mercoledì 24 novembre 2010
Poesie
Specchio Infranto
Nel tuo ricordo, ieri
e in memoria di quell’amore travolgente
ho vestito con una camicia verde la mia figura.
Ancora una volta mi sono fermata a fissare
il mio viso allo specchio
e ho sciolto pian piano le ciocche dei miei capelli.
Ho tratto il profumo dalla memoria, e l’ho sparso sul petto,
aggraziata mi sono truccata gli occhi d’azzurro
slacciate le mie trecce le ho posate sulle spalle
e accanto alle mie labbra, lentamente, ho disegnato un neo.
Oh malinconia, che lui non è qui adesso - mi sono detta -
ché stupore lo cogliesse per tutta questa grazia, e vanto.
Ché con un sorriso mi dicesse - quanto sei bella
ancora una volta - dopo aver visto la camicia verde sul mio corpo.
Adesso lui non è qui, per fissare nelle mie pupille nere
il riflesso delle guance sue.
A cosa serviranno stanotte i miei capelli sparsi al vento?
Dove sono le sue dita, perché trovino rifugio nella casa?
Lui non è qui,
ad annusare impazzito l’odore ammaliante del mio corpo.
O specchio, guardami morire dalla voglia,
lui non è qui, a stringermi con vigore tra le braccia.
Io mi guardavo allo specchio
e lui mi ascoltava:
come potrai tu disfare la nostra malinconia?
Si infranse, e urlò preso dalla pena:
oh donna, cosa possiamo fare, ci hai spezzato il cuore!
Forough Farrokhzad
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Ho scoperto questa poetessa israeliana un po’ di tempo fa. Mi colpirono le tinte scure dei suoi versi che emanavano, però, una profonda dolcezza.
RispondiEliminaNon so se ricordi, avevo aperto un 3d - nel forum - su Forugh Farrokhzad.
Peccato sia volata via… ci avrebbe regalato tanti altri momenti intrisi di emozione.
Lei scriveva …
“La Poesia è per me come una finestra e ogni volta che io le vado incontro, si apre da sé. Io mi siedo là: guardo, canto, grido, piango. Mi confondo con l’immagine degli alberi e sono consapevole che qualcuno mi ascolta, qualcuno che esisterà tra duecento anni o che esisteva già trecento anni fa. Non vi è differenza. È un modo di comunicare con l’esistenza, con la totalità dell’essere. È un privilegio di cui il poeta, componendo versi, può beneficiare: anch’io esisto o esistevo. Altrimenti come si potrebbe affermarlo? Nella Poesia, io non cerco nulla. È così che posso, quasi per caso, trovarvi quanto vi è di nuovo in me.”
Forugh
Adoro tutte le sue poesie, una in particolare : è un po’ un raggio di luce tra la nebbia della sua disperazione…
Ancora saluterò il sole
il ruscello che scorreva dentro me
le nuvole che erano i miei lunghi pensieri
dolente crescere dei pioppi del giardino che con me
passavano da aride stagioni
il gruppo dei corvi
che portavano come dono per me
l'odore dei notturni campi
mia madre che abitava nello specchio
ed aveva l'aspetto della mia vecchiaia
ed ancora saluterò la terra
che la sensualità della mia ripetizione ammassava
il suo infiammato interno di semi verdi
Vengo, vengo, vengo
con i miei capelli: la continuazione degli odori del sottosuolo
con i miei occhi: le dense esperienze dell'oscurità
con i cespugli che ho raccolto dai boschi da quel lato del muro
vengo, vengo, vengo
e la soglia si riempie di amore
ed io sulla soglia, ancora saluterò
quelli che amano
e la ragazza ancora qua,
sulla soglia piena d'amore in piedi
Forugh Farrokhzad
Ciao, a presto!
ஐﻬ
Si Antonella,non la conoscevo e su Solaris hai colmato per me,come per altri,questa grave lacuna.Scriveva poesie bellissime e secondo me pubblicandole la riportiamo in vita a modo nostro.....
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