domenica 6 marzo 2016

Serie Tv





Homeland Quinta Stagione




Esattamente un anno fa, l'episodio intitolato Il funerale chiudeva la quarta stagione di Homeland in maniera del tutto particolare: archiviati con una puntata d'anticipo l'azione e gli intrighi, il season finale si concentrava invece sul "ritorno a casa" di Carrie Mathison, costruendo un epilogo malinconico ed elegiaco, segnato dal lutto per la scomparsa del padre di Carrie e dal bilancio esistenziale di una donna (e madre) sul punto di prendere un'importante decisione riguardo il proprio destino.

Una struttura e un'atmosfera analoghe sono quelle che ci propone, a un anno di distanza, anche il capitolo conclusivo della quinta stagione di Homeland, A False Glimmer: un episodio in cui la suspense è concentrata in una manciata di minuti iniziali, per poi lasciare spazio a stati d'animo, attimi privati e scelte sofferte dei vari protagonisti, alle prese con le conseguenze delle proprie azioni e impegnati a riflettere su un futuro quanto mai incerto. E se invece almeno una sicurezza sul futuro di Carrie ce l'abbiamo già (Showtime ha rapidamente confermato la serie per una sesta stagione), proviamo ora ad esaminare i vari aspetti di A False Glimmer, ma pure cosa ha funzionato di più (e cosa meno) di questa quinta stagione... Homeland rimane una delle serie più intriganti e coinvolgenti della TV americana, eppure questa "trasferta berlinese" ha sollevato, di volta in volta, pure diverse perplessità a causa di passaggi non proprio impeccabili.
Fra i punti deboli della quinta stagione, bisogna annoverare la sottotrama romantica fra Carrie e Jonah: un subplot che ha perso progressivamente importanza, confinando Jonah in un angolo della narrazione e sfociando quindi in una rottura di scarso pathos. Piuttosto bizzarro anche l'ultimo dialogo fra Carrie e il suo datore di lavoro, il filantropo e uomo d'affari Otto Düring (Sebastian Koch), il quale infine dichiara i propri sentimenti per la donna, ma con un pragmatismo che rasenta la freddezza: un post scriptum fuori tempo massimo e davvero poco necessario, che non aggiunge pressoché nulla all'evoluzione di Carrie e alle sue prospettive per il futuro. La nostra eroina ha declinato l'offerta di Saul di rientrare nei ranghi della CIA ("Non sono più quel tipo di persona", la sua serafica risposta), ma risulta difficile immaginare che il suo personaggio possa prendere una direzione diversa in vista della prossima stagione. Un reintegro tra le file della CIA sembra al contrario la soluzione più lineare e adatta, nella speranza che per l'anno prossimo gli autori siano in grado di correggere i difetti di quest'ultima stagione evitando al contempo di scivolare in una stanca reiterazione di quanto visto in precedenza. Certo, dopo cinque anni e un totale di sessanta episodi non è un'impresa facile, ma da una protagonista del calibro di Carrie Mathison possiamo e dobbiamo aspettarci il meglio...

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