mercoledì 3 novembre 2010

Leggende


Efesto


Figlio di Zeus e di Era. Secondo la tradizione era nato debole e fragile tanto che Omero ci dice che la madre lo gettò dall’Olimpo( Iliade 18.395). Trovò accoglienza presso le divinità marine Teti e Eurinome che lo tennero con loro nove anni, durante i quali abitò in una grotta fabbricando gioielli per loro.

Poi, tornò sull’Olimpo dove divenne il fabbro degli dei. Si narra che un giorno durante una lite tra la madre e Zeus egli prese le difese di quest’ultima e il padre lo scagliò per la seconda volta giù dall’Olimpo, questa volta andò ad atterrare sull’isola di Lemno dove venne accolto dagli abitanti.

Secondo alcuni scrittori fu allora che rimase zoppo, mentre per Omero questo avvenne nella prima caduta. In seguito tornò di nuovo sull’Olimpo. Nel suo palazzo aveva la fucina dove aveva forgiato le armi di Achille, lo scettro di Agamennone.

Nell’Odissea la sua sposa era Afrodite, che tuttavia gli fu infedele tradendolo con Ares. La tradizione vuole che Elio, il sole, rivelò ad Efesto il tradimento e che il dio colse in fragrante i due adulteri imprigionandoli in una rete invisibile, permettendo al marito di mostrarli agli altri dei.

Nell’iconografia viene presentato come un uomo barbuto, con il mantello e mentre lavora nella sua fucina.Virgilio nelle Georgiche e nell’Eneide affianca al dio l’aiuto dei ciclopi e li descrive nell’atto di fabbricare i fulmini di Zeus.

2 commenti:

  1. Sul mito di Efesto ho letto uno spunto molto interessante (che qui sotto riporto) che mette in relazione la fisicità imperfetta del Dio con il suo riscatto attraverso un'abilità geniale nel creare cose perfette.
    Come a ripetere che l'abito non fa il monaco e che la bellezza del cuore (o dell anima) sopperisce - e a volte sovrasta? - quella del corpo.

    "Pur se fisicamente imperfetto, nel suo elemento, il lavoro nella fucina, il maestro artigiano Efesto usava il fuoco e gli strumenti del mestiere (acqua, terra, aria), per trasformare la materia grezza in oggetti di grande bellezza.

    Questo lavoro alchemico, nasce dal fatto che Efesto dopo essere stato scacciato, cadde sulla terra per essere adottato da due dee terrestri che gli diedero la possibilità di redimere se stesso.

    Darsi questa possibilità, simbolicamente, è un’espressione del creatore ferito e lascia queste tracce di dolore nel piede, primo elemento organico che ha contatto diretto con la Madre Terra.

    L’archetipo Efesto, trasmette un profondo istinto a lavorare e a creare dalla “fucina dell’anima” attuando un processo alchemico di trasformazione liberando la bellezza e l’espressività.

    Efesto, come ho già detto, era l’unico dio dell’Olimpo che aveva subito un danno fisico alla nascita, l’unica delle divinità più importanti ad essere portatrice di un’imperfezione.

    Egli fu escluso dall’Olimpo perché era nato con un piede storpio, il che offendeva sua madre Era e suo padre adottivo Zeus.

    La deformità fisica di Efesto non può essere separata dalla ferita emotiva provocata in lui dai genitori. Come conseguenza della sua menomazione fisica e del rifiuto subito, egli divenne il dio della fucina, l’architetto dell’istinto a lavorare come modo per crescere e per guarire dalle ferite emotive."

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  2. Allora per un periodo sono stato come Efesto anche io:)Per crescere e lasciarsi dietro le ferite del passato non basta il solo lavoro,non basta ritrovare sè stessi,occorre il confronto,lo scambio,la sfida profonda e vera di due anime e due cuori che si scelgono in silenzio.....

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