perfetto emblema del "Sundance Style": oltre a condividere con gli ultimi vincitori Frozen River e Precious alcuni elementi chiave (rispettivamente, una forte tematizzazione della stagione invernale e un'adolescenza coraggiosa), racconta un contesto miserabile e infausto utilizzando un linguaggio livido e cupo. Tuttavia, tutto il fascino che questa opera è capace di esercitare non fa leva su una storia improntata al forte realismo o su di un'indagine sui ceti più indigenti della provincia montuosa. Al contrario, è nella fosca atmosfera di un vero e proprio thriller che Winter's Bone trova il suo stato ideale. Il film si presenta come un'esplorazione fra le nebbie e la desolazione delle zone montuose del Missouri, ma, di porta in porta, di volto in volto e di minaccia in minaccia, la ricerca del padre da parte della giovane Ree diviene un incubo denso di misteri, di spettri e di risvolti inquietanti.
La giovane Jennifer Lawrence affronta con maturità il ruolo di un'adolescente cresciuta troppo presto per sottostare agli schemi del romanzo di formazione. Da sola, con l'ausilio di qualche ottimo quanto spietato comprimario, affronta la discesa inquietante dentro una fiaba dark che scava a fondo fino a mostrare l'osso della cultura popolare americana. Perché l'elemento di maggior pregio dell'opera di Debra Granik è quello di mostrare una possibile realtà dolorosa e drammatica lavorando intelligentemente su un certo immaginario della provincia americana. Un immaginario in cui confluiscono tanto zotici drogati e pericolosi quanto struggenti ballate di musica country, tanto gli oscuri fondali delle zone paludose quanto la crudele ironia di un sacchetto di plastica contenente resti umani che recita "Have a nice day!".
Libri
Questo libro ripercorre certe tappe di un percorso della nostra Repubblica,alquanto malandata non c'è che dire,dove le intercettazioni telefoniche hanno permesso di far venire alla luce certi scandali che hanno infiammato le cronache politiche e giudiziarie del nostro Paese.In particolare qui,senza giudizi o moralismi,vengono mostrate le conversazioni che avvenivano in tre ambienti diversi,il mondo del calcio,quello dello spettacolo,e quello degli affari,tutti accomunati dallo stesso teatrino di squallidi personaggi pronti a servire il potente di turno in tutti i suoi voleri,sia che si trattasse di droga,di prostitute,o di altri servigi,più o meno legali.Ne esce fuori uno spaccato della nostra società disturbato e disturbante,come di un'immagine riflessa da uno specchio deformato,un puro horror se non fosse tutto autentico e assolutamente comprovato.Indispensabile se si vuole capire quanto in profondità è sceso il livello morale della cosiddetta classe dirigente di questo Stato,con i suoi nani,saltimbanchi,ballerine,che lottano disperati per il solo oggi,che è il nulla,senza rendersi minimamente conto di cosa sia la realtà,di cosa siano le persone vere,di cosa siano valori quali l'amore,l'amicizia,il rispetto,la fedeltà,la lealtà.Tutto è comprato e venduto,tutto è barattato,tutto è ricatto e scambio,tutto ha un prezzo,tutto è aggiustabile con aiutini illegali,tutto è consorteria,amico di,conoscenze,raccomandazioni,parentele,guelfi e ghibellini,con noi o contro di noi,provincialismo puro e sottocultura vomitevole.L'inferno sono gli altri scriveva Sartre,mai stato più vero leggendo questo libro.
Film
Stati Uniti. Seconda metà degli Anni Quaranta. Sal Paradise, dopo la morte di suo padre, incontra Dean Moriarty che un padre ce l'ha vivente anche se non sa dove. Sal è un newyorkese appassionato di letteratura e con aspirazioni da scrittore. Dean è giovane, bello e sposato con la disinibita e seducente Marylou che tradisce con la più 'borghese' Camille. I due uomini divengono subito amici comprendendo di condividere lo stesso desiderio di una vita liberata da vincoli e regole. La strada diventa così la casa che 'abitano' con Marylou. Hanno inizio innumerevoli peregrinazioni lungo le vie degli States e del Messico alla ricerca di un modo nuovo di vivere oltre che di se stessi.
