domenica 2 agosto 2015
Cinema
Uno dei migliori film del regista siciliano.Sceneggiatura perfetta,cast stellare con un Geoffrey Rush in stato di grazia,regia misurata e sapiente,uno dei migliori film visti di recente.La storia.
Virgil Oldmann è un sessantenne antiquario e battitore d'aste di elevata professionalità. Conduce una vita tanto lussuosa quanto solitaria. Non ha mai avuto una donna al suo fianco e tutta la sua passione è rivolta all'arte. Fino a quando riceve un incarico telefonico da Claire, giovane erede di una ricca famiglia. La ragazza, che vuole venga fatta una valutazione degli oggetti preziosi che arredano la sua villa e di cui vuole liberarsi, non si presenta mai agli appuntamenti. Virgil viene così attratto da questa committente nascosta fino al punto di scoprire il suo segreto. Intanto, nel corso dei sopralluoghi, trova nei sotterranei dell'abitazione parti di un meccanismo che si rivela essere di produzione molto antica.
Jacques de Vaucanson è il primo artista a cui viene riconosciuta la realizzazione di un automa meccanico perfettamente funzionante. È il riferimento alla sua creatività che costituisce lo scheletro di questo film di Giuseppe Tornatore che si presenta al contempo come fruibile da un vasto pubblico e come forse il più teorico tra tutti quelli girati dal regista. Innanzitutto fornisce la prova, semmai ce ne fosse stato bisogno, che Tornatore riesce a mostrare tutte le sue doti di sceneggiatore e di regista in misura tanto maggiore quanto più riesce ad uscire dalla gabbia (autoimposta) della sicilianità. Il rigore narrativo (forse perché liberato dai lacci dei rimandi alla Storia e alla cronaca) prende il sopravvento sul rischio, spesso in agguato nel suo cinema, dell'enfasi e della sovrabbondanza. Ne La migliore offerta (se si eccettua una parte finale che avrebbe guadagnato da un minor numero di 'spiegazioni' che lo spettatore avrebbe potuto elaborare in proprio) il meccanismo funziona. Il termine non viene usato a caso. Perché apparentemente Tornatore ci racconta una storia d'amore in cui il celarsi diviene stimolo segreto alla scoperta e nella quale, per gran parte del tempo, un uomo che ha fatto della vista e del tatto il fulcro del proprio esistere misantropico e (solo apparentemente) misogino si trova costretto a doversi affidare esclusivamente all'udito. Scoprirà in progress quanto il percorso sia faticoso e non privo di rischi così come l'individuare sotto uno strato di scorie accumulate nel corso del tempo un'opera inizialmente individuata come falsa.
È nel gioco tra la verità e la finzione tra ciò che appare (o non appare) e ciò che è che si struttura la vicenda ed è su questa base narrativa che Tornatore innesta un interessante intervento di teorizzazione. Così come, pezzo dopo pezzo, si giunge a ricostruire l'antico automa, così accade per il discorso filmico che il regista articola liberando dalla ruggine gli ingranaggi ormai sperimentati dai maestri del cinema ma sempre in grado di offrire esiti inattesi. L'essenziale, sembra volerci dire, è saperne valutare la giusta collocazione rinviandone, come fa Claire con il proprio aspetto, la rivelazione complessiva. In fondo fare cinema è simile al relazionarsi a una donna. Come afferma l'assistente di Virgil: "Vivere con una donna è come partecipare ad un'asta. Non sai mai se la tua è l'offerta migliore". Se non la migliore quella di Tornatore è senz'altro, in questo caso, un'offerta molto interessante.
