domenica 28 febbraio 2010
sabato 27 febbraio 2010
Pensieri
Amo......
Amo desiderare e sentirmi desiderato.Amo dialogare percependo l'essenza dell'altra persona.Amo la forza che ti dà il saper aspettare.Amo la serenità profonda che ti trasmette il mare.Amo camminare nella città resa invisibile dalla nebbia.Amo ridere degli scherzi fatti su Facebook.Amo accarezzare Danton e Robespierre.Amo scrivere ascoltando l'inverno di Vivaldi.Amo parlare fino alle tre di notte con un amico sul messenger di teatro.Amo giocare a pallone in Carso con Federico.Amo vedere Luca dormire come un angioletto.Amo ascoltare la voce della donna che amo.Amo le parole che sanno esprimere sentimenti profondi.Amo la sensualità.Amo sistemare il mio studio.Amo occuparmi della casa.Amo viaggiare e vedere posti sempre nuovi.Amo sentire dentro tanta energia.Amo la mia curiosità e tutte le persone che hanno sempre voglia di imparare.Amo chi sa apprezzare il talento dovunque sia.Amo sentire il cambiamento nella natura.Amo vedere i fiori sbocciare.Amo ammirare la mia città dal Carso.Amo tutto ciò che mi dona forti emozioni e mi fa sentire profondamente vivo.Amo leggere nei forum persone coltissime dalle quali imparo in silenzio.Amo cantare sotto la doccia.Amo sentire sulla mia pelle la collanina con la croce.Amo sentire che il tempo scivola via quando ci sono sentimenti profondi.....
Poesie
giovedì 25 febbraio 2010
Pensieri
Oggi era una giornata piena di nebbia,sia in città che nella altra città dove lavoro.Vedere il paesaggio avvolto in questa sorta di mantello bianco è veramente qualcosa di incantevole.Per molti la nebbia è come il vento,fastidiosa e pericolosa.io adoro entrambi questi elementi.Mi piace camminare da solo attraversandoli,facendomi portare nell'invisibilità.Sembra come una sospensione del tempo e di tutte le cose,un regalo che la natura elargisce......
mercoledì 24 febbraio 2010
Poesie
Amore,
vola da me
con l'aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l'ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d'albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa' delle due braccia
due ali d'angelo
e porta anche a me un po' di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore.
Alda Merini, da "Alla tua salute, amore mio"
Psicologia
Donne che amano troppo - La Dipendenza affettiva
"Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.
Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiar per amor nostro, stiamo amando troppo.
Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo." (Robin Norwood)
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La problematica della dipendenza affettiva è recente: nasce sull'onda del successo, negli anni '70,di un libro della psicologa americana Robin Norwood "Donne che amano troppo". Tracce di tale tipo di dipendenza si possono rinvenire anche prima, ad opera di altri studiosi. Lo psicanalista Fenichel nel 1945 nel libro Trattato di psicanalisi delle nevrosi e psicosi introduceva il termineamoredipendenti ad indicare persone che necessitano dell'amore come altri necessitano del cibo o della droga.
Nella dipendenza affettiva, l'amore verso l'altro presenta diverse caratteristiche delle dipendenze in generale, pur presentando, rispetto a quest'ultime una differenza sostanziale: essa si sviluppa nei confronti di una persona e ciò la rende più difficile da riconoscere e da contrastare.
Una premessa è d'obbligo: è normale che in una relazione, in particolare durante la fase dell'innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza, il desiderio di "fondersi coll'altro", ma questo desiderio "fusionale" collo stabilizzarsi della relazione tende a scemare. Nella dipendenza affettiva, invece, il desiderio fusionale perdura inalterato nel tempo ed anzi ci si tende a "fondersi nell'altro".
Il dipendente dedica completamente tutto sé stesso all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il suo benessere e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione "sana". I dipendenti affettivi, solitamente donne, nell’amore vedono la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini profonde quali "vuoti affettivi" dell'infanzia. Il partner assume il ruolo di un salvatore , egli diventa lo scopo della loro esistenza, la sua assenza anche temporanea da la sensazione al soggetto di non esistere (DuPont, 1998). Chi è affetto da dipendenza affettiva non riese a cogliere ed a beneficiare dell'amore nella sua profondità ed intimità. A causa della paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine, si tende a negare i propri desideri e bisogni, ci si "maschera" replicando antichi copioni passati, gli stessi che hanno ostacolato la propria crescita personale.
