sabato 31 dicembre 2011
Pensieri
Ti ho conosciuto come idea.Ti ho cullato in me giorno per giorno dal momento che assaporavo la certezza della tua presenza.Ti ho visto muovere su un monitor ed ho tenuto in mano la fotografia del tuo esserci.Ti ho aspettato immaginando cosa avremmo potuto fare insieme,immaginando tutto quello che un padre può immaginare di suo figlio,tenerlo in braccio,dargli il biberon,cambiarlo,dormirci vicino,ridere assieme,giocare,tenerlo con le manine per fare i primi passi,vederlo divenire sempre più grande,sempre più indipendente,sempre più autonomo,vivendo il tempo con lui.Ti ho tenuto lo stesso in braccio perso nel tuo viso,che rimarrà per sempre tatuato negli occhi dell'anima.Ti abbraccio ogni volta che ti penso,ogni volta che ti dedico preghiere,ogni volta che ti porto fiori,ogni volta che rivedo il tuo sorriso,e non solo oggi che poteva essere un giorno di festa e invece è un giorno di infinita tristezza e desolazione interiore,ma sempre sempre sempre.Tuo Papà.
mercoledì 28 dicembre 2011
Pensieri
Cinema
Kathy H. è una badante che affianca i pazienti durante le donazioni degli organi. In un lungo flashback ricorda l'infanzia e l'adolescenza trascorse nel college inglese di Hailsham, l'amicizia con Ruth e l'amore per Tommy. Durante quegli anni i protagonisti vennero informati da una tutrice che il loro destino era già stato pianificato. Kathy si presenta con l'iniziale del suo cognome: ‘H'. Questa mutilazione anagrafica (oltre che citazione kafkiana) prefigura già una privazione dell'identità. I tre protagonisti non accenneranno mai ad un'origine o ad un legame di parentela. Vivono questa condizione di orfani, assuefatti alla grigia e silente crudeltà di Hailsham, un college mengheliano che li riduce a polli da batteria per servire il progresso scientifico. Sono creature che non diranno mai ‘io'.
Il film è un thriller soffuso, cadenzato, con tinte fosche e angoscianti. Prevalgono tonalità grigie dalle divise collegiali alle mura degli ospedali. La scenografia firmata da Mark Digby (The Millionaire) è tutt'uno con lo stato d'animo e la condizione larvale della vita. L'unica vibrazione che scuote lo stato emotivo, destando sogni e desideri, è espressa dal ritornello di una canzone :‘Darling, hold me and never never never let me go'. Dalla penna di Kazuo Ishiguro, scrittore nato a Nagasaki e cresciuto nel Paese dove è avvenuta la clonazione della pecora Dolly, non poteva mancare un confronto con le conseguenze del progresso scientifico. Un confronto che diviene interrogativo sulla condizione umana, sull'omologazione, la libertà individuale e la pressione di un potere che vorrebbe livellare il pensiero. Il suo romanzo ‘Never let me go' al quale ha lavorato per quindici anni, anche se descrive un mondo parallelo dominato dalla clonazione, è tragicamente umano. Ci sono dentro gli interrogativi sulla scienza, sul senso dell'amore, dell'amicizia e dell'arte.
La regia di Mark Romanek (celebre autore di video musicali come ‘Bedtimestories' di Madonna o ‘Scream' di Michael Jackson) fedele alle intenzioni di Ishiguro, riesce a condurre l'esperienza reale e ordinaria della vita di un college inglese, verso un piano sempre più astratto e metaforico. La tragedia di questa lenta rassegnazione al destino è tramata con un'eleganza tipicamente nipponica, senza contrasti, atti di forza o ribellione. La scelta degli attori adulti è suggestiva oltre che ispirata. La coppia Ruth – Tommy (interpretata da una metafisica Keyra Knightley e uno stilizzato Andrew Garfield) è lunare e consunta. Entrambi sembrano emergere dal dolore dei dipinti di Munch, Kirchner e Kokoschka. Nessuno di loro metterà al mondo bambini perché ‘generare' è un atto creativo e la ‘creatività' è bandita dalle loro vite. Per questo c'è una sessualità triste, frustrata come quella immortalata dagli espressionisti. Si tratta di una prigionia psichica, più affilata e capillare di quella schiavistica, che non contempla la salvezza.
L'immagine dell'uomo che non può più mettersi in viaggio e cercare, è espressa dalla nave sdraiata sulla sabbia, arrugginita ed in-ferma. Una nave che non può più sperare l'orizzonte. Vale la pena vivere se l'identità è censurata? Cosa resta all'uomo se può fare a meno della creatività per rispondere ad una volontà estranea al cuore? Se perdiamo noi stessi a che vale il progresso scientifico? Veniamo consegnati alla morte se le idee si spengono, sembra svelarci sottovoce questo film esangue e magnifico,intenso e disperato.Pura bellezza.