Giancarlo Zappoli
Cinema
George Lucas rimedia abilmente a tutti gli errori commessi con La minaccia Fantasma, cedendo alla passione per il racconto e immergendoci totalmente nella storia e nei suoi temi universali (il senso della vita, le ambizioni, l'amore, il dolore, la rabbia, la morte). Meno comicità slapstick quindi (Jar Jar Binks viene piuttosto emarginato, dimostrazione che lo zoccolo più duro del fandom conta qualcosa). Pur essendo l'episodio in cui gli effetti speciali raggiungono il loro apice, è il racconto a prevalere, il regista ritrova quel suo istinto di narratore che aveva un po' perso per strada. Star Wars L'attacco dei Cloni dimostra di possedere una prosa epica e romantica degna del Boccaccio cavalleresco, è la quintessenza delle Chanson de Geste, con cavalieri, principesse, creature da sconfiggere, mondi minacciati, cattivi avidi e spietati, tutti predominati da fondamentali tematiche. George Lucas è un Boccaccio moderno col respiro di un romanziere ottocentesco, il cui sguardo colpisce per freschezza, malinconia, epicità e maestosità. Da antologia la battaglia finale, visivamente spettacolare e stupefacente, preceduta da uno scontro-esecuzione tra prigionieri e creature affascinanti girato in modo magistrale. Godibile l'inseguimento iniziale sopra gli edifici di una notturna Coruscant. Per i fan della saga sarà sicuramente un'emozione impagabile vedere Yoda finalmente in azione, impegnato in un duello memorabile e chic contro il conte Dooku, cattivo elegante e raffinato interpretato da un imperioso Christopher Lee. Degni di nota anche il personaggio Jango Fett, padre di uno dei beniamini dei fan, Boba, e l'ammirevole Jedi Mace Windu, interpretato da Samuel L. Jackson, munito di una singolare spada laser viola. Sempre numerose le citazioni (fenomenale la battuta di Obi Wan ad Anakin: “Non so perché ma sento che tu sarai la mia fine”) e le fugaci apparizioni (Anthony Daniels, interprete del droide C-3PO, in carne ed ossa). Lucas continua a farci sognare, a raccontare e a mostrarci il suo universo infinito. Magnifico il nuovo tema Across The Stars di John Williams, ma l'intera colonna sonora rimane una sinfonia perfetta. Un capolavoro L'Attacco dei Cloni, formidabile, che ripaga i fan della delusione dell'episodio precedente e in tempi di Harry Potter e di Il Signore degli Anelli non è poco. Per sempre nel cuore.
Il Predicatore
Cinema
Prima di Avatar e di Inception, prima de Il signore degli anelli e di Harry Potter c'erano una volta, in una galassia lontana lontana, i cavalieri Jedi, la regina Amidala e il misterioso Sith.
Le Guerre stellari, nate dal multiforme ingegno di George Lucas, sono venute alla luce nel 1977 e da allora il mondo del cinema di fantascienza è cambiato. Pietra miliare di un genere che è stato copiato, emulato, storpiato, il film ha avuto due sequel (L'impero colpisce ancora, 1980, e Il ritorno dello Jedi 1983,) e tre prequel, prodotti e realizzati diciassette anni più tardi.
Episodio l - La minaccia fantasma è il quarto in ordine cronologico, ma l'inizio dell'intera saga. Bastano le poche, semplici e riconoscibili note musicali che accompagnano l'immagine di un universo buio a catapultare lo spettatore nel vero universo creato da Lucas. Le guerre stellari del prologo si preannunciano spettacolari ed indimenticabili, in un futuro fantascientifico dove tutto è coinvolgente e, insieme, paradossale. La Federazione dei Mercanti ha messo in crisi l'intera Repubblica, contraria alla tassazione sulle rotte commerciali. Il maestro Jedi Qui-Gon Jinn e il suo allievo Obi-Wan Kenobi vengono mandati a negoziare con i mercanti, per ristabilire la pace. Ma li attende una trappola, così i due fuggono e cercano di mettersi in salvo sul pianeta Naboo. I Jedi convincono la regina a scappare con loro, il pianeta è sotto assedio e la nave su cui stanno volando si guasta. Per questo fanno scalo sul piccolo mondo di Tatooine, dove incontrano il giovane Anakin Skywlaker, che si rivelerà essere il prescelto, ovvero colui che troverà l'equilibrio nella forza.
Potenziato dal 3D e da un audio che lascia impressionati, il film diventa un'esperienza cinematografica diretta, che coinvolge soprattutto i sensi della vista e dell'udito, un'avventura nello spazio degna dei migliori parchi a tema sul genere. Per grandi e per piccini, e per chi è un vero e proprio neofita della serie, questo film è un prodotto sensazionale, ricco di soluzioni visive ed effetti speciali degni di nota (la sequenza della corsa degli sgusci ne è un esempio). E tale deve restare. Perchè chi ha visto e amato la saga precedente farà sicuramente un confronto. E non c'è paragone con i personaggi di Ian Solo, di Luke Skywalker e della principessa Leila.
