sabato 31 marzo 2012

Poesie


NOI UOMINI (inedito in Italia)

Vengo a cercarti, fratello, perché porto la poesia,
che è come portare il mondo sulle spalle.
Sono come un cane che ruggisce solo, latra
alle belve dell’odio e dell’angustia,
manda all’aria la vita nella metà della notte.

Porto sogni, tristezza, allegria, mansuetudini,
democrazie rotte come anfore,
religioni ammuffite fino all’anima,
ribellioni in germe che gettano lingue di fumo,
alberi che non hanno
sufficienti resine amorose.

Siamo senza amore, fratello mio,
ed è come essere ciechi in metà della terra.

Porto morti per impaurire tutti
coloro che giocano con le morti.
Vite per rallegrare i mansueti e i teneri,
speranze e uve per i dolenti.

Ma prima di tutto porto
un violento desiderio di abbracciare,
assordante e infinito
come una tormenta oceanica.

Voglio fare con le braccia
un solo lungo braccio
che circondi la terra.

E desidero che tutto, che la vita sia nostra
come l’acqua e il vento.
Che nessuno abbia altra patria che il vicino.
Che nessuno dica più la terra mia, la barca mia,
bensì la terra nostra, di Noi Uomini.



Jorge Debravo

Comicità


Lei era così tenera, così dolce mentre camminava accanto a me nel parco, che dopo quindici minuti avevo già deciso di sposarla. Dopo mezz'ora, avevo rinunciato del tutto all'idea di rubarle la borsetta.




Woody Allen

Pensieri


L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino.





Charles Bukowski, Storie di ordinaria follia, 1972

Canzoni

venerdì 30 marzo 2012

Serie tv


Torna “Dexter”, con la sesta stagione, Michael C. Hall interpreta ancora una volta l’ematologo di Miami che, di notte, diventa un serial killer pronto a giustiziare gli assassini che la polizia non riesce a catturare, soddisfando la propria sete di sangue. La stagione in partenza sarà dedicata al tema della fede e della ricerca, da parte del protagonista, di un barlume di spiritualità nella sua essenza.
Sarà una ricerca che s’intreccerà con la caccia al “Big bad”, il cattivo che ogni stagione tormenta la squadra degli omicidi di Miami: una serie di delitti a sfondo religioso, infatti, costringerà il team a dover affrontare degli omicidi relativi all’Apocalisse, con un fantomatico “profeta” pronto a sacrificare vite umane prima del Giorno del giudizio.
Sono due, però, i volti su cui si dovranno concentrare le ricerche: il professor Gellar (Edward James Olmos, il comandante Adama in “Battlestar Galactica”), per cui l’Apocalisse è vicina, ed il suo allievo Travis (Colin Hanks, figlio di Tom). Le indagini della Omicidi, come sempre, saranno parallele a quelle di Dexter, che cercherà di superare i colleghi per vendicarsi a modo suo.

Comicità


Non credo in una vita ultraterrena;comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio.





Woody Allen

Pensieri


Le donne, quando non amano, hanno tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato.




Honoré de Balzac, Onorina, 1844

Dipinti

giovedì 29 marzo 2012

Poesie


Prossimi al mio dire

quelli battezzati con la terra,

rivestiti della grazia delle zolle,

braccati nelle selve cittadine,

entro radure di pestilenze umane,

di ossa rotte, di fracassate speranze.


Prossimi al mio dire

quelli senza peso, senza giusta misura

predestinati all'indeterminazione,

cause efficienti della frazione del pane.



Lucianna Argentino

Pensieri


La fonte che alimenta ogni ricerca metafisica è la meraviglia che qualcosa in genere sia, e non il nulla.



Max Scheler

Canzoni

mercoledì 28 marzo 2012

Canzoni

Fotografia

Poesie


Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette –

4 dicembre 1934
Bellezza
Antonia Pozzi

Accadimenti


Vorrei unirmi in questo giorno di festa,alla felicità orgogliosa di mamma Anto per il raggiungimento della sudatissima laurea da parte di Claudia e augurarle grandi successi in quella carriera professionale che lei,con immensi sacrifici,ha già iniziato a costruire saldamente.

martedì 27 marzo 2012

Canzoni






Per te Papà........

Accadimenti


Oggi avresti compiuto ottanta anni Papà,è tutto il giorno che ci penso.Come sarebbe stato?Come saresti stato?Fisicamente sempre lo stesso,ne sono sicuro,magari con più lentezza nell'andare in bici o nella camminata,ma sempre attivo,pronto a fare tremila cose,a seguire i tuoi tremila interessi,a sistemare con pazienza infinita i tuoi amati francobolli,a mettere nel lettore cd di musica classica e lirica,a vederti i tuoi amati film,a seguire tutti gli sport possibili.Spiritualmente saresti stato un po' provato dalla vita,con tutte le tempeste che hai dovuto affrontare,ma sempre con quell'allegria scrosciante,quella battuta pronta,quello sdrammatizzare sempre le situazioni,che erano i tuoi tratti inconfondibili.Avresti visto il nostro amato Daniele sposarsi e diventare padre della bellissima Simona,avresti visto Federico e Luca,avresti rivisto e forse vissuto la tua amata Trieste insieme a noi,avresti avuto tempo,quel tempo che il destino non ti ha concesso portandoti via troppo presto.Chissà perchè dei milioni di ricordi che ho di te oggi la memoria si è focalizzata su un episodio specifico,forse perchè è l'emblema del nostro rapporto.Quella volta,l'unica volta,in cui tu hai tentato di darmi uno schiaffo,non ricordo se a torto o a ragione,e io fulmineamente,dopo anni di arti marziali,per un istinto da lupo,lo schivai e ti buttai a terra,subito pentito della mia reazione meccanica e non pensata.Ricordo che rimanemmo per un minuto entrambi sbalorditi,tu perchè mai avresti pensato di darmi uno schiaffo e di trovarti atterrato dal tuo giovane figlio,io perchè mai avrei voluto una superiorità,una qualsiasi superiorità,su di te,soprattutto una basata sulla forza.Nel momento in cui ti diedi la mano per tirarti su scoppiammo insieme a ridere,una risata liberatoria,di quelle che spezzano l'imbarazzo ma che era come un riconoscimento di uguaglianza,un dire tacito "Ora sei uomo,nessuno ti toccherà per umiliarti,neanche Papà"e in quel momento paradossalmente c'è stata una vicinanza totale,vicinanza che ho ritrovato negli ultimi istanti della tua vita e che mi hanno fatto capire quanto mi amavi malgrado i nsotri scontri ferocissimi.Adesso che sono maturo anch'io ti comprendo meglio come uomo e come padre,mi avvicino a te sempre di più,e mi pento di certi miei atteggiamenti infantili e soprattutto di non potertele dire in faccia tutte queste cose,e cioè del bene immenso che anche io ti ho sempre voluto e di quanto porti in me tutte le cose che mi hai insegnato da piccolo e che cerco di trasmettere anche ai miei figli.Ti lascio un regalo qui che sono sicuro apprezzerai.Buon compleanno Papà.