Libri
Parla di due ragazzi, Yoko e Sugio, coetanei e cugini, ma reciprocamente innamorati. Un amore platonico nascosto alla vista di tutti fatto di silenzi e sguardi. I due si perdono di vista fino a incontrarsi di nuovo, adolescenti, su un treno, in tempo di guerra. Il treno e' talmente affollato che i due non si accorgono di essere accanto, e la folla li preme l'uno all'altra, schiena contro schiena. Sia lui che lei sentono provenire dalla schiena dell'altro un calore particolare associato ad un certo piacevole fastidio, e contemporaneamente nelle loro menti scaturisce la convinzione che l'altro abbia delle ali nascoste sotto i vestiti. Ricominciano a frequentarsi, senza mai fare parola di questa loro convinzione senza sapere che l'altro nutra la stessa idea sulla propria persona a riguardo di questa magica caratteristica fisica. Il pensiero che il proprio amato/a abbia le ali e' comunque un pensiero tristissimo perche', nel caso veramente le avesse, potrebbe volare via abbandonando l'altro per sempre.... riflessioni filosofiche e psicologiche sull'amore taciuto fino a che la guerra li separa, fino ad un finale terribile e sconvolgente. L'amore per metafora, vissuto nei silenzi e nella timidezza fino ad essere elevato a mito.Un piccolo gioiello dell'arte di narrare di Mishima.
Libri
Un bellissimo libro colmo di immagini di splendidi dipinti che illustra l'evoluzione artistica che importanti pittori del nostro secolo hanno trovato ispirati da questa caleidoscopica città.Dalle magie colorate di Pollock,vera incarnazione di arte moderna,a Basquiat che riprende cifre del passato con piglio moderno,un viaggio affascinante nell'arte e nel talento creativo.
Poesie
Il vino triste
La fatica è sedersi senza farsi notare.
Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate
e ritorna la voglia di pensarci da solo.
Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,
ogni cosa si sperde, e diventa un miracolo
esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro
(l'uomo solo non può non pensare al lavoro)
ridiventa l'antico destino che è bello soffrire
per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano
a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.
Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,
pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque
può sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.
Può sbucare una donna e distendersi in strada,
bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo
come un tempo una donna gemeva con lui.
Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire
e la vita non è che un ronzio di silenzio.
A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite
e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe
che in quest'uomo trascorrono tiepide vene
dove un tempo la vita bruciava? Nessuno
crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze
su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,
e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo
giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.
Cesare Pavese
Cinema
Un barbiere ebreo è scambiato per Adenoid Hynkel, dittatore di Tomania, e in questa veste pronuncia un discorso umanitario. Satira penetrante e persino preveggente del nazifascismo in cui Charlot si sdoppia nel piccolo barbiere ebreo e nel dittatore Hynkel (Hitler): l'uno appare come l'immagine un po' sbiadita del vagabondo; l'altro ne è, per certi versi, il negativo. Primo film parlato di Chaplin. Da un dialogo ridotto all'essenziale (Charlot non può parlare) si passa, nel finale, all'invadenza della parola. Sequenze celebri: la rasatura al ritmo di una danza ungherese di Brahms; Hynkel che gioca col mappamondo; l'incontro tra Hynkel e Benzino Napaloni, dittatore di Bacteria. Anni dopo Chaplin espresse il suo dispiacere di averne fatto una commedia nella sua ingenua ignoranza di quel che veramente succedeva nella Germania nazista, ma il film è, comunque, una gioia da vedere ancora oggi.Un capolavoro assoluto del cinema,ed esempio massimo di come il cinema possa ergersi a denuncia feroce delle dittature,della stupidità degli uomini,e della violenza che può solo generare altra violenza.Immenso Chaplin.
Pensieri
Ecclesiaste 3
1 Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
9 Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?
10 Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. 11 Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine. 12 Ho concluso che non c'è nulla di meglio per essi, che godere e agire bene nella loro vita; 13 ma che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro è un dono di Dio. 14 Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c'è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di lui. 15 Ciò che è, già è stato; ciò che sarà, già è; Dio ricerca ciò che è già passato.
16 Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c'è l'iniquità e al posto della giustizia c'è l'empietà. 17 Ho pensato: Dio giudicherà il giusto e l'empio, perché c'è un tempo per ogni cosa e per ogni azione. 18 Poi riguardo ai figli dell'uomo mi son detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie. 19 Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. 20 Tutti sono diretti verso la medesima dimora:
tutto è venuto dalla polvere
e tutto ritorna nella polvere.
21 Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra? 22 Mi sono accorto che nulla c'è di meglio per l'uomo che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte. Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui?
sabato 24 dicembre 2011
Libri
Libri
Per gli antichi Egizi le forme di divinazione erano legate ai calendari dei giorni fausti e nefasti, il tempo era governato da divinità che potevano intervenire nella vita degli uomini. L'Egizio aveva come obiettivo la propria crescita spirituale e per ottenere tale meta svolgeva il suo percorso iniziatico collegando la realtà celeste e a quella terrestre.Un libro interessantissimo che rivela diversi aspetti della cultura e del livello di conoscenze elevato di questa civiltà.Il libro è corredato da carte molto ben disegnate e che rappresentano simbolicamente il percorso spirituale di una persona attraverso le immagini degli dei egizi.