Proprio per questi motivi spesso questo tipo di personalità dipendente si sceglie partner "problematici", portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d'azzardo, ecc...). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perchè l'altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un'aiuto "malato" in cui si diventa "codipendenti", anzi si rafforza la dipendenza dell'altro, perchè possa essere sempre "nostro". In questi casi la persona non è assolutamente in grado di uscire da una relazione che egli stesso ammette essere senza speranza, insoddisfacente, umiliante e spesso autodistruttiva. Inoltre sviluppa una vera e propria sintomatologia come ansia generalizzata, depressione, insonnia, inappetenza, maliconia, idee ossessive. Quasi sempre c'e incompatibilità d'anima, mancanza di rispetto, progetti di vita diversi se non opposti, bisogni e desideri che non possono essere condivisi, oltre ad essere poco presenti momenti di unione profonda e di soddisfazione reciproca (vedi anche articolo sullaCODIPENDENZA)
Chi è affetto da tale tipo di dipendenza s'identifica con la persona amata. La caratteristica che accomuna tutti i rapporti dei dipendenti da amore è la paura di cambiare. Pieni di timore per ogni cambiamento, essi impediscono lo sviluppo delle capacità individuali e soffocano ogni desiderio e ogni interesse.I dipendenti affettivi sono ossessionati da bisogni irrealizzabili e da aspettative non realistiche. Ritengono che occupandosi sempre dell'altro la loro relazione diventi stabile e durataura. Ma, immancabilmente, le situazioni di delusione e risentimento che si possono verificare li precipitano nella paura che il rapporto non possa essere stabile e duraturo, ed il circolo vizioso riparte, a volte addirittura "amplificato". Non ci si rende conto che l’amore richiede onesta e integrità personale perché l’amore è un accrescimento reciproco, uno scambio reciproco tra persone che si amano.Gli affetti che comportano paura e dipendenza, tipici della dipendenza affettiva, sono invece destinati a distruggere l’amore. Chi soffre di tale dipendenza è così attento a non ferire l'altro, da non rendersi conto che in questo modo finisce col ferire gravemente sé stesso.
Spesso, anche se non sempre e necessariamente, la persona amata è irraggiungibile per colui o colei che ne dipende. Anzi, in questi casi si può affermare che la dipendenza si fonda sul rifiuto, anzi, se non ci fosse, paradossalmente, il presunto amore non durerebbe. Infatti la dipendenza si alimenta dal rifiuto, dalla negazione di sè, dal dolore implicito nelle difficoltà e cresce in proporzione inversa alla loro irrisolvibilità. A questo riguardo Interessanti sono anche le considerazioni della psichiatria Marta Selvini Palazzoli. A suo parere quello che incatena nella dipendenza affettiva è l'Hybris, vale a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo
Il già citato psicanalista Fenichel è del parere che gli amoredipendenti necessitano enormemente di essere amati nonostante abbiano scarse capicità di amare. Essi elemosinano continuamente dal aprtner maggior amore ottenendo, però il risultato opposto. Si legano a partner che considerano non adatti a loro, ma nonostante ciò li renda arrabbiati ed infelici non riescon a liberarsi di quest'ultimi.
La dipendenza affettiva colpisce, sopratutto il sesso femminile, in tutte le fascie d'età . Sono donne fragili che, alla continua ricerca di un amore che le gratifichi, si sentono inadeguate.Esse hanno difficoltà a prendere coscienza di loro stesse e del loro diritto al proprio benessere che non hanno ancora imparato che amarsi è non amare troppo, che amarsi è poter stare in una relazione senza dipendere e senza elemosinare attenzioni e continue richieste di conferme.
Attualmente, la dipendenza affettiva, non è stata classificata come patologia nei vari sistemi diagnostici psichiatrici, come il DSM IV e si cerca di farla rientrare nei vari disturbi contemplati in essi, anche se ricerche svolte in questo campo, come quelle di Giddens, la considerano come un disturbo autonomo. Secondo quest'ultimo la dipendenza presenta alcune specifiche caratteristiche: L’"ebbrezza" (il soggetto affettivamente dipendente prova una sensazione di ebbrezza dalla relazione dei partner, che gli è indispensabile per stare bene). La “dose” - il soggetto affettivamente cerca “dosi” sempre maggiori di presenza e di tempo da spendere insieme al partner. La sua mancanza lo getta in uno stato di prostrazione. Il soggetto esiste solo quando c’è l’altro e non basta il suo pensiero a rassicurarlo, ha bisogno di manifestazioni continue e concrete. L’aumento di questa “dose”non di rado esclude la coppia dal resto del mondo. Se la dipendenza è reciproca la coppia si alimenta di se stessa. L’altro è visto come un’ evasione, come l’unica forma di gratificazione della vita. Le normali attività quotidiane sono trascurate quotidianamente. L’unica cosa importante è il tempo trascorso con l’altro perché è la prova della propria esistenza, senza di lui non si esiste, diventa inimmaginabile pensare la propria vita senza l'altro. Tutto ciò rivela un basso grado di autostima, seguito da sentimenti di vergogna e di rimorso. In alcuni momenti si è "lucidi" su questo tipo di relazione con l’altro, s'intuisce che la dipendenza è dannosa ed è necessario farne a meno. Ma subentra la considerazione di essere dipendenti e ciò rafforza il basso livello d'autostima personale e quindi spinge ancora di più verso l’altro che accoglie e perdona, ben felice, talvolta, di possedere. Quindi ogni tentativo di riscatto dalla propria dipendenza muore sul nascere.
