martedì 26 dicembre 2017

Cinema






Tre amici di vecchia data - Willie, Joe ed Al - decidono di dare una scossa alle proprie vite da pensionati quando la banca utilizza il loro fondo pensione per coprire un'assicurazione aziendale. Disperati e pressati dal bisogno di pagare le bollette e sbarcare il lunario, i tre se la rischiano tutta, decidendo di rapinare proprio la banca che li ha defraudati.
C'era una volta Vivere alla grande di Martin Brest con George Burns, Art Carney e Lee Strasberg. C'è oggi questo film con tre grandi vecchi del cinema: Michael Caine, Morgan Freeman e Alan Arkin. I remake sono sempre un terreno scivoloso su cui avventurarsi perché implicano in chi ha visto l'originale inevitabili riferimenti e in chi non lo avesse visto la domanda implicita su dove sia finita la creatività se ci si deve rifare a ormai vecchi script.

Zach Braff aveva 4 anni quando il film di Brest raggiunse con successo il grande schermo. Non si può quindi dire che sia affetto da particolare nostalgia. Questo gli consente di evitare i rischi di cui sopra anche perché la sceneggiatura che gli offre Theodore Melfi è pienamente consapevole del tempo trascorso ed innesta nell'idea di base tutte le problematiche contemporanee.

Perché qui Wilie, Joe ed Al non sono più tre vecchietti che decidono di dare una svolta alla loro ormai monotona vita. Qui è una banca (e un sistema economico dietro di essa) che con lettere in buste di vario colore azzerano le loro vite truffandoli. Non è purtroppo una soluzione adatta solo per una buona sceneggiatura: si tratta di una realtà quotidiana negli Usa e non solo. Ecco allora che il buffo training in un supermercato messo in piedi dai nostri tre eroi per prepararsi al grande colpo non è più solo una sequela di gag ma diventa prologo ad un desiderio di rivalsa in cui tre Davide, a cui è stata sottratta la forma basilare di sussistenza, attaccano il loro Golia finanziario con la fionda della creatività. Non dev'essere stato semplice trovare gli attori giusti ma, anche da questo punto di vista, il film funziona.

Perché all'elegante ma talvolta impacciata presenza astuta di Joe/Michael Caine fa da contraltare il ruvido pessimismo di Al/Alan Arkin e nella posizione mediana diviene punto di equilibrio il sornione e sensibile nonno Willie/Morgan Freeman. Sono tre glorie del cinema che sanno come invecchiare senza svendersi a progetti dozzinali. Se poi a tutto ciò si aggiunge un Matt Dillon nei panni di un poliziotto non proprio furbissimo ci si può rendere conto di come il cinema americano, quando vuole, sappia valorizzare le risorse che ha ancora a disposizione. Senza doversi preoccupare ogni volta di essere un entertainment solo per giovani.



Giancarlo Zappoli

Serie Tv








Nelle puntate precedenti si è consumato il presunto tradimento di Scianel (Cristina Donadio) che ha rivelato al boss O’Sciarmante che dietro l’ascesa di Enzo/Sangue Blu non c'è solo Ciro Di Marzio (Marco D’Amore), ma anche Genny Savastano (Salvatore Esposito). Sangue Blu ha ottenuto il controllo di Forcella ma l’uccisione della sorella Carmela rischia di far scoppiare una guerra tra clan. E il giovane viene ferito ad un occhio in una sparatoria. In realtà il responsabile dell’omicidio è Genny, che cerca un modo per riprendersi la moglie Azzurra e il figlio Pietro, prigionieri di don Avitabile. Il bambino alla fine viene liberato dai Confederati ma gli uomini di Sangue Blu vengono confinati nel loro quartiere. Patrizia intanto complotta sia con Scianel che con Genny, e non si capisce ancora da che parte stia veramente.Fino al finale imprevisto che non scrivo per non spoilerare.

venerdì 22 dicembre 2017

Libri







Esiste un'altra città nella città chiamata Roma. Una città che adora monumenti di rabbia e dove la violenza traccia sentieri che pochi hanno il coraggio di esplorare. Succede, in questo mondo sotterraneo e clandestino, che le storie raccontate ai passanti dai più vecchi tra tutti i pendolari si trasformino in leggende dai confini incerti. È in questo momento che i peggiori incubi della metropoli sono pronti a invadere il centro della città, dando vita a mostri armati di pistola e di coltello: presenze inquiete ma reali, destinate a sconvolgere l'ordine apparente delle cose con l'omicidio, lo stupro, lo spaccio di stupefacenti, la truffa e la rapina. È un'altra Roma quella a cui questo libro dedica le sue pagine più dure: una Roma dove le caserme della polizia possono essere prese d'assalto da orde di hooligan assetati di vendetta e dove, malamente soffocati dalle acque del Tevere, affiorano i cadaveri di donne decapitate. È inutile sfogliare le pagine dei giornali: nessuno avrà il coraggio di scrivere la vita dell'uomo-lupo avvistato nelle baracche costruite sotto i cavalcavia del raccordo anulare. In cronaca finiscono le ultime parole del tossicodipendente trovato morto nei bagni pubblici della stazione o le lacrime del turista malmenato. Nera come le anime che popolano i bassifondi, anche questa è Roma: una megalopoli che ha smarrito la speranza tra i senzatetto che affollano le vie meno battute e dove, ammainato il vessillo capitolino, il teppismo sventola la sua ultima bandiera.

Dipinti






La maschera vuota.
1928
Renè Magritte

Canzoni


Poesie








Ho fame della tua bocca

Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli

e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,

non mi sostiene il pane, l’alba mi sconvolge,

cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

Sono affamato del tuo riso che scorre,

delle tue mani color di furioso granaio,

ho fame della pallida pietra delle tue unghie,

voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,

il naso sovrano dell’aitante volto,

voglio mangiare l’ombra fugace delle tue ciglia

e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,

cercandoti, cercando il tuo cuore caldo

come un puma nella solitudine di Quitratúe.