lunedì 26 marzo 2012

Televisione


Whale Wars grande successo per Animal Planet e di Sea Shepherd


La serie televisiva Whale Wars ha in più vasto pubblico Animal Planet nella storia della rete, quando è andata in onda negli Stati Uniti e in Canada per 7 settimane consecutive nel mese di novembre e dicembre 2008 con la prima stagione.

La seconda stagione di Whale Wars ha visto valutazioni ancora più forte e crescente successo a livello internazionale con 11 episodi. Stagione 2 plauso dalla Television Academy of Arts and Sciences come "televisione con una coscienza" e ha anche ricevuto un premio Genesis.

La serie settimanale segue l'equipaggio della nave di Sea Shepherd di documentare i nostri non-violente tecniche di azione diretta che Garner in tutto il mondo l'attenzione dei media nel tentativo di chiudere la flotta baleniera giapponese illegale e far rispettare il diritto internazionale per la conservazione. La serie ha portato l'attenzione su questo problema che ha scatenato una polemica mondiale sulla pratica della caccia illegale sotto la maschera di ricerca nel Santuario delle Balene dell'Oceano Meridionale.

Whale Wars mette in mostra un gruppo eterogeneo di persone che non sono sempre perfette, ma sono dedicati, compassionevole, e disposti a rischiare la vita per salvare le vite dei giganti gentili.

Canzoni

Poesie


Tu la notte io il giorno
così distanti e immutevoli
nel tempo
così vicini come due alberi
posti uno di fronte all`altro
a creare lo stesso giardino
ma senza possibilità di
toccarsi
se non con i pensieri
Tu la notte io il giorno
tu con le tue stelle e la luna
silenziosa
io con le mie nuvole ed il
sole abbagliante
tu che conosci la brezza
della sera
ed io che rincorro il vento
caldo
fino a quando giunge il
tramonto
I rami divengono mani
tiepide
che si intrecciano
appassionate
le foglie sono sospiri
nascosti
le stelle diventano occhi di
brace
e le nuvole un lenzuolo che
scopre la nudità
La luna e il sole sono due
amanti rapidi e fugaci
e non siamo più io e te
siamo noi fusi insieme
nella completezza della luce
fioca
ondeggiante come la marea
in eterna corsa...
So cosa significa amore
quando il giorno muore.



Antonia Pozzi

Accadimenti


Tabucchi, uomo libero


Ci sono momenti in cui il nostro mestiere è davvero feroce, impietoso. E questo è uno di quelli: scopri che un tuo amico è morto e, invece di startene in silenzio a ricordarlo, magari a pregare per lui, ti tocca subito scriverne. Pochi minuti fa ho saputo che è morto Antonio Tabucchi, a Lisbona. Dicono che “era da tempo malato”. Non l’aveva detto nemmeno agli amici. Sapevo, me ne aveva parlato nell’ultima telefonata dal Portogallo qualche mese fa, di una frattura a una gamba, che aveva aggravato i suoi problemi alla schiena. Altro non so. Quello che so di lui è che era uno dei pochissimi intellettuali internazionali rimasti all’Italia (non direi “in Italia” visto che ci viveva poco, e con sempre maggiore disagio). Temo che la parola “intellettuale” non sarebbe piaciuta a lui così schivo, minimalista, autoironico, antiretorico, quasi autobeffardo. Ma, se la parola “intellettuale” aveva ancora un senso, è proprio perché c’era lui. Non ho voglia né competenza per disquisire sul valore letterario dei suoi romanzi e dei suoi racconti. Ma sono stato testimone del suo modo di concepire la cultura e l’impegno: fu nel 2002, quando cominciò a scrivere sull’Unità perché nessun grande giornale italiano “indipendente” poteva più ospitare gli articoli di uno dei più noti scrittori italiani, tradotto in tutto il mondo, solo perché erano irriducibilmente critici contro il regime di Berlusconi e contro chiunque non vi si opponesse con la necessaria intransigenza. Compreso il presidente Ciampi, che qualche legge vergogna la bocciava ma molte altre le promulgava. Un giorno Tabucchi, sull’Unità e su Le Monde, criticò duramente Ciampi per una sua apertura sui “ragazzi di Salò”: per protesta il senatore Andrea Manzella, consigliere del Quirinale, lasciò la presidenza dell’Unità.«Che razza di Nazione è quella dove uno scrittore può insolentire il capo dello Stato sull’Unità e su Le Monde?», si domandò Bruno Vespa, convinto che il dovere dell’intellettuale sia quello di servire e plaudire sempre il potere, mai di criticarlo. Tabucchi non ne faceva passare nessuna a nessuno. Uno dei suoi bersagli prediletti era Giuliano Ferrara, il più servile dei servi berlusconiani eppure sempre considerato “intelligente” da chi a Berlusconi avrebbe dovuto opporsi. Una sera, a Porta a Porta, Ferrara definì l’Unità di Furio Colombo e Antonio Padellaro “giornale omicida” e accusò Colombo e Tabucchi di essere nientemeno che i “mandanti linguistici del mio prossimo assassinio” (che naturalmente non ci fu). Qualche anno dopo rubò letteralmente un articolo che Tabucchi aveva scritto per Le Monde, in cui ricordava i trascorsi di Ferrara come spia prezzolata della Cia, e lo pubblicò in anticipo sul Foglio. Tabucchi gli fece causa al Tribunale di Parigi, e la vinse. Ricordo la sua soddisfazione appena uscì la sentenza, che riportava il tragicomico interrogatorio di Ferrara, il quale ammetteva che, sì, aveva confessato lui stesso di aver fatto l’informatore a pagamento di un servizio segreto straniero, ma non era vero niente, la sua era solo una “provocazione”: tant’è che – aggiunse – non ci sono le prove. Figurarsi la faccia dei giudici parigini dinanzi a questo “giornalista” ed ex-ministro italiano che si vanta di raccontare frottole sulla propria vita e aggiunge: trovate le prove di quel che scrivo, se ne siete capaci. Infatti fu condannato su due piedi. Ecco, in quella sentenza, oltre a quello dei giudici, c’era anche tutto lo stupore di Antonio, che essendo un cittadino del mondo prestato all’Italia non riusciva a tollerare tutto ciò che, per assuefazione e rassegnazione, in Italia si ingoia e si digerisce. E si ostinava a chiamare le cose con il loro nome: quello berlusconiano era un “regime”, chi non lo ostacolava era un “complice”, chi lo sosteneva era un “servo”, chi deviava dal dettato costituzionale era un “eversore”, chi violava le leggi era un “delinquente”, chi approfittava delle cariche pubbliche per farsi gli affari suoi era in “conflitto d’interessi”, dunque “ineleggibile”. Per questo Tabucchi era isolato e malsopportato nel mondo degli intellettuali italiani: perché, essendo un uomo libero, mostrava loro col suo esempio ciò che avrebbero dovuto essere e invece non erano. Per viltà, conformismo, sciatteria, convenienza, paraculaggine, quieto vivere.

