giovedì 1 settembre 2016
Cinema
All We are saying is Give Peace a Chance". Il mantra di John Lennon è stato uno degli inni rivoluzionari pacifisti con la più alta capacità di penetrazione nel mondo anglosassone e non. Il più 'politico' dei Beatles (che avrebbe scritto e musicato quell'evergreen che è Imagine) era all'epoca già entrato nella "fase Yoko Ono" che avrebbe poi portato alla dissoluzione del gruppo scatenando le ire dei fan e dando il via alle accuse nei confronti della compagna orientale del musicista.
Questo documentario, che vede l'attiva collaborazione della vedova e che pertanto non può metterla in cattiva luce, ha comunque il pregio di mostrare, attraverso molti documenti inediti e interviste a chi all'epoca era entrato in contatto con il musicista, un'altra faccia della medaglia. È quella di una pop star all'apice del successo che, grazie forse anche a un'infanzia e adolescenza travagliate, sente il bisogno di fare qualcosa per un mondo che sia più in pace con se stesso. Sono gli anni della guerra nel Vietnam e Lennon è pronto a manifestare il suo dissenso in tutte le forme possibili. A partire dal "bed in" ad Amsterdam in favore della pace con la stampa ammessa periodicamente attorno al talamo nuziale fino all'attivo sostegno delle campagne anti Nixon negli States. Ed è qui che ebbe inizio il tentativo da parte dell'FBI di Edgar Hoover (che riferiva direttamente alla Casa Bianca) di espellere l'artista dal territorio americano. Perché giustappunto l'artista stava diventando sempre più 'politico' e riusciva, con il concerto di una sola serata, a far rivedere una sentenza che condannava pesantemente per l'uso di marijuana un'attivista pacifista. Questo Lennon era stato presentato all'epoca in Europa più come uno stravagante performer che come un impegnato militante. Le testimonianze di Walter Cronkite, di Angela Davis, di Ron Kovic (ricordate Nato il 4 luglio?), di George McGovern e di numerosi altri illuminano ora questo aspetto sinora mai abbastanza messo in luce della sua personalità. I Beatles all'epoca apparivano come il gruppo 'perbene' da contrapporre ai dissacranti Rolling Stones. Ma chi può ricordare un altrettanto partecipe attivismo politico da parte di Mick Jagger? Documentari come questo, che provvedono a far rivedere criticamente certi giudizi aprioristici, sono i benvenuti.
Giancarlo Zappoli
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