Pablo Neruda

Cinema










Estate 1980. Sta per prendere il via il Torneo di Wimbledon e i due giocatori più quotati per la vittoria sono lo svedese Bjorn Borg e l'americano John McEnroe. Due tennisti, e due giovani uomini, che non potrebbero essere più diversi, almeno secondo lo storytelling dell'epoca. Borg, già quattro volte vincitore a Wimbledon, è soprannominato "Uomo di ghiaccio": algido, apparentemente privo di emozioni, una macchina segnapunti con un rovescio a due mani che è una fucilata. McEnroe, di tre anni più giovane, è detto invece "Superbrat" perché sul campo impreca, dà in escandescenze e si accapiglia con gli arbitri.

La loro rivalità, in occasione del confronto a Wimbledon, è alimentata ad arte dal circo mediatico: il dio scandinavo e il ribelle di origine irlandese, il martello pneumatico dall'ipnotica oscillazione sulla linea di fondo e il coltello a serramanico dalla lama affilata da sfoderare all'improvviso, come un gangster in uno speakeasy.

Il pubblico sta dalla parte del compassato Borg ma ama anche detestare il collerico McEnroe. E in vista dell'incontro i due campioni si studiano a vicenda, riconoscendo nell'altro la propria stessa voglia di vincere.

Il regista danese Janus Metz Pedersen mette in scena uno dei match più importanti del secolo scorso e ne sottolinea le valenze metaforiche con l'aiuto di una sceneggiatura, firmata dal regista-autore svedese Ronnie Sandhal, estremamente accessibile anche a chi non conosce la storia di quell'evento. La finale di Wimbledon '80 è rappresentata come una partita in cui il match point, se vincesse McEnroe, sarebbe in realtà uno scacco al re, e Metz Pedersen e Sandhal mostrano il percorso obbligato dei due contendenti che, per indole o per pressioni esterne, sono entrambi condannati all'eccellenza. E al contempo fotografano efficacemente la trasformazione epocale del tennis da sport di gentiluomini a spettacolo di rockstar.



Paola Casella

Canzoni


Comicità


Cinema







Nel 1967, in piena epoca di battaglie per i diritti civili da parte degli afroamericani (Martin Luther King sarebbe stato ucciso nel '68 sul balcone del Lorraine Motel di Memphis), nel ghetto nero di Detroit ebbe luogo una rivolta scatenata da una retata della polizia in un bar dove si vendevano alcolici senza permesso. Il governatore del Michigan inviò la Guardia Nazionale a sedare la rivolta, e il presidente Lyndon Johnson gli fece dare man forte dall'esercito. L'episodio paradigmatico di quel tumulto fu il sequestro di un gruppetto di giovani uomini neri e di due ragazze bianche all'interno del Motel Algiers: un episodio di brutalità da parte della polizia (con il fiancheggiamento di alcuni militari) che è una ferita nella coscienza dell'America.
Negli Stati Uniti il massacro del Motel Algiers è molto noto, lo è invece molto meno nel resto del mondo. E la scelta di Kathryn Bigelow di concentrare la propria attenzione su quell'evento accaduto cinquant'anni fa è parte della generale riflessione che il cinema americano sta facendo sulla "questione afroamericana".Grande regia,grandi interpreti,un affresco dell'altra America ben riuscito e davvero inquietante.

Serie Tv









Serie drammatica incentrata sulla vita del noto signore della droga El Chapo, dai primi anni '80, quando lavorava per il Cartello del Guadalajara fino alla sua ascesa nei ranghi della criminalità organizzata negli anni '90 e al crollo del suo status nel 2016.Il più spietato e pericoloso criminale degli ultimi 50 anni dopo Pablo Escobar.Serie perfetta e documentatissima con ottimo cast e regia.Consigliata a chi ama l'attualità.

domenica 17 dicembre 2017

Associazioni




Associazione Ota Luchetta Hrovatin

I bisogni di vestiti e materiale raccolto dipende ovviamente dalla stagione e dal numero di persone bisognose che si rivolgono al Centro. A seconda della particolare esigenza (calamità naturale, arrivo di migranti minorenni, ecc.) comunichiamo alla cittadinanza i bisogni precisi con appelli sui nostri canali social.

In generale le categorie sono suddivisibili in:

vestiti e scarpe
articoli per l’infanzia
lenzuola e coperte
giocattoli
articoli per la casa.
 
Orari di apertura del Centro di raccolta:
lunedì 16.00-19.00;
dal martedì al sabato 9.30-12.30 e 16.00-19.00.

Indirizzo: via Valdirivo 21b, Trieste – 34132

Telefono: 331 406 8182

Gli utenti che usufruiscono dei servizi del centro di raccolta sono infatti sia le famiglie triestine, sia famiglie e individui stranieri inseriti in un percorso istituzionale di tutela. Per accedere ai servizi, infatti, bisogna registrarsi presentando un documento valido.

In caso di bisogno e a seconda della disponibilità del Centro di raccolta, collaboriamo con altre associazioni nell’invio di aiuti umanitari a popolazioni colpite da guerra o calamità.

Poesie


Cinema









Il film racconta gli ultimi anni della vita del filosofo nolano Giordano Bruno, dal 1592 fino all'uccisione nel 1600.

Inizia a Venezia con una processione commemorativa della battaglia di Lepanto da cui Giordano Bruno prenderà spunto per condannare l'uso della violenza da parte della religione. Giovanni Francesco Mocenigo, che lo ospita per imparare da lui i segreti della memoria e della magia, è spaventato da questo personaggio spregiudicato e, anche per non incorrere in problemi con l'Inquisizione veneziana lo denuncia.

Rivestito l'abito domenicano, Giordano Bruno affronta gli interrogatori e nonostante l'opposizione del Patriarca di Venezia Lorenzo Priuli è trasferito a Roma. Nonostante le prese di posizione di Clemente VIII e del cardinale Bellarmino con il quale ha un lungo colloquio, Giordano Bruno viene torturato e il 17 febbraio 1600 viene bruciato a Campo de' Fiori.Strepitoso Gian maria Volontè.