Per questo i politici (tutti) lo ignoravano, anzi lo temevano: non tanto a destra (lì si legge poco e si capisce ancor meno), quanto a sinistra (bersaglio fisso dei suoi strali contro gli inciuci dei D’Alema e dei Violante). Per questo, tre anni fa, quando Padellaro e io gli annunciammo la prossima nascita del Fatto quotidiano, si prenotò subito per collaborarvi. E ci mandò articoli, e ci concesse interviste, e ci regalò anticipazioni dei suoi libri, ma soprattutto la sua vicinanza, la sua amicizia, i suoi consigli mai banali, mai scontati. Le sue critiche irriducibili, definitive al regime non risparmiarono nemmeno Napolitano (che diversamente da Ciampi di leggi vergogna non ne respinse nemmeno una) e infatti potevano trovare ospitalità solo sul Fatto. Così come un anno fa fu il Fatto a pubblicare la versione integrale di un suo articolo, scritto per Le Monde ma tagliuzzato persino dal tempio dell’informazione parigina, in cui faceva a pezzi l’intellighenzia francese che aveva scambiato per un martire un volgare assassino come Cesare Battisti. Pochi mesi dopo, quando Battisti fu accolto trionfalmente in Brasile e lì protetto dalle autorità, Tabucchi rifiutò di intervenire al festival letterario di Paraty per protesta contro il governo di Brasilia.

Tabucchi era anche un amico di Annozero: ricordo che intervenne in collegamento da Parigi nella famosa puntata con Luigi De Magistris e Clementina Forleo, che poi costò il posto e la carriera a entrambi i magistrati coraggiosi: aveva capito che, su quelle due vicende, si giocava un bel pezzo della nostra democrazia, intesa come separazione dei poteri. Un’altra volta, da Santoro, si parlava della legge bavaglio sulle intercettazioni e lui, col suo feroce e placido candore tipico dell’italiano all’estero, ricordò che i parlamentari non possono essere intercettati: se la loro voce viene captata da una cimice è perché parlano con qualche delinquente intercettato: “Se i nostri politici telefonassero alla Caritas o alla Comunità di Sant’Egidio nessun giudice li ascolterebbe”.

I ricordi personali si affollano, in questi primi momenti senza di lui. La sera che lo conobbi, in un paesino della Toscana a due passi dalla sua Vecchiano: presentavo un mio libro in un teatro con Peter Gomez, lui si mescolò tra la folla e alla fine si fermò a cena fino alle due di notte. Pochi mesi dopo due suoi cari amici di Pisa, Alma e Roby, organizzarono un incontro con me a Pisa per presentare “Montanelli e il Cavaliere”, e lui volle essere sul palco, perché Adriano Sofri (che lui pure aveva difeso nel processo, reputandolo innocente a differenza di quel che ho sempre pensato io), mi aveva pesantemente attaccato sul Foglio proprio alla vigilia, e correva voce che qualche suo amico pisano sarebbe venuto a contestarmi. E poi le cene nella casa di Vecchiano, con l’adorabile moglie Zè e gli amici Alma e Roby. E una cena in un bistrot di Parigi, dove gli presentai Barbara Spinelli e Tommaso Padoa-Schioppa, altri grandi amici del Fatto.

Quand’ero all’Unità, Antonio prese carta e pena per difendermi da una campagna orchestrata dal Corriere sulla mia presunta “misoginia” per una mia critica a Ritanna Armeni, che faceva da spalla a Ferrara a “Otto e mezzo”. E tornò a farlo quando, su Repubblica, un collega oggi scomparso mi attaccò per avere io osato ricordare le amicizie mafiose di Schifani. Per quell’articolo Schifani, già presidente del Senato, gli fece causa civile e gli chiese 1 milione e 300 mila euro. Di quella causa parlammo tante volte, anche nell’ultima telefonata dall’ospedale: seguiva la sua difesa parola per parola, voleva sapere tutto, raccoglieva i documenti che gli mandavo sulle amicizie schifaniane e poi li commentava, felice di avere scritto soltanto la verità, nient’altro che la verità. Ma anche incredulo, sempre per quel candore che descrivevo prima, di fronte a un’alta carica dello Stato che chiede un milione e rotti a un privato cittadino, a un intellettuale: un fatto impensabile in qualunque altro paese del mondo.

Ora mi auguro che nessun politico dica una parola sulla sua morte. Sarebbe davvero troppo.



Marco Travaglio

Pensieri


Dio non ha mai creato questo mondo


Osho Rajneesh (11 dicembre 1931-19 gennaio 1990), mistico ‘sui generis’, provocatorio, immediato, non contrario verso le attitudini sessuali. Criticò le religioni organizzate: ‘sistemi di potere che nascondono la verità sull’illuminazione‘. Nel 1981 si trasferì nell’Oregon, dove i suoi seguaci fondarono una comune (65.000 acri), che ebbe un grande seguito. Nel 1985 fu arrestato e condannato a dieci anni di carcere, sospesi con la condizionale, ed espulso dagli Stati Uniti. Osho lo considerò un complotto da parte dei fondamentalisti cristiani. Scrisse anche che i servizi segreti, gli somministrarono, durante la prigionia, del cibo avvelenato che lentamente lo portò alla morte.

