venerdì 27 dicembre 2013

Film








Questo film è un viaggio.Un viaggio all'interno di diversi mondi.C'è lo "zoo umano"con tutta la sua fauna,con richiami moraviani al capolavoro "Gli Indifferenti".C'è l'ambientazione,con una Roma massicciamente presente,quasi fisica,con i suoi palazzi antichi che nascondono principi decaduti,donne sole in cerca dell'avventura di una notte,appartamenti con viste spettacolari per personaggi che neanche sanno più ammirarla.C'è la storia principale di uno scrittore che non scrive più,ma osserva,osserva molto,giudica,riflette,pensa,si aggira come un fantasma nelle vite altrui.E' solo lui che più si avvicina alla ricerca di quella bellezza che campeggia nel titolo,ma il suo sguardo disincantato,obnubilato dal risucchio cimiteriale della mondanità,ormai non vede altro che disfacimento,morale,etico,umano.Tenta in tutti i modi una domanda "Cosa c'è di spirituale?",la fa ad un cardinale troppo preso dalle feste in giardino e le ricette di cucina,la fa ai compagni di feste dove regna il nulla più assoluto,la fa soprattutto a sè stesso senza riuscire mai a trovare la risposta.L'unica figura del film che risponde e che fa da contraltare all'esaltazione della ricchezza sfrontata,alla falsità assurta a verità,alla noia del vivere,allo slittamento verso le umane debolezze,è quella della "santa",che inzialmente sembra essere inserita nel film quasi con una sorta di ghigno malefico,per sbattere in faccia ai vari personaggi la loro insulsaggine.Sembra più una macchietta che una figura vera e propria,ma l'unidimensionalità cede subito il passo al vero messaggio di questa figura,e cioè che esiste speranza solo nella verità,e che la vera,unica,grande bellezza è quella interiore,da ricercare e coltivare con sacrificio,con sudore,con lacrime,annullando la parte di sè incline ai compromessi,alle facili voluttà.La Santa mangia pochissimo,dorme per terra,sale la scalinata santa in ginocchio pur essendo anziana in segno di devozione.Genera un contrasto cosi forte rispetto alle altre figure che lei è come luce davanti ad ombre oscure.La sceneggiatura è perfetta nella sua essenzialità,e cosi le inquadrature,le sequenze,la colonna sonora,le interpretazioni magnifiche come quella di Servillo,ma anche quelle dolorose ed addolorate di Verdone e della Ferilli,il volto e il corpo irriconoscibili di Serena Grandi,la nervosa solitudine di Isabella Ferrari,tutti perfettamente inseriti e calibrati nella messinscena cinematografica.Oltre due ore di film che non stancano mai,ma che invitano ad ulteriori visioni alla ricerca di altri significati sfuggiti in prima battuta e soprattutto per il godimento dello spettatore davanti ad un opera che è "grande cinema".

4 commenti:

  1. Meraviglioso film!

    "La più consistente scoperta che ho fatto, pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni, è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare"

    Jap Gambardella

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  2. questo già anche prima dei sessantacinque anni....

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    1. Sapevo che avresti detto così ... :) È idem per me.

      Scena intensa ... 'Com'è il minestrone Jeppino?' Dadina
      'Il minestrone è buono. Ma tu com'è che mi hai chiamato Jeppino? Nessuno mi chiamava più così da secoli.' Jep
      'Perchè un amico, ogni tanto, ha il dovere di far sentire l'altro amico come quando era bambino.' Dadina

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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