"On the Road" di Jack Kerouac è un libro che ha segnato un'intera generazione non solo sul piano letterario ma anche su quello di una ricerca di modalità di vita alternative. L'on the road è anche in fondo un genere cinematografico nel quale il viaggio diviene metafora di un movimento interiore che conduce a cambiamenti profondi. Quando in un film si rievocano poi personaggi come lo stesso Kerouac ma anche come Allen Ginsberg o William Burroughs (seppure sotto mentite spoglie) si può facilmente comprendere quanto l'operazione che prova a fondere questi elementi diventi complessa. Walter Salles ha deciso di affrontare la prova forte di almeno due altri film che implicavano l'immagine del viaggio: Central do Brasil e I diari della motocicletta. Portare sullo schermo lo spirito di ribellione di un'epoca evitando le trappole del biopic non è da tutti. La sceneggiatura si muove su una corda tesa sul baratro e riesce a conservare l'equilibrio narrativo dilatando i tempi di un film che avrebbe guadagnato da una maggiore asciuttezza. È il prezzo da pagare per descrivere la psicologia di personaggi complessi che commettono quelle che all'epoca erano considerate trasgressioni e che oggi sono viste come poco più che eccentricità. Salles si concentra sul rapporto tra Dean e Sal e sulla progressiva trasformazione di eventi e incontri in parole che non saranno più solo un diario privato ma si trasformeranno in un manifesto generazionale. Riesce così a trasmettere la sensazione, spiacevole forse ma necessaria, che per quante miglia di distanza si riescano a mettere tra se stessi e i luoghi, lo spazio che intercorre tra noi e noi stessi è sempre pari a un chilometro zero. Con tutti i tormenti e le contraddizioni che ciò comporta. In ogni epoca.
martedì 27 agosto 2013
Accadimenti
Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:
- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà.
E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
- Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
- Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
- Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
- Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
- Che la pazienza richiede molta pratica.
- Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
- Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
- Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto te stesso.
- Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
- Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
- Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
- Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
- Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
- La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
- E’ vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
- Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
- Non cercare le apparenze, possono ingannare.
- Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
- Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
- Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
- Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
- Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
- Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori.
- Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.
Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te piange.
Paulo Coelho
Libri
Un libro quasi doveroso. L'autore riconosciuto del termine "mignottocrazia" svela che cosa realmente intenda con questa definizione ormai entrata nel lessico politico-giornalistico dell'Italia di oggi, e quali prove abbia a disposizione per confermare la sua "ardita" tesi. Sulle prove documentali, in verità, Paolo Guzzanti ha dovuto faticare poco. La realtà della cronaca è sotto gli occhi di tutti. Questo è un saggio che interpreta gli ultimi vent'anni di storia del nostro Paese attraverso il ruolo, la fisionomia e l'immagine delle donne. Una categoria, quella del femminile, sempre essenziale per capire le evoluzioni di una società. "In Italia e soltanto in Italia i cingolati berlusconiani, seguiti da truppe col lanciafiamme, avrebbero distrutto tutto ciò che era stato costruito: la dignità e la libertà delle donne sarebbero state massacrate, ridotte al rango di mignotte vere o in liste d'attesa, gestite da agenzie specializzate in mignotteria televisiva o politica, da accompagnamento o da letto, da spot o da Consiglio regionale, da carriera governativa o da cena di gruppo". È il semplice, e drammatico, assunto di questo libro. Un libro feroce. Che non risparmia niente a nessuno, che comincia con una scena d'amore. Ma è l'amore di un padre per una figlia, una figlia appena nata che il padre tiene delicatamente fra le braccia e alla quale promette un mondo nuovo e diverso. Poi la storia è andata in un altro modo.