Osho: “Per prima cosa, sarai sorpreso di sapere che Dio non ha mai creato questo mondo. Esso è la tua creazione. Dio ha creato un mondo, ma non quello che conosci tu. Egli non ha affatto creato questo mondo in cui esistono Richard Nixon, il Vietnam, Adolf Hitler e Mussolini, il fascismo e il comunismo, Stalin e Mao. Dio non ha creato questo mondo pieno di miseria nel quale la gente è avida, accaparratrice; questo mondo in cui la vita è così orribile, senza amore; dove la gente non fa che competere, lottare, scontrarsi con estrema violenza… Questo mondo non l’ha creato Dio:questo è il tuo mondo! Dio ti ha creato in quanto libertà. Naturalmente, nella libertà è implicito l’opposto. Puoi fare il bene o il male, a secondo della tua scelta. Dio ha donato a tutti la libertà di scelta.

Questo è il tormento e l’estasi dell’uomo. L’estasi perchè l’uomo è libero. Non riesci a vederlo? Un albero non è libero; un cespuglio di rose è un cespuglio di rose: tutto ciò che gli accade è già predestinato. Ecco perchè dico: nulla può essere paragonato alla bellezza dell’uomo. Tutti sono totalmente liberi, e le scelte possibili sono tantissime. L’uomo è un arcobaleno, composto da tutti i colori. Egli non è predestinato. Ecco perchè, usando la nostra libertà, abbiamo creato questo mondo; la responsabilità è nostra. Egli ti ha dato corda a sufficienza… Puoi andare fuori strada, ma puoi anche tornare indietro. Questo mondo esiste grazie alla possibilità di perdersi… E’ possibile imprimere al mondo un cambiamento radicale; una volta trasformata la nostra consapevolezza, questo mondo può essere totalmente diverso”.



Franco Battiato

domenica 25 marzo 2012

Accadimenti


Corriere della Sera, 14 novembre 1974


Cos'è questo golpe? Io so


di Pier Paolo Pasolini


Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.

Poesie

Canzoni

Televisione

lunedì 19 marzo 2012

Accadimenti


Una telegrafica riflessione oggi che è la festa del Papà.Si dice tanto e secondo me anche a sproposito,sulla decadenza di questo ruolo,conseguenza di una più generale crisi del maschio.Si parla di ruolo superato,di non autorevolezza,di inutilità,qualcuno come Crepet ci scrive anche dei libri dicendo,a mio avviso,un mucchio di stupidaggini ma che sono molto alla moda.Che nessun padre perda il suo tempo dietro queste parole vuote,ma si faccia guidare sempre e solo dall'unica legge che viene tatuata nell'anima di chi ha la fortuna di avere figli:trasferire Amore da un cuore all'altro.Lo si fa sbagliando,prendendo cantonate continue,andando per tentativi,sommersi da critiche,fischi e ingiurie che, come venti furiosi alle volte spostano leggermente il nostro equilibrio,ma restando solidamente ancorati a terra.Solo il tempo ci saprà dire verso quale cuore saremo stati bravi a travasare tutto l'infinito Amore che portiamo dentro.

Poesie


Canzone di strada

Perché vergogna? Quando uno ha pagato il suo tempo,
se lo lasciano uscire, è perché è come tutti
e ce n'è della gente per strada, che è stata in prigione.

Dal mattino alla sera giriamo sui corsi
e che piova o che faccia un bel sole, va sempre per noi.
E' una gioia incontrare sui corsi la gente che parla
e parlare da soli, pigliando ragazze a spintoni.
E' una gioia fischiar nei portoni aspettando ragazze
e abbracciarle per strada e portarle al cinema
e fumar di nascosto, appoggiati alle belle ginocchia.
E' una gioia parlate con loro palpando e ridendo,
e di notte nel letto, sentendo buttarsi sul collo
le due braccia che attirano in basso, pensare al mattino
che si tornerà a uscir di prigione nel fresco del sole.

Dal mattino alla sera girare ubriachi
e guardare ridendo i passanti che vanno
e che godono tutti - anche i brutti - a sentirsi per strada.
Dal mattino alla sera cantare ubriachi
e incontrare ubriachi e attaccare discorsi
che ci durino a lungo e ci mettano sete.
Tutti questi individui che vanno parlando tra sé,
li vogliamo alla notte con noi, chiusi in fondo alla tampa,
e seguire con loro la nostra chitarra
che saltella ubriaca e non sta più nel chiuso
ma spalanca le porte a echeggiare nell'aria -
fuori piòvano l'acqua o le stelle. Non conta se i corsi
a quest'ora non hanno píù belle ragazze a passeggio:
troveremo ben noi l'ubriaco che ride da solo
perché è uscito anche lui di prigione stanotte,
e con lui, strepitando e cantando, faremo il mattino.




Cesare Pavese

Canzoni

giovedì 15 marzo 2012

Fotografia






Il colore del tempo
Fotografia di Simon Belham

Poesie


Gli araldi neri


Ci sono colpi nella vita, così forti…io non so!
Colpi come l’odio di Dio; come se di fronte ad essi,
la risacca di tutto il sofferto
ristagnasse nell’anima…Io non so!

Sono pochi; però sono…Aprono solchi scuri
nel volto più fiero e nel lombo più forte.
Saranno forse i puledri di barbari Attila;
o gli araldi neri che ci invia la Morte.

Son le cadute profonde dei Cristi dell’anima,
di qualche fede da adorare che il Destino bestemmia.
Questi colpi sanguinosi sono i crepitii
di qualche pane che sulla porta del forno ci si brucia.

E l’uomo…Povero…povero! Gira lo sguardo, come
quando una pacca sulla spalle ci chiama;
Gira gli occhi pazzi, e tutto il vissuto
ristagna, come una pozzanghera di colpa, nello sguardo.

Ci sono colpi nella vita, così forti…Io non so!



