martedì 5 giugno 2012
Cinema
Edimburgo 1926. Nell'ambito del suo tour mondiale giunge nella città scozzese il più grande illusionista di tutti i tempi: Harry Houdini. In città esercita la professione di medium, accompagnata dalla figlia Benji, Mary McGarvie. Houdini ha lanciato una sorta di sfida: chi riuscirà a mettersi in contatto con lo spirito di sua madre riceverà un'ingente somma di denaro. Mary è attratta dalla ricompensa e, basando la sua attività sulla contraffazione, cerca di entrare nel privato della star per carpire informazioni utili a farle vincere il premio. Ma al cuore non si comanda.
Gillian Armstrong nel 2007 affronta un bel rischio tornando sul tema dell'illusionismo dopo che The Prestige di Christopher Nolan e The Illusionist di Neil Burger avevano affrontato l'anno prima il giudizio delle sale scegliendo due modalità profondamente differenti per affrontare l'argomento. La regista è però abituata alle sfide sin dal suo esordio che la vide come prima donna australiana a dirigere un film di fiction dopo decenni di strapotere maschile. Decide quindi di privilegiare il taglio della storia d'amore cercando però di non banalizzarla. Ci riesce in gran parte grazie alla convergenza di alcuni fattori positivi. Innanzitutto la fama del suo protagonista.
Chi non ha sentito parlare almeno una volta in vita sua del grande Houdini, l'uomo che si faceva incatenare in una gabbia che veniva poi immersa nell'acqua e dalla quale riusciva a uscire libero? L'illusionista di origini ungheresi, emigrato negli States alla fine del Diciannovesimo Secolo, si qualificava anche come una sorta di (permettete il paragone irriverente) Piero Angela del tempo, impegnato com'era a smascherare la cialtroneria di alcuni pseudomaghi dell'epoca. A questo elemento di notorietà si aggiungono una ricostruzione scenografica accuratissima e, soprattutto, una prestazione straordinaria (per il mix perfettamente riuscito di vitalità giovanile e di precoce cinismo) di Saoirse Ronan nei panni della figlia di Mary.
Ai due protagonisti resta il compito di far progredire una relazione amorosa che avrebbe tutte le premesse per non riuscire dato l'inganno che le sta alla base. In fondo, sembra dire Armstrong, l'amore (oggi come allora) ha in sé una piccola o grande parte di dissimulazione. Cosa di meglio delle vicende di un grande illusionista per descriverne i percorsi?
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