A queste caratteristiche comune a tutte le dipendenze, elaborate da Giddens, nè aggiungerei, un'altra, non presente nelle altre dipendenze: la PAURA. Paura ossessiva e fobica di perdere la persona amata, che s'alimenta a dismisura ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce. A volte basta rimanere inaspettatamente soli o non ricevere una telefonata per avere paura di un'abbandono definitivo.
Inoltre nel soggetto affetto da tale tipo di dipendenza è possibile rintracciare una sorta di ambivalenza affettiva che è riassumibile nella massima del poeta latino Ovidio: "Non posso stare nè con tè, nè senza di tè". "Non posso stare con tè" per il dolore che si prova in seguito alle umiliazioni, maltrattamenti, tradimenti e quant'altro si subisce. "Non posso stare senza di tè" perchè è indicibile la paura e l'angoscia che si prova al solo pensiero di perdere la persona amata.
Riepilogando i sintomi della dipendenza affettiva sono (l'elenco è lungi dall'essere esaustivo):Paura di perdere l’amore
- Paura dell’abbandono, della separazione
- Paura della solitudine e della distanza
- Paura di mostrarsi per quello che si è
- Senso di colpa
- Senso d'inferiorità nei confronti del partner
- Rancore e Rabbia
- Coinvolgimento totale e vita sociale limitata
- Gelosia e possessività
Concludere con una considerazione:
Un'amore autentico nasce dall'incontro fra due unità e non due metà.
Dott. Roberto Cavaliere
Poesia
Poema de las cosas
Forse stando sola di notte
nella tua stanza da letto
sentirai qualcuno che ti chiama
senza che tu su sappia chi
e capirai inoltre,
che ci sono cose come il vento
che esistono certamente,
ma che tu non puoi vedere...
e inoltre e' possibile
che in un pomeriggio di noia, nello
stesso modo in cui fiorisce un solco,
ti rinasca un desiderio
e capirai inoltre,
che ci sono cose come il fiume
che da sempre stanno andando,
ma che mai se ne vanno
O all'incrocio di una strada,
il tuo cuore spensierato
ricordera' un dolore
che ieri non sentivi
e capirai inoltre,
che ci sono cose come il sogno
cose non sono mai state,
ma che possono essere...
Per quanto tu preferisca
ignorare tutte queste cose
saprai sempre perche'
sospirerai ascoltando una canzone
e capirai inoltre,
che ci sono cose come le rose,
cose che sono belle,
senza sapere che lo sono...
Ed una sera qualunque,
sentirai che sei partita
e un soffio di cenere
annaffiera' il tuo giardino
e capirai inoltre,
che il tempo e il ricordo
sono le uniche cose
che non hanno fine...
*** J.A. Buesa ***
martedì 23 febbraio 2010
Pensieri
Oggi ascoltavo alla radio un interessantissimo programma riguardante i bambini.C'era una ottima psicologa infantile che parlava dei comportamenti degli adulti nei confronti dei bambini,nelle varie fasce di età.Poi ha parlato di un comportamento di bimbi che si trovano nella fascia d'età di mio figlio Luca vale a dire quello di richiedere sempre l'attenzione degli adulti tramite il contatto fisico.E' qualcosa che un papà fa naturalmente verso i propri figli,senza pensarci,in realtà in psicologia si chiama "contatto affettivo"ed è indispensabile per trasmettere al bimbo un senso di protezione,di sicurezza,di amore,che gli servirà da adulto per avere un carattere stabile e sicuro.Infatti i bimbi che dimostrano carenze in questo senso dimostrano comportamenti molto aggressivi che sono la spia di grandi insicurezze.Quindi credo che moltiplicherò i miei già tantissimi abbracci e baciotti a Federico e Luca.
lunedì 22 febbraio 2010
Poesie
Speranza
Le porte della notte si chiudano sul sole.
Un sospiro di uomo,gonfia la vela del rimpianto,facendo navigare la barca della vita
in un mare di malinconia.