Cesar Vallejo

Comicità


Se appartenete a quella schiera di impavidi eroi che si sono messi in testa di conquistare una single incallita , vi inviterei a riflettere sull’eventualità di ripiegare su sport un po’ meno rischiosi tipo lo sci estremo o la speleologia nei crateri di vulcani in attività. Se poi siete proprio alla ricerca di emozioni forti, posso suggerirvi di tentare il lancio dalle cascate del Niagara chiusi in una botte di bourbon, ma vi prego, lasciate perdere le imprese impossibili. Basta infatti aprire un qualsiasi trattato di etologia per scoprire che la specie donna single è catalogata tra le specie terrestri più pericolose subito dopo le tartarughe azzannatrici, le anaconde verdi ed il pitone reticolato. Sulla salute mentale dell’uomo poi, questo ramo del mondo femminile può avere degli effetti a dir poco devastanti. Si è infatti calcolato che tre mesi di strenuo corteggiamento e di tenace approccio nei confronti di un esponente della categoria sopra citata, sulla psiche di un uomo di intelligenza media, normodotato ed automunito, equivalgono ad uno a scelta dei seguenti atti di autolesionismo: a) quattordici domeniche consecutive presso un mobilificio Ikea tra le ore sedici e le ore venti con tutta la famiglia al seguito. b) dieci ore di visione ininterrotta di “Uomini e donne”. c) un viaggio in Tibet con Edoardo Costa.
Fatta questa necessaria premessa, se siete rimasti dell’idea di tentare la conquista di una single, il secondo consiglio sensato che posso darvi è quello di indagare sulle ragioni di questa sua condizione.
La specie “donna single” è infatti composta da almeno tre diverse sottospecie tutte caratterizzate da una certa pericolosità e classificabili nel seguente modo: la single traumatizzata, la single catechizzata, la single incazzata.
La single traumatizzata


Appartengono a questa categoria le donne reduci da separazioni , divorzi e , soprattutto, da abbandoni improvvisi da parte del fidanzato a pochi mesi o giorni dal matrimonio. Generalmente hanno scoperto un’infedeltà in modo traumatico. Che so , magari sono state fidanzate per nove anni con un tizio che pur di non stirarsi i boxer li infilava tra le pagine della Treccani a mo’ di fiori secchi. Magari durante i preparativi delle nozze hanno incaricato quel fidanzato di scegliere il menù del ristorante ed improvvisamente lui ha manifestato un interesse tale per la preparazione delle pietanze e della tavola da fargli fare affermazioni del tipo: “Cara , vado a controllare che abbiano piegato i tovaglioli a forma di cigno come mi ero raccomandato!” , oppure: “ Tesoro, vado ad assicurarmi che sui segnaposto abbiano trascritto il nome dell’invitato in italiano, curdo e cinese mandarino come mi ero premurato di chiedere”, o anche: “Amore , vado a verificare che in ciascuno dei duecentosette calici di cocktail di gamberi destinati agli inviatati vi siano dieci gamberi maschi e dodici gamberi femmina come mi ero raccomandato.” In linea di massima lei è talmente emozionata e presa dai preparativi che trascura qualsiasi segnale e non sospetta nulla fino alla fine, tanto che quando il giorno del suo matrimonio vede il fidanzato attraversare la navata della chiesa al fianco della capocuoca africana del ristorante “Buca di Bacco”, spiega ai parenti che non c’è da preoccuparsi. Evidentemente nelle cucine del ristorante c’era poco spazio e lui la sta accompagnando a stendere la pasta sfoglia sull’altare.Realizzerà l’accaduto solo quando si renderà conto che quei parenti a cui ha appena dato spiegazioni e che la guardano con aria interrogativa sono in realtà quindici appartenenti di una tribù Masai tra cui padre, fratelli e cugini di primo grado della sposa. La single traumatizzata va avvicinata con grande tatto e discrezione. Ha infatti sviluppato una forte diffidenza nei confronti dell’universo maschile e, soprattutto, un’ipersensibilità mostruosa. Sappiate che molto probabilmente anche le frasi più innocue sortiranno lo spiacevole effetto di farla scoppiare in un pianto dirotto. Capiterà che le chiediate ingenuamente: “Che ne dici di andare al cinema?” proponendole un film e lei comincerà a singhiozzare come una disperata. Al che voi farfuglierete : “Ho capito, “Natale in India” lo vado a vedere con i colleghi d’ufficio, sceglilo tu il film tesoro!” e lei vi risponderà soffiandosi il naso “Non è questo. E’ che io e lui andavamo sempre al cinema!”. Sappiatelo. Questo genere di reazioni provocherà in voi una sorta di psicosi per cui comincerete ad industriarvi a cercare alternative originali al cinema del tipo: “ E se andassimo a Torrimpietra ad assistere alla coagulazione del latte tramite caglio liquido di vitello?”Neanche andare a mangiare una pizza con una single traumatizzata sarà mai una cosa semplice. Voi ordinerete una capricciosa e lei si scioglierà in una valle di lacrime mormorando tra i singhiozzi:”Anche lui ordinava sempre la capricciosa!”. Al che voi ordinerete una pizza ai funghi e lei ricomincerà a piangere più forte di prima dichiarando “Andavamo sempre a cercare i funghi in un bosco del cuneese assieme al suo bracco Willy!”. A questo punto chiederete scusa al cameriere e ordinerete una pizza senape , zenzero ed aloe vera. Lei passerà così il resto della serata tranquilla e voi passerete il resto della serata nella toilette del ristorante. Vale la pena entrare in questo tunnel? Rifletteteci bene.
La single catechizzata