Pensieri
giovedì 22 dicembre 2011
Serie tv
Questa seconda stagione è ancora più densa e corposa della prima con l'ascesa e la caduta della immensa figura di Tommaso Moro,filosofo,umanista,consigliere del re che,per rimanere fedele alla sua Fede,finisce per pagare il prezzo più alto,la vita.C'è l'ascesa e la caduta di Anna Bolena con tutta la sua corrotta famiglia,che può essere presa a simbolo di come la corruzione possa arrivare ai vertici di un Paese e provocare sconquassi epocali.Insomma tanti temi,tanti intrighi,tante passioni,in una serie davvero molto ben fatta e storicamente ineccepibile.
Cinema
Il piccolo Artù è sottratto ancora in fasce alla madre dal Mago Merlino per essere preparato alla grande impresa di estrarre Excalibur, la spada magica, dalla roccia. Artù ci riesce e viene proclamato re. Cinema di grande spettacolo che attinge al ciclo delle leggende medievali bretoni, in particolare al romanzo cavalleresco La morte Darthur (Storia di Artù e dei suoi cavalieri, 1469-85) di Thomas Malory, adattato da Rospo Pallemberg con l'irlandese Boorman. Girato in Irlanda. Musiche del sudafricano Trevor Jones, impasto di canti corali medievali, interventi al sintetizzatore elettronico con citazioni di Wagner e Orff.Un classico.Da sottolineare gli esordi di Gabriel Byrne e di Liam Neeson,due eccellenti attori già allora.
martedì 20 dicembre 2011
Poesie
Fine della fantasia
Questo corpo mai più ricomincia. A toccargli le occhiaie
uno sente che un mucchio di terra è più vivo,
ché la terra, anche all'alba, non fa che tacere in se stessa.
Ma un cadavere è un resto di troppi risvegli.
Non abbiamo che questa virtù: cominciare
ogni giorno la vita - davanti alla terra,
sotto un cielo che tace - attendendo un risveglio.
Si stupisce qualcuno che l'alba sia tanta fatica;
di risveglio in risveglio un lavoro è compiuto.
Ma viviamo soltanto per dare in un brivielo
al lavoro futuro e svegliare una volta la terra.
E talvolta ci accade. Poi torna a tacere con noi.
Se a sfiorare quel volto la mano non fosse malferma
- viva mano che sente la vita se tocca -
se davvero quel freddo non fosse che il freddo
della terra, nell'alba che gela la terra,
forse questo sarebbe un risveglio, e le cose che tacciono
sotto l'alba, direbbero ancora parole. Ma trema
la mia mano, e di tutte le cose somiglia alla mano
che non muove.
Altre volte svegliarsi nell'alba
era un secco dolore, uno strappo di luce,
ma era pure una liberazione. L'avara parola
della terra era gaia, in un rapido istante,
e morire era ancora tornarci. Ora, il corpo che attende
è un avanzo di troppi risvegli e alla terra non torna.
Non lo dicon nemmeno, le labbra indurite.
Cesare Pavese
Cinema
Nina è una ballerina del New York City Ballet che sogna il ruolo della vita e un amore che spezzi l'incantesimo di un'adolescenza mai finita. Incalzata da una madre frustrata, si sottopone a un allenamento estenuante sotto lo sguardo esigente di Thomas Leroy. Coreografo appassionato e deciso a farne una fulgida stella, Leroy le assegna la parte della protagonista nella sua versione rinnovata del “Lago dei cigni”. Sul palcoscenico Nina sarà Odette, principessa trasformata in cigno dal sortilegio del mago Rothbard, da cui potrà scioglierla soltanto il giuramento di un eterno amore. Eterea e piena di grazia Nina incarna alla perfezione il candore del cigno bianco e con difficoltà il suo doppio nero e tenebroso, che in una superba variazione ingannerà il suo principe e la voterà al suicidio. La ricerca ossessiva del suo lato oscuro e della consapevolezza della propria sessualità la condurranno verso una tempesta emozionale e all'incontro con Lily, insidiosa rivale in nero. Dietro le quinte Nina si strugge e si predispone a ‘doppiare' il suo cigno bianco.
Due anni dopo l'incarnazione radicale trovata in The Wrestler e nel campione in disarmo di Mickey Rourke, il cinema di Darren Aronofsky mette in schermo una storia speculare. Fondato sullo stesso semplice “teorema”, salire su un ring o sulle tavole del palcoscenico per esistere, Black Swan coglie questa volta la protagonista al debutto con la vita e nel ruolo della vita. Per essere, la Nina della Portman sarà obbligata a prendere un ascensore per l'inferno e a battersi col suo doppio fino a contemplarlo e a raggiungere con lui la perfezione. In aiuto del regista newyorkese interviene il balletto per antonomasia, un classico del teatro di danza, sintesi perfetta di composizione coreografica e lunare poesia tardo romantica, di chiarezza formale e inquietanti simboli psicoanalitici, che contrappone un cigno bianco (Odette) a un cigno nero (Odile) tra arabesque e attitude, tra fremiti nervosi di braccia e straordinari movimenti del corpo. E proprio tale prospettiva presta il fianco ad avvitamenti mentali, fluttuazioni interiori e metamorfosi corporali che mancano il segno, ostentando le smisurate ambizioni filosofiche dell'autore.