Pensieri


Serie Tv






Il Dott. Eldon Chance, un neuropsichiatra forense di San Francisco, è risucchiato suo malgrado in un mondo violento e pericoloso di scambi d'identità, corruzione e malattie mentali quando, dopo una decisione sconsiderata su un'affascinante paziente che potrebbe o non potrebbe essere alle prese con un disturbo dissociativo dell'identità, si ritrova nel mirino del suo sposo, uno spietato detective della polizia. Nei guai fino al collo, Chance si addentra nel ventre oscuro della città mentre affronta allo stesso tempo un divorzio difficile e le tribolazioni della figlia adolescente, spingendosi sempre più nelle profondità di una delle ultime frontiere dell'umanità: il territorio ombroso e sconosciuto della mente umana.Strepitoso Hugh Laurie.

Fotografia








Uno splendido mattino
Hallstatt, Upper Austria, Austria
Fotografia di Shanof K.

Scienza







Grazie a un sistema di intelligenza artificiale di Google, che ha vagliato i dati relativi a 35.000 possibili pianeti raccolti dal telescopio spaziale della NASA Kepler, è stato individuato un ottavio pianeta che ruota intorno a Kepler-90, una stella simile al Sole distante 2.545 anni luce dalla Terra. La scoperta, pubblicata sull'Astronomical Journal e annunciata ieri dall'agenzia spaziale statunitense, è senza precedenti perché il sistema Kepler-90 è simile al nostro sistema solare, che perde così il primato per maggior numero di pianeti.  L'astronomo Andrew Vanderburg, professore della University of Texas, ad Austin, ed esperto di intelligenza artificiale, ha spiegato: "Per la prima volta da quando i pianeti del sistema solare sono stati scoperti migliaia di anni fa, sappiamo per certo che il nostro sistema solare non è l'unico detentore del record per maggior numero di pianeti".

Gli otto pianeti orbitano intorno alla stella Kepler-90 a una distanza inferiore a quella che separa la Terra dal Sole. L'ottavo membro di questa numerosa 'famiglia', ribattezzato Kepler-90i, orbita attorno alla sua stella ogni 14,4 giorni: è roccioso e così caldo da essere inospitale per la vita.

Come detto la sua scoperta è stata possibile attraverso un sistema di intelligenza artificiale che imita il funzionamento delle reti di neuroni del cervello umano: grazie ad un meccanismo di apprendimento automatico, il sistema è stato addestrato a riconoscere le variazioni di luminosità della stella registrate da Kepler, che indicano il transito di un pianeta.

"Proprio come pensavamo, ci sono emozionanti scoperte ancora nascoste nell'archivio dati di Kepler, in attesa degli strumenti e delle tecnologie capaci di scovarle", ha affermato Paul Hertz, direttore della divisione di astrofisica della Nasa a Washington. "Questa scoperta - ha aggiunto - dimostra che i nostri dati costituiranno un vero tesoro per i ricercatori innovativi per gli anni a venire".

Se la scoperta è stata effettuata utilizzando il machine learning di Google, decisivo è stato infatti il contributo del telescopio Kepler, considerato il "cacciatore di pianeti" più abile della storia. Ha scoperto 2.500 pianeti di cui è stata confermata l'esistenza e altrettanti in attesa di conferma. Riesce a rilevare i pianeti grazie alle variazioni di luminosità durante il transito davanti alla propria stella. Kepler è una missione spaziale della Nasa, nell'ambito del programma Discovery, lanciata con successo nel marzo del 2009.

Cinema






1979. Jimmy Carter sciocca la nazione con il suo discorso sulla "crisi di fiducia", mentre il popolo si prepara a votare Reagan. Barry Seal, pilota di aerei di linea che arrotonda con il contrabbando, viene contattato dalla CIA per spiare le attività dei guerriglieri sandinisti in Nicaragua. Sarà l'inizio di una serie di opportunità, sempre meno lecite e sempre più rischiose. La storia di Hollywood è piena di autori che hanno scelto di divenire lavoratori su commissione, sviluppando un mimetismo esemplare e prestandosi ai progetti più disparati. Quello di Doug Liman sembrava uno di questi casi, ma in Barry Seal qualche traccia dello spirito che infondeva Swingers, delizioso debutto scritto da Jon Favreau, è possibile ritrovarla.

Una piacevole sensazione di bisboccia tra maschietti, incapaci di prendersi sul serio anche quando la faccenda si fa maledettamente grave. A condurre le danze un Tom Cruise istrionico, sorprendente (e sempre più incline a esibire il didietro in favore di macchina da presa).

Il lavoro di Cruise negli ultimi anni, ricco di autoironia e consapevolezza del proprio ruolo, è da non sottovalutare e, in questo senso, Barry Seal rappresenta un interessante upgrade. Il suo Maverick agé, dal sorriso piacione che permane mentre gli anni passano, si sposa perfettamente con la figura ambigua di un pilota coinvolto nei peggiori intrighi, ma a cui sembra impossibile voler male. È essenzialmente lui a elevare un lavoro gravato dai troppi scorsesismi e dalla fotografia di César Charlone, pregevole tecnicamente quanto pedissequa stilisticamente, vista l'insistenza nell'abuso di gialli e colori squillanti, ormai inevitabili per accompagnare una ricostruzione 70s. Per il discorso sui media - il flashback è ricostruito in base alle testimonianze lasciate su VHS da Barry stesso - gli esiti non sono forse all'altezza delle intenzioni di Liman, ma Barry Seal resta un esempio di ricostruzione a cuor leggero su una pagina di grave vulnus alla democrazia americana, che sa evitare le classiche trappole del biopic made in USA.