Non c'è paragone con il ritmo della storia e con la solidità dell'impronta autoriale. In questo caso, gli attori sono bravi (soprattutto la Portman pre-Oscar), ma la sceneggiatura non rende loro giustizia. La vicenda prosegue in modo prevedibile e non lascia traccia di nuove lezioni di cinema. Consapevoli che non siamo davanti ad un film intimista, volto a scavare nell'animo umano, ci arrendiamo all'evidenza: qui si tratta di spade laser, di navi spaziali, della "forza" che ha bisogno dei suoi cavalieri e di un'intera galassia che deve lottare per la pace.
Siamo di fronte ad una saga che ha fatto storia e che, se anche meno geniale della precedente stagione, ha comunque il suo essere in tutti i fan conquistati nel mondo. Perché ogni film può raccontare una guerra spaziale, ma solo uno è Guerre stellari.
Roberta Montella
Libri
Sono i protagonisti di Destra estrema e criminale: diciassette personaggi uniti dall’ideologia di destra, dal rifiuto dei valori borghesi e da un filo ininterrotto di sangue che attraversa trent’anni di storia contemporanea. Una storia che si porta dietro il peso di generazioni sospese tra la forza degli ideali e l’ombra delle stragi, in un Paese che ha visto nascere, uccidere e morire sigle destinate a marchiare con il piombo una stagione vissuta nel nome della violenza e nella speranza di un’illusoria rivoluzione. Da Stefano Delle Chiaie a Franco Freda, da Mario Tuti a Pierluigi Concutelli, passando per Francesca Mambro e i fratelli Fioravanti fino ai caduti dei NAR e ai giovani di Terza Posizione, Destra estrema e criminale ricostruisce senza pregiudizi un’avventura umana e politica fatta di spranghe e revolver, fughe disperate e interminabili detenzioni, servizi segreti deviati e micidiali attentati. Incontrati di persona o raccontati attraverso le testimonianze raccolte dalla viva voce dei parenti, degli amici, dei giudici e dei poliziotti, i “cattivi maestri” della destra radicale italiana sfilano tra le pagine di un libro che non ha paura di fare i conti con il passato.
Cinema
Sulla scia di altre produzioni orientali,Ang Lee,regista di notevole talento,confeziona una storia in linea con la tradizione che vuole coniugare una storia tormentata e infelice con eventi di sicuro impatto spettacolare.Il regista infatti mescola con maestria sequenze action alla Matrix con la dolcezza e la poesia tipica dei film cinesi.Notevoli gli interpreti,sublime la fotografia,ottima la colonna sonora,un gran bel film.La storia:
1779, Li Mu Bai, grande guerriero e maestro wudang, torna a Pechino dopo alcune settimane di meditazione per informare Shu Lien (un'amica, anche lei maestra di arti marziali) di voler smettere di combattere e di voler regalare la sua spada, la leggendaria e micidiale "Destino Verde" forgiata quattrocento anni prima con un metallo praticamente indistruttibile, al signor Tie, un ricco abitante di Pechino, conoscente del governatore Yu. Shu Lien è dapprima sconcertata dalla decisione di Mu Bai sapendo che egli non ha ancora vendicato il suo vecchio maestro di arti marziali "Gru del Sud", ucciso anni prima da una famigerata assassina, "Volpe di Giada", ma Mu Bai le risponde che ha già trovato pace, perciò non vuole più combattere.