Un flebile chiarore,indica la meta agognata e mai raggiunta della felicità impossibile.
Uno spiraglio di luna,illumina gli occhi che avvolti in un velo di tristezza
agognan veder sorgere dalla nebbia dei ricordi,la luce opalescente della speranza ormai vana.
domenica 21 febbraio 2010
Pensieri
Poesie
Profumo
Il profumo è l'essenza che decisa
Entra prepotente nella mia mente
Assaporo la vita attraverso te...
Il tuo profumo di uomo...
Mi segue...
Mi avvolge...
Mi lascia senza respiro...
Mi brucia l'anima il ricordo del tuo sapore...
delle tue mani che mi accarezzano...
Dei tuoi baci...
Del tuo corpo caldo...
Passione infinita sei per me...
Indimenticabile estasi di piacere...
Interminabili distanze...
Separano i nostri sogni...
Uniti solo...
Dal filo del desiderio...
sabato 20 febbraio 2010
Dedicato a .....
Oggi è un giorno speciale per me,Luca compie tre anni.Che dire?Alla nascita aveva seri problemi respiratori essendo nato prematuro ed è stato un mese e mezzo al TIN,reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale infantile di Trieste.Vederlo "crocifisso"tra tubi e tubicini attaccato ad una macchina era una sofferenza atroce per noi genitori,ma lui fortunatamente ha tenuto duro ed ha superato la fase critica.Il giorno che lo abbiamo riportato a casa è stato come uscire da un incubo perchè c'era sempre l'incertezza,vivevamo nella speranza che ce la potesse fare,il che non era per niente scontato.Ha talmente tanta vita,tanta energia addosso,è talmente sveglio,precoce,simpatico che oltre all'immenso amore di papà c'è anche la gioia di poterlo vivere e ricevere tutta quella carica di vitalità che ti travolge come un uragano.BUON COMPLEANNO STELLA DI PAPA'!
Poesie
Io non ti chiedo
Io non ti chiedo di portarmi
una stella celeste
solo ti chiedo di riempire
il mio spazio con la tua luce.
Io non ti chiedo di firmarmi
dieci fogli grigi per poter amare
solo chiedo che tu ami
le colombe che amo osservare.
Dal passato non lo nego
ci arriverà un giorno il futuro
e del presente
cosa importa alla gente
se non fanno altro che parlare.
Io non ti chiedo di andarmi a prendere
una stella celeste
solo chiedo che il mio spazio
sia pieno della tua luce.
Mario Benedetti
venerdì 19 febbraio 2010
Poesie
Sono tua
Scivola la lingua della tua voce
fra le mie dita sottovoce
Pelle di fiori e petali baciano
i respiri delle mie perle strette al collo immacolato
Leccherò le mie unghie
E poserò saliva e salsedine sui tuoi occhi
Assaporerò le mie speranze
E le spalmerò sulle tue cupe gelide ansie
Ti chiederò di prendermi
Di strappare le mie solitudini
Di denudare i loro seni
Baci nudi scivolano
Come pece e fango
Come lenzuola e tatto
Denti digrignati al vento suadente
Perle dondolanti ai seni e al tuo ventre
Sbattono le finestre del cielo nel frastuono
Piovono convulsi dalle nuvole volanti i baci
Sui capelli del mare in tempesta
aprirò le palpebre
come ali di un tuono
Si adagia e si agita la pioggia
Come onda spasmodica del silenzio
Come dèi travestiti in nitriti
Pioggia brillerà
Come veli bagnati e fini
Il buio si è fatto lampo
Maschere pigre svestite
danzano i fianchi
ed il legno è morso dalle mani
Paglia e cenere
Sulla pelle del sentiero
Sulla cicatrice e sulle tue spade
Ecco la lingua delle mie lame
Sciabole dondolano come mille braccia indiane
D'oro l'incenso penetra le narici del pensiero
E mirra scivola come malta
come il profumo di un'amazzone selvaggia
Inchiodi i polsi dei miei occhi
Catturi il silenzio dei miei sguardi crudi
Rubi le perle dei miei segreti e sul tuo cuore giuri
Ti dono il mio lembo
Sono tua
giovedì 18 febbraio 2010
mercoledì 17 febbraio 2010
Poesie
Ti Amo e Ti Voglio
Un fuoco intorno a noi
i tuoi occhi...
mi stringi,
le tue labbra calde,
cercano le mie,
immense d'amore
si appoggiano sulle mie,
le lingue s'intrecciano
in un bacio di passione...
mi guardi,
intensamente...
brillano pagliuzze dorate...