Devo avvisarvi. Si tratta di un vero osso duro. E’ una di quelle tipe con un curriculum di questo genere: nasce in un piccolo paese di collina che non conta più di trecento abitanti ma vanta i natali di settanta beati, centoquindici martiri, tre papi, sette arcivescovi più una media di due vocazioni al giorno ed almeno un’apparizione mariana all’anno. La madre era una sarta di abiti talari ed il padre un rappresentante di ceri votivi. A sei anni aveva già vinto un master in teologia, genesi e gnosi ebraico - cristiana. Ha avuto un unico fidanzato. Si chiamava Gian Filippo, suonava la chitarra nella parrocchia del paese limitrofo.Una sera erano in macchina e lei ad un certo punto gli ha detto seccata: “Non correre!” . Lui ha ribattuto” Ma se sto andando a trenta chilometri orari!” E lei “Sto parlando della tua mano sulla mia spalla sinistra. E’ troppo presto, scusa ma ancora non me la sento.”Si sono lasciati a seguito di una violenta discussione sull’opportunità o meno dell’uso del si bemolle nel canto di chiesa “Il Signore è il mio pastore”. Dopo questa storia così intensa e travolgente da un punto di vista fisico ed emotivo, la specie di sigle appena descritta non ha più avuto approcci con individui di sesso maschile . Se siete incappati in un soggetto di questo tipo e subite irresistibilmente il fascino disarmante della purezza e dell’ingenuità, sappiate che al di là delle apparenze vi state avventurando in un’impresa tutt’altro che facile. Tutti i più limpidi o torbidi tentativi di iniziarla ai piaceri della vita di coppia e ai piaceri della carne cadranno miseramente nel vuoto. Se dopo otto mesi di corteggiamento la implorerete di farvi salire a casa sua lei vi risponderà che la settimana prima è salito il prete a benedirle la casa e non è bello che ci sia questo via vai di uomini nel suo appartamento. Se le proporrete un film con situazioni un po’ forti, un po’ al limite, un po’ selvagge lei replicherà che “Il libro della giungla” l’ha già visto due volte.Se deciderete di farle capire una volta per tutte le vostre intenzioni trasgressive ammanettandola, lei vi chiederà di leggerle i suoi diritti.Vale la pena entrare in questo tunnel? Rifletteteci bene.
La single incazzata

Ce l’ha con gli uomini. Tutti. Indistintamente. In linea di massima è perché vi ha conosciuto a fondo o perchè è stata ad un passo dal matrimonio e si è resa conto in tempo che stava per sposare un perfetto idiota. L’illuminazione potrebbe esserle arrivata all’improvviso, magari quando ha scoperto che il suo futuro marito ha fatto la lista di nozze presso il negozio “Roma Store” e che nell’elenco degli oggetti utili per la casa ha inserito un set di sottobicchieri con il ritratto di Francesco Totti nell’atto di segnare un gol alla Lazio.Vi consiglio vivamente di stare alla larga da questa specie di donna single, anche perché si tratta di un soggetto piuttosto ingannevole . Le ragioni della sua pericolosità sono essenzialmente due: il primo è che questo soggetto partecipa attivamente a tutte le iniziative riservate ai single quali feste, cene e crociere dando perciò l’idea di essere fortemente intenzionato a trovare l’anima gemella. In realtà la ragione è ben diversa: la single incazzata va in crociera con i single perché nutre un odio profondo nei confronti di effusioni e smancerie varie tipiche delle coppie. Il secondo motivo è una diretta conseguenza del primo: non desiderando relazioni stabili e detestando gli uomini con tutta se stessa, ovviamente li attira come una calamita. Tutto ciò scatena passioni , delusioni e reazioni malsane che sfociano quasi sempre in scene madri poco dignitose per l’uomo che ci casca. Potrei portarvi ad esempio un gran numero di pietosi episodi che testimoniano gli effetti devastanti che la single incazzata ha sugli uomini che le si avvicinano, ma credo che per scoraggiarvi dal tentare la conquista della specie di donna sigle più pericolosa in assoluto basterà rivelarvi un piccolo particolare: quelli che nuotano seguendo la scia delle navi da crociera per single non sono delfini ma uomini che continuano a pedinare la specie appena descritta perché proprio non se ne fanno una ragione.



Selvaggia Lucarelli

Accadimenti


Ma interessa ancora a qualcuno sapere perché vent’anni fa è morto Paolo Borsellino con gli uomini di scorta? Sapere perché l’anno seguente sono morte 5 persone e 29 sono rimaste ferite nell’attentato di via dei Georgofili a Firenze, altre 5 sono morte e altre 10 sono rimaste ferite in via Palestro a Milano, altre 17 sono rimaste ferite a Roma davanti alle basiliche? Interessa a qualcuno tutto ciò, a parte un pugno di pm, giornalisti e cittadini irriducibili? Oppure la verità su quell’orrendo biennio è una questione privata fra la mafia e i parenti dei morti ammazzati?

È questa, al di là delle dotte e tartufesche disquisizioni sul concorso esterno in associazione mafiosa, la domanda che non trova risposta nel dibattito (si fa per dire) seguìto alla sentenza di Cassazione su Marcello Dell’Utri e alle parole a vanvera di un sostituto Pg. O meglio, una risposta la trova: non interessa a nessuno. A parte i soliti Di Pietro e Vendola, famigerati protagonisti della “foto di Vasto” che va cancellata o ritoccata come ai tempi di Stalin, magari col photoshop, non c’è leader politico che dica: “Voglio sapere”. Anzi, dalle dichiarazioni dei politici che danno aria alla bocca senza sapere neppure di cosa parlano, traspare un corale “non vogliamo sapere”.

Forse perché sanno bene quel che emergerebbe, a lasciar fare i magistrati che vogliono sapere: il segreto che accomuna pezzi di Prima e Seconda Repubblica, ministri e alti ufficiali bugiardi e smemorati, politici, istituzioni, apparati, forze dell’ordine, servizi di sicurezza. Quel segreto che viene violato solo quando proprio non se ne può fare a meno perché mafiosi e figli di mafiosi han cominciato a svelarlo. Quel segreto che ha garantito carriere ai depositari e ai loro complici. Già quel poco che si sa – che poi poco non è – è insopportabile per un sistema che si ostina a raccontarci la favoletta dello Stato da una parte e dell’Antistato dall’altra, l’un contro l’altro armati. La leggenda del “mai abbassare la guardia”, delle “centinaia di arresti e sequestri”, “della linea della fermezza”, del “tutti uniti contro la mafia”, mentre dietro le quinte si tresca con quella per venire a patti, avere voti, usarla come braccio armato e regolare i conti sporchi della politica, rimuovendo un ostacolo dopo l’altro: da Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, giù giù fino a Falcone e Borsellino.

Ora, nel ventennale di Capaci e via D’Amelio, prepariamoci a un surplus di retorica, nastri tagliati, cippi, busti e monumenti equestri, moniti quirinalizi, lacrime tecniche e sobrie, corone di fiori delle alte cariche dello Stato (anche del presidente del Senato indagato per concorso esterno che spiega all’Annunziata la sua teoria di giurista super partes sul concorso esterno senza neppure arrossire). Sfileranno in corteo trasversale quelli che -come da papello – han chiuso Pianosa e Asinara, svuotato il 41-bis facendo finta di stabilizzarlo come da papello, abolito i pentiti per legge, tentato di abolire pure l’ergastolo, regalato ai riciclatori mafiosi tre scudi fiscali.