I rapporti spaziali-geometrici tra i protagonisti e l'architettura viva e in movimento creata dal Corpo di Ballo, perfetta rifrazione e moltiplicazione di Odette, ispirano Black Swan e fondano la sua storia senza limiti e confini di genere. Dramma, mélo, thriller e horror si combinano sullo spazio scenico (ri)creato da Aronofsky e diviso in poli d'attrazione positivi e negativi che si annullano al centro nel momento dell'estasi amorosa di Odette e del suo principe, di Nina e del suo coreografo.
Anche questa volta il regista mette al centro della scena un corpo, una donna alle prese con l'altro da sé, ossessione e oggetto di venerazione con cui cercare una possibile integrazione. Ma se a Mickey Rourke, saturo di carne e livido di pugni in faccia, è riuscita l'impresa del volo sul nero dell'epilogo, Natalie Portman fallisce la parabola e la verità del corpo, ricalcando la gestualità cignesca e crollando a terra.
Cinema
Jack Campbell sta per andare a Londra, è l'occasione della vita. Sara, la sua ragazza ha un brutto presentimento. Vorrebbe trattenerlo. Ma lui prende quell'aereo. Tredici anni dopo Jack è il re di Wall Street. Sta trattando una fusione di 120 miliardi di dollari. Naturalmente ha tutto, a cominciare da una Ferrari. La vigilia di Natale si imbatte in un nero apparentemente molto cattivo, che in realtà è un angelo: lo porta davanti a una certa casetta del New Jersey. Jack ha la possibilità di vedere la propria vita, come sarebbe stata se non avesse preso quell'aereo. Ha due bambini, sua moglie (innamorata) amici normali, vestiti normali (ha un sussulto quando vorrebbe comprarsi un "Ermenegildo Zegna da 2400 dollari), lavoro normale (vende gomme). A poco a poco si abitua, è felice. Rispunta il nero, Jack si sveglia, è ancora il re di Wall Street. Rispunta anche Sara, che senza di lui è diventata una manager isterica. Ma Jack ha conosciuto un'altra possibilità di vita. Tenterà di ricomporre.Film dolce-amaro sulle scelte e sul destino che fa riflettere bonariamente,perchè sempre di commedia si tratta,supportata dalle ottime interpretazioni di Cage e della Leoni.
sabato 17 dicembre 2011
Pensieri
Cinema
Due giovani maghi apprendisti, Robert Angier e Alfred Borden, vengono istruiti e seguiti da Cutter, un ingegnere illusionista ed ex mago, ma durante un numero in cui una donna viene legata e messa in una cassa di vetro piena d'acqua, qualcosa va storto e Angier incolperà l'amico dell'accaduto, tentando di vendicarsi. Inizia così un crudele gioco tra i due uomini su chi sia il migliore e la rivalità si trasformerà pian piano in ossessione.
Ambientato a Londra nell'età Vittoriana The Prestige segue da vicino il percorso che porterà Angier (Hugh Jackman) e Borden (Christian Bale) alla scoperta della massima illusione, "The New Transported Man", ovvero una sorta di teletrasporto. Non è semplice entrare nell'ottica dei due rivali perché sono uomini che amano la magia più di qualunque altra cosa e credono fermamente che il sacrificio sia il prezzo da pagare per un buon spettacolo. Eppure Christopher Nolan riesce a far prendere allo spettatore le parti dell'uno e dell'altro trasportandolo in un'altra epoca, nell'illusione più spettacolare, sulla scena e tra i giochi di prestigio, nella tana del grande scienziato Nikola Tesla (un David Bowie in forma e sempre incredibilmente convincente, specie nei panni dell'inventore un po' folle) fino alla rivelazione ultima.
