
Sul pendio della scarpata gli angeli ravvolgono i loro abiti di lana nelle erbe d'acciaio e di smeraldo.Prati di fiamme balzano fino alla sommità del poggio.A sinistra il terriccio del crinale è calpestato da tutti gli omicidi,e tutte le battaglie,e tutti i rumori disastrosi tracciano la loro curva.Dietro il crinale di destra la linea degli orienti,dei progressi.E mentre la striscia del dipinto in alto è formata dal rumore avvolgente e balzante di conche marine e di notti umane.La dolcezza fiorita delle stelle e del cielo e del resto scende di fronte alla scarpata,come un cesto,contro il nostro visto,e crea là sotto il profumato abisso azzurro.
Rimbaud
"Ma chi, se gridassi, mi udrebbe, dalle schiere degli Angeli?
RispondiEliminaE se anche un Angelo a un tratto
mi stringesse al suo cuore: la sua essenza più forte mi farebbe morire.
Perché il bello non è che il tremendo al suo inizio, noi lo possiamo reggere ancora,
lo ammiriamo anche tanto, perch'esso è calmo, sdegna distruggerci.
Degli Angeli ciascuno è tremendo.
E così mi rattengo e il richiamo di oscuri singhiozzi lo soffoco in gola.
Ah, di chi mai ci possiamo valere?
Degli Angeli no, degli uomini no,e i sagaci animali lo notano che, di casa nel mondo interpretato,non diamo affidamento.
Ci resta, forse,
un albero, là sul pendio,
da rivedere un giorno;
ci resta la strada di ieri [...]"
R.M. Rilke