Emanuele Sacchi

Canzoni


Comicità


Libri






Nell'estate del 1643 un giovane piemontese naufraga, nei mari del sud, su di una nave deserta. Di fronte a lui un'Isola che non può raggiungere. Intorno a lui un ambiente apparentemente accogliente. Solo, su un mare sconosciuto, Roberto de la Grive vede per la prima volta in vita sua cieli, acque, uccelli, piante, pesci e coralli che non sa come nominare. Scrive lettere d'amore, attraverso le quali si indovina la sua storia: una lenta e traumatica iniziazione al mondo secentesco della nuova scienza, della ragion di stato, di un cosmo in cui la terra non è più al centro dell'universo. Roberto vive la sua vicenda tutta giocata sulla memoria e sull'attesa di approdare a un'Isola che non è lontana solo nello spazio, ma anche nel tempo.Libro affascinante ma complesso,come nello stile di Eco.Ha molti richiami a Stevenson,il difetto principale è nelle molteplici sottotrame che finiscono per disorientare un po' il lettore,comunque parliamo sempre di scrittura di altissimo livello.

martedì 12 dicembre 2017

Serie Tv







Antonio Iovine, detto ‘o Ninno, è in prigione. Ma la camorra ha due teste, e quella più pericolosa è ancora in libertà: Michele Zagaria. Il boss vive in un inaccessibile bunker nascosto sotto i reticoli di case di Casapesenna, suo paese natale. E dà lì continua a dirigere, senza intoppi, il suo impero criminale. Non solo racket: Zagaria, il re del cemento, ha messo le mani, con le sue imprese ripulite e una strategia spietata, sulle grandi opere italiane degli ultimi anni, da Milano a Salerno. Michele Romano, il capo della mobile di Napoli, non ha nemmeno tempo di celebrare a dovere l’arresto di Iovine, perché deve tornare subito in azione. Per prendere Zagaria, Romano sarà costretto a calarsi nella zona grigia tra bene e male e raccogliere informazioni di prima mano dai camorristi. Un gioco pericoloso, che attirerà su Romano gli occhi vigili della giustizia e che minaccerà non solo di rovinare l’indagine su Zagaria, ma anche di distruggere la sua reputazione, la sua famiglia, la sua vita.

Canzoni


Pensieri


Cinema






Venezia, 2003. Chiarlie(Mark Wahlberg) e il suo gruppo di rapinatori professionisti(tra cui Jason Statham addetto alla guida, Seth Green mago dell'informatica, Mos Def esperto in esplosioni, Edward Norton in parti di supporto e Donald Sutherland capo della combricola) rubano senza farsi arrestare dalle autorità Italiane una cassaforte piena di lingotti d'oro e la trasportano in un imprecisato luogo tra montagne innevate in America. Ma sul punto di tornare a New York, Steve(Norton) uccide il vecchio John(Sutherland) e rivela la sua identità di doppiogiochista, facendo sbandare il furgone carico dell'oro in un lago ghiacciato. Un anno dopo i tre amici 'puliti' decidono di organizzare una rapina a torto di Steve, ovvero progettano di riprendersi l'oro e attuare vendetta, stavolta con l'aiuto della figlia di John(Charlize Theron). Una trama d'altri tempi, si intende, una pellicola attuale ma dal vecchio stampo quasi da western(paragonabile sempre alla trama). Vi sembrerà un prodotto di serie B, ma vi sbagliate. Anche se c'è più commedia e dialoghi invece che scene d'azione, il film del videoclipparo F. Gary Gray(Be Cool) è una pellicola originale e ben calibrata che intesse nella sua 'old' trama una storia dai risvolti noir gangsteristici miscelati a battute irriverenti, colpi di scena(mai prevedibili) e a sequenze d'azione tecnicamente progettate al dettaglio e di grande impatto. Il bello del film, che a dispetto del genere action a cui si riferisce è più che altro un mix brillante che non cade mai nel banale o nel già visto e che con pochi effetti speciali riesce a non annoiare ma al contrario, a divertire e appassionare. Come non affezionarsi poi alla banda dei criminali protagonisti, tutti dall'infanzia stranissima raccontata sottoforma di siparietti comici? Ognuno ha la sua personalità e di conseguenza spessore psicologico, e in un film action, questo è un grande punto a favore della pellicola che porta The Italian Job a non inserirsi tra le solite commedie d'azione. I sorrisi li strappa su di tutti Seth Green abituato a commedie demenziali(vedi Rat Race) mentre gli altri come Jason Statham sono vere sorprese per il pubblico. Su di lui viene da dire: 'Chi se lo sarebbe mai aspettato che IL Trasportatore di Luc Besson potesse essere coivolto in un'altro action/noir comico dopo i successi di Lock & Stock e Snatch di Guy Ritchie?'. E non è il solo. Mos Def, sordo da un'orecchio è 'esplosivo' come le sue bombe mentre Wahlberg, a differenza de Il Grande Colpo, veste i panni del macho e diventa il punto di riferimento del pubblico. E Charlize Theron e Edward Norton, abituati a film drammatici? Perfetti anche in questo film; ne più ne meno. Un risultato ottenuto a pieni voti che colpisce lo spettatore, lo fa immedesimare nella storia e allo stesso tempo, lo diverte con trovate e colpi di scena originali e mai 'telefonati'. Consigliato.

lunedì 27 marzo 2017

Dedicato a......






Caro Papà,
oggi avresti compiuto 85 anni e non immagini neanche quanto ci e mi manchi.Te ne sei andato troppo presto anche se a dire il vero sei sempre qui con noi,con me.Io ti sento,avverto la tua presenza,ma mi mancano molto le tue risate,gli scherzi,il confidarsi,lo stare tutti insieme.Vorrei che avessi conosciuto Federico e Luca,che avessi conosciuto Simona e Giada,vorrei vederti cucinare come facevi sempre o guardare il tuo sport preferito,il pattinaggio artistico.Vorrei scriverti e dirti tante cose ma so che dovunque tu sia ora mi senti e comprendi e mi sei vicino.Ti abbraccio forte forte e ti taglio con la fantasia la fetta di questa torta per te,a nome di tutti noi.
Buon Compleanno Papà!