Quelli che han detto “con la mafia bisogna convivere” e ci sono riusciti benissimo. Casomai interessasse a qualcuno, i disturbatori della quiete pubblica riuniti nell’Associazione vittime di via dei Georgofili, guidata da una donna eccezionale, Giovanna Maggiani Chelli, hanno appena reso noto la sentenza con cui la Corte d’assise di Firenze ha mandato all’ergastolo l’ultimo boss stragista, Francesco Tagliavia. “Una trattativa – scrivono i giudici – indubbiamente ci fu e venne, quantomeno inizialmente, impostata su un do ut des. L’iniziativa fu assunta da rappresentanti delle istituzioni e non dagli uomini di mafia”. Dopo il concorso esterno, se ci fosse un po’ di giustizia, la Cassazione dovrebbe abolire anche la strage. Oppure unificare i due reati in uno solo, chiamato “schifo”.



Marco Travaglio

martedì 13 marzo 2012

Pensieri


L'uomo intelligente è quello che mantiene la sua intelligenza a una temperatura indipendente dalla temperatura dell'ambiente in cui vive.





Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, 1977/92

Canzoni

Poesie


In questa notte, in questo mondo

A Martha Isabel
Moia


In questa notte in questo mondo
Le parole del
sogno dell’infanzia della morta
Non è mai questo ciò che uno vuole dire
La
lingua natale castra
La lingua è un organo di conoscenza
Del fallimento di
ogni poema
Castrato dalla sua stessa lingua
Che è l’organo della
ri-creazione
Del ri-conoscimento
Ma non quello della ri-surrezione
Di
qualcosa in maniera di negazione
Del mio orizzonte di sofferenza con il suo
cane
E niente è promessa
Tra il dicibile
Che equivale a
mentire
(tutto quello che si può dire è bugia)
il resto è silenzio
solo
che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l’amore
fanno
l’assenza
se dico acqua, berrò?
Se dico pane, mangerò?
In questa notte
in questo mondo
Straordinario silenzio quello di questa notte
Quello che
succede nell’anima non si vede
Quello che succede nella mente non si
vede
Quello che succede nello spirito non si vede
Da dove viene questa
cospirazione dell’invisibilità?
Nessuna parola è visibile.


Alejandra Pizarnik.

sabato 10 marzo 2012

Poesie


Due parole


Questa notte all’orecchio m’hai detto due parole.
Due parole stanche
d’esser dette. Parole
cosi’ vecchie da esser nuove.
Parole cosi’ dolci che la luna che andava
trapelando dai rami
mi si fermo’ alla bocca. Cosi’ dolci parole
che una formica passa sul mio collo e non oso
muovermi per cacciarla.
Cosi’ dolci parole
che, senza voler, dico: “Com’e’ bella la vita!”
Cosi’ dolci e miti
che il mio corpo e’ asperso di oli profumati.
Cosi’ dolci e belle
che, nervose, le dita
si levano al cielo sforbiciando.
Oh, le dita vorrebbero
recidere stelle.



Alfonsina Storni

Canzoni

Internazionale




Sulla spiaggia di Arraial do Cabo, circa 170 chilometri a est di Rio de Janeiro, alcuni turisti tentano di salvare una trentina di delfini spiaggiati. I bagnanti riescono a trascinare gli animali verso le acque profonde per permettere loro di prendere il largo. Secondo il sito web jukinvideo.com, che ha distribuito la clip, le immagini sono state girate dal tedesco Gerd Traue, turista in vacanza in Brasile. Il quotidiano brasiliano 'O Globo', che ha intervistato la popolazione locale, ha spiegato che è cosa comune per i delfini e altri mammiferi incagliarsi sulla spiaggia anche se è raro che così tanti animali perdano l'orientamento tutti insieme.

Televisione

venerdì 9 marzo 2012

Poesie


ACQUA E VENTO

Distesa d’acqua scintilli
sotto un fulmine lascivo
il mio pensiero azzurro e nero

Cammini per il bosco del mio sangue
alberi odorosi di sperma
alberi bianchi alberi neri

Abiti un rubino
istante incandescente
goccia di fuoco
incastonata nella notte

Corpo illimitato
in un’alcova minuta

II mare ti solleva fino al grido più bianco
l’edera del gemito mi conficca le unghie nella nuca
il mare ti squarcia strappandoti gli occhi
torre di sabbia che si sgretola
i tuoi lamenti scoppiano e svaniscono
galli neri
cantano la tua morte e la tua resurrezione

Sul bosco carbonizzato
passa il sole con un’ascia.



Octavio Paz

giovedì 8 marzo 2012

Accadimenti


Ci siamo. Tutti i circoli didattici con meno di mille alunni saranno accorpati sotto un unico Dirigente Scolastico con un’unica segreteria. Era un po’ che si ventilava questa ipotesi. E’ realtà. E così le magie prodotte fin qui da professori e personale tutto di scuole già in ginocchio sono stati vanificati da un soffio dall’alto.

A settembre un preside dovrà gestire anche 6, 7 o 8 plessi diversi. A settembre lo stesso preside (dirigente scolastico) dovrà comandare una nave per ogni porto di quartiere e coprire esigenze di alunni dai 3 ai 14 anni. Per ogni plesso ci sarà la parte che più mi tocca, legata agli alunni con disabilità che difficilmente potranno ricevere le attenzioni che meritano e le risorse necessarie.

Già oggi gli insegnanti di sostegno vengono assegnati alla scuola in base alle disabilità presenti. E la guerra delle ore è una guerra senza inizio e senza fine. Da settembre sarà decisamente impegnativo chi ha fatto la richiesta al Ministero, per quale plesso, su quante unità ecc …

Questa mattina ho incontrato la dirigente scolastica di Diletta che il prossimo anno sarà dirigente anche delle altre due figlie. Ottima e valida persona che mi sottolineava le enormi difficoltà. Ad oggi nessuno conosce nessuno. Ad oggi non esistono delle linee concrete sullo svolgimento del passaggio. L’unica cosa che conta è risparmiare. Risparmiamo sulla cultura. Ebbene si: pare che questa sia l’unica volontà. A pensarci bene, nell’ottica delle restrizioni economiche a sfavore dei soliti noti, una logica esiste. L’Italia deve essere affondata tutta e da dove partire se non dai bambini? Togliamo loro l’opportunità di competere culturalmente e tra venti anni si che saremo in fondo al baratro. Ma così chi decide di comandare può farlo al meglio.