Film
Dalla pièce teatrale (1988) di David Henry Hwang, ispirata a un vero processo di spionaggio. Pechino, 1964. René Galimard, diplomatico francese, ama per anni una cantante dell'Opera di Pechino che in realtà è, oltreché spia, un uomo. È convinto a tal punto che sia una donna da credere di avere avuto da lei un figlio. Scoperta la verità, decide, prima di darsi la morte, di diventare quella donna che si era illuso di amare. Poco o nulla preoccupato della verosimiglianza, in questo melodramma raffreddato Cronenberg si dedica all'analisi di una passione impossibile e straziante, messa in immagini come un incubo o un'allucinazione. Almeno in due sequenze fa grande cinema: il furgone dove Lone si spoglia e il tragico epilogo in carcere. È anche una parabola disperata sull'assorbimento dell'Oriente da parte dell'Occidente, del Femminile da parte del Maschile, dell'Amato da parte dell'Amante. Grande e apparentemente monocorde attore, Irons (con la voce di Mario Cordova) regge il film sul suo sguardo,immenso John Lone,nel ruolo della donna orientale apparentemente sottomessa che getta la maschera alla fine del film,ma che dimostra una sua dignità e sincerità pur nell'inganno.Come in tutti i film di Cronenberg il corpo,la materia,la fanno da padroni,qui è il travestimento ad affascinarlo,l'ambiguità sessuale e sensuale,l'incontro oltre che tra due corpi tra due mondi,tra due culture,che forse solo una energia potente come l'amore poteva unire.
Libri
La mattina del 5 giugno 2010, una telefonata al centralino della Questura avverte che in un appartamento al pianterreno di un palazzo di via Villoresi 19, due giovani donne stanno litigando furiosamente. La pattuglia inviata sul posto annota nella relazione di servizio che si tratta di una lite fra tale El Mahroug Karima, di anni 17, e tale Michelle Conceiçao Santos Oliveira, brasiliana di 32 anni. La minorenne coinvolta è nota agli archivi della polizia, nelle discoteche della Riviera Ligure e, soprattutto, a Silvio Berlusconi. Dieci giorni prima il presidente del Consiglio era intervenuto per lei con una telefonata notturna alla Questura di Milano, chiedendo che la giovane fermata con l'accusa di furto, venisse rilasciata al più presto in quanto "nipote del presidente Mubarak". È l'inizio di uno degli scandali politico-giudiziari più sconvolgenti degli ultimi anni, e forse di tutta la storia dell'Italia repubblicana. Negli uffici della Procura ancora non lo sanno, ma la relazione che da lì a poco arriverà dal Tribunale dei Minori sul caso "della minorenne El Mahroug Karima", cambierà i destini della Seconda Repubblica, svelando i retroscena inimmaginabili delle feste a luci rosse che si svolgono ad Arcore nella villa del Premier, considerata residenza ufficiale della Presidenza del Consiglio. Un imbarazzante e pericoloso palcoscenico su cui si muovono personaggi noti al grande pubblico televisivo, da Emilio Fede a Lele Mora. Il Rubygate diventa velocemente un caso internazionale.Un libro documentatissimo,sconvolgente nel rivelare un sistema e smascherare la corruzione morale del potere e dei suoi protagonisti e comparse,un circo davvero tristissimo.
Film
E' sempre molto difficile la trasposizione di un'opera letteraria per qualunque sceneggiatore e regista,diverso il linguaggio,diverse le visioni,i modi di affrontare i temi trattati,occorre l'amalgama di tanti talenti e spesso questo risulta davvero impossibile.Non è questo il caso,primo perchè lo sceneggiatore è l'autore del libro dal quale è tratto il film,e che sceneggiatore!Incredibile la maestria di Rushdie anche come narratore di immagini,la sua conoscenza dei tempi,dei ritmi,del mezzo cinematografico.Ne viene fuori una nuova opera,in nulla e per nulla inferiore al libro,che è a mio avviso un capolavoro.L'altro miracolo lo fa la regista,l'eccellente Deepa Metha,che non smetterò mai di consigliare a chi ama il cinema vero,quello che emoziona e sa raccontare delle storie senza artifici,mostrando in ogni pellicola talento puro come cristallo.La storia è arcinota,allo scoccare della mezzanotte dell'ultimo giorno di dipendenza dell'India dal governo britannico nascono due bambini,uno figlio di una ricca famiglia,l'altro figlio del suonatore di strada povero.L'addetta alla nursery,credendo di compiere un atto di giustizia scambia i due,modificando per sempre il corso delle loro vite,che poi comunque seguiranno destini paralleli.C'è tanta India in questo film,tanto profumo d'Oriente vero e non quello da cartolina,c'è poesia,disperazione,sangue,sogno,magia,ci sono tutti gli elementi che fanno di quell'immenso Paese un luogo dove lo straordinario è ordinario e possibile,dove basta passare una mano su un cesto di vimini per far sparire le persone,dove è possibile percepire gli eventi futuri,dove a volte avere dei poteri paranormali significa morire.La storia di tutti i figli nati dopo la mezzanotte di quella data fatidica per l'India è intrecciata per tutto il film,come anche nel libro,ed è quello che renderà il protagonista,Saleem,un essere davvero speciale,uno dei pochi a salvare sè stesso dalla Storia.E qui di Storia ce n'è tanta,dal 1947,data dell'indipendenza dell'India fino al 1977,alla cacciata di Indira Gandhi,trent'anni che hanno scosso quel continente facendo nascere Stati come il Pakistan e il Bangladesh,muovendo popoli in cammino con i propri valori religiosi,muovendo gli esseri umani alla perenne ricerca della loro identità.Ed è forse questo il messaggio piùnascosto del film,quello della ricerca dell'identità non solo del popolo ma anche del Paese India,sempre schiacciato dalle bramosie di potenze esterne.Eccellenti le interpretazioni tutte,soprattutto quelle di Saleem e di Parvati,mirabile la fotografia,insomma uno di quei film che rimarranno impressi nella vostra memoria a lungo.
