Sono molti nella storia del cinema i film che hanno trattato il tema del disturbo psichico,alcuni sono dei capolavori,altri solo buoni film,ed altri ancora mediocri pellicole.Questo The Master è possibile annoverarlo sicuramente tra gli ottimi film,seppur non un capolavoro,riesce a tener desta la suspense dello spettatore fino all'ultima inquadratura cosa che solo i grandi registi riescono a fare.Non ci sono momenti di pausa in questo film,tutto è perfettamente calibrato,misurato,neanche un centimetro di pellicola inutile,Anderson è maestro nel delineare personaggi inusuali e scavare nella loro psiche e comprendere le ragioni della loro "devianza".Alla base di tutti i personaggi dei suoi film,da magnolia a Il petroliere a quest'ultimo,c'è una profonda solitudine,un senso di estraneità dagli altri esseri umani disarmante,un autismo comportamentale,una comunicazione verbale dislessica e a volte incomprensibile.Per questo motivo mi viene da accomunare Anderson a Cronenberg e ad Aronofsky,tre registi che hanno in comune questa ricerca,forse Cronenberg usa più il corpo come metafora della disintegrazione dell'essere,mentre Aronofsky gioca più sugli specchi,sulle maschere,sulla realtà-non realtà,Andreson invece è più "psicanalitico",lui affonda il bisturi della sua macchina da presa nel comportamento,nell'analisi,nell'ascolto,freddo,lucido,dei suoi personaggi,e in questo modo evita facili moralismi,cose già viste e riesce ad essere sempre innovativo ed originale.Da sottolineare la grandezza della prova attoriale,non a caso premiata a venezia con la coppa volpi.Phoenix ed Hoffmann danno luogo ad un duello fatto di parole,di tic,di silenzi,di sguardi,di pensieri,di visioni,di odi ed amori,di alcol e di sesso,di disintegrazione e ricomposizione della mente e della vita di un individuo.La sequenza finale è veramente il compendio di tutto il cinema di Anderson,dieci minuti da antologia,sia come scrittura filmica che come capacità interpretative di questi due grandissimi attori.
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