Alex il leone, Marty la zebra, Melman la giraffa e Gloria l’ippopotamo, fuggiti dallo zoo di New York City e sbarcati prima in Madagascar e poi nell’Africa centrale, hanno nostalgia della Grande Mela e per questo nuotano fino a Monte Carlo, alla ricerca dell’aeroplano dei pinguini. Sul suolo francese, però, una poliziotta pronta a tutto li elegge a nemico numero uno. Scappare con il treno di un circo è la loro unica speranza: un impresario americano a Londra potrebbe comprare lo show e riportarli tutti a casa. L’esibizione, però, è tutta da inventare.
Che quello del circo sia un tremendo cliché lo verbalizza il film stesso, ad un certo punto, ma le invenzioni sono tali e tante che presto lo scrupolo viene messo da parte e ci si gode lo spettacolo nello spettacolo, non solo perché narrativamente non occupa una misura debordante, ma anche perché il 3D è sapientemente sfruttato a questo scopo (una per tutte: l’immagine dell’anello dentro il quale salta Vitalj, la tigre).
Nonostante gag e battute non siano numerosi come nei capitoli precedenti e l’umorismo sfrenato lasci in generale il posto ad una commedia più tenera (il che potrebbe anche essere una traccia di Noah Baumbach alla sceneggiatura), aumentano le incursioni nella comicità surreale, non più solo grazie alla squadra dei pinguini ma anche all’arcinemico di turno, la poliziotta DuBois, mossa non certo da una missione per conto della legge ma solo dal desiderio sfrenato di appendere la testa di un leone alla propria parete. Sopra tutti, come sempre, sebbene il terzo capitolo gli riservi molte meno “pose”, è il re dei lemuri Julien: personaggio straordinario, la cui partecipazione al gruppo è ingiustificata come tutto quel che fa e che dice, e la cui imprevedibilità, che è la chiave della sua bellezza, questa volta lo porta ad innamorarsi romanticamente di un orso in bicicletta col tutù.
Il film chiude il cerchio rientrando alla base, anche se ciò non basterà ad impedire che i nostri vengano spediti al Polo o su Marte, se la convenienza economica lo richiederà, ma non è per questo un capitolo minore. Certo, la conoscenza pregressa dei personaggi è probabilmente indispensabile, se non si vuole rischiare di trovare i protagonisti più insipidi dei nuovi arrivati, ma mai come a questo giro l’equilibrio nell’individuazione del target di riferimento è compiuto e il film nasce classico, buono per qualsiasi età.