Arrivata alla casa del signor Tie con la preziosa spada, Shu Lien conosce anche Jen (la figlia del governatore Yu) una ragazza vivace ma infelice, ella infatti rivela a Shu Lien di essere in procinto di sposarsi con il rampollo dell'importantissima e ricchissima casata dei Go, ma di non ricambiare la decisione della propria famiglia. Ella è anche abile nell'uso delle arti marziali ed è stata addestrata segretamente da "Volpe di Giada", infatti la notte dopo, mascherata da ladra, entra nella casa del signor Tie e ruba il "Destino Verde". Il primo a dare l'allarme è il maestro Bo, amico di Mu Bai e Shu Lien, quest'ultima ingaggia una lotta contro Jen che però la sconfigge e fugge. Il giorno seguente il maestro Bo contatta un ispettore di polizia chiamato Tsai e la figlia di quest'ultimo, entrambi esperti di arti marziali, per rivelargli di sapere chi ha orchestrato il furto del "Destino Verde", ovvero "Volpe di Giada", e che anni prima gli uccise la moglie; nello stesso momento una piuma appuntita entra dalla finestra della casa di Tsai e vi viene trovato allegato un messaggio dove "Volpe di Giada" dice di volersi incontrare con Tsai, la figlia e il maestro Bo in un luogo chiamato la "Collina Gialla". Arrivati lì, nel combattimento subentrano anche Jen e Mu Bai, che si scontrano, poco dopo "Volpe di Giada" uccide Tsai e poi lei e Jen fuggono.
La sera dopo Jen torna alla casa del signor Tie e rimette il "Destino Verde" al suo posto, però viene sorpresa da Mu Bai, che non la ferma, ma le dice solo che oltre a trovare la pace non combattendo più, vuole anche trovare un degno allievo a cui insegnare l'arte dei maestri wudang e dice a Jen che è lei l'allievo che sta cercando, ma lei rifiuta e torna da "Volpe di Giada".
In quella stessa sera si scopre che l'allieva Jen è di molto superiore a "Volpe di Giada", in quanto non sapendo leggere, non è riuscita a scoprire i segreti dell'arte di Wudang, e così comincia la vita da guerriero errante per la giovane spadaccina, da Shu Lien e dal mestro Li, che ripone in Jen la speranza di avere l'allievo che ha sempre desiderato. Purtroppo per Li Mu Bai il desiderio di vendetta per il proprio maestro approda a un tragico epilogo, perché nonostante Li Mu Bai riesca nel suo intento di uccidere "Volpe di Giada", viene colpito da uno dei dardi avvelenati dell'assassina, che ha tentato di disfarsi della giovane allieva considerata una traditrice.
Neanche la disperata corsa per l'antidoto riesce a salvare il Grande maestro, che muore tra le braccia dell'amata Shu Lien. Poco dopo, Jen raggiunge il monte Wudang dove incontra il suo amante Lo. Dopo una notte di amore con lui, la mattina seguente si reca su di un ponte posto sul monte. Quando viene raggiunta da Lo, Jen chiede a quest'ultimo di esprimere un desiderio, in ottemperanza ad un'antica leggenda. Una volta espresso il desiderio di rimanere con lei nel deserto, Jen si lancia nel vuoto, scomparendo tra le nuvole, lasciando Lo disperato a guardarla svanire.
Libri
Dalle elezioni del '48 a quelle del '94, da De Gasperi a Berlusconi, dal dopoguerra al dopo Tangentopoli passando per la guerra fredda, Gladio, il rapimento Moro, le Brigate Rosse, l'attentato al Papa, il Pci di Berlinguer, il Psi di Craxi, la Guerra del Golfo, il Pentapartito, la Lega Nord e la discesa in campo del Cavaliere. Finalmente resi pubblici, i rapporti confidenziali dei consulenti della Cia e degli ambasciatori americani in Italia svelano sorprendenti retroscena dei principali eventi che hanno formato l'attuale fisionomia socio-politica italiana e testimoniano la costante attenzione rivolta dagli Usa alla politica interna del nostro Paese, considerato territorio strategico e partner potenziale. Ecco quindi il piano con cui la Cia si preparava a gettare l'Italia nella guerra civile, se il fronte delle sinistre avesse vinto le elezioni del '48; la positiva valutazione del compromesso storico fortemente voluto da Moro; la preoccupazione per l'escalation terroristica delle BR. Per arrivare, storia recente, al documento datato 27 gennaio 1994 e intitolato 'Osservatorio elettorale. Berlusconi, l'uomo che vorrebbe essere Re'.Saggio documentatissimo e molto interessante su come ci vedono gli Stati Uniti ed in particolare sull'occhio della CIA.L'Italia appare cosi piccola ma strategica per gli interessi della potenza nordamericana.
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