Film
Gli ex agenti segreti già protagonisti nel primo episodio dovranno di nuovo andare in missione per cercare di ritrovare un pericolosissimo ordigno nucleare con mercurio rosso che uno scienziato aveva inventato e lasciato in Russia.
Vecchi e nuovi protagonisti uniscono le loro forze in questo secondo episodio della saga Red che prende le mosse da un fumetto. Dunque se nel primo episodio diciamo che la trama era un po' più sviluppata, in questo secondo si punta di più sull'ironia e sulla bonaria presa in giro dei film di genere siano essi d'azione o di spionaggio. Quindi non possono mancare le pasticche da ingerire se4 il nemico ti cattura, la divertente scena della scelta di quale filo tagliare in una bomba (immancabile nei film di genere il dilemma tra filo rosso, verde o blu), una bellissima spia russa (la Zeta-Jones) e lo scienziato pazzo (Hopkins). Insomma il film scorre via piacevolmente saltando un po' per tutti i continenti ma vivendo le sue fasi salienti a Mosca. Insomma c'è la voglia d'azione e di prendersi un po' in giro anche con gli inseguimenti folli con le macchine sportive. Malkovich è sempre una spanna sopra tutti gli altri con il suo humor e i suoi vestiti (splendido nel finale a Caracas il cappello che indossa). Subito dietro un formidabile Hopkins che si cala magistralmente nella parte dello scienziato pazzo (ma non troppo) regalando un'interpretazione ironica e di spessore. Il film sfocia anche nella commedia romantica con le due donne che si lottano Willis. Insomma si continua a respirare lo spirito della saga che è assolutamente in buona salute come i suoi protagonisti che si congedano dallo spettatore sulle note di Papa loves mambo lasciando la piacevole sensazione di aver trascorso una piacevole e non troppo impegnativa serata.
venerdì 23 agosto 2013
Serie tv
Arrow è una serie televisiva statunitense sviluppata da Greg Berlanti, Marc Guggenheim e Andrew Kreisberg. È basata sul personaggio di Freccia Verde, supereroe protagonista di una serie di fumetti pubblicata da DC Comics.La serie segue le avventure del playboy miliardario Oliver Queen. Naufrago per cinque anni su un'isola deserta, viene tratto in salvo e torna finalmente a casa, a Starling City; qui giunto assumerà l'identità segreta nota come "Hood" (o il giustiziere) per combattere il crimine e la corruzione di Starling City, seguendo una lista di nomi trovata in una tasca della giacca del padre prima di seppellirlo. Facendo uso delle abilità fisiche, delle tecniche di lotta e dell'incredibile maestria con l'arco ottenuta sull'isola con anni di pratica e scontri mortali e aiutato dal suo braccio destro e confidente Diggle, perseguirà uno ad uno i criminali e i malviventi della Lista per eliminarli.E' una di quelle serie che ti prende poco a poco ma dopo,grazie all'azione,al ritmo,alla narrazione serrata,alle interpretazioni convincenti,ti afferra per non mollarti più.Questa è la prima serie.