domenica 26 marzo 2017

Sport






Gran Premio d'Australia-Ferrari Prima

Canzoni


Comicità


Libri







Quali misteri avvolgono ancora la figura di Enrico De Pedis? Perché, pur macchiatosi di innumerevoli delitti, è stato sepolto nella cripta della Basilica Vaticana di Sant'Apollinare, ora proprietà dell'Opus Dei, tra monsignori e cardinali e con il benestare del Vicario del Papa? Questo libro getta una nuova luce su quelle oscure vicende, attraverso la voce mai ascoltata di Sabrina Minardi, bellissima amante del boss della Magliana e parente di un intoccabile, cui spesso ci si riferisce come "l'innominato". Ritenuta ormai una supertestimone dalla Procura di Roma, per la precisione delle sue sconcertanti dichiarazioni, Sabrina Minardi fa nomi, rivela cose mai dette, parla di presunti "favori" che De Pedis avrebbe fatto all'allora presidente della Cei, il reggente della Conferenza Episcopale Italiana. E che gli avrebbero valso l'ambita sepoltura. Cosa si nasconde dietro questo enigma? Tanto è stato scritto sulla Banda della Magliana e il rapimento Orlandi, ma nessuno ha mai potuto svelare i segreti principali che solo lei, la "pupa" del boss Renatino De Pedis, ha tenuto nascosti fino a oggi. Un libro verità, che ripercorre la storia della banda criminale attraverso una testimone che per dieci anni è stata accanto al suo boss, e che rivela finalmente tutto quel che lui non poteva rivelare a nessun altro. Se non a lei.

Dipinti





Vladimir Kush
Alba dal mare

Cinema





L'attacco alla base americana di Pearl Harbor apre un nuovo fronte delle ostilità in Giappone. Desmond Doss, cresciuto sulle montagne della Virginia e in una famiglia vessata da un padre alcolizzato, decide di arruolarsi e di servire il suo Paese. Ma Desmond non è come gli altri. Cristiano avventista e obiettore di coscienza, il ragazzo rifiuta di impugnare il fucile e uccidere un uomo. Fosse anche nemico. In un mondo dilaniato dalla guerra, Desmond ha deciso di rimettere assieme i pezzi. Arruolato come soccorritore medico e spedito sull'isola di Okinawa combatterà contro l'esercito nipponico, contro il pregiudizio dei compagni e contro i fantasmi di dentro che urlano più forte nel clangore della battaglia.
Da William Wallace a Desmond Doss, passando per il figlio di Dio e un cacciatore Maya, il protagonista del cinema di Mel Gibson è sempre lo stesso: il guerriero. Guerriero che attraverso un percorso iniziatico realizza la propria identità e impara a dominare gli eventi.
Desmond Doss, soldato senza fucile armato di fede, costruisce l'archetipo attraverso la conoscenza e l'abbattimento della 'bestialità', superando prove qualificanti che non prevedono mai l'esercizio della violenza e l'efferatezza del gesto omicida. Se Hacksaw Ridge è un film bellico che rievoca la battaglia di Okinawa, gli assalti e i ripiegamenti dell'esercito americano su e giù da una scogliera strategica e contro l'inespugnabile sbarramento nipponico, il suo eroe fuori norma è un obiettore di coscienza che crede in Dio e realizza la fusione tra destino individuale, missione storica e rispetto della legge divina.
Dentro uno spettacolo di fattura classica, che progredisce in maniera lineare e riproduce lo choc frontale di due eserciti irriducibili, emerge il soldato soccorritore di Andrew Garfield. Senza avere il phisique du rôle dell'uomo d'armi, l'attore americano è la silhouette di una narrazione esemplare che magnifica il genere bellico, prosegue l'analisi e aggiorna lo 'stato di salute' di un uomo che con la Bibbia sul comodino, il favore di Dio e l'intercessione dello Spirito Santo si è fatto attore, poi divo, poi autore, poi angelo e poi demone, implodendo come la civiltà Maya messa in scena in Apocalypto.
Dieci anni dopo l'ultima regia e cinque anni dopo un'amputazione scenica (Mr. Beaver), che conferma il fondamentalismo dell'attore e la sua rigida applicazione della Bibbia, dopo calvari personali e giorni di giudizio, Mel Gibson affonda mani, cuore e coscienza nella memoria storica e nell'immaginario mitologico. Su un concentrato di orrore ed eroismo innalza un heroic warrior, fornito di bende e morfina e più idoneo al ragionamento che al confronto fisico. Desmond Doss cuce i brandelli dei commilitoni strappati senza sosta alla furia nipponica, ricomponendo con la carne l'identità di un autore separato. Così Mel Gibson si ricostruisce e ricostruisce un trauma pescando in una biografia e nella 'memoria vivente' degli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Come per il guerriero scozzese di Braveheart, la perseveranza di Desmond Doss deriva da un trauma infantile, una perdita sul 'campo di battaglia' (domestico) che ha segnato per sempre la sua vita, condizionato imprescindibilmente il suo pensiero, sancito i suoi valori. Una 'pietra scagliata' nell'infanzia contro il proprio fratello, un deragliamento del furor guerriero che riposiziona da adulto in termini di obiezione, un'obiezione che chiede l'esenzione dal fuoco e la partecipazione senza difesa. La traiettoria esistenziale di Desmond assume la figurazione fisica del sacrificio e la radicalità dei personaggi di Gibson, che conoscono senza eccezione le tappe di un'irresistibile ascensione e questa volta di una rimediabile caduta sul campo.
Hacksaw Ridge rimarca il concetto di fede che anima ogni film di Mel Gibson, che muove ogni suo condottiero, guidato dalla provvidenza e da dio. Eroi che ridefiniscono il concetto di grandezza, recano i segni della grazia e possiedono il dono del guaritore. 'Taumaturgo' e guardiano ramingo sul campo di battaglia, Desmond cura gli effetti della caduta, rinfranca lo spirito e galvanizza l'esercito. Tra battaglie epiche, martìri esibiti e immaginario religioso, Mel Gibson produce una sintesi 'armata' del suo cinema, combinando spettacolarmente realtà storica e destino eroico. Con Braveheart, Hacksaw Ridge si impone e impone il suo potere di fascinazione che esplode in faccia come le bombe e la carne nella battaglia.