Sono molto arrabbiata. Ogni giorno percepisco la carenza di soldi, la mancanza di strumenti, gli enormi sacrifici di tutti per i nostri figli e chi dovrebbe agevolare blinda i pochissimi figli di una classe dirigente in oasi lontane e lascia la massa nell’oblio della decadenza. La Dirigente era rammaricata, profondamente risentita, con le spalle al muro. Le famiglie sono sempre più provate economicamente e se prima un contributo extra poteva tappare il buco, oggi lo allarga e basta.

Trovare i soldi? Io continuo a pensare che finché pagheremo commissioni di inesperti per tassare giocando alla roulette russa puntata sui bersagli più facili, andremo davvero poco lontano. Non basta restituire le tessere elettorali o manifestare. Io dal mio piccolo punto di vista, credo che dovremo ripescare dagli armadi un immenso senso civico e civile e fare un po’ da noi. Come accadeva tanti anni fa .

Se chi governa non sa farlo, nè politicamente né tecnicamente, io sono convinta che potremmo governarci da soli e dimostrare che il governo è solo un insieme di persone sbagliate che denudate di fronzoli e ipocriti e fantomatici onori e pennacchi, non è degno di pulire le scarpe ad un popolo come il nostro. Credo nell’Italia, nella gente che incontro, ma non credo più di essere cittadina di una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Solo ognuno di noi può essere vero tassello per andare oltre questo momento.

I nostri figli devono studiare. Perché voglio credere che questa fase da film dell’orrore finirà.



Fabiana Gianni

Poesie


Ombra nelle ombre



Come un passero di fuoco
Le tue ali lasciavano cadere
Una profonda ombra.
Ti vidi scurire
Come se le ceneri della notte
Ti avessero coperto troppo.
E la tua ombra melodia di sangue
Mi inzuppava le ossa.
E i tuoi occhi
Specchi d’asfalto
Intagliavano statue d’acqua.
E le tue mani
Colonne d’alga
Turbavano i mari.
Io
Fantasma timoroso
Mi occultavo.
Temevo di guardare i tuoi occhi
Sapevo che erano oracoli.
Passarono quattro e una notte.
La tua ombra divenne bianca
Come la tua lingua.
Seppi che te ne saresti andato.
Cercai di guardare i tuoi occhi
Sequenza interminabile
Di volti sconosciuti.
Capii dunque
Che una notte cade
Con il peso di tutti i secoli
E che tutti i secoli
Pesano all’uomo
Come pesa l’ombra al corpo.



Lauren Mendinueta

martedì 6 marzo 2012

Poesie


Fuoco e ghiaccio



Dicono alcuni che finirà nel fuoco
il mondo, altri nel ghiaccio.
Del desiderio ho gustato quel poco
che mi fa scegliere il fuoco.
Ma se dovesse due volte finire, so pure che cos'è odiare,
e per la distruzione posso dire
che anche il ghiaccio è terribile
e può bastare.



Robert Frost

Internazionale


Wikilieaks è tornato a rivelare segreti di stato e di giochi di potere assai delicati. Si è parlato molto in questi giorni delle oltre 5mila di mail recuperate dai server della Stratfor, società privata americana di analisi geopolitica e intelligence, e rese pubbliche dal sito di Assange. Come già fatto in precedenza, il sito si avvarrà della collaborazione di 25 testate giornalistiche mondiali per diffondere ed analizzare il contenuto dei documenti. Per l'Italia farà riferimento a La Repubblica e L'Espresso. Rimangono per ora misteriosi i mezzi con cui Wikileaks è entrata in possesso di questi dati.

Della corrispondenza della Statfor è stato immediatamente divulgato uno scambio di mail tra i due numeri uno della società, che mette in dubbio la morte di Osama Bin Laden, o meglio, la fine che ha fatto il suo cadavere. Fred Burton, considerato uno dei più grandi esperti internazionali in tema di sicurezza, scrive queste righe a Geroge Fredman, fondatore e amministratore delegato della società: "Se il corpo è stato buttato a mare, cosa di cui io dubito, è simile al caso di Adolf Eichmann. La tribù ha fatto la stessa cosa con le ceneri dei nazisti. Vorremmo fotografie, campioni di DNA, impronte digitali. Il suo corpo è una scena del crimine e non credo che né l'FBI né il DOJ (il Dipartimento di Giustizia, Nda) permetteranno che ciò accada".
La risposta di Fredman: "Eichmann è stato visto vivo per molti mesi durante il processo prima che venisse condannato a morte e giustiziato. Nessuno avrebbe voluto per lui una tomba. Per questo venne cremato. Ma non mi pare che qualcuno abbia detto che non si trattasse di Eichmann. Non si può paragonare con questa sepoltura in mare senza che ci sia stata qualche possibilità di vederlo. Dubito che questo sia accaduto". Lo scambio di mail è datato 2 maggio 2011, poco dopo la morte di Bin Laden e la diffusione della versione ufficiale degli Stati Uniti secondo cui il cadavere del terrorista sarebbe stato buttato nell'Oceano Indiano. In sostanza, entrambi dubitano che il corpo del fondamentalista islamico sia stato gettato in mare e il paragone cui fa riferimento Burton, quello con Eichmann, dà bene l'idea di come secondo lui fosse necessaria una verifica sulla morte dell'uomo più pericoloso e ricercato degli ultimi dieci anni. La morte di Bin Laden è quindi da mettere in discussione?

Sarebbe certo un'ipotesi allarmante, che arriva come una doccia gelata nel bel mezzo delle presidenziali americane. In tutta risposta, la Stratford si solleva da ogni responsabilità, denunciando l'accaduto e il fatto che le mail potrebbero essere state "manipolate, contraffatte, e contenere imprecisioni". E conclude dicendo: "Siamo stati derubati, doverne rispondere significherebbe essere due volte vittime".

Intanto in Pakistan è stato demolito il compound dove, secondo la versione ufficiale, morì Osama bin Laden

Canzoni