lunedì 9 dicembre 2013

Film






La curiosità a volte gioca brutti scherzi,o meglio,regala delusioni parziali.E' il caso di questa pellicola,messa su,scritta,girata,fotografata,montata,insonorizzata,recitata,sicuramente con amore da tutto il cast,e questo un po' si percepisce,non è il solito prodotto raffazzonato italiano,messo su solo per sfruttare il tema del momento o l'attore famoso.E questo già lo differenzia da una bella fetta dell'attuale cinema italiano.Il tema è molto di attualità,l'eutanasia,ma qui viene trattato freddamente,analiticamente,senza emozione,senza partecipazione,volutamente,proprio per evitare cadute melense di script.Il problema è proprio lo script,secondo me,la Marciano è una eccellente sceneggiatrice,però qui non ha saputo dare quell'impronta decisiva che subito permea un film.Non basta purtroppo mettere pochi dialoghi,usare la tecnica di un ritmo iper rallentato,usare i primi piani,dilatare tempo e spazio,per produrre un film d'autore.Ci vuole il talento registico,ci vuole un ottimo ed originale script,ci vogliono attori capaci,e ci vuole quell'atmosfera che solo i grandi film sanno creare,ed i grandi registi.Vedendo alcune sequenze di questo film mi è venuto in mente uno degli ultimi film di Antonioni,il bellissimo "Identificazione di una donna",anche li c'era una giovane donna,anche li c'erano i paesaggi urbani con il loro squallore,anche li c'era il contrasto tra gli interni "dei ricchi"iper raffinati e quelli dei "borgatari",inteso in senso pasoliniano,spogli,disadorni,trasandati.Ecco mi sono immaginato per un po' cosa ne avrebbe fatto il maestro Antonioni di un film cosi,lui si che sapeva far precipitare lo spettatore dall'incomunicabilità più atroce alla poesia più pura,solo attraverso la forza delle sue immagini.Qui siamo ad una esordiente,con tanta esperienza ma come attrice come la Golino,che è sicuramente brava,ma il film pecca soprattutto di vuoti di scrittura che lo rendono incompiuto allo spettatore.E neanche la bravura della Trinca e di Cecchi possono sopperire a sequenze contraddittorie,ad azioni della protagonista estraniate ed estranianti,a psicologie dei personaggi che sono solo abbozzati e mai resi più corposi.Il travaglio di Miele,da angelo della morte che aiuta chi decide di farla finita,a donna libera dalla responsabilità della scelta di morire da parte degli altri,grazie all'Ingegner Grimaldi, che è l'unico che lucidamente e non costretto da malattie terminali,vuole l'abbraccio definitivo con la dama nera,è troppo poco incisivo.Cosi come le storielle di sesso che non la coinvolgono,cosi come gli incontri,tutto sembra scivolare sulla pelle di Miele e alla fine finisce per scivolare via anche agli occhi dello spettatore che non riesce ad immedesimarsi mai,nè nel bene nè nel male,con la protagonista.Peccato perchè ne poteva venir fuori un ottimo film.

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