mi guardi ancora, ti amo e ti voglio mi sussurri...
il tuo corpo mi chiede in sposa nella notte,
dolcemente mi spogli delle mie vesti,
un bacio dopo l'altro e mi possiedi...
le tue labbra percorrono il mio corpo,
sui fianchi mi accarezzano,
sui seni sostano,
dando ad ogni mio piacere impeto...
le tue mani sorreggono la mia schiena
flessa su di te
che mi inciti,
congiungendo il mio corpo al tuo...
martedì 16 febbraio 2010
Poesie
T’Amo
T'amo per tutte le donne che non ho conosciuto
T'amo per tutte le stagioni che non ho vissuto
Per l'odore d'altomare e l'odore del pane fresco
Per la neve che si scioglie per i primi fiori
Per gli animali puri che l'uomo non spaventa
T'amo per parlare
T'amo per tutte le donne che non amo
Sei tu stessa a riflettermi io mi vedo così poco
Senza di te non vedo che un deserto
Tra il passato e il presente
Ci sono state tutte queste morti superate senza far rumore
Non ho potuto rompere il muro del mio specchio
Ho dovuto imparare parola per parola la vita
Come si dimentica
T'amo per la tua saggezza che non è la mia
Per la salute
T'amo contro tutto quello che ci illude
Per questo cuore immortale che io non posseggo
Tu credi di essere il dubbio e non sei che ragione
Tu sei il sole forte che mi inebria
Quando sono sicuro di me.
Paul Éluard
lunedì 15 febbraio 2010
Poesie
Vento di passione
Vorrei svegliarmi la mattina
ma ti bramo sin dal primo respiro,
la tua pelle calda, nuda con il suo profumo
ancora dentro l'anima mia...
ti desidero immensamente,
mentre il sangue dentro me
e' come rossa spuma di onde
che s'infrangono sugli scogli...
mi lascio andare,
portato da un vento di lussuria,
impetuoso uragano,
mentre ti attendero' ancora per una sera
ed una notte di fuoco, senza fine...
domenica 14 febbraio 2010
Televisione
«C’era una volta la città dei matti»
La figlia Alberta, che l’ha visto, ne conserva ancora intatta l’emozione: «Dà sia il clima di tutta l’avventura che il clima di casa, delle persone che lavoravano con lui e di noi, della sua famiglia». Alberta è la figlia di Franco Basaglia e Franca Ongaro. Due icone dell’antipsichiatria degli anni ’60 e ’70, due figure partite da Venezia e arrivate ad aprire con un grimaldello ideale tutti i manicomi d’Italia. «C’era una volta la città dei matti» è la fiction in due puntate dedicate alla vita dello psichiatra veneziano che Rai Uno manderà in onda domenica sera e lunedì (alle 21.30 e alle 21.10): un lungo affresco che parte da quando Basaglia e la moglie (che fu anche senatrice della Sinistra Indipendente) arrivarono a Gorizia e arriva alla grande avventura del manicomio di Trieste, diventato struttura pilota per la «liberazione» dei pazienti psichiatrici.
Un’avventura molto veneziana e molto veneta, anche nel film, dove a interpretare il ruolo dell’infermiera Nives, che lavorò accanto a Basaglia, c’è la trevigiana Michela Cescon, alla prima esperienza televisiva: «Dentro il mio personaggio c’è la storia di quegli anni, sono una ragazza di origine contadina che fra mille lavori fa quello di entrare in queste case dove venivano sistemati i matti. Doveva pulire e fare la guardiana, aveva davanti persone spente, svuotate, non si chiede perché, come, pulisce sul pulito, come dico io, obbediva e stava zitta». Finché non arrivò Basaglia: «Il suo arrivo — racconta ancora la Cescon — che propone un cambiamento, all’inizio le fa paura, ci mette un po’ a capire, ma quando decide di seguirlo abbandona il marito, i figli, fa una scelta a suo modo rivoluzionaria. Basaglia le fa capire che può pensare, mettere in discussione tutto, mi piace pensare che rappresenti il cambiamento di quegli anni, una scelta personale che diventa la scelta di tutti». Nel film Basaglia ha il volto di Fabrizio Gifuni, al quale restituisce perfino la cadenza veneziana, la moglie è Sandra Toffolati (già vista in «Good Morning Aman»), mentre la Puccini interpreta Margherita, una giovane paziente afflitta più dal senso di colpa della madre che da un reale disagio.
