sabato 7 maggio 2011
Cinema
Il detective Havenhurst viene chiamato sulla scena di un crimine. Una donna anziana è stata infilzata con una spada orientale in una casa vicina alla sua abitazione. I sospetti non possono che cadere sul figlio di lei, Brad, che, armato di fucile, afferma di avere con sé due ostaggi. Attraverso le ricostruzioni della fidanzata e di un regista teatrale emerge progressivamente la psicologia del giovane.
Secondo film in Concorso di Werner Herzog a Venezia 66. Due film dello stesso autore nella stessa competizione sono già di per sé un fatto anomalo. Se poi si aggiunge che si tratta del connubio tra Herzog e Lynch che produce il film la cosa si fa ancor più degna di attenzione. Poteva sembrare un'unione contro natura quella tra i due e invece il regista del confronto con il limite e analista acuto del suo possibile superamento si trova assolutamente a suo agio nelle atmosfere lynchiane così apparentemente astratte e invece così radicalmente reali.
In Brad c'è l'Herzog esploratore della sopravvivenza possibile in condizioni estreme che si ritrae all'ultimo momento salvato/perseguitato da un'ossessione religiosa che finisce con il permeare tutta la sua personalità e che gli altri qualificano sbrigativamente come 'depressione'. Brad ha una madre castratrice (splendidamente interpretata dalla lynchiana Grace Zabriskie) dal cui dominio assoluto non riesce a staccarlo neanche il rapporto con la fidanzata. Al giovane non resta che trovare nel suo rapporto con un Dio interiore e nella catarsi della messa in scena di Eschilo la 'forza' per fare ciò di cui la madre gli chiederà conto con le sue ultime parole.
È un film complesso quello di Herzog in cui, ispirandosi a un delitto realmente accaduto, sembra che si tracci una linea di confine tra la 'razionalità' (chi sta fuori della casa) e la 'follia' di Brad. Ma non è così. Il ragazzo con i suoi fenicotteri rosa ("aquile drag queen" come lui li definisce) cerca di proteggersi da un mondo di cui ha perso le coordinate e in cui un pallone da basket resta in attesa di un bambino di talento che lo trovi per poter dare un significato di libertà alla parola figlio.
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