domenica 6 marzo 2016

Cinema




La storia narrata nel film è molto lineare (per non dire banale): tutto scaturisce dall'arresto di una ex terrorista (che in pratica si costituisce, per rimorso, dopo 30 anni) che negli anni '60 faceva parte di una organizzazione (formata da cittadini statunitensi) contraria alla guerra in Vietnam e protagonista di alcuni attentati/rapine. L'organizzazione è ormai da decenni sciolta e parte dei membri (quelli accusati di crimini non prescritti, suppongo) sono da sempre latitanti sotto falso nome, vivendo vite normali. Dall'arresto della "pentita" nasce una indagine giornalistica ad opera di un giovane reporter, il quale smaschera (per caso) un altro membro dell'organizzazione (accusato dell'omicidio di una guardia giurata commessa durante una rapina a cui aveva partecipato anche la "pentita") e da anni latitante (interpretato da R. Redford). Ne nasce una "caccia all'uomo" da parte dell' FBI e la conseguente fuga dell' ex terrorista scoperto (che cerca di incontrare alcuni ex compagni di lotta ed in particolare la sua ex fidanzata). Le uniche note di "thrilling" del film consistono quindi solo in alcuni piccoli "colpi di scena" attinenti a paternità nascoste ed al dubbio sulla colpevolezza o meno (relativamente all'omicidio) del protagonista in fuga. Il film non è invedibile, ci recitano alcuni attori famosi, ma non sembra colpire nè per l'originalità della trama/sceneggiatura, nè per le scene di azione (che comunque non sono un obbligo). Alla fine del film mi sono alzato dalla sedia del cinema nello stesso modo in cui avrei spento la tv di casa mia, dopo aver visto un film senza infamia e senza lode.

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