A quanto si capisce, un ritratto molto fedele di quegli anni. «Mi sembra una lettura molto reale di quello che è successo — conferma la figlia Alberta, vicepresidente della fondazione «Franco Basaglia», che ha sede nell’isola di San Servolo, dove sorgeva il manicomio—il regista l’ha girato in modo molto serio e molto rispettoso, anche di noi familiari. All’epoca della scrittura io e mio fratello Enrico siamo stati sentiti, ma abbiamo scelto di non essere coinvolti e di rimanerne fuori, anche perché non sapevamo come sarebbe uscito e volevamo essere liberi di dire che non ci piaceva. Invece è successo il contrario: è molto emozionante». Tra i tanti episodi della storia di Basaglia c’è anche quello di Marco Cavallo, il cavallo azzurro di cartapesta che fu costruito nell’ospedale psichiatrico di Trieste, da pazienti, artisti, dottori, scrittori: tra loro c’era il padovano Giuliano Scabia, che all’esperienza dedicò il libro «Marco Cavallo», pubblicato da Einaudi. Fu la prima esperienza italiana di teatro con i malati psichiatrici all’interno di un manicomio. Basaglia si era fatto questa idea. E non faceva che ripeterla: «Un malato di mente entra nel manicomio come persona, per diventare una cosa. Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone».
Lui, certo, non se ne dimenticò. E il film lo segue in questa sua convinzione: quando tolse le corde dai corpi dei pazienti che per prassi venivano legati ai letti, quando restituì ai suoi assistiti i comodini con gli oggetti personali, perché da lì, da quel gesto, fosse restituita loro la dignità perduta, quando li ascoltò raccontare, li vide creare, disegnare. Piccoli momenti di rispetto restituito che nel film commuoveranno anche quelli che nel ’78, quando finalmente il lavoro dello psichiatra approdò in Parlamento per diventare legge, magari non erano nemmeno nati. «Quello di mio padre è stato l’inizio di un percorso — racconta ancora Alberta — che altri hanno continuato e stanno continuando. Papà ha scoperto un pentolone, ha tolto il coperchio e l’ha anche vuotato. Da lì non si torna più indietro, ma bisogna gestire quello che si trova tutti insieme».
Sara D’Ascenzo
Accadimenti
Oggi è il giorno di S.Valentino,dedicato agli Innamorati.Io vorrei allargare il discorso all'Amore,quello con la A maiuscola,inteso in senso generale,l'Amore per la Vita,l'Amore per i figli,l'Amore per una compagna,l'Amore per gli amici,l'Amore per gli animali,l'Amore per la Natura,l'Amore per i Viaggi,l'Amore per la Musica,l'Amore per il Cinema,l'Amore per i Libri,l'Amore per la Cucina,l'Amore per le lingue,l'Amore in ogni sua manifestazione come motore vero della propria vita e non limitato ad una sola giornata ma presente sempre in ogni nostra azione.
Poesie
Le Mani di Elisa
Dammi le Tue mani per l'inquietudine
Dammi le Tue mani che ho tanto sognato
Che tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le Tue mani perchè anch'io venga salvato.
Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita
Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m'invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire
Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo mutuo parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz'occhi specchio senza immagine
Questo fremito d'amore che non dice parole
Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D'una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d'insaputo saputo
Dammi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le Tue mani chè la mia anima vi s'addormenti
Chè la mia anima vi s'addormenti per l'eternità.
Louis Aragon
sabato 13 febbraio 2010
venerdì 12 febbraio 2010
Poesie
Gocce di desiderio (Pensieri solitari in una notte invernale)
Le tue labbra
creavano sulla mia pelle
brividi di eccitazione.
Gocce di desiderio
cadevano su di noi,
mentre le tue mani
morbide e setose,
esploravano lentamente
le anse del mio corpo
che sbocciavano
come petali
al tuo delicato tocco,
e l'estasi lentamente
arrivava come musica
e languida danza
tra i nostri corpi,
uniti nell'amore
e nella passione.
giovedì 11 febbraio 2010
mercoledì 10 febbraio 2010
Pensieri
Questa foto mia di qualche anno fa ha attinenza con il presente perchè allora,come oggi,mi trovo in una fase di trasformazione,interiore ed esteriore,molto importante.E' il momento delle decisioni che influenzeranno il futuro,il momento della riflessione,di trovare in me stesso tutte le motivazioni che cancellano i dubbi prima di agire con decisione e ferma consapevolezza.
Poesie
Sì, al di là della gente
Sì, al di là della gente
ti cerco.
Non nel tuo nome, se lo dicono,
non nella tua immagine, se la dipingono.
Al di là, più in là, più oltre.
Al di là di te ti cerco.
Non nel tuo specchio e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre.
Al di là, ancora, più oltre
di me ti cerco. Non sei
ciò che io sento di te.
Non sei
ciò che mi sta palpitando
con sangue mio nelle vene,
e non è me.