Marzia Gandolfi

Canzoni


Pensieri


Serie Tv







Serie drammatica ad alta tensione che segue le vicende di un agente del DGSE (Direction Général de la Sécurité), cioè il servizio di spionaggio, che rientra in Francia dopo sei anni trascorsi all'estero sotto copertura e, tra la fatica psicologica di scrollarsi di dosso la sua falsa identità, dovrà affrontare diverse problematiche collegate al suo lavoro e alla sua vita privata.

Libri









L’inverno è alle porte, Kaede e Kataoka sono ritornati in Giappone e Shizukuishi ritrova il calore del tempo trascorso insieme e si sente finalmente un po’ più a casa. A breve, tuttavia, dovrà spostarsi di nuovo: ha deciso di andare a vivere con Shin’chiro, e così si mettono alla ricerca di un posto dove abitare, tra appartamenti improbabili e agenti immobiliari dalle dubbie capacità. Le persone, però, non sempre sono ciò che sembrano, e questo vale anche per Shin’chiro¯. Basterà un viaggio nel passato per rompere tutti gli equilibri e gettare Shizukuishi nella disperazione consentendole al contempo di crescere. Un serpente di giada, una donna prorompente, un giardino fuori dal mondo: questi e altri gli ingredienti di una storia di dolore e speranza in puro stile Yoshimoto.

lunedì 27 febbraio 2017

Canzoni



Pensieri


Serie Tv







Brillante, sfacciato e affascinante, il Dott. Jason Bull è a capo della Trial Analysis Corporation, una compagnia che analizza giurati, avvocati e testimoni per contribuire allo sviluppo di strategie di difesa vincenti. Bull si avvale di un invidiabile team di esperti formato dal perspicace avvocato difensore ed ex cognato Benny Colón, dall'esperta di neolinguistica del Dipartimento della Sicurezza Interna Marissa Morgan, dalla dura ma assimilabile ex detective di New York Danny James, dalla presuntuosa hacker Cable McCrory e dallo stilista Chunk Palmer. In alcuni dei processi più complessi della nazione, la combinazione delle notevoli capacità di comprensione della natura umana di Bull con questa squadra di alto livello contribuisce a far pendere l'ago della giustizia dalla parte giusta... quella dei suoi clienti.

Cinema







Il Maestro di arti marziali Hahou Mo si costituisce alla polizia dopo aver accidentalmente ucciso un uomo. Durante la sua carcerazione, diversi campioni di arti marziali vengono uccisi: le ricerche della polizia conducono a Fung Yu-sau, impazzito dopo aver perso la moglie. L'obiettivo finale per Fung è quello di sfidare all'ultimo sangue Hahou Mo, a cui ricorre anche la polizia in qualità di informatore.
Tira aria di autocelebrazione infinita per il cinema di arti marziali: se Gallants rappresentava il lato più cinefilo e ironico del fenomeno, Kung Fu Jungle ne incarna quello più spettacolare ed estremo. Per Donnie Yen (Ip Man) è l'ennesimo centro di una carriera che si arricchisce di sfumature con proporzionalità diretta rispetto all'età che avanza e che, con Kung Fu Jungle, sembra quasi preludere a un nuovo ruolo, quello di sifu inarrivabile che ricorre alla violenza il minimo indispensabile. Solo tre le sequenze di combattimento vero e proprio nel suo tipico mix di stili, per il resto il proscenio è affidato a un sorprendente Wang Baoqiang, a suo agio in ambito marziale dopo aver interpretato sin qui ruoli lontanissimi dal genere (Il tocco del peccato, Lost in Thailand). Il percorso di vendetta di Fung è un eccellente pretesto per una successione di duelli marziali differenziati per stile, alla maniera di Le furie umane del kung fu, o Five Deadly Venoms, dell'era Shaw Brothers. Un campione e quindi un duello per ogni stile, fino all'atteso showdown tra Donnie Yen e Wang Baoqiang, combattuto su una superstrada tra i camion in corsa. Nell'oggetto del contendere tra i due rivali, ovvero se l'atto di uccidere sia parte o meno delle arti marziali, è possibile forse, osando un po', leggere l'abbandono forzato nel cinema di genere del verismo della messa in scena e dello stunt in favore della ricostruzione dei duelli in digitale. Come se quell'era temeraria e quasi snuff del cinema di Hong Kong appartenesse a un passato irrimediabilmente trascorso (rappresentato dall'evoluzione del personaggio di Donnie Yen). Un risvolto che dona ulteriore fascino a un film dall'epilogo forse scontato, dagli effetti Cgi approssimativi, dalla sceneggiatura lacunosa e inverosimile: ma in cui le regole del film di genere, le sue leggi non scritte, sono tutte rispettate. Kung Fu Jungle dà al suo pubblico esattamente ciò che questo desidera. Molti e talora quasi impercettibili gli omaggi al passato del cinema di arti marziali: in video Drunken Master e Jackie Chan, così come Liu Chia-liang, in carne e ossa molti altri, a partire dal cameo di David Chiang (La mano sinistra della violenza).


Emanuele Sacchi

Libri








Per chi si vuole addentrare nel mondo dell'FBI non può prescindere da questo libro.Serio,affidabile,documentato,imparziale,mostra pregi e difetti dell'organizzazione poliziesca più famosa e temuta al mondo.Creata come un corpo paramilitare e per scopi tutt'altro che nobili,via via è diventata il simbolo della lotta alla criminalità grazie alla competenza dei suoi direttori,al sacrificio dei suoi agenti,e ad una propaganda martellante sulla sua infallibilità.L'aggiornamento tecnologico è la carta in più che possiede il Bureau,grazie al quale lotta ogni giorno contro mafie di vario genere,gang di varie nazionalità,infiltrazioni spionistiche e traffici illeciti vari,anche se per la massa la sua unità più illustre,grazie a libri e film è l'unità comandata da John Douglas,quella dei profili dei serial killer.E questo libro può essere il prologo,per chi fosse interessato,proprio ai libri di Douglas,che sono sempre di alto livello.

