domenica 14 settembre 2014

Cinema






Tobey ha un'officina in cui ripara macchine e non se la passa bene economicamente. Per salvarsi dalla bancarotta accetta di riparare una macchina per conto di Dino, pilota ricco e viziato. Finito il lavoro è chiaro che Tobey è in grado di spingere quella macchina molto più in là di quel che è in grado di fare Dino, il quale per dimostrare il contrario lo sfida ad una corsa a tre nella quale un incidente scatenato da Dino stesso causerà la morte di un amico di Tobey che, ingiustamente incolpato, sconterà tre anni di carcere. Una volta uscito di galera l'unico obiettivo di Tobey è attraversare il paese in tempo per gareggiare in una corsa clandestina tra le più pericolose e battere Dino.
I riferimenti di Scott Waugh e dei fratelli Gatins (sceneggiatori) sono molto chiari: i grandi viaggi in auto all'interno dell'America, contrappuntati da una voce fuoricampo come Punto Zero o le odissee contro tutti di I guerrieri della notte, solo desaturate completamente di qualsiasi intento polemico verso l'autorità o riferimento alla realtà dei fatti. Need for speed è quindi cinema dello stunt puro, in cui la trama mette in moto gli eventi e nulla di più, accoppia i protagonisti e li separa da un cattivo da raggiungere, si occupa di fornire in ogni momento una motivazione per correre.
Serve a poco mettersi a questionare quanto questa trama sia scorrevole, plausibile, intelligente o originale, perchè il film intanto è già da un'altra parte, sulle macchine vere e nei suoni effettivi, intento a mettere in scena incidenti reali. In anni in cui le possibilità del cinema digitale si sono espanse fino a sconfinare anche nei territori in cui meno producono senso, si è persa l'idea una volta scontata per la quale il fatto che qualcosa accada realmente davanti alla macchina da presa ha un senso importante. I corpi o in questo caso le lamiere, la velocità effettiva e la percezione del rischio sono componenti determinanti del genere automobilistico (l'ha capito benissimo Tarantino che in A prova di morte ha legato la sua attrice/stunt al cofano di una macchina in corsa per buona parte del film).
Need for speed riprende dall'omonima, fortunata e longeva serie di videogiochi la scelta delle auto da mostrare, qualche inseguimento con la polizia e il profilo "alto". Non le macchine dure, coatte modificate da nerburuti uomini pelati e donne dai vestiti attillati come in Fast & Furious ma auto di lusso, supercar a bordo delle quali ci sono ragazzi e ragazze dai fisici rassicuranti. Se la saga eccessiva di Vin Diesel si è spostata nel caper movie, tutto rapine e piani criminali, Need for speed rimette al centro l'esperienza automobilistica, la scelta di mettere in primo piano la corsa con quanti più veicoli possibile (altra caratteristica che richiama l'originale videoludico) e far venire dopo tutto il resto.
Il risultato non è propriamente il massimo dell'intrattenimento, si è visto di molto meglio nel genere "film di automobili", tuttavia la sincerità e l'onestà intellettuale di tutta l'operazione sono innegabili.



Gabriele Niola

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