La fotografia magica e le fantastiche scenografie fungono da ulteriore mezzo di trasporto verso l'ignoto, dove solo i volti conosciuti e rassicuranti degli attori non protagonisti (l'ingenua Rebecca Hall, la dolce Scarlett Johansson e il bravissimo Michael Cane che torna a vestire un ruolo simile a quello del Dr. Wilbur Larch ne Le regole della casa del sidro) riescono a portare un po' di sollievo durante la cavillosa esposizione dei fatti, come c'era da aspettarsi dal regista di Memento.
venerdì 16 dicembre 2011
Cinema
Dall'omonimo capolavoro del gangster-movie anni '30, un remake che rende onore al proprio ispiratore, qui magistralmente attualizzato ed ampliato nei contenuti. Ambientato a Miami, l'intreccio si dipana tra il mondo degli immigrati cubani e quello dei signori della droga della east-coast. Tony Montana, lo sfregiato, è uno tra i tanti "rifugiati politici" in territorio statunitense, sbarcati sulle coste della Florida in seguito all'apertura delle carceri cubane. Per i profughi la via più veloce per abbandonare la degenza economica è darsi al crimine, e Tony, non certo uno stinco di santo, non ci penserà due volte. Comincerà così per il gangster una rapida ascesa, che arriverà a vertiginose quanto pericolose altezze. Oliver Stone stende una sceneggiatura cruda, ritratto di un mondo fatto di polvere bianca e potere, pupe da sballo e disco-music elettronica: il mondo dei gangster anni '80, insomma. Grazie all'elegante mano di De Palma, l'opera danza sul ribaltamento del punto di vista: ci si scoprirà a simpatizzare per la mina vagante Tony, selfmade-boss scaltro e ligio al proprio, seppur deviato, codice d'onore. Montana, rozzo cubano di umili origini, incarna gli ideali del ghetto portandoli all'estremo, costruendo dal nulla un impero economico basato sull'illegalità. Un titanismo incurante di qualsiasi limite umano plasma la sfolgorante parabola del protagonista, vittima della propria fremente volontà di potenza. Il prodotto finale, lontano dalle ovattate atmosfere de Il padrino , è una feroce rilettura del capitalismo, dove il sogno americano si rivolta contro se stesso e la cultura del dollaro si affianca ineluttabilmente all'eccesso, preludio in tale contesto all'autodistruzione. Affiancato da una splendida Michelle Pfeiffer agli esordi, Al Pacino regala l'anima ad un antieroe leggendario, contribuendo a creare un'opera che traccia nuove e nette linee guida per il futuro del genere (e non solo). Sulle note di una emblematica "Push it to the limit", lo spirito del cinema si rinnova incarnandosi in un monumentale dramma corvino, serio candidato al titolo di gangster-movie stradaiolo definitivo.
giovedì 15 dicembre 2011
Libri
Da Abduction a Men in black, da Cerchi nel grano a Cabo Rojo, da Clarke a Roswell: oltre 600 voci riccamente documentate per conoscere storia, protagonisti, fatti e misteri dell'ufologia.Un libro davvero completo che,voce per voce,illustra tutto il panorama di questo mistero scandagliato con rigorosità scientifica e con prove documentali di prim'ordine.Molto interessante la parte critica che spiega come ci si può confondere nel riconoscimento di un UFO,dando spiegazioni scientifiche,ottiche,di suggestione o comunque pratiche che escludono la visione reale,che invece viene documentata con foto,documenti e rilievi per non avere dubbi.
Serie tv
Una serie davvero molto ben fatta che narra la leggenda di Re Artù,partendo da quando era piccolino fino alla sua incoronazione.Ruotano attorno a lui figure mitiche come quella di Merlino,qui interpretato da un ottimo Joseph Fiennes,da Morgana,che trama per strappare il trono a suo fratello,a Ginevra,che si divide tra l'amore per Artù e per Leontes,il campione del re,e poi Igraine,la vera madre di Artù,e tutte le sue gesta narrate all'interno del castello di Camelot,preso diroccato e trasformato in una magione degna di un re potente e saggio.
Cinema
Pochi giorni a Natale in una Londra dove l’amore è dappertutto. Dieci storie di ogni risma si intrecciano a formarne una sola: Hugh Grant è il nuovo Premier appena insediatosi e si innamora di una ragazza del suo staff; sua sorella (Emma Thompson) è convinta di essere cornificata dal marito (Alan Rickman) che in effetti è molto attratto da una collega, che già aveva fatto perdere la testa ad uno scrittore (Colin Firth), il quale fugge in Francia per dimenticarla e lì… Si avvicina il Natale, verso cui convergono tutte queste storie.Non è facile parlare d'amore al cinema affrontando l'argomento come base di un film che non voglia essere solo puro intrattenimento. Richard Curtis c'è riuscito grazie a un cast davvero ben selezionato e a una sceneggiatura che funziona. Due elementi di cui molte produzioni pensano di poter fare a meno.Una commedia di quelle di un tempo con una solida sceneggiatura,un cast eccellente e situazioni a ritmo continuo che non annoiano mai.
mercoledì 14 dicembre 2011
Serie tv
Una delle serie più dispendiose e più contrastate mai prodotte dalla televisione. Un doppio primato per The Kennedys, costata mesi di polemiche, voluta e co-prodotta da History Channel America (con Joel Surnow creatore di 24 come il regista Jon Cassar) e poi rifiutata perché il racconto senza omissioni di una dinastia che ha segnato la storia del Ventesimo secolo, appariva troppo sfacciata. «Sesso, mafia e droga, un assassinio politico postumo» avrebbero sentenziato Carolyn Kennedy figlia del presidente assassinato e Maria Shriver, una Kennedy anche lei, ex moglie di Schwarzenegger, che hanno fatto pressioni a che la serie fosse soppressa.
