C’è una pozza d’acqua famosa nella letteratura psicanalitica : quella in cui si specchiò e perì Narciso. Il mito di Ovidio è conosciuto : Narciso, di straordinaria bellezza, all’età di sedici anni, si chinò su una pozza d’acqua per bere, e vide per la prima volta il suo viso riflesso in quella superficie liquida ; folgorato da tanta bellezza si innamorò della propria immagine e non riuscì più ad allontanarsi da quello specchio d’acqua nel quale finì per annegare cercando di raggiungere l’oggetto delle sue brame. Da questo mito Freud ha tratto la sua teoria sul narcisismo scritta nel 1914 in cui descrive le personalità centrate su se stesse, che fanno della propria immagine l’oggetto d’amore privilegiato e dello specchio il loro strumento elettivo. L’immagine e il culto della propria (o altrui) personalità è un elemento centrale dell’attuale cronaca italiana e l’uso e il consumo della bellezza fisica e del corpo è al centro dei dibattiti. Molte donne in tutta l’Italia proprio in questo periodo sono scese in piazza per protestare contro la riduzione del “femminile” a un’immagine narcisistica e contro l’uso del corpo come oggetto di scambio e di mercato.
Per Freud il narcisismo primario, per intenderci quello dei bambini, quello secondo il quale i bambini piccoli pensano di essere al centro del mondo, ebbene quel narcisismo, dovrebbe concludersi attorno ai cinque, sei anni di vita. Noi vediamo invece quanto il culto del corpo, della bellezza, dell’apparenza, sia sviluppato, e occupi uno dei primi posti nella scala dei valori della società contemporanea.
La psicanalisi evidenzia che anche l’inibizione può avere un fondo di narcisismo. L’identificazione con un ideale di sé troppo alto, formatosi perché i genitori o gli altri hanno avuto aspettative pressanti e esagerate nei confronti del figlio o perché la persona stessa si è identificata a un’immagine di sé irraggiungibile, può generare atteggiamenti di ripiegamento, di rinuncia, “perché tanto non riuscirò mai a essere così perfetto/a” e può dar luogo a forme di inibizione e di dipendenza dolorose. Dipendere da qualcuno permette di spostare l’onnipotenza narcisistica sull’altro e di considerarsi una sua parte o un suo prolungamento. E’ all’Altro che viene delegato il potere di ripristinare il proprio narcisismo. Freud affermava già nel 1914 che : “viene amato l’oggetto che possiede le prerogative che mancano all’io per raggiungere il suo ideale”. Nella nostra cultura spesso il narcisismo è considerato una virtù, una risorsa provvidenziale per la riuscita e il successo. Narcisismo diventa allora sinonimo di determinazione o di pensiero positivo, e si moltiplicano i training di autovalorizzazione dove non manca mai, tra le varie pratiche, quella che consiste nel dirsi più volte al giorno, davanti allo specchio : “io valgo”, “io riesco”, “ io conto”.
“Davanti allo specchio”, mi dice in seduta Rosanna, ironica, : “ io conto solo le mie rughe”. I training di autoconvincimento del proprio valore con lei non sono riusciti. La sua bellezza, su cui aveva fondato il suo potere, sta sfiorendo, e lei pensa che non ha più nulla per piacere e per interessare gli altri. Narcisismo e femminilità sono spesso abbinati, e la figura femminile allo specchio è una costante iconografica diffusa. Il fatto di poter piacere sembra soddisfare le esigenze dell’io ideale femminile, fondato sull’immagine idealizzata.
Ma la cronaca politica e sociale ci mostra come i disturbi del narcisismo siano presenti anche nel genere maschile e soprattutto negli uomini che sono al potere. In una recente intervista a un quotidiano italiano lo psichiatra Luigi Cancrini dice che il potere fa male alle persone che soffrono di un disturbo narcisistico della personalità. Non dubito che farà male a loro, ma fa sicuramente ancora più male ai cittadini governati da tali persone al potere. Perchè allora queste persone sono oggetto di ammirazione e vengono votate dalla maggioranza ? Nel suo articolo sul narcisismo Freud nel 1914 scriveva : “Appare molto chiaro che il narcisismo di una persona esercita un certo fascino su quanti hanno rinunciato a parte del loro stesso narcisismo e che sono alla ricerca dell’oggetto d’amore ; il fascino del bambino si basa in larga parte sul suo narcisismo, sulla sua autosufficienza e sulla sua inaccessibilità, proprio come il fascino di certi animali che sembrano non curarsi affatto di noi, come i gatti o i grandi predatori”.
Il fascino esercitato dal “narcisista” al potere, è dato da quell’illusione di onnipotenza che la sua immagine veicola. Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano ha coniato il termine di “perversione narcinista”, che significa : narcisismo+cinismo nella stessa persona perversa. La caratteristica principale di questa posizione sintomatica è la negazione del limite, prodotta dall’angoscia di morte. Godere senza limiti servirebbe a esorcizzare la morte, a negare l’invecchiamento, i cui segni vengono cancellati il più possibile dal proprio corpo. Il corpo vecchio è negato, mentre circondarsi di corpi giovani, di cui godere, produce l’illusione dell’ immortalità.
Il Narciso mitologico che muore perché innamorato del proprio riflesso nella pozza d’acqua aveva 16 anni, la sua sorte è tragica ; ma quando un politico di più di 70 anni si mostra altrettanto infatuato di se stesso e in contemplazione della propria immagine, non appare soltanto tragico, ma anche grottesco e ridicolo. Le donne italiane mobilitate attorno allo slogan “se non ora quando ?” hanno l’occasione di mostrare che “riflettere” non è solo prerogativa dello specchio, ma anche delle teste femminili. Lo specchio non è solo fatto per perdercisi dentro a rimirarsi chiedendogli “chi è la più bella del reame ?” ; può anzi diventare emblema di riscossa, come è accaduto in un altro mito, quello di Perseo e Medusa, dove l’eroe ha dato prova di astuzia e di coraggio mostrando che lo specchio può essere lo strumento per sconfiggere il mostro senza farsi paralizzare dai suoi poteri.
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