Film
La vera storia di Morgan O'Neill,nome che a chi non conosce il surf non dice nulla,ma a chi,come me,l'ha praticato per anni ed ha regalato emozioni ineguagliabili,quel nome significa "leggenda".Non solo abbigliamento per surfisti ed attrezzature varie dalle tavole alle pinnette,dai boma agli alberi,ai giubbotti salvagente.Ma significa passione divenuta imprenditorialità,un po' come il nostro Enzo Ferrari.Il film.
Sidney, 1960. Una madre con i suoi due figli Andy e Jimmy fugge da un marito violento e alcolista e raggiunge le coste della Western Australia. Dodici anni dopo i due fratelli hanno l'idea di realizzare in proprio dei surf. Dovranno superare numerose difficoltà per far sì che la loro passione si trasformi in un'attività remunerativa senza perdere nulla della spinta iniziale.
Quando il cinema scoprì il Cinemascope gli studios non chiedevano agli sceneggiatori storie complesse ma pretendevano che venissero contestualizzate in ampi spazi. I film dovevano utilizzare tutte le potenzialità del nuovo formato ed era questo ciò che contava. Drift rispetta questa ormai antica regola e sfrutta al massimo la spettacolarità delle riprese in acqua. La macchina da presa non si limita ad osservare i surfers da distanze più o meno ravvicinate ma entra direttamente con loro dentro le onde che si arrotolano su se stesse offrendo allo spettatore prospettive inedite. La storia 'vera' non manca. I due fratelli crearono realmente la Kelly Brothers Surf Gear in un'epoca (gli Anni Settanta) che sembrava disponibile per ogni sperimentazione. Anche sul piano dei sentimenti, visto che il fotografo itinerante JB non oppone praticamente resistenza al fatto che la bella Lani sia più interessata ai due Kelly piuttosto che a lui con cui giunge sulle coste di Margaret River. Tutto però viene risolto con il classico confronto tra i 'buoni' (anche se con qualche cedimento di Jimmy) e i 'cattivi' (i malviventi di turno o il funzionario di banca che non aiuta l'imprenditorialità). Con, in aggiunta, una mamma sempre impegnata con la macchina per cucire. Il prologo in bianco e nero e la scelta di farlo virare nel colore al momento giusto offrono un buon aggancio all'attenzione dello spettatore. Il resto lo fanno le onde dell'oceano. Per gli appassionati del surf Drift è un film da non perdere.
Accadimenti
Venduta come sposa a 12 anni, Sahar Gul ha vissuto in una vera e propria casa degli orrori. I suoi parenti acquisiti la tenevano segregata in cantina, la picchiavano con tubi di ferro rovente, la affamavano, sono arrivati a strapparle tutte le unghie perché si rifiutava di prostituirsi per loro.
E ora, la sentenza per i suoi aguzzini è stata ridotta a un solo anno e sono di nuovo liberi! E quel che è peggio è che la Camera bassa del Parlamento ha appena approvato un progetto di legge che vuole vietare ai familiari degli imputati di testimoniare nei processi. Questo impedirebbe a innumerevoli donne e bambine di ottenere giustizia. Quando era ancora una bambina, Sahar Gul fu venduta da suo fratello per 5mila dollari americani ed è finita a vivere in una casa di orrendi abusi. Quando finalmente è stata liberata, era così debole per le torture ricevute che l’hanno dovuta portar fuori dalla cantina in cui era rinchiusa su una carriola. L’anno scorso i suoi aguzzini sono stati condannati a 10 anni di carcere, ma il giudice di una corte d’appello li ha già liberati. Ora che è tornata a scuola, Sahar Gul sta coraggiosamente ricostruendo la sua vita: sogna di guidare, un giorno, un’organizzazione per i diritti delle donne. La sua forza di spirito incarna la speranza per un futuro migliore per le donne e le ragazze non solo in Afghanistan ma in tutto il mondo.
Si può firmare la petizione contro questa orribile legge che il parlamento afgano vorrebbe promulgare...
