mercoledì 2 dicembre 2009

Pensieri


Se è donna o uomo a fare poesia cosa cambia?Cambia,cambia;perchè una donna non può fare finta di non esere donna.Ed essere donna significa conoscere la propria soggezione,significa vivere e respirare la degradazione e il disprezzo di sè che si può superare solo con fatiche dolorose e lagrime nere.E' per questo che tante si rifugiano nella passività,nell'ordine costituito,perchè hanno paura di quella fatica e di quelle lagrime che sono necessarie per riscattare la propia umanità perduta come un dente di latte,chissà quando,nel processo sibillino della crescita sociale.Una mattina un padre generoso ha legato il tuo dente al pomello della porta che poi ha spalancato con un calcio e addio dente di miele che ti faceva bambina e ancora inconsapevole del ruolo pacato e gelido che ti aspetta ora come un cappotto fiorato appeso nell'ingresso e se vai fuori devi indossarlo se no rischi di morire assiderata e pesta.Una donna che scrive poesie e sa di essere donna,non può che tenersi attaccata stretta ai contenuti perchè la sofisticazione delle forme è una cosa che riguarda il potere e il potere che ha la donna è sempre un non-potere,una eredità scottante e mai del tutto sua.La sua voce sarà forse dura e terragna ma è la voce di una leonessa che è stata tenuta pecora per troppo tempo assennato.E' una voce fiacca,grezza e mutilata che viene da lontano,da fuori della storia,dall'inferno degli sfruttati.Un inferno che non migliora la gente come si crede,ma la rende pigra,malata e nemica di se stessa.

Donne mie (Dacia Maraini)

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