Al di là, più oltre ti cerco.
E per trovarti, cessare
di vivere in te, e in me,
e negli altri.
Vivere ormai di là da tutto,
sull'altra sponda di tutto
- per trovarti -
come fosse morire
Pedro Salinas
martedì 9 febbraio 2010
Storia
Una Donna.
Benazir Bhutto (ینظیر بھٹو; Karachi, 21 giugno 1953 – Rawalpindi, 27 dicembre 2007) è stata una politica pakistana.
Ha ricoperto per due volte la carica di Primo Ministro del suo Paese: dal 1988 al 1990 e dal 1993 al 1996.
Benazir Bhutto era la figlia primogenita del deposto Primo Ministro pakistano Zulfiqar Ali Bhutto e di Begum Nusrat Bhutto, quest'ultima di origini curdo-iraniane. Il nonno paterno sir Shah Nawaz Bhutto era invece un sindhi, ed era stato una delle figure chiave del movimento indipendentista pakistano.
Effettuati gli studi intermedi in Pakistan, nel 1973 conseguì la laurea in scienze politiche presso l'università statunitense di Harvard. Si trasferì in seguito a Oxford per studiare politica, filosofia ed economia. Non ancora ventenne, divenne assistente del padre nel suo lavoro.
Tornata in Pakistan dopo gli studi universitari, subì gli eventi che condussero dapprima alla deposizione, quindi all'esecuzione di suo padre per volere del dittatore al potere, il generale Muhammad Zia-ul-Haq, e fu relegata agli arresti domiciliari. Quando, nel 1984, ottenne il permesso di tornare nel Regno Unito, divenne leader in esilio del Partito del Popolo Pakistano (PPP), già presieduto dal padre.
La sua influenza sulla vita politica pakistana restò tuttavia limitata fino alla morte di Zia-ul-Haq (17 agosto 1988). Alle successive elezioni (16 novembre), il PPP ottenne la maggioranza relativa all'Assemblea Nazionale. Benazir entrò in carica come Primo Ministro il 2 dicembre, dopo la formazione della coalizione di governo, divenendo così, all'età di trentacinque anni, la persona più giovane ma anche la prima donna a ricoprire l'incarico in un paese musulmano contemporaneo.
Fu destituita nel 1990 dall'allora presidente della Repubblica dietro accuse di corruzione, e il PPP perse le elezioni tenutesi nell'ottobre dello stesso anno. Restò a capo dell'opposizione al governo di Nawaz Sharif, leader della Lega Musulmana-N, fino al 1993, quando una nuova consultazione decretò la vittoria del suo partito e l'inizio del suo secondo mandato da Premier. Tale mandato fu nuovamente segnato da accuse di corruzione - che colpirono anche il marito di Benazir, Asif Ali Zardari, oggetto di voci e in parte opinioni pubbliche come "Mister 10%" per le tangenti che avrebbe preteso dagli uomini d'affari (opinione che non si è mai scrollato di dosso nemmeno dopo l'assoluzione dall'accusa di riciclaggio da parte del Tribunale Svizzero)- che condussero a una seconda destituzione nel 1996. Dopo questa data e fino alla modifica della Costituzione da parte di Pervez Musharraf (2002) non poté ricandidarsi, essendo esclusa per legge la possibilità di un terzo mandato.
Trascorsi così otto anni in esilio volontario tra Dubai e Londra, il suo ritorno in patria per prepararsi alle elezioni nazionali del 2008 fu funestato il 18 ottobre 2007 da un attentato che causò 138 vittime e almeno 600 feriti. Le esplosioni ebbero luogo a Karachi durante un corteo di sostenitori che accoglieva l'entrata dell'ex Primo Ministro nella città, subito dopo il suo arrivo all'aeroporto. Benazir Bhutto, su un camion blindato dal quale salutava i cittadini e sostenitori, rimase illesa.
Gran parte delle vittime presenti tra la folla erano membri del Partito del Popolo Pakistano. Il giorno seguente l'ex Premier accusò il governo del presidente Pervez Musharraf di non aver preso provvedimenti preventivi affinché la strage, della quale era stato dato l'allarme da parte dei servizi segreti prima delle esplosioni, fosse scongiurata. Anche in mancanza di rivendicazioni da parte dei reali mandanti degli attacchi suicidi Benazir Bhutto dichiarò di essere certa che questi fossero avvenuti per mano di un gruppo di matrice talebana e sicuramente anche di un gruppo di seguaci dell'ex dittatore Muhammad Zia-ul-Haq, autore del golpe contro il governo del padre Zulfiqar Ali Bhutto. All'indomani della strage di Karachi, nel clima di tensione instauratosi, anche a causa delle operazioni militari fatte scattare dal governo nei confronti delle roccaforti talebane nel nord del paese, la Bhutto fu costretta agli arresti domiciliari che furono revocati solo grazie alle pressioni statunitensi.