Film
Matt Damon è Steve Butler,un ragazzotto cresciuto in campagna che sfrutta le sue conoscenze dell'America rurale per fare una brillante carriera all'interno di una multinazionale che cerca terreni a buon mercato per fare trivellazioni e sfruttarle per produrre gas naturale.I profitti della società sono tutti basati sul dare poco ai proprietari terrieri ed ottenere tanto invece dalla vendità del gas,facendo cosi introiti miliardari,in dollari.Steve è perfettamente inserito in questo meccanismo ed è abilissimo a chiudere contrattiad acquisire terreni e diritti di sfruttamento,promettendo a tutti immensi guadagni che,in epoca di crisi,allettano i contadini già messi in ginocchio dalla crisi e dalle banche.Ma non sempre tutto scorre liscio.Insieme ad una collega cerca di concludere tanti contratti in un paesino sperduto,cosa che gli varrebbe la promozione,perchè li hanno fallito già tanti suoi colleghi.La gente è dura,disperata,diffidente,non si lascia fregare da facili promesse.In più arriva anche un ambientalista a mettersi contro il loro lavoro e a cercare di coinvolgere tutta la cittadina a non firmare.Gus Van Sant è sempre stato un regista alterno,ad ottimi film ha inanellato film abbastanza mediocri,comunque da lui ti aspetti sempre un cinema al di sopra della media.Questo non è certo un capolavoro ma è un'onesta pellicola,gradevole,con due ottimi Damon e McDormand,più una serie di caratteristi eccellenti come Holbrook o Welliver.La colonna sonora è ottima e pur non avendo l'incisività di uno Steinbeck o di un Faulkner,il ritratto dell'America rurale di oggi è abbastanza fedele alla realtà.
martedì 20 agosto 2013
Film
Lo scopo del cinema è sempre stato quello di emozionare lo spettatore,ma solo poche pellicole riescono a farlo aggiungendo un tocco di spiritualità alla storia.E' il caso dei film dell'indiana Deepa Metha,che pur vivendo ormai da anni in Canada,ha mantenuto intatte nel suo cinema le prerogative della sua cultura,vale a dire una profonda religiosità e una critica fortissima a certe forme di assoggettamento del mondo femminile,schiacciato da regole troppo ferree ed ormai obsolete.In questo film,che conclude una trilogia dedicata agli elementi,terra,fuoco e appunto quest'ultimo acqua,la bambina Chuya rimasta vedova viene mandata dal padre in una casa per vedove,un posto squallidissimo dove vige la ferrea regola della sopravvivenza.Queste donne emarginate,isolate,disprezzate da tutti,sono in pratica condannate ad una vita di stenti e miseria,allontanate da qualunque forma di umana felicità.Ciò che fa sopportare loro quella triste sorte è la solidarietà che si instaura tra loro e la profonda fede di altre.Viene fuori un'umanità variegata,come se quella piccola casa rappresentasse la metafora dell'intera India.L'acqua ovviamente è rappresentata dal fiume sacro Gange,ed è in effetti il vero protagonista del film,sulle sue rive nascono amori,vengono fatte preghiere,vengono sparse ceneri di defunti,il fiume concede e toglie nel suo eterno scorrere.Appena la felicità sfiora la casa con l'innamoramento della più giovane delle donne per il dolce e intellettuale Narayan,ecco che tutto si chiude,dove c'era la luce dell'amore primeggia il buio della crudele verità della prostituzione,cui era costretta la giovane donna,che scoperta,per la vergogna decide di uccidersi proprio nel Gange.Solo Chuya,destinata anche lei ad un futuro di prostituta,viene salvata da un'altra delle donne,che l'affida a Narayan che segue Gandhi nel suo pellegrinaggio all'interno del paese.E' uno di quei film che ha profumi,colori,che scatena tutti i sensi,che rende un'India non da cartolina,non occidentalizzata,ma vera e reale,con le sue enormi contraddizioni,le sue infinite povertà,le sue crudeli tradizioni,ma anche ricca di una profondità spirituale difficilmente viva in altri luoghi.