domenica 26 febbraio 2017

Comicità


Cinema








1633. Due giovani gesuiti, Padre Rodrigues e Padre Garupe, rifiutano di credere alla notizia che il loro maestro spirituale, Padre Ferreira, partito per il Giappone con la missione di convertirne gli abitanti al cristianesimo, abbia commesso apostasia, ovvero abbia rinnegato la propria fede abbandonandola in modo definitivo. I due decidono dunque di partire per l'Estremo Oriente, pur sapendo che in Giappone i cristiani sono ferocemente perseguitati e chiunque possieda anche solo un simbolo della fede di importazione viene sottoposto alle più crudeli torture. Una volta arrivati troveranno come improbabile guida il contadino Kichijiro, un ubriacone che ha ripetutamente tradito i cristiani, pur avendo abbracciato il loro credo.Gran parte del cinema di Scorsese è infatti imperniato sul rapporto fra peccato e redenzione alla luce della sua formazione cattolica. In quest'ottica il personaggio di Kichijiro è già in parte contenuto in quello di Charlie, il protagonista di Mean Streets, che rinegozia la sua verginità nel confessionale pur rendendosi conto che l'unica a poterlo punire per i suoi peccati è la sua coscienza. Come Pietro nel Vangelo, Kichijiro incarna la fragilità umana, con la quale è più facile rapportarsi che con la santità incrollabile di Gesù, che infatti suscita la nostra empatia soprattutto nel momento in cui si rivolge al cielo dicendo: "Padre, perché mi hai abbandonato?". Quello dell'abbandono è un altro tema portante di Silence: non solo l'abbandono della fede ma anche la capacità di abbandonarsi completamente alla fede, e il sentirsi abbandonato da un Dio il cui silenzio è talvolta assordante. Ognuna delle torture cui padre Rodrigues, l'io narrante della storia, verrà sottoposto mette alla prova non solo la sua fede ma la sua visione del mondo, l'idea stessa che esista una verità assoluta valida per tutti, e la legittimità di imporla agli altri, esponendoli a pericolo di vita. Dopo averci fatto immedesimare nelle lodevoli intenzioni di Rodrigues, infatti, Scorsese ribalta più e più volte la prospettiva, mostrandoci come, dal punto di vista giapponese, l'attività missionaria contenesse in sé una volontà colonizzatrice e una mancanza di comprensione e rispetto della cultura locale. In questo senso Scorsese costruisce un film binario e palindromo, anticipato visivamente da alcune immagini (come la scala effetto fish eye di una delle sequenze iniziali), che consente una doppia e opposta lettura della vicenda narrata.
L'inquisitore in cui il giovane gesuita si imbatterà, Inoue Masashige, che nella versione originale parla l'inglese come se lo avesse imparato dai western, è da un lato un cattivo cinematografico di perfetta perfidia, dall'altro è portavoce di domande legittime sull'arroganza squisitamente occidentale dei predicatori cristiani, pronti a sacrificare al loro Dio il quieto vivere di una popolazione di contadini analfabeti. E di nuovo Scorsese ribalta la prospettiva, mostrandoci come quegli stessi contadini, oppressi da un regime totalitario che li tratta come bestie, trovino nel messaggio cristiano un'opportunità di riscatto nella promessa di quella vita eterna in cui non saranno più gli ultimi.
Silence equivale ad uno degli esercizi spirituali prescritti da Ignazio da Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù (esercizi praticati da Andrew Garfield, che interpreta Padre Rodrigues, prima di iniziare le riprese), ma è soprattutto un atto di dolore che va recitato fino in fondo. Allo spettatore richiede attenzione, pazienza, riflessione: tutto ciò cui il cinema più spettacolare, compreso quello di Scorsese, ci ha disabituato. Silence ha bisogno del tempo di una (silenziosa) sedimentazione interiore perché è un racconto tanto infinitamente stratificato quanto visivamente disadorno, nonostante le magnifiche scenografie di Dante Ferretti, che ha ricostruito dal nulla villaggi secenteschi, taverne, avanposti imperiali e squallide galere. Dopo la corsa adrenalinica dietro alle illusioni di un capitalismo sfrenato di Wolf of Wall Street, Scorsese inverte il passo e la direzione, scavando in profondità nella natura complessa dell'uomo, alla ricerca della sua umanità. Ricondurre meramente il film all'attualità, collegandolo ai preti cristiani massacrati in varie parti del mondo o alla furia distruttrice dei fanatismi religiosi contemporanei, sarebbe riduttivo, perché il discorso di Scorsese è ben più radicale.
Silence è una parabola quietamente potente, di quelle che riescono a insinuarsi sotto le resistenze razionali per penetrare nell'inconscio e allargarsi nelle coscienze di chi guarda, lavorando sulla nostra presunzione di avere già capito tutto, di sapere con certezza che cosa sia giusto e da che parte stiano il Bene e il Male.


Paola Casella

Serie Tv







Il diavolo, annoiato e infelice come Signore degli Inferi, abbandona il suo regno insieme all'alleata Maze per la bellezza di Los Angeles, dove gestisce il proprio locale "Lux".

In seguito alla misteriosa morte di una pop star, la quale è legata al diavolo attraverso un patto, Lucifer si immischia nell'indagine di polizia portata avanti da Chloe Decker, un'affascinante detective la cui anima è l'unica imperscrutabile per lui. Sebbene "invitato" dall'angelo suo fratello Amenadiel a tornare nel suo regno e criticato da Maze circa la comparsa di sentimenti terrestri, Lucifer continua a collaborare con Chloe nei vari casi cercando intanto di scoprire i segreti della ragazza e inevitabilmente affezionandosene, tanto da ricorrere a frequenti visite dalla terapista Linda Martin.