Dunque sotto accusa le ricostruzioni troppo romanzate dei protagonisti: Jfk che si sarebbe buttato in politica per accontentare le ambizioni di un padre padrone; Jacqueline Bouvier, sua moglie, anche lei vittima di genitori dispotici. E poi l’abuso di medicinali da parte di tutti e due fino a far dire: «Gran parte della serie sembra girata in farmacia» e ancora le allusioni esplicite ai contatti con la mafia del vecchio patriarca e la passione per il sesso del Presidente con scene in piscina senza veli con una simil Marilyn, più macroscopiche inesattezze storiche. Tutto questo avrebbe portato la messa in onda americana al terzo record, quello degli ascolti.Il cast è di quelli da prima fila visto che nei panni di Jfk c’è Greg Kinnear (C’è posta per te), Katie Holmes è Jackie (moglie di Tom Cruise e protagonista di Dawson Creek) e Barry Pepper (La venticinquesima ora) è Bob Kennedy. «Ci siamo basati su documenti storici - così Surnow ribatte alle accuse - ovviamente le conversazioni private non le potevamo sapere ma tutte le decisioni prese nella Sala Ovale, comprese quelle circa la crisi dei missili di Cuba, sono provate. La nostra miniserie ha gli ingredienti del grande dramma; ambizione, gelosia, lealtà e intrighi. E questa fu la famiglia Kennedy». Anche Kinnear ne è entusiasta: «Jfk fu veramente una persona complessa. All’inizio ero molto intimidito dal ruolo anche se capivo la grande opportunità che mi si dava. Ho scoperto quanto poco noi americani sappiamo della storia di quegli anni, perciò devo dire grazie anche per il fatto che per sei mesi ho avuto quotidianamente lezioni di storia».
Pure Katie Holmes si è innamorata del suo ruolo. «Jackie doveva essere madre, moglie e first lady. Lottò duramente per proteggere e sostenere la propria famiglia e facendo così ha sostenuto anche il nostro Paese. Non dimentichiamo che fu un’artista e promosse le arti, parlava molte lingue e fece diventare la Casa Bianca un luogo di interesse storico. Diventò editrice e aiutò molti scrittori poi diventati famosi. Fu un’icona di stile perché aveva innato il senso dello stile. Io mi sento molto fortunata ad interpretare una donna tanto dinamica».Una serie che indaga più il privato che il pubblico e proprio per questo risulta più accattivante e originale.
Poesie
Sogno
Ride ancora il tuo corpo all'acuta carezza
della mano o dell'aria, e ritrova nell'aria
qualche volta altri corpi? Ne ritornano tanti
da un tremore del sangue, da un nulla. Anche il corpo
che si stese al tuo fianco, ti ricerca in quel nulla.
Era un gioco leggero pensare che un giorno
la carezza dell'aria sarebbe riemersa
improvviso ricordo nel nulla. Il tuo corpo
si sarebbe svegliato un mattino, amoroso
del suo stesso tepore, sotto l'alba deserta.
Un acuto ricordo ti avrebbe percorsa
e un acuto sorriso. Quell'alba non torna?
Si sarebbe premuta al tuo corpo nell'aria
quella fresca carezza, nell'intimo sangue,
e tu avresti saputo che il tiepido istante
rispondeva nell'alba a un tremore diverso,
un tremore dal nulla. L'avresti saputo
come un giorno lontano sapevi che un corpo
era steso al tuo fianco.
Dormivi leggera
sotto un'aria ridente di labili corpi,
amorosa di un nulla. E l'acuto sorriso
ti percorse sbarrandoti gli occhi stupiti.
Non è piú ritornata, dal nulla, quell'alba?
Cesare Pavese
Cinema
Dalla tragedia di Shakespeare è stato tratto questo film,davvero molto bello,che narra l'instillare di Iago nella mente del suo capo,il moro di venezia,il tarlo della gelosia,trasformandolo da amante focoso e devoto alla sua regina Desdemona a feroce accusatore ed omicida della stessa.Il film tiene alta la grandezza di scrittura grazie a delle eccellenti interpretazioni di Branagh,un fenomenale e ambiguo Iago,a Lawrence Fishburne,grandissimo Othello,alla jacob,la dolce e onesta Desdemona.Uno di quei classici che riconcilia con il cinema e con l'eccellenza della scrittura.