lunedì 19 agosto 2013
Film
Lucas è un uomo divorziato che,come tanti uomini,deve combattere sempre contro la animosa e disperante(disperata?),ex moglie,per riuscire ad avere ciò che gli spetta di diritto,vale a dire un rapporto normale con l'adorato figlio Marcus.Lucas ha fatto passi da gigante dopo il divorzio,si è ricostruito una vita in un'altra città,ha trovato un lavoro che adora,l'insegnante in un asilo,e perfino ha ricostruito la sua vita sentimentale con una ragazza che lavora con lui nell'asilo.Vive in una piccola comunità dove si conoscono tutti e dove ha trovato una solida compagnia di amici con i quali passa tutto il tempo libero,tra bevute memorabili e caccia ai cervi.I bambini dell'asilo lo adorano,lui riservato e timidissimo,riesce a comunicare allegria,dolcezza,ascolto,gioco,fantasia, ai piccolini.Tra questi Klara,figlia del suo migliore amico,che si lega a lui talmente tanto da dargli un bacio innocente e regalargli un cuore.Lucas da persona intelligente le spiega che i baci si danno,quando sarà grande, agli altri bambini,ma che lui la ringraziava per il gesto d'affetto.Lei si sente rifiutata e come ripicca decide di parlare con la preside dell'asilo dicendo che Lucas l'aveva molestata sessualmente.Da li inizia per Lucas un viaggio all'inferno,condannato da tutti,additato come mostro,isolato completamente dagli amici,abbandonato dalla compagna,dovrà subire quella Via Crucis che tutti gli innocenti vittime di persecuzioni ingiuste subiscono,il dileggio,la diffamazione,l'aggressione,fisica e verbale.Lucas verrà picchiato nel supermercato,gli danneggerano casa,gli uccideranno l'amata cagnetta Funny,in un crescendo di violenza inarrestabile che riduce il pover'uomo ad una larva umana.Solo il ritrovato figlio Marcus,liberatosi finalmente dall'angheria materna va in soccorso al padre.Lui gli crede,sta con lui,affronta il paese,viene insultato e picchiato anche lui,ma lui non molla,perchè conosce suo padre e sa che non sarebbe mai stato capace di fare quello di cui è stato accusato.Solo il padre di Klara,dopo una drammatica sequenza in chiesa nella notte di Natale,nutrirà dubbi sulla figlia,e quando la sera stessa,dopo aver parlato con Lucas,ritorna a casa,parla con la figlia che gli rivela la verità della sua menzogna e i motivi per cui ha fatto tutto.Il regista è bravissimo nel creare quel crescendo che angoscia lo spettatore,perchè chiunque si identifica nel povero Lucas,moderno Gesù,metafora della vittima dell'ignoranza,del conformismo,della cattiveria umana,e mai attore fu più perfetto in quel ruolo come l'eccellente Mads Mikkelsen,che sa trasmettere tutti quei valori che un uomo vero possiede in sè e che emergono solo agli occhi di chi sa cogliere la profondità.
domenica 18 agosto 2013
Film
Di film sull'adolescenza ce ne sono un'infinità,alcuni pregevoli,altri solo divertenti,la maggior parte di una mediocrità totale.Forse perchè il periodo della vita di ognuno di noi è quello più difficile da catturare.Ci hanno provato grandi scrittori,poeti,pittori,cineasti,con risultati alterni.E' materia scivolosa e fragile,dove si scade spesso nel sentimentalismo,nell'incapacità di comprendere,nell'analisi sociologica,nel giudizio morale,nel sottolineare solo l'aspetto divertente e spensierato di quell'età.Ma l'adolescenza è un periodo difficilmente etichettabile,molto personale,non standardizzabile,che assume poche regole universali che valgono,almeno per i giovani occidentali,come "battesimo di fuoco"a cui tutti,chi più chi meno,è toccato sottostare.Charlie è un ragazzo introverso,chiuso,timidissimo,ipersensibile,con tanta voglia dentro di comunicare il suo mondo infinito e ricchissimo,ma che si scontra con l'indifferenza altrui,con il dileggio e quell'estraneità che relega tutti quelli che non fanno parte di un gruppo ai margini.La scuola è il microcosmo che esalta tutti questi aspetti.Ma c'è un ma.C'è sempre un ma.All'improvviso nella sua classe arriva un tipo pluriripetente,anticonformista,sconclusionato,che conquista subito Charlie con la sua simpatia e la sua carica emotiva,è Patrick,ragazzo dichiaratamente gay,che se ne frega di tutte le regole