Il 2 novembre 2007, venne trasmessa da un programma di approfondimento di Al Jazira English, un'intervista rilasciata da Benazir Bhutto a Sir David Frost, uno dei più famosi giornalisti della BBC con quarant'anni di esperienza nell'intervistare personalità di primo piano. Dopo soli sei minuti di conversazione il giornalista domandò ragguagli circa la lettera che Benazir Bhutto - prima di ritornare in Pakistan - aveva inviata al presidente Pervez Musharraf. Nella risposta, pochi giorni dopo essere scampata al sanguinoso attentato del 18 ottobre, Benazir Bhutto elencò i nemici indicati al presidente, e tra questi citò un ufficiale dei servizi segreti pakistani che, disse, aveva avuto rapporti con Omar Sheikh, ossia colui che – disse la Bhutto – "ha assassinato Osama bin Laden". Frost non sembrò cogliere la sensazionale rivelazione circa l'avvenuto omicidio di bin Laden e proseguì l'intervista lasciando cadere la questione. Successivamente si speculò (gennaio 2008) - senza possibilità di replica da parte di Benazir Bhutto, frattanto assassinata - né prese di posizione in un senso o nell'altro da parte di Frost, che la Bhutto intendesse riferirsi non già a bin Laden, citato nella risposta alla domanda precedente, ma a Daniel Pearl.
La Bhutto trovò la morte il 27 dicembre 2007 in un nuovo attacco suicida avvenuto al termine di un suo comizio a Rawalpindi, a circa 30 chilometri dalla capitale Islamabad. Nell'attentato morirono almeno 20 persone e altre 30 rimasero ferite. Gli attentatori, dopo aver sparato diversi colpi d'arma da fuoco contro la Bhutto, fecero esplodere una carica, forse da un attentatore suicida, vicino all'ingresso principale del luogo dove si erano radunate migliaia di persone per assistere al comizio. Trasportata immediatamente in ospedale, la leader pakistana dell'opposizione morì poco dopo a causa della gravità delle ferite riportate, in parte dovute anche al violento spostamento d'aria causato dall'esplosione. Il presidente pakistano Pervez Musharraf condannò l'attentato compiuto a sua detta da "terroristi islamici", voce che fu confermata da Mustafa Abu al-Yazid, capo delle operazioni dell'organizzazione terroristica al-Qa'ida in Afghanistan, uno dei fedelissimi del numero due di al-Qa'ida, l'egiziano Ayman al-Zawahiri, che avrebbe ordinato personalmente l'assassinio.
Tuttavia il marito della Bhutto, Asif Ali Zardari, accusò il governo di Musharraf quale responsabile dell'attentato. A questo proposito occorre ricordare il ruolo del potente servizio segreto pakistano, l'ISI (Inter-Services Intelligence), sostenitore dei talebani sin dai tempi dell'invasione sovietica dell'Afghanistan del 1979, sotto la direzione di Akhtar Abdur Rahman quando al governo vi era il dittatore Zia-ul-Haq, e mai epurato dagli elementi fondamentalisti da Musharraf, se non con cambiamenti di facciata ai vertici dello stesso.
Altri commentatori, invece, osservano come l'attentato fosse avvenuto all'indomani della stretta intesa raggiunta tra lo stesso Musharraf e il presidente afgano Hamid Karzai, che avrebbe dovuto incontrare anche la Bhutto per una strategia più stringente nella lotta ai Talebani che controllano di fatto il confine tra i due paesi. Un'intesa favorita attivamente dagli USA.
Al Qaeda tuttavia negò ogni addebito con la smentita del leader talebano Baitullah Mehsud il quale escluse ogni coinvolgimento nella vicenda. Dello stesso Mehsud fu intercettata una telefonata nella quale avrebbe parlato con gli uomini che hanno organizzato l'attentato.
Trascorsi almeno tre giorni dalla morte, come vuole la tradizione, fu aperto il testamento dove tra l'altro veniva nominato il figlio primogenito, allora diciannovenne, Bilawal Bhutto Zardari a capo del Partito. Di fatto però fu il vedovo Asif Ali Zerdari, formalmente co-presidente, a guidarlo, mentre il braccio destro di Benazir, Makhdoom Amin Fahim fu candidato a primo ministro, stante l'impossibilità di poter eleggere a tale carica, secondo la legge pakistana, una persona con meno di 25 anni.