Canzoni


Libri









Parigi, prigione di Saint-Lazare, 1917. Una donna attende con fierezza la propria esecuzione. Le rimane un solo desiderio: che sua figlia sappia la verità; che la figlia, che lei non vedrà mai crescere, non creda ad altri che a sua madre. E così prende carta e penna per raccontarle la sua vita avventurosa e controversa. Lei, che attende la fine a Saint Lazare, è Mata Hari, la donna più desiderabile e desiderata del suo tempo: ballerina scandalosa, seduttrice degli uomini più ricchi e potenti del suo tempo, capace di diventarne cortigiana, amante e fidata confidente; e, forse per questo, di suscitare gelosie e invidie nelle donne e mogli della aristocrazia parigina. Lei è la donna dai molti nomi: Margaretha, il nome di battesimo; Mrs McLeod, come la chiamavano aJava; H2T, il nome in codice che i tedeschi le avevano dato in guerra. Il passato di Mata Hari è oscuro, il presente pericoloso: ha dedicato la sua vita alla libertà e al desiderio, ha sfidato i pregiudizi della società. E ora sconta l'accusa infamante di spia. Ma la sua unica colpa è stata di essere una donna libera.

Fotografia









The wolf in the snow
fotografia di Valentina Brancaforte

Cinema









Nicky Parsons ex agente della CIA, si infiltra in un ritrovo di hacker a Reykjavik per penetrare nei segreti dell'intelligence statunitense. Così facendo recupera quello che forse è il tassello mancante nella ricostruzione delle origini di Jason Bourne, uomo trasformato in una sorta di macchina omicida in seguito a un esperimento della CIA. Nicky riesce a contattare Bourne, datosi alla macchia, e l'incontro tra i due attira subito le attenzioni dei vertici di Langley, determinati a eliminare entrambi.
Paul Greengrass e Matt Damon ridanno vita a una franchise che pareva finita, dopo un capitolo - The Bourne Legacy - che aveva provato a rimpiazzare il protagonista con Jeremy Renner. Neanche Jason Bourne sfugge alla "coazione a proseguire" che ormai caratterizza inequivocabilmente il cinema contemporaneo - non c'è band che non si riunisca, non c'è eroe che non venga resuscitato. Dopo una trilogia che ha inciso profondamente nel cinema action americano, Bourne torna quindi a colpire. I network di spie sul campo e di hacker si confondono sempre più, in un intrico che recupera il personaggio di Nicky Parsons e introduce un suo possibile sostituto, Heather Lee, ambiziosa agente dei servizi segreti che porta il volto angelico di Alicia Vikander.
Un'operazione analoga a quella del Bond post-Lazenby di Diamonds Are Forever che ha il chiaro intento di spostare l'accento dai segreti e i misfatti della CIA a quelli del "deep web" e delle possibili manipolazioni dei social network. Lo script viene scarnificato e ridotto all'essenziale: Matt Damon pronuncia quindici battute in tutto il film e la sua nemesi interpretata da Vincent Cassel anche meno. È un trionfo, modernissimo e spersonalizzante, di dispositivi elettronici e fucili a ripetizione, auto distrutte ed esplosioni, in cui il fattore umano è sempre più relegato sullo sfondo. Difficile eccepire sulla scelta di Greengrass, specialmente quando supportata da sequenze action come quella che ha luogo durante i moti di piazza Syntagma ad Atene (ricostruita in Spagna).
Ma il tema di stretta attualità e ricco di implicazioni sulla contaminazione della rete e del post-Snowden richiedono tutt'altra trattazione rispetto a quella semplicistica operata da Greengrass e dagli sceneggiatori (per non parlare del ricordo paterno come movente del ritorno di Bourne). Dall'arrivo a Las Vegas e dalla conferenza stampa di Kalloor - una sorta di Zuckerberg che ha faustianamente stretto la mano al male - ogni traccia di credibilità residua svanisce, consegnando lo svolgimento a un'assolutoria identificazione del male nella "vecchia" CIA e dimostrando lacune di vario grado nella conoscenza tecnologica della materia. Anche la lunga sequenza action che conclude la vicenda sperpera quanto di buono realizzato in piazza Syntagma, con un duello all'arma bianca che non aggiunge nulla alla metamorfosi da uomo a belva feroce del Soi Cheang di Dog Bite Dog (l'action americano guarda ancora a Hong Kong, anche se quest'ultima è quasi priva di un presente cinematografico).
Rinunciare così chiaramente alle implicazioni politiche che sembra suggerire la trama, considerando quel che viene raccontato un semplice orpello, o uno strumento per sfoggiare la propria tecnica, è poco per le necessità del cinema action nel 2016. Siamo già passati di qui, ed è tempo di una fase 2, per dirla alla maniera della Marvel. (Già) visto quel che è capace di realizzare tecnicamente Greengrass, (già) visto l'uomo-macchina-killer-depersonalizzato e invincibile, resta solo una sensazione di impossibilità - quasi un rifiuto consapevole - di coinvolgimento spettatoriale e quindi una crescente e inevitabile noia.



Emanuele Sacchi

Pensieri


Libri












All'inizio gli inquirenti sono convinti si tratti di una bravata da adolescenti e le ricerche della ragazza, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, iniziano soltanto il giorno dopo. Le ipotesi, le accuse e le testimonianze che si sono accavallate in questi decenni hanno portato su una pista che implica il coinvolgimento dello stesso Vaticano, dello Stato italiano, ma anche dello IOR e poi del Banco Ambrosiano, della Banda della Magliana, nella persona del Dandy Renatino De Pedis, e dei servizi segreti di più Paesi. Dopo anni di indagini, durante i quali la trasmissione Chi l'ha visto? ha avuto un ruolo fondamentale nel portare alla luce nuove prove e testimoni prima ignoti, l'inchiesta è stata chiusa nell'ottobre 2015. Le rivelazioni contenute nel film permetteranno una riapertura del caso, uno dei maggiori misteri d'Italia nel quale si incrociano la criminalità organizzata e i poteri forti del Vaticano.

Serie Tv









Il misterioso criminale Garcia Flynn si impossessa di una macchina del tempo con l'intento di modificare gli eventi del passato e distruggere così gli Stati Uniti d'America. Viene formato un team di esperti, composto dalla professoressa di storia Lucy Preston, il militare Wyatt Logan e lo scienziato Rufus Carlin, che a loro volta viaggeranno indietro nel tempo per catturare Flynn.Serie sci-fi abbastanza scontata che si lascia vedere senza troppa originalità.