entrando e uscendo nelle vite di tutti e avendo come unico punto di riferimento la sorellastra Sam.Charlie entra cosi in un vortice fatto di feste con musica a tutto volume,di corse con il pickup nella notte,di spinelli che procurano visioni,ma soprattutto con la sua profondità d'animo conquista i due che sono ammaliati dalla sua ingenuità e dalla sua genuinità.Perchè lui non ha maschere,ha solo un piccolo grande segreto che solo alla fine verrà svelato,ma per il resto è limpido come acqua di montagna.E in un mondo di finti e ingannatori,di conformisti e opportunisti,è un raggio di calda luce.Non è un capolavoro come L'Attimo Fuggente,inarrivabile,per me,nel genere,ma ha lo stesso spessore e corposità di altri film come Stand By me,altro piccolo gioiellino sul tema adolescenziale.Gli attori sono tutti davvero eccellenti,da Logan lerman nella parte del complesso Charlie,a Ezra Miller,talento indiscutibile,nella parte di Patrick,ad Emma Watson,semplice e genuina come richiedeva la sua Sam.L'amicizia,i ricordi,l'amore,il senso del futuro,la solidarietà,tutto impastato in questo bellissimo film come pure nella vita reale,nelle nostre adolescenze,ed è per questo che,come dice il professore saggio di Charlie "accettiamo l'amore che pensiamo e crediamo di meritare".
Poesie
SONO UNA STELLA
Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
che mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.
Hermann Hesse
Film
Mickey Cohen è un gangster americano realmente esistito,che ha lasciato dietro di sè una scia infinita di sangue per la sua sete di potere illimitata.Dopo essere stato cacciato da Chicago da Al Capone in persona decide di espandersi nella costa ovest degli States,prima Las Vegas e poi Los Angeles.Entra in città con i suoi soliti metodi,uccidendo i boss locali e prendendo il comando dei vari racket.Ma Los Angeles non è una città come tutte le altre.E' famosa per avere i poliziotti più duri d'America e perchè il crimine organizzato non ha mai attecchito ed è sempre stato debellato.Assistiamo alla battaglia tra Cohen lo spietato e una squadra di poliziotti integgerrimi capitanati da O'Mara,reduce dalla Seconda Guerra Mondiale e aduso a parlare più con il mitra che con la bocca.Vengono in mente Gli Intoccabili,di cui non ha minimamente la caratura,o Gangster Story,di cui non possiede la solidità di sceneggiatura,però è un film che,malgrado i grandi buchi di script,riesce a coinvolgere lo spettatore,forse grazie alle interpretazioni,soprattutto il sempre ottimo Sean Penn nella parte di Cohen e di Josh Brolin,attore che cresce sempre di più come talento,nella parte di O'Mara.E' un ottimo film d'azione,senza troppe pretese registiche ma solo quella di intrattenere raccontando una storia,che è poi la vera essenza del cinema.
giovedì 8 agosto 2013
domenica 4 agosto 2013
Pensieri
William Faulkner scrive che fra il dolore e il nulla lui sceglierebbe il dolore. “E tu, cosa sceglieresti? Il dolore è idiota, io scelgo il nulla. Non è meglio, ma il dolore è un compromesso. O tutto o niente...”
Parmenide s’interroga in modo molto forte sul significato del nulla e propone la filosofia come prima grande forma di rimedio al dolore.
Nel suo poema ci dice che il dolore è provocato non dalla quiete, ma dal divenire (intenso come mutamento, movimento, scorrere senza fine della realtà, perenne nascere e morire delle cose).
Il viaggio verso la luce fatto da Parmenide indica che dal dolore ci si libera negando il suo contesto, ovvero la fugacità illusoria dal mondo.
La sua posizione è ancora oggi il punto di maggiore contatto con l’Oriente.
Il rimedio che la filosofia dà all’imprevedibilità del futuro è la previsione del senso del tutto attraverso l’epistéme, parola greca che significa capacità di “stare sopra tutto ciò che intende negare ciò che sta”.
Solo se si conosce in modo certo il senso del tutto si potrà prevedere il dolore e dargli una spiegazione.
Ma perché allora il dolore (come dice Eschilo) getta nella follia? Proprio perché non ha senso fino a quando non si riesce almeno a intravedere il senso del tutto.
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