Cinema
Dispiace dare pollice verso ad un film dei fratelli Coen che ci hanno abituato a piccoli gioiellini cinematografici,ma con questo film hanno fatto,per me,un grande buco nell'acqua.L'intenzione era quella di fare una sorta di remake de "La signora omicidi" portata nel Sud degli States,con tutto il corollario di blues,cori gospel,moralismo ossessivo ecc.Purtroppo quello che poteva essere uno spunto interessante viene mortificato da una sceneggiatura banalissima,fatta di un turpiloquio continuo,di gags assolutamente anonime,e di mancanza totale di originalità,a parte la parte finale che ha uno catto d'orgoglio mostrando quello che poteva essere e non è stato con questa pellicola.Peccato.
domenica 11 dicembre 2011
Cinema
Jeffrey Wigand è un bravo papà ed un bravo marito; fa il ricercatore, ma lavora per una major dell'industria del tabacco statunitense. Quando viene licenziato, e la sua situazione economica si fa difficile, decide di testimoniare contro i suoi ex-datori di lavoro, colpevoli di mentire sulla composizione chimica delle sigarette in commercio.
Lowell Bergman è invece un cronista d'assalto, che prepara i servizi per il famoso programma 60 Minuti della CBS; idealista, cerca di convincere Wigand a concedergli un'intervista. Ma andare contro le multinazionali del tabacco si rivela un vero calvario: fra trappole giudiziarie, minacce e ingiustizie, la multinazionale fa di tutto per screditare l'immagine del testimone-chiave, rendendo pubblico il fatto che non ha pagato gli alimenti alla ex-moglie e che è stato anche accusato di taccheggio. Ma Bergman e Wigand non si scoraggeranno e lotteranno fino alla fine...Grandissime interpretazioni di Pacino e Crowe che,con l'aiuto di un eccellente Plummer fanno di questo film un piccolo classico nel suo genere.
Cinema
Conquistata Bagdad è ora il momento di trovare quelle armi di distruzione di massa che hanno scatenato il conflitto. L'ufficiale Roy Miller è a capo di una delle molte squadre che ogni giorno si recano nei siti indicati dalla CIA come probabile nascondiglio delle famigerate armi senza trovare nulla, ma diversamente da altri desidera saperne di più. Entrato in possesso grazie alla soffiata di un contatto locale di un libretto che indicherebbe i luoghi dove si nasconde il Generale Al Rawi (il Jack di Fiori secondo il mazzo di carte fornito dal governo e probabilmente l'unico uomo a conoscere la verità sulle armi di distruzione di massa) ma obbligato a non procedere dai suoi superiori, decide di trovarlo da solo e salvarlo dai suoi colleghi che, invece che interrogarlo, vogliono ucciderlo.
Occorre dirlo subito: Green zone è un film sulle motivazioni dietro la seconda guerra in Iraq tanto quanto The Bourne ultimatum è un film sui problemi della perdita di memoria, ovvero ben poco. Sebbene la trama ruoti intorno alla scoperta dell'assenza delle armi di distruzione di massa da parte di un soldato stanziato in Iraq, lo stesso il nuovo film della coppia Greegrass/Damon trova la sua vera ragione d'esistere nel modo in cui rivendica per se stesso lo statuto di genere. Se infatti United 93, la precendente incursione di Greengrass nel cinema d'attualità, mirava a raccontare fatti e situazioni che conosciamo ma il cui svolgimento possiamo solo ipotizzare (le dinamiche che hanno portato allo schianto a terra del terzo aereo coinvolto negli attentati dell'11 settembre 2001), questo nuovo film non pretende di insegnarci niente che non conosciamo già ma anzi si appoggia ad un finale già noto (le armi di distruzione di massa non ci sono mai state) per riscrivere le regole del cinema d'azione militare.
Rifiutando qualsiasi patente di indagatore delle realtà politiche Greengrass parte da fatti assodati e non scava oltre, si appoggia al libro "Imperial life in the Emerald City" di Rajiv Chandrasekaran per piegare i fatti alle esigenze del cinema spionistico e sceglie la via più difficile di tutte. Al centro della storia infatti non c'è più un superuomo come Jason Bourne ma un militare addestrato come tanti altri, animato da un senso patriottico e morale superiore a quello dei suoi colleghi che sono lì per eseguire ordini, il quale agisce fuori dagli schemi per arrivare ad un uomo che può rivelargli la verità nascosta dal governo prima di quelli che lo vogliono uccidere. Nulla di più classico e nulla di più innovativo.
Fin dalla prima sensazionale sequenza che dal micro (una riunione di loschi iracheni) subito proietta la storia nel macro (il susseguente bombardamento che di colpo illumina la notte) Green zone è cinema in mobilità mai domo, girato con il consueto stile caoticamente controllato di Greengrass. Come gli altri che prima di lui hanno portato sul grande schermo il conflitto iracheno, Greengrass vuole scendere nelle strade ed entrare nei vicoli peni di calcinacci ma diversamente da altri più che al video sceglie di appoggiarsi all'audio (una colonna sonora costante che si mischia a rumori di fondo scelti, mixati e organizzati con una precisione meticolosa per rendere la tagliente tensione della guerriglia di strada) trovando così il vero specifico filmico della nuova guerra.
Aggiornando le più classiche dinamiche del cinema d'azione americano, l'interesse del film passa in fretta dal contesto geopolitico alle frasi con le quali i personaggi si minacciano, ai colpi sparati, alla tensione degli inseguimenti (fantastico quello a tre!) e alle motivazioni che animano i comprimari, solitari quanto i protagonisti, nella loro lotta privata, sganciando così l'opera dalla contingenza attuale per proiettarla nell'Olimpo del grande cinema.
domenica 4 dicembre 2011
Pensieri
Poesie
La casa
L'uomo solo ascolta la voce calma
con lo sguardo socchiuso, quasi un respiro
gli alitasse sul volto, un respiro amico
che risale, incredibile, dal tempo andato.
L'uomo solo ascolta la voce antica
che i suoi padri, nei tempi, hanno udito, chiara
e raccolta, una voce che come il verde
degli stagni e dei colli incupisce a sera.
L'uomo solo conosce una voce d'ombra,
carezzante, che sgorga nei toni calmi
di una polla segreta: la beve intento,
occhi chiusi, e non pare che l'abbia accanto.
E' la voce che un giorno ha fermato il padre
di suo padre, e ciascuno del sangue morto.
Una voce di donna che suona segreta
sulla soglia di casa, al cadere del buio.
Cesare Pavese
Cinema
Nel 1738, a Parigi, in condizioni disagiate, nasce Jean-Baptiste Grenouille. Fin da bambino, dotato di un olfatto molto sviluppato, Jean-Baptiste va alla ricerca di tutti gli odori del mondo. Una volta cresciuto, lavora nel negozio del profumiere Baldini, dove apprende tutti i segreti delle spezie e delle essenze. La sua ossessione, però, rimane quella di riuscire a distillare e conservare il profumo delle donne. Questo incubo lo farà diventare un assassino.
Sottoforma di Kolossal europeo, Tom Tykwer, seguendo il romanzo di Süskind del 1985, immagina gli odori, i profumi con i frammenti di immagini, seguendo ciò che dice Baldini, "Ogni profumo racchiude tre accordi. L'accordo di testa, di cuore e infine di base". Ogni volta che Jean-Baptiste annusa, odora, le sequenze si frammentano, fin dal momento della sua nascita. Il regista costruisce una visione di un mondo settecentesco, putrido e illibato, nauseante e profumato, senza tuttavia farci mai provare l'esperienza di annusare. I liquidi, i corpi, la pelle sono il modo in cui "Il profumo" si manifesta, e nello scorrere i 147 minuti di durata, alcuni tempi morti, anche per gli amanti del romanzo, risultano pesanti e infiniti, ma il finale illumina e l'orgia universale condita dalla colonna sonora sinfonica è una fotografia meravigliosa, sublime di cosa l'amore possa arrivare a rappresentare. L'imperfezione è dell'uomo, la violenza è del mondo. L'amore, invece, appartiene a ognuno di noi, che lo vive a modo proprio, anche quando il male prende il sopravvento.
Cinema
Dopo aver conosciuto suo padre soprattutto via radio attraverso i racconti delle sue avventure dai quattro angoli del pianeta, Tom Popper è cresciuto ed è diventato a sua volta un padre assente per i suoi due figli. La sua principale preoccupazione è il suo lavoro come agente immobiliare di lusso e la possibilità di diventare il quarto presidente della società più importante di Manhattan. Impegnato ad acquistare il celebre Tavern on the Green di Central Park per ottenere l'agognata promozione, Popper apprende che suo padre è morto durante una spedizione in Antartide e che gli ha lasciato in eredità un gruppo di pinguini. La convivenza con i pennuti non si rivela affatto semplice, ma ancor meno semplice pare il tentativo di liberarsene.Un ottimo e garbato film per famiglie,di quelli di una volta,fatta di gag e battute fulminanti,mischiate a sequenze fantasiose esilaranti come per esempio il super attico trasformato in una sorta di polo nord o la sequenza all'interno del museo.E come un direttore d'orchestra a dirigere il tutto un Jim Carrey finalmente sobrio e supportato da una buona sceneggiatura che può esaltare le sue grandi doti di interprete,non solo comico.
Cinema
Tratto dalla storia vera di Kathy Bolkovac (Rachel Weisz), un ufficiale di polizia americana che accetta un lavoro nelle forze di pace nella Bosnia del dopo guerra. Le sue illusioni di partecipare alla ricostruzione di un paese vengono ben presto distrutte quando si scontra con la pericolosa realtà di un mondo corrotto e pieno di intrighi, dove regnano le società di vigilanza private e il linguaggio contorto delle diplomazie multinazionali.Un film durissimo e che denuncia la scandalosa tratta degli esseri umani,in questo caso povere ragazze ucraine che con il miraggio di un lavoro vengono portate in Bosnia e li vendute a criminali che le usano nei bar per arricchirsi.La Weisz regge tutto il film sulle sue spalle e lo fa alla grande,con la determinazione dell'onestà e dell'incorruttibilità in un mondo dove regna solo il Dio denaro e dove la vita vale meno di un pugno di terra.
sabato 3 dicembre 2011
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